L’anno scorso su Trashfood
Pubblicato: 2016/01/02 Archiviato in: C' è posta per TRASHFOOD, TRASH FOOD STORY 1 CommentoPuntuale è arrivato il report annuale che mi ricorda la mia inattività in rete ma al tempo stesso mi informa che anche nel 2015 lettori sono arrivati e hanno cercato articoli scritti in passato.
Ecco gli articoli più letti nel 2015. Addirittura il piu’ letto l’ho scritto nel 2005.
1-Pesce crudo e Anisakis: istruzioni per l’uso novembre 2005, 103 commenti
2-Alfa amilasi. Una storia di farina, lieviti, enzimi e indici di qualità delle farine dicembre 2010, 19 commenti
3-Cosa ci fa la silice colloidale negli alimenti? l’antiagglomerante E551 febbraio 2012, 8 commenti
4-Li chiamano prodotti adatti per friggere settembre 2010 12 commenti
5-Yakult non protegge il tratto respiratorio e non rafforza le difese imunitarie ottobre 2010, 22 commenti
Buoni propositi per il 2016. Riprendere a scrivere al piu’ presto!
Trashfood: I numeri del 2013
Pubblicato: 2014/02/03 Archiviato in: TRASH FOOD STORY Lascia un commentoTroppi mesi senza scrivere ma impegni familiari e lavorativi non hanno lasciato spazio alla scrittura. Riprendo con qualche cifra sull’anno passato.
Da dove provenivano le visite al blog?
Per i piu’ curiosi qui il rapporto completo.
L’anno scorso su TRASHFOOD
Pubblicato: 2013/01/04 Archiviato in: Additivi, Aromi, Coloranti, Conservanti, E.T.chettibus, L'angolo chimico, La borsa della spesa, TRASH FOOD STORY Lascia un commentoIl 2012 è stato un anno meno prolifico degli anni precedenti, la vita off line non lascia troppo tempo per riflettere e scrivere. Sono comunque numerosi i temi affrontati. Una selezione scelta per voi. Enjoy!
Questa settimana su Trashfood
Pubblicato: 2012/02/12 Archiviato in: TRASH FOOD STORY 1 Commento– Vi presento Eggy, come cos’è? Uovo intero liquido di gallina allevata a terra, pastorizzato, sotto pressione di gas alimentare CO2. Conservante E202.
– Cartocci la divertente cronaca Cotto-scartato-assaggiato con i suoi annessi risvolti culturali. Dedicato a tutti quelli che: Cucinare? è tempo perso!
– La Tesco, prima catena GDO ad annunciare nel 2007 l’impegno di aggiungere la carbon label, ci ripensa. Costi eccessivi hanno portato alla decisione di abbandonare la carbon label.
– Gli amici molisani ne hanno pensata un’altra, come coniugare l’attenzione ad un prodotto di qualità come l’olio extravergine e il paesaggio in cui l’olivo viene coltivato? E’ nato Extrascape
– Buone notizie per i clienti McDonald’s USA. La multinazionale ha annunciato che nei propri panini non verranno più usati i controversi boneless lean beef trimmings. Goodbye Pink Slime
Dodici mesi con Trashfood
Pubblicato: 2011/12/31 Archiviato in: TRASH FOOD STORY Lascia un commentoAltri dodici mesi in compagnia a commentare notizie di attualità, a parlare di stili alimentari, di progetti di educazione e informazione alimentare, di ingredienti e di additivi alimentari. In certi periodi blog al rallentatore e post con il contagocce ma la vita off line, non sempre lascia tempo per la scrittura.
Ecco una breve carrellata di temi affrontati nel 2011. Buon anno a tutti i miei affezionati lettori!
I giovani e la dieta di transizione in Italia (3) – problemi e sfide
Pubblicato: 2010/02/03 Archiviato in: Educazione alimentare, Educazione e informazione alimentare, TRASH FOOD STORY 30 commentiL’aspetto ‘convenienza’ e’ diventato oramai piu’ importante del costo – se prendiamo il caso del McItaly, mangiare un panino – e quindi mangiare in fretta e furia quando e’ il momento giusto – puo’ pure essere piu’ costoso che non mangiare qualcosa che si e’ portato da casa, ad esempio. Come mai, dunque, il costo non funziona come deterrente? La ricerca mostra che fra le varie ‘barriere’ che portano gli italiani a non mangiare alternative piu’ sane (ad es. della ‘italianissima’ frutta o i piatti tipici della dieta mediterranea etc) l’accesso (inteso come facilita’ nel trovare un alimento piuttosto che un altro), la disponibilita‘ e la motivazione, proprio la motivazione gioca un ruolo forte nella scelta di quel prodotto, particolarmente fra le fasce medio-basse (Dibsdall et al: 2003). Il governo tipicamente presume che i consumatori facciano le loro scelte razionalmente e logicamente, ma in verita’, come dicevo sopra, entrano in gioco altri fattori. La scelta al momento dell’acquisto puo’ migliorare con l’adozione di nuove norme sociali (ad es. fumare in pubblico e’ ora visto come qualcosa di molto negativo) (NEF: 2006). Ma se il ministro si fa fotografare mentre addenta questi panini… possiamo capire che effetto possa avere su chi di filiera sa ben poco, come ad es. gli adolescenti o tanti genitori!
