Etichettatura e informazione alimentare.Ruolo dei social media
Pubblicato: 2014/09/23 Archiviato in: Educazione alimentare, Educazione e informazione alimentare, Not Only Food 4 commentiIl 20 e 21 ottobre si svolgerà a Roma il Convegno nazionale della Società Italiana di Nutrizione Umana
Nell’ambito della sessione “Consumatore ed etichetta nutrizionale” mi è stato chiesto di intervenire sul tema: “Etichettatura e informazione alimentare.Ruolo dei social media“. Porterò la mia esperienza di blogger e alcuni esempi di siti web e social media che si occupano di etichettatura nutrizionale e alimentare.
Avete esempi nazionali e non solo da suggerire? grazie!
Arte e Scienza del gusto
Pubblicato: 2014/02/13 Archiviato in: Not Only Food Lascia un commentoSpero di riuscire ad andare a Milano per visitare la mostra “Gola – Arte e Scienza del gusto” . Inaugurata pochi giorni fa, la mostra alla Triennale resterà aperta fino al 12 marzo 2014. L’interesse è nato vedendo gli argomenti trattati. Tra le aree tematiche c’è quella dedicata a “I segreti dei cibi-spazzatura“. In questa sezione l’artista Martin Parr con l’opera fotografica Common Sense (2003-2010), porta alla luce il problema della grande diffusione in tutto il mondo del cibo-spazzatura. Attraverso dodici immagini ha catturato persone di diversa estrazione sociale e provenienza nell’atto di mangiarli. A me è tornato in mente il “bliss point” di cui avevo letto qui.Le altre aree sono focalizzate su: “I dilemmi dell’onnivoro“, “I sensi del gusto”, “Buono da pensare” e “La ricostruzione del gusto“.
Per saperne di piu’ sui contenuti e opere in mostra può essere utile uno sguardo al catalogo. Altre info su: Triennale.it
Buone feste!
Pubblicato: 2012/12/26 Archiviato in: Not Only Food 2 commentiAuguri a tutti. Chi è lei? vi presento la mia gatta Perla mentre perlustra l’albero addobbato.
Pillole di catramina
Pubblicato: 2012/11/16 Archiviato in: Not Only Food 7 commentiC’ è stato un tempo in cui circolavano le pillole di Catramina. Primi anni del secolo scorso. Erano indicate per le malattie di raffreddamento e cosa c’era dentro?
Composizione (una pillola):
Catramina (olio di catrame) gr. 0,00088
Estratto Belladonna gr. 0,00060
Estratto Ipecaquana F.U. gr. 0,00190
Estratto Piligala idro-alcool. gr. 0,00462
Estratto Lactuca virosa gr. 0,02200
Miele Centrifugato gr. 0,03600
Zucchero di latte gr. 0,28700
Produttore: Società Anonima di Prodotti Chimico-Farmaceutici A. Bertelli & C. – Milano
Inquietante vero? 😉
fonte: Storia Medicina
Coloranti in farmacia
Pubblicato: 2012/11/14 Archiviato in: Additivi, Coloranti, Not Only Food 2 commentiLa lettrice Antonella ha trovato la tartrazina in un prodotto per favorire la digestione e il funzionamento delle vie biliari. Uno sguardo rapido tra i farmaci del parentado e ho scoperto che i coloranti sono frequentissimi. Indigotina (132), azorubina (E122), ossido ferro rosso (E172) e ossido di ferro nero (E172) e biossido di titanio in diversi farmaci antipertensivi e per la circolazione. I coloranti giallo di chinolina e biossido di titanio in un integratore suggerito dal dermatologo a mio figlio.
Leggo sull’articolo: COLORANTS THE COSMETICS FOR THE PHARMACEUTICAL DOSAGE FORMS che lo scopo della colorazione può variare nelle diverse formulazioni. La colorazione può essere impartita per prolungare la stabilità, in alcuni casi per l’identificazione da parte del paziente. E’ descritta una funzione psicologica, il colore del prodotto potrebbe anche influenzare l’efficacia della terapia (!). Credo che nella maggior parte dei casi però il colore sia usato a soli fini estetici e per rendere il farmaco piu’ appetibile soprattutto se parliamo di bambini. Ecco un tema mai trattato in passato: i coloranti nei farmaci. Non sarebbe possibile evitarne l’impiego, soprattutto nei farmaci destinati a soggetti affetti da patologie cronico-degenerative?
