ITX? Ma chi sei?
Pubblicato: 2005/11/25 Archiviato in: L'angolo chimico 11 commentiContinuiamo a parlare di ITX, di latte e sequestri. Ricapitoliamo, a titolo precauzionale, dal mese di settembre ad oggi in tutta Europa, da scaffalature di farmacie, supermercati ed altri punti preposti alla vendita di prodotti alimentari destinati alla prima infanzia, vengono ritirati dal commercio lotti di latte liquido. Partito da Ascoli Piceno il caso del latte contaminato; l’Arpa Marche durante controlli di routine ha evidenziato la presenza in tracce di un composto estraneo, che viene poi identificato con la sigla ITX.
Ma che cosa è? A che serve? ci aiuta Claudio Carloni, studente di Scienze e Tecnologie Alimentari di Cesena.
Per rispondere a queste domande dobbiamo fare un brave passo indietro andando a monte della produzione, e cercando di capire le componenti delle confezioni di latte: i contenitori TetraPak in questo caso il loro nome corretto sarebbe Tetra Brik.
La Tetrapak in cifre

Materiale d’imballaggio che vede il suo primo esordio nel 1951, rientrando nella classificazione di poliaccoppiato, questo innovativo metodo di isolamento infatti permette di ottenere la massima prestazione da ogni singolo componente parziale dell’imballaggio (carta, polietilene ed alluminio) ottenendo un prodotto con caratteristiche di resistenza e leggerezza.
Nel 2003 nel mercato italiano la Tetra Pak Italia ha venduto 5.205 milioni confezioni corrispondenti a 3.331 milioni di litri confezionati di cui:
39% per latte UHT,
32% per succhi,
18% per latte fresco,
5% per pomodoro,
5% per vino,
1% per l’acqua.
Packaging
La CARTA ne costituisce l’80% della confezione, conferendo un’azione meccanica e di rinforzo, l’ALLUMINIO invece disposto in un sottile strato risulta un’ottima barriera contro luce e ossigeno, mentre il POLIETILENE ( [CH2-CH2]*n, materiale a basso impatto ambientale) ha la funzione di plastificare il prodotto oltre ad andare a contatto diretto con il prodotto.
Andando a vedere nello specifico la struttura a strati del contenitore dall’interno verso l’esterno avremo:
due strati di polietilene, la sottile lamina in alluminio, lo strato in cartone ed infine la stampa di decoro ed un ulteriore strato di polietilene come rappresentato in figura.

Una ulteriore innovazione di questo metodo di confezionamento è stata quella di permettere una totale personalizzazione grafico-pubblicitaria per l’intera totalità del contenitore. Infatti la sigla ITX rappresenta il composto 2-Isopropylthioxanthone (C16H14OS, peso molecolare: 254.346 g/mol, con massimo assorbimento spettro UV a 382 nm). L’ITX è una sostanza che si presenta sottoforma di polvere giallo chiara, facente parte del gruppo dei fotoiniziatori, composti che se esposti alla luce UV permettono il rilascio di prodotti che attivano la polimerizzazione di vernici UV poliesteri e acriliche, permettendo la maggiore durata del colore andando a variarne la stabilità chimica.L’ITX è l’iIngrediente principale nella stampa in tecnica Off-set, il metodo più comune di stampa che vede il suo quasi totale utilizzo nella decorazione dei Tetra-Brik.
In cosa consiste la stampa Off-set?
Derivante dalla litografia, con il passaggio indiretto dell’inchiostro dalla forma litografica al supporto, tramite l’uso di una superficie intermedia di gomma, la stampa Off-set nasce nell’alba XX secolo con l’enorme vantaggio di offrire un metodo per la decorazione non solo su supporto cartaceo ma anche su altri materiali come metallo e plastica, oltre a permettere una maggiore nitidezza di stampa, data la perfetta adesione tra l’intermedio in plastica ed il supporto da decorare. Per permettere la colorazione di questi intermedi di plastica, nel nostro caso il polietilene, vengono prima ricoperti da un sottile strato di materiale fotosensibile, il nostro ITX, fotopolimero, che come dicevamo subisce una variazione di solubilità se esposto a un’intensa sorgente di luce blu e ultravioletta. Le immagini vengono poi impresse sulla lastra esponendo quest’ultima alla luce, che viene fatta passare attraverso un positivo o un negativo di pellicola.
Unico fattore ancora sconosciuto, è rappresentato dal modo in cui sia avvenuta la contaminazione del prodotto, infatti seguendo le fasi di formazione dei tetra-brik si giunge alla conclusione che, a meno che non vi siano lacerazioni interne che interessino i strati di alluminio polietilene, praticamente il contatto tra il composto fotoiniziatore ed il latte risulterebbero impossibili.
Si possono fare alcune ipotesi plausibilmente logiche:
-la prima riguarda una eventuale aggiunta in eccesso dell’ITX rispetto alla superficie da coprire?
-una contaminazione avvenuta nella produzione dei rotoli contenuti nei pallet 800X1200 mm?. I rotoli essendo arrotolati spiralmente,presentano la parte esterna della confezione che tende inevitabilmente a finire a contatto con la superficie destinata all’alimento, quindi una anche minima quantità di ITX sullo stato di polietilene che contiene lo strato di colore si sarebbe potuto trasferire prima sulla parte interna del tetra brik ed in seguito in soluzione con la matrice contenuta dall’imballaggio. Ipotesi.
Per quanto riguarda la tossicità del 2-Isopropylthioxanthone (ITX) nei confronti dell’uomo, non si hanno ancora esplicite dichiarazioni scientifiche.L’Istituto Superiore di Sanità ha affermato in un comunicato che l’ITX non sembra possedere proprietà genotossiche.
Bibliografia e maggiori informazioni:
Tetrapak, Ministero della Salute