L’attuale atteggiamento politico – in Italia come in altri paesi occidentali – e’ quella della ‘scelta informata’, che prende come scontato il fatto che fornendo informazione (istruzione, esortazione etc), e’ piu’ facile per i consumatori capire le loro scelte e conseguentemente mangiare piu’ sano. Pero’ il concetto di ‘scelta informata’ puo’ non bastare: la ricerca mostra che il mangiar sano viene percepito come un compito difficile, determinato da variabili come la mancanza di tempo, l’eccessiva indulgenza personale e la determinazione (Lappalainen et al: 1997). Spesso – come nel caso del McItaly – i prodotti pronti sono promossi come scelte ‘sane’ e giuste, creando confusione o addirittura indifferenza fra i giovani.
Qui la sfida sarebbe sostenere la scelta informata eliminando quelle barriere che possano impedire una corretta informazione (Woolf et al: 2005). Inoltre, a livello individuale, spesso preferiamo che ci venga detto cosa fare o cosa scegliere da qualcuno che noi stimiamo. In questo senso i nostri politici dovrebbero scegliere con molta attenzione i visi a cui affidare certe promozioni. L’industria lo sa fare molto bene … ricordate la campionessa Fiona May?
La scelta alimentare non migliora in certi gruppi nonostante l’uso dell’etichettatura (Aaron: 1995 e Holdsworth and Haslam: 1998). Inoltre, nonostante da una parte si promuovino scelte alimentari ‘salutari’, dall’altra arrivano messaggi contraddittori (come in questo caso). Poiche’ le abitudini sono molto difficili da cambiare, messaggi discordanti causano ulteriore demotivazione, confusione e sfiducia. Nel caso del McItaly il messaggio pare chiaro: il governo ha scelto di sostenere la grossa industria alimentare lasciando perdere invece il discorso salute e il discorso piccola industria, mercati locali e via dicendo. E Slow Food? Il movimento ha aiutato un po’ a parlare di certi problemi, ma il suo ruolo si e’ oramai delineato in maniera netta – coinvolgendo solo certi gruppi della popolazione e molto poco i giovani.
Che fare dunque?
Stefania Puxeddu
I giovani e la dieta di transizione in Italia (2)
Pubblicato: 2010/02/03 Archiviato in: Educazione alimentare, Educazione e informazione alimentare, Generale, TRASH FOOD STORY 5 commentiGli italiani stanno passando da una dieta di tipo mediterraneo ad una dieta tipica delle societa’ industrializzate per diverse ragioni socio-culturali:
- percezione della relativa salubrita’ / genuinita’ di tali alimenti; questo e’ sopratutto il caso dei surgelati. Questa percezione viene rinforzata dalla etichettatura degli alimenti
- mass media e pubblicita’, sopratutto in TV
- facile accesso di tali alimenti o pasti pronti (si trovano un po’ ovunque)
- sono pronti (come per il McItaly) o quasi pronti (come tanti semi-preparati in vendita in molti esercizi, pensiamo alle basi per le pizze o al pane stesso da infornare a casa), pertanto utilizzati da chi ha poco tempo per stare ai fornelli ma sopratutto poca voglia/tempo di pianificare il proprio pasto
- molti considerano il cucinare come un evento che richieda molto tempo, e preferiscono trascorrere il loro tempo libero in altre attivita’
- molti alimenti pronti sono esotici: se pensiamo ai kebabs o ai noodles di cui abbiamo parlato anche su questo blog: questi soddisfano la curiosita’ verso l’etnico e contribuiscono alla transizione da una dieta di tipo ‘tradizionale’ (ad es. mediterranea) a quella tipica dei paesi industrializzati
contribuiscono a questa transizione anche questi comportamenti:
- l’idea di comprare questi prodotti viene ora generalmente accettata dalle donne che vengono tradizionalmente indicate come coloro che ‘danno da mangiare’ (sin dall’allattamento al momento della nascita), che ora cercano un’affermazione professionale
- l’aumento di nuclei famigliari con un solo genitore o di ‘singles’
- ore di lavoro piu’ lunghe
- porzioni piu’ generose nei piatti: questo fatto viene da molti indicato come reazione ad eventi storici (ad es. la seconda Guerra mondiale) dove sopratutto in Europa si soffri’ molto la fame
- l’atto del mangiare viene usato come mezzo di negoziazione sia nelle famiglie (ad es. Come forma di protesta del figlio nei confronti dei genitori, la ricerca di una propria identita’ all’interno della famiglia etc) che nel settore lavorativo (si porta a cena fuori il proprio socio o il capo o la bella donna per fare una buona ‘impressione’)
Dalla fine della seconda Guerra mondiale, le iniziative governative hanno avuto come obiettivo la prevenzione del deficit vitaminico, il miglioramento degli standards di igiene e il facile accesso alimentare (leggi: alimenti buoni e non costosi per tutti). Oggi invece le iniziative governative sono fondamentalmente legate all’informazione relativa ai problemi nutrizionali tipici dell’era moderna: l’abbondanza e l’abbondanza di alimenti ‘sbagliati’, ricchi di ‘calorie vuote’.
