I giovani e la dieta di transizione in Italia (3) – problemi e sfide
Pubblicato: 2010/02/03 Archiviato in: Educazione alimentare, Educazione e informazione alimentare, TRASH FOOD STORY 30 commentiL’aspetto ‘convenienza’ e’ diventato oramai piu’ importante del costo – se prendiamo il caso del McItaly, mangiare un panino – e quindi mangiare in fretta e furia quando e’ il momento giusto – puo’ pure essere piu’ costoso che non mangiare qualcosa che si e’ portato da casa, ad esempio. Come mai, dunque, il costo non funziona come deterrente? La ricerca mostra che fra le varie ‘barriere’ che portano gli italiani a non mangiare alternative piu’ sane (ad es. della ‘italianissima’ frutta o i piatti tipici della dieta mediterranea etc) l’accesso (inteso come facilita’ nel trovare un alimento piuttosto che un altro), la disponibilita‘ e la motivazione, proprio la motivazione gioca un ruolo forte nella scelta di quel prodotto, particolarmente fra le fasce medio-basse (Dibsdall et al: 2003). Il governo tipicamente presume che i consumatori facciano le loro scelte razionalmente e logicamente, ma in verita’, come dicevo sopra, entrano in gioco altri fattori. La scelta al momento dell’acquisto puo’ migliorare con l’adozione di nuove norme sociali (ad es. fumare in pubblico e’ ora visto come qualcosa di molto negativo) (NEF: 2006). Ma se il ministro si fa fotografare mentre addenta questi panini… possiamo capire che effetto possa avere su chi di filiera sa ben poco, come ad es. gli adolescenti o tanti genitori!
L’attuale atteggiamento politico – in Italia come in altri paesi occidentali – e’ quella della ‘scelta informata’, che prende come scontato il fatto che fornendo informazione (istruzione, esortazione etc), e’ piu’ facile per i consumatori capire le loro scelte e conseguentemente mangiare piu’ sano. Pero’ il concetto di ‘scelta informata’ puo’ non bastare: la ricerca mostra che il mangiar sano viene percepito come un compito difficile, determinato da variabili come la mancanza di tempo, l’eccessiva indulgenza personale e la determinazione (Lappalainen et al: 1997). Spesso – come nel caso del McItaly – i prodotti pronti sono promossi come scelte ‘sane’ e giuste, creando confusione o addirittura indifferenza fra i giovani.
Qui la sfida sarebbe sostenere la scelta informata eliminando quelle barriere che possano impedire una corretta informazione (Woolf et al: 2005). Inoltre, a livello individuale, spesso preferiamo che ci venga detto cosa fare o cosa scegliere da qualcuno che noi stimiamo. In questo senso i nostri politici dovrebbero scegliere con molta attenzione i visi a cui affidare certe promozioni. L’industria lo sa fare molto bene … ricordate la campionessa Fiona May?
La scelta alimentare non migliora in certi gruppi nonostante l’uso dell’etichettatura (Aaron: 1995 e Holdsworth and Haslam: 1998). Inoltre, nonostante da una parte si promuovino scelte alimentari ‘salutari’, dall’altra arrivano messaggi contraddittori (come in questo caso). Poiche’ le abitudini sono molto difficili da cambiare, messaggi discordanti causano ulteriore demotivazione, confusione e sfiducia. Nel caso del McItaly il messaggio pare chiaro: il governo ha scelto di sostenere la grossa industria alimentare lasciando perdere invece il discorso salute e il discorso piccola industria, mercati locali e via dicendo. E Slow Food? Il movimento ha aiutato un po’ a parlare di certi problemi, ma il suo ruolo si e’ oramai delineato in maniera netta – coinvolgendo solo certi gruppi della popolazione e molto poco i giovani.
Che fare dunque?
Stefania Puxeddu
Concordo con la conclusione, si agevola solo l’industrializzazione dell’agricoltura altro che tradizione alimentare,inoltre ci si rivolge a un mercato non interessato alla cultura alimentare,anzi!
mi sfugge perché mangiare alimenti preparati dalla grande industria sia necessariamente poco salutare, in opposizione alla piccola industria, mercati etc.
Stefà: te vojio bé…però..
“la ricerca mostra che il mangiar sano viene percepito come un compito difficile, determinato da variabili come la mancanza di tempo, l’eccessiva indulgenza personale e la determinazione (Lappalainen et al: 1997)”
Te le deve dire “Lappalainen” le cose ovvie, e lapalissiane per dargli “credibilità”?
La maggior parte della gente mangia male perché non je ne frega un cavolfiore, né di quello che mangiano, né di quello che bevono, né di quello che respirano (sigarette, per es.).