–COLORANTS THE COSMETICS FOR THE PHARMACEUTICAL DOSAGE FORMS
Interferenti endocrini: Il decalogo
Pubblicato: 2012/11/13 Archiviato in: Not Only Food Lascia un commentoFtalati, bisfenolo appartengono alla famiglia degli interferenti endocrini, sostanze con cui possiamo venire in contatto. La definizione classica e ormai unanimemente accettata di distruttore endocrino è la seguente: “Una sostanza esogena che interferisce con la produzione, il rilascio, il trasporto, il metabolismo, il legame, l’azione o l’eliminazione degli ormoni naturali dell’organismo responsabili del mantenimento dell’omeostasi e della regolazione dei processi di sviluppo”.
Il 23 ottobre 2012 è stato presentato a Roma nel corso del Convegno “Conosci, Riduci, PREVIENI – L’informazione al pubblico sulle sostanze chimiche” un Decalogo per i cittadini sugli Interferenti Endocrini. Il decalogo ha come obiettivo quello di informare in relazione ai rischi derivanti dall’esposizione a taluni contaminanti chimici largamente presenti in oggetti di uso quotidiano. La conoscenza delle fonti di esposizione a tali sostanze e delle possibili alternative esistenti può contribuire a scelte e comportamenti piu’ consapevoli con conseguente riduzione del rischio.
Il Decalogo è già disponibile anche on line sul sito web del Portale del Ministero dell’Ambiente
Ecco il decalogo (pdf)Previeni da leggere con attenzione.
Cartoline da TriesteNEXT -3. Dagli sprechi alimentari all’entomofagia
Pubblicato: 2012/10/08 Archiviato in: Educazione e informazione alimentare, Filiere, Not Only Food 9 commentiNon perdetevi il terzo report di Paolo Cocco da TriesteNEXT
29 settembre 2012
Cara Gianna,
Spero di cuore che i baristi triestini siano pagati molto, molto bene, perché rischiano la follia.
In questa città esistono decine di tipi diversi di caffè.
Superato un lungo momento di smarrimento, ho ceduto alla tentazione di provare qualcosa di tipicamente triestino, così invece che un “nero” (il nome locale per l’espresso in tazzina senza aggiunte), ho ordinato un “gocciato”: un espresso con una spruzzatina quasi simbolica di schiuma di latte. Talmente piccola che l’ho potuto bere nonostante la mia (parziale) intolleranza al lattosio.
Il primo incontro per così dire non calorico della giornata s’intitolava “Benvenuti nell’era della scarsità e dello spreco alimentare” e vedeva protagonisti Andrea Segrè e Massimo Cirri.
Andrea Segrè è un professore di politica agraria a Bologna, ma anche tante altre belle cose. Il tema principale di questo incontro era il suo progetto Last Minute Market, una campagna di sensibilizzazione che si accompagna a un’iniziativa molto concreta per ridurre gli sprechi dal supermercato al frigorifero di casa. Da una parte, i supermercati coinvolti s’impegnano a ridurre al minimo la quantità di prodotto che va al macero, attraverso offerte speciali specifiche per prodotti in via di scadenza e attraverso la donazione dei beni invenduti ma non ancora scaduti a organizzazioni caritative; dall’altra, i cittadini imparano attraverso il portale internet e le campagne informative ad acquistare meno, usare fino in fondo, sprecare il minimo possibile. Ho imparato con sconcerto che solo il 12-16% del budget domestico degli italiani è destinato al cibo, ed è persino in calo, nonostante la crisi economica possa portare ad aspettarsi una riduzione dei beni di lusso e non della spesa in alimenti. Per di più, dal momento che i carrelli restano pieni e lo spreco non accenna a ridursi, questo si accompagna (necessariamente?) a un crollo della qualità dei prodotti acquistati.
Si possono seguire gli aggiornamenti di Last Minute Market sul sito ufficiale e sul loro blog; io lo farò senz’altro.
E visto che si parla di spreco… La tappa successiva è stata una piccola mostra dal titolo Insostenibili! Sedici cose di cui il mondo potrebbe fare a meno. Attraverso immagini, dati, e campioni o riproduzioni, gli organizzatori ci hanno invitato a riflettere sull’impatto ambientale di alcuni beni di lusso (diamanti, campi da golf, persino cocaina!), abitudini (gomma da masticare, computer perennemente collegati a internet), alimenti (come la carne bovina), tutte risorse che potremmo amministrare più attentamente o eliminare del tutto.