Nel suo ‘Guadagnare Salute’ il Ministero della Salute spiega che una buona dieta contribuisce a stare in salute. MiPAAF, il ministro delle politiche agricole, ha lavorato molto per migliorare gli standards di etichettatura e per promuovere alcune filiere tipiche italiane (ad es. Il prosciutto di Parma, che anni fa era inaccessibile ai piu’, e’ ora piu’ diffuso non solo in Italia ma anche all’estero).
Stefania Puxeddu
I giovani e la dieta di transizione in Italia (1)
Pubblicato: 2010/02/03 Archiviato in: Educazione alimentare, Educazione e informazione alimentare, TRASH FOOD STORY 8 commentiRiprendo qui la domanda proposta da Gianna nel post riguardante il McItaly:
“possibile che non si sia trovata una alternativa per far conoscere ai giovani i veri e autentici prodotti del nostro patrimonio eno-gastronomico?”
Perche’ – aggiungo – presumiamo che ai giovani importi conoscere DAVVERO gli autentici prodotti del ns patrimonio eno-gastronomico?
Facciamo qualche passo indietro. Sul sito del ministro leggiamo che l’iniziativa del McItaly è un grande obiettivo che il ministro stesso si era prefisso e che è stato realizzato – ‘ consentendoci di guardare al futuro e di allargare gli orizzonti della nostra agricoltura. Un network mondiale come McDonald’s rappresenta un importante sbocco in nuovi segmenti di mercato per i nostri contadini’. Leggiamo ancora: ‘Per iniziare, McItaly sarà distribuito nei 392 punti vendita italiani, ma dovrà diventare un must internazionale, consentendo ai prodotti del Made in Italy di fare il giro del mondo. Il 75% dell’agroalimentare, infatti, viene immesso nella grande distribuzione. Un messaggio di sostegno forte, insomma, per quella parte dell’industria agroalimentare che sceglie di produrre in volumi. Quale il target prefisso? In generale, quello dei giovani, quello dei singles che non hanno voglia di cucinare e apprezzano l’aspetto ‘convenienza’ del prodotto, quello di chi si trova in centro (o nel centro commerciale) per motivi personali o di lavoro e che pensa di spendere meno e ‘meglio’ la propria pausa pranzo. E poi naturalmente il grande mercato della distribuzione all’estero, con l’obiettivo di proporre un’alternativa italiana al McDonalds americano nel mondo.
E’ un peccato che il ministero della salute non sia stato coinvolto in questo progetto. Leggiamo infatti sul suo sito che ‘secondo le attuali conoscenze scientifiche, l’obesità, un’alimentazione non corretta e errori dietetici sono un importante fattore di rischio per la salute dell’individuo e sono in stretta correlazione con numerose patologie: alcuni tipi di tumori, il diabete mellito di tipo 2, le malattie cardiovascolari ischemiche, l’artrosi, l’osteoporosi, la litiasi biliare, lo sviluppo di carie dentarie e le patologie da carenza di ferro e carenza di iodio. Inoltre, la prevenzione dell’obesità è indispensabile anche per gli elevati costi economici e sociali che gravano sul Servizio sanitario nazionale: l’eccesso di peso e le malattie conseguenti costano 22,8 miliardi di euro ogni anno, di cui ben 14,6 (il 64%) in ricoveri ospedalieri. Ecco le iniziative in corso:
È stata istituita una Commissione ministeriale per la nutrizione allo scopo di implementare programmi di educazione alimentare.
Per diffondere e sviluppare una “cultura della corretta alimentazione”, il Ministero della salute si avvia a realizzare una serie di campagne di comunicazione istituzionale indirizzate all’intera popolazione ma focalizzando l’attenzione soprattutto sui bambini.