Ok non c’era accordo tra Nestlè e il Ministro della Salute. ci crediamo. Ok, la sostanza ITX non è genotossica. Lo dicono dall’Istituto Superiore di Sanità La società Tetrapak sottolinea anche che la sostanza viene utilizzata nei processi di…
Salve…volevo non fare un commento ma una domanda…perché la risposta non la trovo in nessun articolo.
Gli effetti collaterali del quotidiano consumo di questa sostanza cosa comporta alla salute? Quali sono i sintomi?
Grazie
Lucia Baldini(Firenze)
mi chiedo perchè non si confeziona l’involucro vergine e successivamente s’infila un’anello già decorato con l’iscrizione del prodotto.
Vi saluto cordialmente.
Andrea(bari)
Giustissimo scandalizzarsi per l ‘ itx , ma perchè nessuno parla dell’ enorme uso e strabuso dei nitrati e molto di più dei nitriti, cancerogeni accertati per trasformazione nell’ organismo, che sono pressochè ubiquitari negli insaccati di carne, dalla mortadella al salame, dai wurstel alle salsicce, dallo speck al prosciutto cotto e via discorrendo?
Ne ho tanto sentito parlare in queste settimane a proposito della vicenda del latte contaminato con lIITX che sono andata a curiosare tra i documenti del Rapid Alert system for Food and Feed, il sistema finalizzato alla diffusione di informazioni…
@gina.Hai ragione.Sono daccordo con te, sono molto diffusi. Però i nitrati e nitriti di cui parli, sono comunque ammessi come conservanti nell’industria alimentare.
TELEFONO ANTIPLAGIO – COMUNICATO STAMPA
In risposta al prof. Ugo M.Pagnoni, ordinario di Chimica Organica presso l’Universita’ di Modena e Reggio Emilia e collaboratore della Tetra Pak Carta Spa, che il 5/12/05 ha minimizzato i risultati di uno studio USA sulla tossicita’ dell’itx contenuto nei tetra brik, contestando il comunicato Codacons-Adusbef-Antiplagio dell’1/12/05, Telefono Antiplagio precisa quanto segue:
1) Il prof. Pagnoni afferma che nella tabella 3-B.3 dello studio in questione sono effettivamente citati i valori riportati nel comunicato, ma in riferimento alla tossicita’ per pesci, invertebrati ed alghe. Questi stessi valori, aggiunge Pagnoni, si ritrovano nella tabella 3-B.4, che si riferisce alla valutazione del rischio per l’ambiente acquatico.
Il prof. Pagnoni, pero’, non chiarisce se tra acqua e latte c’e’ differenza, o meglio: se un litro d’acqua contenente 0,004 microgrammi di itx e’ tossico per la flora e la fauna marine, come riportato nello studio USA, si puo’ sostenere a priori che una quantita’ da 8 a 62 volte superiore di itx nel latte non sia tossica per l’uomo e non debba essere motivo d’allarme?
2) Il prof. Pagnoni afferma, tra l’altro, che non e’ corretto ed e’ fuorviante estrapolare dati da contesti diversi da quello che si sta considerando; e aggiunge che tanto doveva per dare un significato ai numeri, per evidenziare la necessita’ di cautela nell’informazione, al fine di evitare allarmismi ingiustificati.
Correttezza per correttezza, il prof. Pagnoni dimentica forse che il thioxanthone (itx), del gruppo dei thioxantheni derivati, e’ mutageno e carcinogeno ed e’ presente, come molecola, sia come fotoiniziatore nell’inchiostro utilizzato da Tetra Pak, sia in diverse classi di farmaci. La valutazione della tossicita’ è stata fatta in campo medico, a seguito degli effetti collaterali dei farmaci antipsicotici ed antidepressivi, e in campo ambientale per inquinamento da residui d’inchiostro. Inoltre, secondo la rivista americana ‘Pesticide and toxic chemical news’, l’itx puo’ provocare irritazioni alla pelle, macchie e arrossamenti; quindi non si puo’ escludere che tali danni colpiscano anche chi lo ingerisce. Le dosi di itx indicate nello studio americano EPA (Enviromental Protection Agency), riguardo la tossicita’, sono comprese tra 4 e 30 microgrammi per litro; le dosi rilevate dal dottor Corradetti dell’Arpam di Ascoli Piceno, nel latte di proseguimento Nestle’, sono in media di 250 microgrammi per litro: questo non e’ allarmismo, ma realta’. Tanto dovevamo per completezza d’informazione.
Prof. Giovanni Panunzio, coord. naz. Telefono Antiplagio
338.8385999 – http://www.antiplagio.org
7/12/05
@Prof.Giovanni Panunzio.Grazie di essere intervenuto con i suoi chiarimenti.
peccato che i chiarimenti di Panunzio siano campati per aria
ITX e contaminazione alimentare. Non ne sentiamo piu’ parlare ma noi fedeli continuiamo a documentarci e a leggere i report settimanali del RASF e scopriamo che segnalazioni di migrazione dell’ITX ci sono ancora. A questo punto non c’è cla…
ITX e contaminazione alimentare. Non ne sentiamo piu’ parlare ma noi fedeli continuiamo a documentarci e a leggere i report settimanali del RASF e scopriamo che segnalazioni di migrazione dell’ITX ci sono ancora. A questo punto non c’è cla…