Indi semplicemente, si sceglie il “path of least resistance”, ossia il cibo più facile da trovare, scegliere, ordinare e consumare. Quello che è…è, riempie la panza, leva la fame, è servito ALL’ISTANTE (FAST FOOD!), magari costa pure poco. Ha una palette gustativa limitata, ma definita. Punto.
E’ nutrizione nichilista, molto semplicemente. Non penso dipenda dai governi, quanto dalle persone (che poi votano i governi, di conseguenza, nelle democrazie).
Il concetto di “scelta informata” basta eccome, per gli adulti. Per i bambini, ci sono degli adulti che DEVONO pensare per loro, se gli vogliono bene e se vogliono per loro una vita più “qualitativa”, ossia non da obesi o da malati (o da viziati).
E cmq, non è solo il fast food il nemico n.1 della salute, primo a parimerito ci metterei l’INATTIVITA’ fisica. L’uomo (non senso di razza umana) non funziona bene seduto 12h/gg. Bisogna ANCHE smuovere las chiappas. Hai voglia a mangiare “sano” se poi si fa la vita da ameba.
@tfrb – perche’ le due filiere sono completamente diverse, ad iniziare da come l’animale e’ stato nutrito. Se hai pazienza di leggere vecchi post, trovi diverse discussioni che hanno affrontato questo discorso.
@Wyk – il fatto e’ che lo spirito di questo blog e’ quello di andare un po’ oltre le proprie personali opinioni … di blogs cosi’ ne e’ piena la rete.
Riguardo alle responsabilita’ dei governi… ci sono, eccome. Quando un governo si insedia ha determinati compiti che deve perseguire come quello di tutelare certi gruppi di popolazione: ad esempio i bambini e gli anziani, quindi in questo senso e’ direttamente responsabile e dovrebbe affrontare problemi come quello della corretta alimentazione, non solo perseguire gli obiettivi della industrializzazione della filiera. Dovrebbe almeno porsi la questione di come iniziative del genere del McItaly possano influenzare a livello sociale, ambientale ed economico il territorio. Ricordi la filiera del gambero qui discussa?
Scusate se, come direbbero i telecronisti in gergo calcistico, entro a gamba tesa sul post con alcune considerazioni tratte dalla mia esperienza personale…
Il tema dei 3 post è “I giovani e la dieta di transizione in Italia – problemi e sfide” e alla fine ci si chiede perchè questi temi non sono considerati interessanti dai ragazzi…
Semplicemente perchè chi lavora su queste cose non parla il linguaggio degli adolescenti, non parla con loro da pari a pari ma si pone sempre con quell’aria da docente brizzolato “so tutt’io” che hanno certi slowfoodisti che ti fanno passare da mentecatto perchè le tue papille gustative, dopo aver bevuto un sorso di vino, non riconoscono il retrogusto di mammmola primaverile cresciuta nel sottobosco di castagno…
Fate un esperimento banale: cercate un adolescente che si legga tutti e 3 i post per intero… giuro che mia figlia abbandonerebbe dopo le prime 5 righe…
Come fare per far capire certe cose ai ragazzi? Semplice, mandate i vostri figli da McDonalds, fategli mangiare i noodles o i kebab con i loro coetanei quando sono in giro in città, ma quando tornano a casa fategli trovare della sana pasta fatta in casa, delle torte autoprodotte con ingredienti naturali e genuini (magari biologici comprati ai farmer market o ai gruppi d’acquisto solidale), fategli assaporare il gusto del cibo fresco e genuino fatto con le proprie mani. Non servono lezioni scolastiche, iniziative governative, paternali, spot, pipponi etc… Basta solo un po’ di sano esempio… Dopo un po’ la riconosceranno da soli la differenza fra il cibo industriale “morto” e il cibo fresco, sano, con le vitamine e i sali minerali preparato in casa…
Mettete davanti ad un ragazzino una merendina ai grassi idrogenati e una fetta di Sacher fatta in casa con ingredienti biologici e vedrete che farà da solo la scelta migliore, anche senza aver letto l’etichetta…
Infine un commento per Stefania, alla quale voglio molto bene ma che si fida sempre troppo dei governi… La tua frase andrebbe corretta così…
“Quando un governo si insedia ha determinati compiti che deve perseguire come quello di tutelare certi gruppi di popolazione: per esempio le multinazionali, i gruppi industriali (anche alimentari) che gli hanno pagato la campagna elettorale e che finanziano i partiti in continuazione, con contributi leciti e non leciti…”
Mi chiedo se i governi europei, che hanno più che raddoppiato i limiti delle aflatossine nella frutta secca, hanno preso questa decisione pensando a bambini e anziani…
@Wyk – il fatto e’ che lo spirito di questo blog e’ quello di andare un po’ oltre le proprie personali opinioni … di blogs cosi’ ne e’ piena la rete.