In accordo con il Ministero dell’istruzione, dell’università e ricerca sono previsti momenti formativi e informativi all’interno delle scuole medie anche attraverso la distribuzione di sei libretti contenenti le informazioni di base per una buona salute.
ancora, in tema di obesita’ leggiamo su
bambini mangiano troppo e male. Quindici ragazzi su 100, in un’età critica come quella tra i 6 e i 14 anni, sono obesi. Purtroppo, non si tratta di semplice sovrappeso: in alcuni casi, ci troviamo di fronte a bambini francamente obesi. Non solo, il 30% dei bambini obesi già soffre di malattie che un tempo colpivano solo gli adulti come l’ipertensione e il colesterolo alto.
I bambini e gli adolescenti, quindi, non vanno lasciati liberi di mangiare come e quanto vogliono perché possono incorrere in errori dannosi per la loro salute anche in futuro. Per questo motivo, è fondamentale, nel caso dell’obesità infantile, il ruolo che svolgono i genitori nell’educazione e nelle abitudini alimentari, ed è opportuno che il ragazzo stesso maturi una propria coscienza su ciò che fa bene o male alla sua salute e impari a distinguere comportamenti corretti in tema di alimentazione. Sicuramente è difficile far amare frutta e verdura ai bambini, convincerli a dosare i dolci e i grassi, invogliarli ad apprezzare la varietà dei cibi ed abituarli a non eccedere nelle quantità, ma è uno sforzo necessario per insegnare loro a non compromettere la propria salute.
Aggiungo: Circa 34.2% degli italiani sono sovrappeso e 9.8% sono obesi (S.G: 2007). Secondo stime, l’obesita’ conta per un 3% delle totali spese per la salute (su un PIL di 0.24%) (Romano: 2004). Perche’, dunque, gli italiani stanno passando da una dieta di tipo mediterraneo (che consiste di alimenti di stagione e freschi) ad una dieta tipica delle societa’ industrializzate (fatta prevalentemente di alimenti in parte o interamente preparati dall’industria, che spesso hanno ‘viaggiato’ per raggiungere i punti di distribuzione)?
Stefania Puxeddu
Questa settimana su Trashfood
Pubblicato: 2009/12/20 Archiviato in: Coloranti, Te lo do io l'alert, TRASH FOOD STORY Lascia un commento–Fresh-labels: le-etichette-intelligenti: tracciabilita-sotto-controllo Fresh label, innovativa etichetta con rivelatore di ammoniaca, una delle numerose sostanze che si formano dalla denaturazione della carne. Ottimo esempio di etichette intelligenti,è l’idea dello studio giapponese TO-GENKYO.
–Mozzarella al biossido di titanio: frodi alimentari al tempo del Codex Alimentarius Avreste mai pensato che il latte impiegato per produrre mozzarelle e altri formaggi può essere colorato con il colorante alimenatre biossido di titanio? E’ ammesso nella produzione in accordo con il Codex alimentarius seguendo le previste Good manufacturing practices (GMP)
-I nuovi aromi delle chips della Smiths Snack Foods? Canguro o Emu’. Siamo in Australia of course!
–Cosa avevano in comune la Chicken salsa servita da McDonald’s e i confetti bianchi Mars? Bravi, proprio il biossido di titanio,un colorante alimentare minerale.
L'altra settimana su Trashfood
Pubblicato: 2009/08/03 Archiviato in: Additivi, Aromi, Prodotti ortofrutticoli, TRASH FOOD STORY Lascia un commento-E’ agosto e come si sa, alcuni definiscono il periodo cucumber time. Ma pensiamo invece alle cucurbitacee che crescono alle nostre latitudini. Invece in Giappone i cocomeri li fanno anche così.
–I-prodotti-biologici-e-convenzionali-alimentazione-salute-e-la-ricerca-scientifica. La rassegna del prof Alan Dangour della London School of Hygiene and Tropical Medicine sulle proprietà nutrizionali del biologico, come era prevedibile ha suscitato numerosi commenti. Diversi quotidiani hanno scritto dell’ampia rassegna “cinquant’anni di articoli scientifici che paragonano la composizione, in termini di nutrienti e altre sostanze di prodotti alimentari provenienti da colture e allevamenti standard e organici” Siamo concreti, quando si è iniziato ad avere interesse su questi temi? e infatti i lavori scientifici di cui troviamo abstracts nell’appendice sono molto, molto piu’ recenti e per giunta sono considerati lavori scientifici in larga parte non soddisfacenti. Questo il verdetto del team. Parlaimo anche di questo allora non solo dei dati ottenuti?
–Hospital food, il foto-blog sulla ristorazione, -possiamo chiamarla così?- ospedaliera.
–Sai-cosa-mangi? la-scienza-dei-marshmallow-e-della-sparkler-spice Cosa dobbiamo attenderci che arrivi dall’USA che non abbiamo ancora sperimentato? Vi mancano piu’ i Circus peanuts, o le Fizzies?
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