L’ultimo appuntamento di questo sabato che vorrei raccontarti è il curioso laboratorio. A tavola con gli insetti, organizzato in collaborazione col ristorante EXPO Mittelschool di Trieste. Un incontro davvero interessante… a parte forse per la signora che è fuggita disgustata a metà incontro. Ahem.
L’entomologo padovano Maurizio Guido Paoletti ha aperto il laboratorio affrontando il tema dell’alimentazione con insetti, o entomofagia, da un punto di vista scientifico. Abbiamo scoperto che oltre 1400 specie di invertebrati sono commestibili e usate come cibo in qualche parte del mondo – incluso le larve di mosca che noi sardi mangiamo nel delizioso ‘formaggio coi vermi’ o casu marzu. Ho scoperto così che in alcune culture nativo-americane gli invertebrati arrivano a rappresentare il 70% della dieta. In particolare, le donne della comunità Ye’Kuana mangiano nelle settimane dopo il parto solo lombrichi; gli studi hanno rivelato che sono ricchi in acido arachidonico e altre sostanze fondamentali per la madre e il neonato.
Gli esperti presenti in sala hanno evidenziato il grande potenziale dell’entomofagia per un’alimentazione più sostenibile: molti invertebrati sono più proteici, più ecologici, più efficienti nella conversione di mangime in massa corporea.
A seguire, una “strana coppia” costituita da una fisica teorica e un ingegnere elettronico ha presentato il proprio brevetto per GoingBugs, la prima pasta (proprio nel senso di tagliatelle!) a base di farina di insetti. Purtroppo non ci sono stati concessi assaggi, ma il progetto è appena all’inizio e i ricercatori ci hanno invitato a seguirli su Facebook e assicurato che è veramente gustosa. (Ed è qui che la povera signora dallo stomaco delicato è corsa via dalla sala…)
Infine, il momento tanto atteso: degustazione di larve di tarme della farina e grilli.
Li ho provati entrambi; non li ho trovati particolarmente “strani” nel sapore, simili (nelle ricette proposte) a salatini ripieni con un misto di spezie e un retrogusto di noce moscata. Proverei volentieri le tagliatelle, ma ancora una volta, difficilmente dico no a un cibo che non ho mai assaggiato prima.
Sono arrivato alla fine della serata; a domani con gli aggiornamenti sull’ultima, intensa, molecolare giornata di TriesteNEXT!
Paolo
Paolo Cocco è un trentaqualcosenne sardo, naturalista ed etologo per formazione. Ha vissuto e lavorato a Sassari, Torino e New York, ma preferisce definirsi “apolide d’adozione”. Si occupa di divulgazione ed educazione scientifica e sogna di lavorare per riviste e musei di storia naturale.
Fonte immagini
Cartoline da TriesteNEXT -2. Venerdì: digestione, accoglienza, primi incontri
Pubblicato: 2012/10/05 Archiviato in: Educazione e informazione alimentare, Not Only Food 7 commentiSeconda puntata di Cartoline da TriesteNext. Paolo Cocco a te!
28 settembre 2012
Cara Gianna,
Conosci il frico morbido? Che meraviglia! È una specie di pancake, per così dire, a base di formaggio, patate, altro formaggio, burro, e ancora formaggio. L’ho mangiato ieri sera a Udine a casa di una cara amica che conosce la mia golosità e curiosità di provare ogni prodotto tipico. La fame ha vinto sullo spirito di cronista per cui non ho una fotografia, ma eccoti un’infografica:
Arrivato a Trieste a metà mattina, ho depositato il mio bagaglio e firmato il registro insieme a cento, centocinquanta altri studenti. Tutti abbiamo ricevuto una bella maglietta bianca dell’evento, un badge sponsorizzato da Radio 24, e ahimè!, un elenco di eventi obbligatori a cui partecipare… il che ha significato nessun evento alimentare e troppi eventi politico-universitari. Ho iniziato a pianificare la mia via di fuga.
Nel pomeriggio TriesteNEXT è iniziato ufficialmente. Dopo la necessaria presentazione da parte degli organizzatori e principali sponsor, si è entrati nel vivo della discussione con un incontro sulla ricerca in Europa, in particolare a proposito della relazione tra ricerca di base e applicata. Ho scoperto tra le altre cose l’esistenza di un fondo di ricerca europeo destinato specificamente a collaborazioni tra ricercatori di diverse università.