Adesso: spiegami cortesemente il perché le opinioni riportate da altri devono avere maggior “peso”. Solo perché sono professoroni? E hanno fatto studi “scientifici” sulle opinioni delle masse? Ma questo secondo te è un modo di ragionare valido che porta i tuoi discorsi ad un “livello superiore”?
Fosse così semplice….
Riguardo alle responsabilita’ dei governi… ci sono, eccome. Quando un governo si insedia ha determinati compiti che deve perseguire
Allora, il Governo secondo Stefania, magari è fatto così, il governo italiano attuale, guarda un po’, l’ha fatto il Cav. Silvio Berlusconi, il quale può benissimo dare le priorità e le scelte che vuole. Siccome la gente, che piaccia o meno, l’ha votato, questo si piglia. Il presidente ha dato mandato al Ministro Zaia, il quale ha “benedetto” il McItaly, e non si è cagato di striscio gli eminentissimi studi di Lappalainen et al, ma ha guardato al portafogli (suo e di altri amici), e alla visibilità politico/mediatica, cercando magari di fare bene – secondo me non c’è riuscito e usa una retorica stantìa e un po’ ridicola per difendersi, ma tant’é. Magari ha pensato al bene dei cittadini nel senso che “vi tolgo la monnezza dagli hamburgher di McDonald’s e ci metto del buon cibo italiano”. Essendo un politico, mente, forse sapendo di mentire…ma la politica, sai com’è, i superultratecnici pignoli come te e me e molti altri se li caga poco, in Italia pochissimo – quasi niente! Conta dove va la pecunia, come in USA, dove, come sai benissimo, non c’è un servizio sanitario nazionale “sociale”, e i vecchi, prima crepano, meglio è.
Concludendo: McDonald’s fa +9% ? “Cazzarola! Sponsorizziamolo! Se non puoi batterli..fatteli amici!” – questa dev’essere stata l’analisi di Zaia.
E se McDonald’s fa +9%, vuol dire che la gente, stante Lappalainen, ci VA. Eccome se ci va.
Indi, o il “volgo” si dà una svegliata, o non possiamo aspettarci miracoli dai governanti, che il “volgo” devono farlo contento per continuare, appunto, a governare.
Aspettavo un intervento di Marco, ricordavo che hai una figlia adolescente e piu’ volte hai accennato alle difficolta’ che incontri come genitore. Infatti il momento dell’educazione e’ fatto di molti compromessi. Bisogna gestire anche il fatto – non trascurabile – che gli adolescenti facciano certe scelte alimentari solo per sentirsi parte del ‘gruppo’ e per avere una propria autonomia dai propri genitori, come accennavo nel post… una faccenda, questa, che durera’ sino a quando esistera’ il genere umano. Molto ironica – tragicamente vera – la tua reinterpretazione dei compiti del governo italiano. Volevo comunque ricordare che le mie sono riflessioni di natura etica, che vengono dibattute in ambito politico, e su cui si basano i governi democratici – pur essendo partita dal McItaly. La mia e’ ovviamente una prospettiva ‘pubblica’, cerco di spiegare come nascono certe iniziative – tu offri la tua esperienza come genitore… chi manca invece e’ la voce della media e grossa industria, magari di chi e’ coinvolto in iniziative del genere. Biola in un precendente post sul latte crudo aveva accennato alla differenza fra le filiere… oltre lui e Bacillus non vi sono presenze costanti che possano spiegare meglio certi meccanismi…
@Wyk – su questo blog intervengono sia ricercatori che nutrizionisti (o di altra specialita’) che operano in ambito pubblico. Offrire loro un minimo di bibliografia che si possono andare a rileggere con calma mi sembra il minimo. Se questo non lo comprendi, temo sia un problema solo tuo.
Sono una biologa specializzata in Scienze dell’Alimentazione e sono sempre grata a Stefania (e non solo) che rifornisce il blog di riferimenti bibliografici che sono indispensabili per un’analisi un po’ meno superficiale e impulsiva delle discussioni in atto…per curiosità Wyk72 tu come lo sveglieresti il “volgo”?
E’ importante anche essere costruttivi quando si “spara contro” (seppur verbalmente)abitudini così diffuse nella nostra popolazione…
Oh, Esimie, umilmente taccio e rifletto sui “solo miei” problemi.
