A cosa serve il chitosano

Provate a digitare il termine chitosano sulla stringa di Google. fatto? usciranno vari link in cui si pubblicizza il suo effetto dimagrante, in altri ci si interroga sulla sua efficacia. Perchè ne parlo? perchè da pochi giorni il panel di esperti scientifici su alimenti dietetici, nutrizione e allergie (NDA) dell’EFSA ha divulgato i risultati della quinta serie di pareri scientifici relativi ai vanti salutistici, relativamente all’Articolo 13. Si tratta di ulteriori 536 indicazioni, che si aggiungono alle 2.187 pubblicate fino ad oggi. Alcuni dei pareri riguardano il chitosano.

Nonostante la vasta offerta di integratori a base di chitosano proposto a vari dosaggi, la relazione tra ingestione di chitosano e riduzione del peso corporeo non ha fondamenta scientifiche convincenti. Sono stati pubblicati diversi articoli su riviste scientifiche, il piu’ recente è la meta-analisi An evidence-based review of fat modifying supplemental weight loss products. pubblicata su J of Obesity (2011).

Ne deriva che l’EFSA ha negato l’autorizzazione al claim che metteva in relazione chitosano-riduzione del peso corporeo. Bocciata anche la relazione tra ingestione dell’ integratore, infiammazione e transito intestinale.

Autorizzato al contrario il claim sull’effetto del colesterolo. Per l’EFSA: Il consumo di chitosano aiuta a mantenere normali le concentrazioni di colesterolo- LDL nel sangue.

Che cos’è il chitosano? deriva dalla Chitina, un polimero della N-acetil glucosamina. Dopo la cellulosa, la chitina è il più abbondante biopolimero presente in natura. L’esoscheletro dei crostacei consiste in chitina per il 15-20% del peso. La maggior parte del chitosano in commercio deriva da materiale derivato dalla lavorazione dei crostacei. Da dove partiamo?

-Dall’esoscheletro dei crostacei, nella foto vediamo un possibile materiale di partenza (crab shell).

E cosa si ottiene procedendo.

In sintesi le tappe principali:

produzione-del-chitosano

La chitina oltre a costituire l’esoscheletro di numerosi insetti e crostacei, è sintetizzata da diversi funghi e da lieviti. In commercio si trovano quindi prodotti ottenuti con l’ingrediente derivato da vegetali. Il chitosano di origine vegetale ha ricevuto l’approvazione come Novel Foods dalla UE che lo definisce quindi identico a quello di origine animale.

Il chitosano trova numerosi impieghi, è utilizzato nell’industria farmaceutica, nel settore tessile e biomedico, in zootecnia. Di notevole interesse nel campo delle nanotecnologie, la possibilità di utilizzare strutture costituite da chitosano come veicolo per farmaci.

Tra le applicazioni testate nell’industria alimentare, il chitosano e i suoi derivati sono stati proposti anche come conservanti. Alcuni studi hanno evidenziato inoltre che il chitosano non viene digerito ma è degradato dalla flora microbica presente nel colon, comportandosi come molecola simile alle fibre alimentari. Mi aspetto quindi che a breve il chitosano entri nella formulazione di pasta, snacks ecc. Come conservante è già stata testata la sua efficacia.

Tornando all’effetto sul colesterolo, il Panel EFSA ha anche fissato in 3 g di chitosano la quantità da consumare giornalmente per avere l’effetto sui livelli di colesterolo nella popolazione adulta. E’ giusto ricordare che cautela va rivolta a chi è allergico ai crostacei.

A questo punto sono diversi i composti che hanno ricevuto dall’EFSA l’autorizzazione di un claim riferito alla regolazione dei livelli di colesterolo. In ordine di tempo i fitosteroli e i fitostanoli sono stati i primi,lo documentano anche i miei posts ormai datati sui drinks e prodotti vari che li contengono. Poi sono arrivati i betaglucani, l’amido resistente e ora il chitosano.

Ho trovato anche come produrre una piccola quantità di chitosano in casa. 🙂 Attenzione alle soluzioni, acido cloridrico e idrossido di sodio sono da maneggiare con cura!

