Libri di testo e inserzioni pubblicitarie
Pubblicato: 2012/10/03 Archiviato in: Not Only Food 14 commentiBarilla, McDonald’s, IPhone, Nikon, Tods, alcuni dei brands in bella evidenza tra le pagine di un testo didattico per gli studenti delle medie inferiori. La presenza dei marchi ha suscitato polemiche, infatti è stata letta come pubblicità occulta. Ci si interroga se sia stato indispensabile mostrare in modo così esplicito i marchi a sostegno delle proposte didattiche. Le giustificazioni della casa Editrice Atlas non mi hanno convinta. Infatti per quanto riguarda il fast food non ci si è limitati a mostrare le tabelle composizionali dei vari menu’ ma sono stati corredati di testi che non possono non suscitare dubbi sulla scelta editoriale.
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[…] Leggi l’opinione di Gianna Ferretti (Trashfood) a seguito della risposta della Atlas. CondividiFacebookStampaEmailTwitterLike this:Mi piaceBe the first to like this. […]
la parte piú importante la fa il prof…. se é preparato. Questo é il problema.
A mio modestissimo parere, le immagini del panino Mc Donanld, delle patatine e della bibita stimolano il consumo nei più giovani. Per me è pubblicità.
Si poteva parlare del cibo dei fast food in modo altrettanto preciso ma senza copiare i loghi pubblicitari. Stessa cosa dicasi per le altre immagini, per me, tutte pubblicitarie.
Lo dico da insegnante, questo libro non mi piace assolutamente.
intanto però l’immagine passa…indipendentemente dal docente.
Ricordate la massima: “se ne parli anche male, purché se ne parli”
E’ la base di qualunque meccanismo di comunicazione e di pubblicità. Se un prodotto è ignoto, anche parlarne male lo rende noto, e quindi lo rende riconoscibile fra mille altri anonimi.
E’ davvero vergognoso che libri di testo riportino marchi e nomi di prodotti in commercio in modo tra l’altro coerente con la grafica pubblicitaria originale (che non è scelta a caso, ma in modo da imprimersi bene nella memoria e in modo da trasmettere un messaggio chiaro)
Concordo pienamente! 😉
I prof non c’entrano nulla, l’unica cosa che possono fare è spiegare allo studente quanto facciano male i cibi del fast food, ma se poi i bambini ed i ragazzi guardando i cartoni o cielo si ritrovano a vedere una ex masterchef che cucina con il nesquik, manco fosse meglio del cacao, o 3 spots di fastfood in 5-6 minuti di pubblicità, cosa può fare l’insegnante? E poi se i genitori li portano fin da piccoli a mangiare lì, che può fare un docente che li incontra per la prima volta a 5-6 anni? L’educazione la deve dare prima di tutto la famiglia e le persone che i bambini hanno intorno, amici e parenti e vicini, ecc.
se si deve descrivere la realtà è un po’ difficile farlo senza sfiorare la pubblicità – se uno dice “fast-food” quasi tutti pensiamo alla stessa cosa; solo che, almeno in questa pagina, non c’è praticamente analisi. se deve fare tutto il prof., tanto vale che porti a scuola un volantino: almeno è gratis.
(su cose tipo la macchina fotografica credo sia più un problema di pigrizia editoriale o di rimediare un’immagine già pronta senza pagare diritti… certo non è proprio il massimo dell’eleganza)
la risposta della casa editrice è da dementi, fanno chiara comunicazione d si offendono se la gente la vede?
Secondo me c’erano mille modi per evitare di mettere queste pubblicità nel libro. Ne elenco alcuni:
– cancellare i loghi con un piccolo fotoritocco.
– sostituire le foto con dei disegni dei prodotti, magari con nomi ed etichette di fantasia, del tutto simili agli esempi reali, ma di fantasia. Visto che è un libro per le scuole medie forse un bel lavoro di un disegnatore bravo sarebbe stato più in linea con l’età dei lettori.
– al limite usare foto di prodotti reali in vendita all’estero ma non in vendita in Italia.
Se non si sono volute percorrere queste strade mi viene il dubbio che la scelta della pubblicità sia stata proprio voluta dalla casa editrice… Chissà come mai….
E comunque, visto che il testo viene scelto e adottato dal docente vuol dire che, o il docente non è sensibile su questi temi (e qui pecca come educatore) oppure che anche lui….
Ma tu sai quanti libri di testo deve scegliere in una volta il docente soprattutto se insegna materie con poche ore per classe (quindi meno ore per classe corrispondono ad un numero maggiore di classi e, di conseguenza ad un numero ancora maggiore di libri di testo da scegliere)?