P.S.
per scuotere il “volgo” dal suo mediatico torpore, io stamperei tutto il sito di Albanesi nella sua parte relativa alla nutrizione e lo farei leggere in tutte le scuole, a partire dalla prima media (se esiste ancora…).
Ma a che cavolo servono le scuole dell’obbligo, al giorno d’oggi, mi chiedo, se un sacco di gente non sa che è una caloria e non sa leggere un’etichetta nutrizionale?
Premetto che navigo su un livello un tantino inferiore rispetto al dibattito e a tutte le citazioni. In questo caso voglio parlare della mia esperienza di genitore (4 figli). Ho in famiglia da sempre adottato un alimentazione equilibrata, perchè credo che se un comportamento risulti spontaneo in casa difficilmente viene abbandonato in età adulta. Fornire un esempio di comportamento corretto a tavola è stato uno dei miei obiettivi. Senza per questo essere coercitivo la pizza la facciamo e la mangiamo a casa anche noi, le lasagne anche, il gelato pure, non tutti i giorni ma una volta alla settimana ( in cuciona porzioni corrette, poco sale, poco zucchero). Quando erano piccoli non li ho mai fatto scegliere cosa volevano mangiare perchè non erano in grado di capire cosa fosse buono per loro, gli ho coinvolti in cucina dalla coltivazione sul balcone delle erbe aromatiche al lavaggio dell’insalata fino alla preparazione dei pasti. Il successo è stato quando sono andati da soli a fare acquisti per bere e hanno scelto non succhi di frutta, non cole, non aranciata ma acqua minerale.
Detto questo poi arriva la scuola, la società, ma i comportamenti si imparano prima in casa, per lo meno almeno credo. Oramai i miei figli indipendenti e si fanno da mangiare da soli conducono una stile di vita attivo, ma non perchè glielo ho imposto, l’ho fatto semplicemente.
Volevo però anche sottolineare stefania che le cose che tu dici sono corrette, la società non aiuta per nulla è questo rende il compito di un genitore difficile, ci vorrebbe una maggiore sensibilità da parte degli operatori del settore, una maggiore consapevolezza del ruolo che svolgono, una maggiore cultura, un attenzione all’immagine che si propone, anche se la modifica di certi cambiamenti si notano in un lasso di tempo piu ampio. Spero di avere portate un contrinuto al dibattito.
Condivido al 100% il pensiero di Gunther: è dura fare come hai fatto tu ma credo che, alla fine, l’esempio sia l’unico metodo che veramente aiuta a insegnare certi comportamenti e non solo nell’alimentazione (pensa al fumo, all’uso di casco e cinture di sicurezza, allo sport, etc…).
Purtroppo, per un genitore, è la strada più faticosa da percorrere perchè lo coinvolge direttamente e in modo pesante: delegare queste cose alla scuola, ai governi o “alla società in genere” è già una mezza sconfitta.
Per gli interventi del governo vorrei dire che non ci dobbiamo dimenticare che le televisioni del presidente del consiglio campano anche sugli spot delle merendine, degli alcolici e dei panini del Fast food.
@Wyk72: Io il sito di Albanesi lo conosco abbastanza bene, ho letto anche alcuni suoi libri e leggo spesso articoli su varie riviste di atletica e podismo (lo conosco più sul versante podismo che sul versante della nutrizione) e devo dire che sinceramente lo trovo un personaggio abbastanza discutibile. Non metto in dubbio le sue conoscenze tecniche e le sue capacità, ma ha un atteggiamento da quello che è una spanna sopra tutti, da quello che è depositario della “VERITA'” e che la dispensa a piene mani al volgo, trattandolo spesso anche con termini non proprio gentilissimi. Per non dire di chi non la pensa come lui che viene subito tacciato come un incompetente che capisce poco…
Per avere un idea del personaggio basta leggere la sua pagina sul cosiddetto “Test del moribondo”: chi non percorre 10km in meno di un’ora, per Albanesi è un morto che cammina, uno spacciato, un perdente… Conosco fior di sportivi, anche Campioni del mondo, non fanno atletica, ma che fanno sport anaerobici… Magari non faranno 10km in un ora ma sono tutt’altro che moribondi…
Inutile dire poi che Albanesi, per formazione, non è ne’ un medico, ne’ un professore di Educazione fisica, ma un laureato in Ingegneria elettronica e che, per sua stessa ammissione, i suoi risultati come atleta sono modesti.