Fonti:

Scientific Opinion on the substantiation of health claims related to chitosan and reduction in body weight (ID 679, 1499), maintenance of normal blood LDL-cholesterol concentrations (ID 4663), reduction of intestinal transit time (ID 4664) and reduction of inflammation (ID 1985) pursuant to Article 13(1) of Regulation (EC) No 1924/2006

Il chitosano; immagine


Dacci oggi il nostro Acido docosaesaenoico (DHA) quotidiano

Stavo cercando immagini e dati per una lezione per gli studenti della Facoltà di Medicina. Argomento: Gli acidi grassi essenziali: acido linoleico (C18:2, precursore della famiglia di acidi grassi omega 6) e acido alfa-linolenico (ALA, C18:3, capostipite della famiglia omega 3) e loro derivati, mi ero ripromessa anche di fare una ricognizione su nuovi alimenti funzionali e fortificati a cui è stato aggiunto l’acido docosaesaenoico (C 22:6,DHA), uno degli acidi grassi poliinsaturi (della serie omega 3) piu’ studiati per i suoi ruoli fisiologici.

Visto il materiale raccolto, ecco una sintesi e qualche riflessione.

Avevo scritto a proposito di latte arricchito in DHA tre anni fa. L’interesse rivolto al DHA come “ingredient funzionale” è aumentato supportato dalle conoscenze biochimiche sui suoi ruoli fisio-patologici. Sappiamo che è uno dei principali acidi grassi a livello del sistema nervoso centrale, entra nella composizione della mielina, della retina e svolge un ruolo nella prevenzione di processi neurodegenerativi. Ci sono centinia di articoli scientifici sull’importanza di un suo apporto adeguato nella maturazione del sistema nervoso durante il periodo fetale e neonatale. Altro settore attivo è lo studio dell’effetto degli acidi grassi omega 3 sui livelli di lipidi plasmatici e sulla prevenzione delle dislipidemie.

Come mostra la tabella, le principali fonti alimentari di DHA sono i prodotti ittici: tonno, salmone, aringhe, alici, e in percentuali maggiori l’olio che si ricava da essi.

A partire dai primi supplementi a base di fish oil comparsi parecchi anni fa, centinaia di nuovi prodotti alimentari arricchiti in DHA sono stati immessi sul mercato.

Non è un elenco completo, oltre al latte, tra gli scaffali c’è la margarina, ci sono le uova ottenute da galline alimentate con mangimi contenenti DHA o Omega 3.

Attenzione! il significato è diverso, la famiglia degli acidi grassi omega 3 è numerosa e senza indicazioni specifiche si potrebbe trattare di altri acidi grassi, pur della stessa serie, come l’acido alfa-linolenico (C18:3).

Non in vendita in Italia, ma già distribuito in vari stati anche l’olio d’oliva e altri oli vegetali con omega 3.

In Germania è stato sfornato il il pane Wonder + con 15 mg di DHA ogni due fette di pane.

Sono arrivati anche i succhi di frutta fortificati e gomme da masticare per i piu’ piccoli.

Stupore e meraviglia, ci sono anche i fagioli in scatola.

In Cina un cooking oil contenente 450 mg di omega 3 in 100g.
Avranno pensato a cosa succede durante la cottura? gli acidi grassi poliinsaturi sono i piu’ sensibili all’ossidazione.

Da dove deriva il DHA impiegato per fortificare questi prodotti? Inizialmente si ricavavano dagli oli di pesce (fish oil). Negli ultimi anni, si è osservata una crescita della domanda di fish oil soprattutto nel settore dell’acquacoltura, nell’ industria farmaceutica e alimentare.

Ed ecco affermarsi il ruolo delle biotecnologie. Per evitare il rischio di contaminazioni da metalli pesanti, negli ultimi anni, grazie a biotecnologie adeguate, è stato possibile ottenere la sintesi dell’acido docoesaenoico (DHA) da alcune micro-alghe come la Crypthecodinium cohnii e Schizochytrium s. Il DHA ottenuto dall’alga Schizochytrium s. è stato autorizzato come novel food in Europa e in altri stati.

Trovo che la possibilità di ottenere il DHA dalle micro-alghe sia un risultato molto importante, unottimo esempio di quali traguardi si possono raggiungere grazie alle tecnologie applicate al settore agro-alimentare. Poi mi sono imbattuta nel video pubblicitario delle Purple Champs DHA-Fortified gum (40 mg di DHA) che vedete sotto e mi chiedo fino a dove il marketing nutrizionale si può spingere.

Che voto diamo al papà? 🙂

Del parere favorevole formulato dall’EFSA sul DHA nei latti artificiali e neonati parlerò in un prossimo post.