Spesso si guarda più all’indice con gli argomenti esposti ed al linguaggio utilizzato, valutandone l’adeguatezza rispetto al livello attuale ed a quello che si vuole che gli studenti di quella data classe ed età raggiungano durante ed alla fine dell’anno scolastico, mica si guardano tutte le singole foto di ogni singolo libro, la scelta sbagliata è delle case editrici, non degli insegnanti.
Io sono un informatico, lavoratore dipendente e spesso per la struttura dove lavoro, sono chiamato a dare pareri su attrezzature e software da comprare. Studio le esigenze degli uffici, valuto attentamente, mi confronto con i colleghi e alla fine segnaliamo insieme le soluzioni che più si adattano alle nostre esigenze, cercando il miglior rapporto prezzo/qualità. Facciamo semplicemente il nostro dovere basandoci sulle esperienze passate e su quella che una volta veniva chiamata “la diligenza del buon padre di famiglia”.
Dopo aver speso oltre 300€ in libri per l’anno scolastico di mia figlia, mi fa estremamente piacere imparare da lei che i professori spesso scelgono i testi su cui si formeranno i nostri figli leggendo solo l’indice, magari senza nemmeno sfogliare il testo… E’ consolante sapere che, se per assurdo nel libro di mia figlia ci fosse scritto che Nostro Signore è morto di sonno o che Auschwitz non è mai esistito, il problema non sarà mai del professore che ha adottato il testo, ma solo della casa editrice che l’ha pubblicato.
La ringrazio per avermi aperto gli occhi su come scelgono i libri di testo i professori italiani. Glielo dico sinceramente: credo che con questo suo commento lei non abbia reso un buon servizio alla categoria degli insegnanti…
Il suo astio e fervore mi stupiscono grandemente.
Prima di tutto mi permetta di sottolineare che non ho detto che gli insegnanti guardano solo l’indice, quanto, piuttosto, che tra migliaia e migliaia di pagine dei numerosi libri che adottano, una immagine di MCD può anche sfuggirgli, alle casi editrici invece no.
Inoltre mi permetta di evidenziare nuovamente che è compito principale del genitore od in sua mancanza del tutore del bambino, educarlo e guidarlo nelle scelte, i miei nipoti ai quali è stato lungamente spiegato cosa contengono e perchè i cibi da fastfood fanno male e che hanno il medesimo libro di testo, hanno chiesto ai loro genitori se quella era una immagine di quel luogo dove il cibo fa male, la risposta, ovviamente, è stata positiva e i due piccoli hanno raccontato agli amichetti-compagni di scuola perchè loro al fastfood non ci vanno Mai.
Seguendo, un pò per assurdo, il suo ragionamento, dato che la mia maestra della scuola elementare era un fervente cattolica, anche noi dovevamo esserlo, in quanto suoi studenti, e dato che era anche una crudele razzista, grazie ai suoi insegnamenti ed al linguaggio che utilizzava riferendosi ai non cittadini italiani ed ai non eterosessuali, dovremmo tutti essere omofobi, razzisti e crudeli…….per fortuna genitori, amici e parenti ci hanno dato un esempio diverso….l’insegnante può essere una guida, ma la famiglia è, e resterà sempre, il primo luogo di crescita e sviluppo dei valori ed educazione (se ci sono) degli individui.
Prevenendo una sua eventuale critica: in nessun modo ritengo che i cattolici siano omofobi, crudeli e razzisti, ma lei lo è, lo era e purtroppo lo resterà per sempre.
Altro appunto, si è mai accorto che nei libri di storia non si parla mai dei gulag, o se se lo si fa, tre righe sono più che sufficienti, peccato che mai nessuno ha accusato insegnanti e case editrici in primis di assoluta parzialità nella esposizione degli eventi storici del ‘900 in Europa.
Non ho le competenze e nemmeno l’interesse a commentare su cattolici, omofobia, razzismo, storia, etc… che tra l’altro sono argomenti che esulano dal tema del post. Mi dispiace che i commenti abbiano preso questa piega, forse io non mi sono spiegato bene.
Pur concordando con lei che i primi educatori sono la famiglia e i genitori trovo che questa pubblicità sui libri di testo sia inopportuna e diseducativa. Secondo il mio modesto e opinabile parere, se un insegnante non si accorge di queste smaccate pubblicità e non si pone il problema dell’opportunità dell’inserimento di queste pubblicità in un testo di studio per adolescenti, non ha compiuto fino in fondo il suo dovere di lavoratore ed educatore.
Ribadisco che questa è una mia opinione personale e non ho difficoltà ad ammettere che è influenzata da anni di impegno nel consumo critico, nei gruppi d’acquisto solidale, nel commercio equo e solidale….
Sempre sulla pubblicità a scuola segnalo questo articolo.
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