A mio modesto parere, molte volte, Albanesi ha un approccio più da Guru che da tecnico o da scienziato… però devo ammettere che c’è un sacco di gente che lo segue…
Molto significativi entrambi i contributi, di Gunther e di Marco. Solo non capisco una cosa: perche’ quando si parla di ruolo educativo, si pensa che debba venire solo dalla famiglia o solo dalla scuola/autorita’? non dovrebbe essere equamente diviso? Perche’ deve ‘pesare’ solo sulla famiglia? L’educazione verso le scelte giuste puo’ avvenire in forme diverse da entrambe le fonti, non credete? Dopotutto le istituzioni sono responsabili per la creazione dell’ambiente giusto, un ambiente dove ci siano spazi dove camminare, andare con la bici, dove si possano comprare alimenti ‘giusti’ senza dover prendere la macchina ed andare al supermercato, mentre la famiglia e’ responsabile per l’esempio che puo’ dare ai propri figli (come entrambi avete ammesso)…
Dimenticavo una cosa molto importante a cui accennava Gunther – il coinvolgimento dei ragazzi nella preparazione: questo e’ estremamente importante, e’ uno dei fattori che li porta poi a fare scelte piu’ virtuose. Infatti qui in UK dopo anni in cui l’insegnamento della preparazione dei cibi era stato tolto dal curriculum (grazie alla Thatcher), ora e’ stato reinserito, incluso poi la coltivazione di erbe e colture che i bambini possono seguire in maniera diretta (molte scuole qui hanno gli spazi verdi e aiuole che sono state utilizzate per questo scopo).
@Stefania,
secondo me la scuola, specialmente su questi temi, ha un approccio troppo nozionistico di stile salutistico e molte volte anche di tipo negativo, cioè insegna che non devi mangiare quello, non devi mangiare quell’altro, non devi bere quello, non devi bere quell’altro etc…
Quello che manca in queste iniziative è l’aspetto di esempio e di coinvolgimento nella preparazione, della gioia di mettere fisicamente le mani in pasta… ovvero l’aspetto ludico del preparare il cibo.
Quando io facevo le medie (fine anni ’70) avevamo una materia che si chiamava Educazione Tecnica e accanto alla parte teorica c’era una parte pratica. La scuola aveva una piccola falegnameria, un forno per la ceramica e una cucina dove facevamo da mangiare. Era più interessante parlare di teoria dell’alimentazione addentando un dolce fatto (o meglio pastrocchiato) da noi che su un libro. Quando mia figlia ha fatto Educazione Tecnica era solo teoria e qualche disegno tecnico. Sarei curioso di sapere ad oggi quante Scuole Medie italiane hanno una cucina da far usare agli allievi.
Anche io mi sono fatta questa idea, Marco. Ovvero che la scuola proponga solo letture e nozioni ma poca pratica (anche perche’ la logistica non lo permette, e qui torniamo al discorso ‘istituzioni assenti’ etc etc).
Il problema grosso è che la falegnameria, la cucina e il laboratorio di ceramica delle mie Scuole Medie oggi sarebbero tutte fuorilegge in base alle leggi sulla sicurezza…
@Wyk72: Io il sito di Albanesi lo conosco abbastanza bene, ho letto anche alcuni suoi libri e leggo spesso articoli su varie riviste di atletica e podismo (lo conosco più sul versante podismo che sul versante della nutrizione) e devo dire che sinceramente lo trovo un personaggio abbastanza discutibile.
Allora: io sono in totale disaccordo con Alb per quello che riguarda la parte psicologica, ma perché partiamo da punti di vista diversi.
Io proponevo solamente la parte “nutrizione” che è equilibrata, ben curata semplice da capire, efficace e divulgativa.
Non capisco cosa c’entri “il personaggio”, io stavo parlando di nutrizione e sul come dire, finalmente, delle cose chiare alle persone in modo “politically correct”, senza estremismi, ed in modo tecnicamente perfetto.
Se è laureato in Ingegneria Elettronica, che importa? Si leggano e si giudichino i contenuti, prima. Dargli addosso perché “non ha una formazione” senza avere letto la mole (imponente) dei suoi scritti, quello sì, è da ignoranti, laurea o meno. Stesso dicasi per i “risultati mediocri”. Analizziamo i metodi.
Il fatto che “maltratti un po’” le persone nei sui scritti è perfettamente perdonabile, io penso che lo faccia con uno spirito positivo guarda un po’: purtroppo per smuovere la gente a volte bisogna passargli la spazzola contropelo. Se stiamo sempre a “lisciare” nulla si ottiene.
I suoi “test del moribondo” ecc. vanno presi con un po’ di ironia e con uno spirito positivo, magari un pelino goliardico: se uno si offende per una cosa del genere vuol dire che ha affrontato quelle parti superficialmente.