Scappato nel breve intervallo tra l’incontro sulla ricerca e il successivo su Open Access, ho partecipato a una lezione chiamata “Dal chicco alla tazzina”, parte degli incontri organizzati dalla Università del Caffè Illy. L’insegnante, nonostante una chiara tendenza a parlare di ciò che rende unica la miscela dei suoi datori di lavoro, è riuscito a raccontare in modo interessante la sfida di riuscire a mantenere una miscela costante nel sapore nonostante la variabilità della produzione anno dopo anno, e ha mostrato immagini di un apparecchio chiamato Sortex, che preseleziona i chicchi di caffè “buoni” da quelli “cattivi” prima ancora della tostatura. Il suo aspetto ricorda una grossa stampante di vent’anni fa, ma non lasciarti ingannare – un singolo Sortex è in grado di esaminare 5 tonnellate di caffè ogni ora!
Ti risparmio i dettagli dell’incontro successivo su Open Access, per quanto fosse molto interessante. Il professor Robert Darnton, vero protagonista dell’incontro, ha manifestato un grande talento per la comunicazione, ma soprattutto un’affascinante mimica per un professorone universitario.
La serata è terminata con la partecipazione in diretta alla Notte dei Ricercatori su Radio 24… Ho imparato una lezione importante: condurre un programma radiofonico significa avere ben poche possibilità di sentire gli interventi degli ospiti e del pubblico da casa. Il bravo Federico Taddia è riuscito a districarsi con maestria tra le mille cose da gestire allo stesso tempo, ma più di una volta ho sudato freddo per lui.
Arrivata l’ora di andare a dormire ho desiderato di svegliarmi il mattino successivo per provare di persona l’avventura di ordinare “un nero” a Trieste.
Paolo
Continua…
Paolo Cocco è un trentaqualcosenne sardo, naturalista ed etologo per formazione. Ha vissuto e lavorato a Sassari, Torino e New York, ma preferisce definirsi “apolide d’adozione”. Si occupa di divulgazione ed educazione scientifica e sogna di lavorare per riviste e musei di storia naturale.
SAVE the Food: cartoline da TriesteNEXT
Pubblicato: 2012/10/04 Archiviato in: Educazione e informazione alimentare, Not Only Food 1 CommentoNei giorni scorsi si è svolta a Trieste la manifestazione TriesteNEXT, una serie di incontri sull’innovazione, la ricerca, e lo sviluppo. Il salone, alla sua prima edizione, si propone di raccontare ogni anno una diversa sfida per la scienza e la società da molteplici punti di vista, con particolare
attenzione al rapporto tra le due. Ho il piacere di ospitare dei report di Paolo Cocco che ha partecipato all’evento. A lui la parola e GRAZIE!
“Il tema del 2012 è stato “SAVE the food”, ovvero “Salviamo il cibo” ma a quanto mi hanno detto al banco informazioni in piazza della Borsa, anche l’abbreviazione di Sostenibilità, Autenticità, Varietà, Esperienza. Insomma, è chiaro che gli organizzatori hanno intenzione di parlare tanto di nuovi e vecchi prodotti, quanto di politiche alimentari, salute, impatto sull’ambiente.
Alcuni incontri hanno avuto l’obiettivo di informare su pratiche più o meno salutari nella produzione degli alimenti; altri hanno voluto aprire i nostri occhi su dilemmi difficili da risolvere; per altri ancora si prevedono appetitose scoperte. Nel corso delle prossime “cartoline” cercherò, con una serie di brevi articoli e per immagini, di raccontarvi tutto questo.
Paolo
Chi è Paolo Cocco? è un trentaqualcosenne sardo, naturalista ed etologo per formazione. Ha vissuto e lavorato a Sassari, Torino e New York, ma preferisce definirsi “apolide d’adozione”. Si occupa di divulgazione ed educazione scientifica e sogna di lavorare per riviste e musei di storia
naturale.
Libri di testo e inserzioni pubblicitarie
Pubblicato: 2012/10/03 Archiviato in: Not Only Food 14 commentiBarilla, McDonald’s, IPhone, Nikon, Tods, alcuni dei brands in bella evidenza tra le pagine di un testo didattico per gli studenti delle medie inferiori. La presenza dei marchi ha suscitato polemiche, infatti è stata letta come pubblicità occulta. Ci si interroga se sia stato indispensabile mostrare in modo così esplicito i marchi a sostegno delle proposte didattiche. Le giustificazioni della casa Editrice Atlas non mi hanno convinta. Infatti per quanto riguarda il fast food non ci si è limitati a mostrare le tabelle composizionali dei vari menu’ ma sono stati corredati di testi che non possono non suscitare dubbi sulla scelta editoriale.
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