Non trovo altra “cura” all’alimentazione errata che la coscienza alimentare ed il consumo ragionato: il sito di Alb ha delle indubbie carte vincenti: l’impianto di ragionamento, di esposizione,e di coerenza è, semplicemente, imbattibile. Ed è tutto disponibile online in modo praticamente gratuito.
Questo è quello che secondo me c’è di meglio ADESSO, se c’è qualcosa di meglio, si faccia avanti.
Giudizio personale, ovviamente – e sia chiaro che io non ho bisogno di “Guru”, prendo tutto molto criticamente.
@Wyk72
Come ti ho scritto nel primo messaggio, conosco gli scritti di Albanesi sul podismo, perchè li ho letti e anche perchè spesso sono oggetto di discussione(anche accesa)sui forum di podismo.
Premetto che per le mie scarse condizioni atletiche e per i miei scarsi risultati sportivi da puro “amatore” sarebbero più che sufficienti i consigli del mio amico e trainer Fabrizio. Detto questo leggo per puro diletto, anche libri e testi altri autori e trovo, che nell’atletica e nel podismo ci siano personalità che scrivono in modo altrettanto chiaro, semplice e curato, ma soprattutto con maggior rispetto del lettore. I primi nomi che mi vengono in mente al volo sono Enrico Arcelli, Fulvio Massini (che essendo di Firenze conosco personalmente), Luca Speciani: non so perchè ma mi viene naturale di fidarmi più di loro…
Mi sembra strano che sulla nutrizione ci sia solo Albanesi che scrive in modo chiaro e corretto! Possibile che non ci sia nessun altro?
Nel test del moribondo e in altri test simili che abbondano sul sito di Albanesi io non ci trovo ne’ ironia, ne’ goliardia, ma solo uno scarso rispetto del lettore e una superiorità alquanto altezzosa. Anche il fatto che maltratti le persone lo trovo piuttosto irritante e irrispettoso, direi quasi al limite della maleducazione. Sembra che lui stia sempre su un altro piano rispetto al lettore.
Volendola buttare in battuta (sperando che Gianna mi perdoni) mi viene in mente l’Alberto Sordi che nel Marchese del Grillo esclama: «Me dispiace, ma io so’ io e voi non siete un….!»
Anche il mio è un giudizio del tutto personale e comunque, chiunque faccia della divulgazione on line è ben accetto, anche se magari, è bene ricordare che in certi casi la divulgazione serve a vendere libri o a promuovere corsi di running e altre attività (non solo nel caso di Albanesi ma più o meno di tutte queste persone, compresi Arcelli, Massini, Speciani ed altri)
Ok, Alb ti sta “surcà” ? Ok, allora pigliamo Andrea Tibaldi. Mie scelte -opinabili- eh. Non in base alle persone, in base ai contenuti.
P.S.
Tibaldi è bi-laureato: Ingegneria meccanica e biologia della nutrizione. Spero che basti, oppure ci vuole pure la stella di sceriffo?
Allora, Andrea Tibaldi mi va molto meglio… perchè a volte, pur dicendo le stesse cose, anche la forma ha un suo significato.
Faccio un esempio (poi magari vi posto i link uno alla volta, altrimenti il commento viene bloccato): sia Tibaldi che Albanesi fanno entrambi lo stesso test della corsa di 10 km in un’ora di tempo (Tibaldi prevede inoltre 8 km per le donne, più due versioni differenziate del test per ciclisti e per nuotatori).
Tibaldi lo chiama “Fit-test” e Albanesi lo chiama il “Test del moribondo”. Tibaldi dice che lo scopo del test è sapere se una persona si allena abbastanza e chi non supera il test è semplicemente uno che si allena poco e non godrà dei benefici dell’attività fisica. Secondo Albanesi (già il nome di “test del moribondo” dice molto) chi non supera il test “ha già un piede e mezzo nella fossa e sarebbe opportuno che corresse ai ripari.” (sue testuali parole).
Tibaldi dice le stesse cose di Albanesi senza sentire il bisogno di umiliare le persone… Ora vi posto i link
Il link di Tibaldi
http://www.cibo360.it/sport/quale/fittest.htm
Il link di Albanesi
http://www.albanesi.it/paginetest/sportivi.htm
Per quanto riguarda le scuole so che nella provincia in cui vivo ma in tutto il Veneto vengono proposti da parte dell’Ulss (Servizio Igiene Alimenti e Nutrizione e Servizio Educazione e Promozione della Salute) ad ogni inizio anno dei percorsi sull’alimentazione agli alunni di fare fasce di età che non riguardano tanto le nozioni quanto la possibilità di sperimentare un gusto, un odore, un sapore di qualche prodotto alimentare sia esso un frutto piuttosto che il pane,ecc..ad es. già a partire dalle scuole dell’infanzia vengono organizzate visite alle fattorie didattiche, oppure si sperimenta (magari all’inizio a partire da 1 volta la settimana) per tutti gli alunni la merenda a scuola a base di frutta. Sono alcuni genitori spesso che acquistano le cassette di frutta al mercato e poi la distribuiscono…insomma di inziative in campo ce ne sono tante…anche “Orto in condotta” progetto promosso da Slow Food…il punto è che le Scuole aderiscano o meno a quanto proposto…
Ma voi avete mai visto i blog di cucina e di ricette su internet? Vi semprano dei piatti equilibrati? Sani? Per la maggior parte sono mamme fanno dolci tutti i giorni qualcuno li mangerà anche! Porzioni pantagrueliche, ci mettono 100 grammi di burro a persona e dicono che è una ricetta light! I ragazzi se non trovano fuori un panino con pancetta e formaggio dicono che non sa di niente, perchè hanno il sapore abituato a quelle caratteristiche di gusto.
Deve esserci un informazione nutrizionale più diretta, più pratica, più semplice, nessuno vuole pensare davanti a un etichetta. Ai ragazzi non importa nulla delle informazioni nutrizionali, hanno un età in cui la parola colesterolo non sanno cosa vuole dire, anche se lo sanno non gli riguarda, a loro interessa il gusto e sappiamo tutti che il grasso, il sale ecc restituiscono sensazioni piacevoli.
Nei ragazzi mcdonald vince non solo per il prezzo, è un punto di ritrovo, i ragazzi non hanno alternative, se ti vuoi incontrare con i tuoi coetanei dove vai, se non hai tanti soldi e vuoi mangiare qualcosa?
Ma voi avete mai visto i blog di cucina e di ricette su internet? Vi semprano dei piatti equilibrati? Sani?
La maggior parte, no. Ma spulciando ne trovi anche di “buoni” ed equilibrati. Ci sono degli ottimi libri (quelli dei suddetti Albanesi&Tibaldi per esempio).
nessuno vuole pensare davanti a un etichetta.
Totalmente in disaccordo con questo punto di vista. Un grande sforzo è stato fatto per avere delle etichette nutrizionali decenti (e per certi versi sono perfino migliorabili). Adesso ci vuole lo sforzo da parte della gente – tutti i consumatori – di leggerle e di fare un uso intelligente delle informazioni fornite. Questa filosofia del “vivere senza pensare” non è il massimo, secondo me.
“Ai ragazzi non importa nulla di”, mi sembra una generalizzazione senza senso. Conosco personalmente molti ragazzi e moltissime ragazze che vorrebbero curare la propria alimentazione e non sanno come fare. Le ragazze soprattutto compiono spesso degli errori madornali, con diete improvvisate, insensate, e tutti sappiamo quanto sia diventato grave il problema anoressia, come il suo opposto, l’obesità.
a loro interessa il gusto e sappiamo tutti che il grasso, il sale ecc restituiscono sensazioni piacevoli.
Il gusto, come altre sensazioni sensoriali, possono essere EDUCATE. Il grasso e il sale di per sè sono solo delle componenti del sapore di un piatto. Da sole non dicono niente, anzi spesso sono ingredienti abusati nei piatti per coprirne i difetti, e danno assuefazione del senso del gusto.
Un paio di considerazioni ancora – mi rendo conto che alcuni punti non sono stati chiariti. Scusate il ritardo nella risposta.
– a Marco volevo dire che quello che ho scritto non e’ ovviamente scritto per I ragazzi, ma bensi’ pensando a chi dovrebbe lavorare per porre rimedio ai problemi che abbiamo identificato. Questo lavoro e’ seguito da una lista di raccomandazioni per gli operatori pubblici affinche’ trovino efficaci soluzioni al problema. Penso che tu abbia ragione nel dire che a questi ragazzi non ci si rivolge usando il loro stesso linguaggio, penso tuttavia sia un problema generale (a prescindere cioe’ dall’educazione alimentare)
– il discorso sulla TV pubblica che trasmette messaggi contrastanti e pubblicita’ di cibi ‘sbagliati’ apre un dibattito etico di per se; come diceva Marco dovremmo chiederci se sia giusto che una TV pubblica debba trarre profitto dalla pubblicita’ di suddetti prodotti, mentre contemporaneamente il governo promuove la piramide e la dieta mediterranea! Inoltre dovremmo chiederci se sia giusto che certe pubblicita’ siano fatte come sono fatte: me ne viene in mente una di una famosa azienda, che mostra le tortine per la colazione che crescono sugli alberi…
– la testimonianza di Elena dovrebbe chiarire un altro fatto: quando si passa dalle linee guida generali che poi ogni regione deve ‘trasmettere’ localmente, le iniziative e I risultati variano moltissimo, in quanto dipendono poi da chi , localmente, le rende possibili. Non tutte le regioni o i comuni raggiungono gli stessi risultati, non tutte le scuole si mostrano entusiaste ad aderire a certe iniziative , non tutti i comuni comprendono l’urgenza di certe questioni, non tutti i responsabili di mense pubbliche comprendono che certi alimenti non dovrebbero essere infilati nel menu’ (ricordate il post sul pangasio?) .
– Alex sottolinea un punto importante: la nostra dieta e’ cambiata, diventando particolarmente ricca di grassi e zuccheri. In questo consiste la dieta di transizione dei paesi industrializzati . Parliamo naturalmente non solo della frequente presenza di zucchero (e quindi dolci e desserts) nella ns dieta ma anche di dolcificanti vari che finiscono nella filiera (pensiamo ai succhi di frutta, commercializzati come sani e naturali) e porzioni maggiori di carboidrati complessi (pasta, riso etc) nei ns piatti (poiche’ non si ha tempo di preparare un pasto completo, allora si tende ad aumentare la porzione di pasta, e ci si accontenta di un pranzo o di una cena cosi’). L’etichettatura – come spiegavo sopra nel post – non ha aiutato a fare scelte piu’ virtuose.
L’etichettatura – come spiegavo sopra nel post – non ha aiutato a fare scelte piu’ virtuose.
Ma scusa, secondo te lo stato o chi per lui dovrebbe “fare la spesa” al posto dei cittadini?
Ma siamo al livello di un menù “Imposto per legge” ai cittadini, quantità incluse?
E’ francamente assurdo.
L’etichettatura è fondamentale per far togliere le componenti nocive dai cibi, e mi riferisco ai grassi trans. A me non sta bene la dizione spannometrica “oli e grassi vegetali”, per esempio, pretenderei la dizione obbligatoria “idrogenati – parzialmente idrogenati”. Anche mettere la quota di grassi trans in etichetta non sarebbe male, non nel modo ridicolo che fanno in USA (dove quantità inferiori a 0,5g di trans PER PORZIONE vengono considerati assurdamente ZERO – basta fare la porzione di 15g e il gioco è fatto), ma in maniera seria, sui canonici 100g.
Le “virtù” anche a livello alimentare, non possono essere “imposte per legge” – o le si ha, o si tenta di acquisirne studiando – compito dello stato e di chi ha a cuore queste cose è informare e favorire la circolazione delle informazioni più che può, cosa che grazie anche alle nuove tecnologie, tipo quella che stiamo usando or ora, sta avvenendo rapidamente.
Buona sera.
Vorrei dare una visione leggermente diversa sul discorso etichettatura.
Ringrazio per tutte le vittorie sull’etichettatura che si sono ottenute, seppur ritengo che ci sia ancora da lavorare.
Io le etichette le leggo, eccome se le leggo! Ovvio occorre un po’ di impegno, di tempo e soprattutto un minimo di cultura che è quella che la scuola dovrebbe dare.
Perchè le etichette ci sono, ma poi bisogna saperle leggere !!
Riporto una conversazione sentita sull’autobus (si sui mezzi pubblici ogni tanto origlio …):
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… che poi è magro, ha solo il 3% di grassi, quindi 3gr di grassi non sono tanti …
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3% non vuol dire 3gr!!! Vuol dire il 3% del peso della cosa in questione (ora non ricordo, ma era qualcosa in confezioni da 250 gr).
Insomma qui mancano le basi dell’istruzioni. E tra queste basi metto il senso critico e la logica elementare. Quelle cose che ci dovrebbero permettere di giudicare tutti quei prodotti *light* che troviamo sui banchi del supermercato: *30% di grassi in meno* non vuol dire necessariamente leggero, 30% di che?
Insomma siamo circondati da messaggi fuorvianti e in molti non hanno gli strumenti per accorgersene e per sfruttare gli alleati che ci vengono forniti (le etichette).
@Barbara – si, sono totalmente d’accordo. E aggiungo che oltre a non avere gli strumenti intellettuali per accorgersene, in molti casi non hanno neanche l’interesse. Leggo oggi sul Corriere che la presentatrice del prossimo Festival e’ finita in ospedale per aver preso delle bustine per dimagrire… se questa persona, che ha di sicuro tempo, strumenti intellettuali e finanziari per fare un tipo di scelta alimentare chiamiamola ..’virtuosa’, come mai invece sceglie di prendere le bustine? come mai non ha l’interesse di capirne di piu’?