Fonti:

I lipidi: struttura e funzione

Oli di pesce e acidi grassi omega 3

Acidi grassi essenziali omega 3


Sport drinks tra i banchi di scuola

Nel web surfing alla ricerca di progetti di educazione alimentare rivolti ai giovani mi sono imbattuta nella iniziativa della Gatorade che ha prodotto un opuscolo didattico per i ragazzi e una guida per le insegnanti su “Il bello dello sport – bere, mangiar sano e stare in forma” con giochi, vignette e quiz. Trovate qui alcune pagine dell’opuscolo edito da Giunti Editore, in cui si spiega l’importanza dell’attività fisica in età giovanile e il valore di una corretta alimentazione e idratazione legate allo sport.

Non è la prima volta che vedo un multinazionale stampare opuscoli didattici, entrare nelle scuole e stabilire un contatto con giovani e famiglie. Una strategia assai frequente per far conoscere i propri prodotti. D’altra parte dietro Gatorade c’è un nome come PepsiCo. Di solito non manca anche un testimonial, magari un personaggio sportivo, di solito un calciatore. Sport e business vanno così daccordo! E anche stavolta è proprio così, la Gatorade ha scelto Cannavaro.

Quale prodotto nuovo della Gatorade è rivolto ai piu’ giovani? Cosa è stato presentato di recente? Eccolo! Proprio un integratore per i bambini. Si chiama Gatorade Young Stars. sodio, potassio, magnesio, cloruro e carboidrati con aggiunta di calcio.
Gatorade version: Lo chiedono le mamme e noi lo abbiamo messo a punto. Gatorade Young Stars è definito -leggo nelle pagine web dell’azienda -il primo sport drink pensato e sviluppato per i ragazzi dagli 8 ai 12 anni: la fascia di età più attiva della popolazione, ma che sempre più spesso va incontro a problemi di sovrappeso dovuti ad un’alimentazione poco equilibrata e alla mancanza di attività fisica.

Gianna version: Avevamo un prodotto da far conoscere e la campagna nelle scuole ci avvicina alle famiglie e ai piu’ piccoli.

Mi sa che avevo proprio ragione, la mia idea sulla reale utilità di certi prodotti non è affatto cambiata.

Sentite cosa c’è scritto sul sito dell’azienda a proposito dei loro prodotti:

Perche’ utilizzate coloranti artificiali? I coloranti presenti in Gatorade non sono solo piacevoli alla vista ma anche al gusto e aiutano il consumatore a riconoscere i vari sapori. I nostri coloranti sono stati approvati dalla FDA (Food and Drug Administration) e vengono aggiunti in dose minima solo per raggiungere la colorazione giusta. (Coloro che preferiscono bevande non colorate, possono optare per Gatorade Ice).

Perche’ Gatorade non contiene succo di frutta? Gatorade e’ un prodotto scientificamente formulato per dissetare e rifornire di energia e sali minerali in modo bilanciato; la presenza di succhi di frutta non porta alcun beneficio funzionale.

Io avrei qualcosa da obiettare.

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Quando l'energy drink è Bio

Vediamo piu’ da vicino l’energy drink dall’etichetta misteriosa. E’ un prodotto acquistato in un negozio di prodotti biologici.
Sul sito internet viene descritta come “La prima bevanda energetica prodotta esclusivamente con ingredienti da agricoltura biologica”.

Bene, leggiamo l’etichetta e gli ingredienti: acqua, *sciroppo di mais, acidificante:acido citrico, *estratti vegetali energetici, aromi naturali.

L’asterisco riferito agli ingredienti biologici lo troviamo solo su *sciroppo di mais e*estratti vegetali energetici.
E gli altri?

Continuiamo a leggere: “Senza aggiunta di zucchero, caffeina, taurina, conservanti e coloranti artificiali, è dissetante e non gassata. Formulata per chi pratica attività sportiva, attiva rapidamente nuova energia, prima, durante e dopo l’attività fisica. Adatta anche a chi conduce una vita dinamica e necessita di un apporto energetico immediato e rapidamente assimilabile nella vita di ogni giorno”. Il resto lo trovate qui.

Cosa siano gli estratti vegetali energetici non è spiegato sul sito dell’azienda. Però sarebbe importante, o no? Potrebbero essere molecole da cui ricaviamo energia come grassi vegetali? maltodestrine o zuccheri semplici? aminoacidi o polipeptidi ottenuti da proteine vegetali?

Potrebbero essere anche estratti vegetali o sostanze che negli ultimi anni sono stati proposti in alcuni marchi di integratori e energy drink, come stimolanti del metabolismo? ginseng, inositolo, niacina, Ginkgo biloba?.

Sulla confezione leggo una dicitura che mi convince ancora di piu’ che sarebbe utile avere una informazione piu’ dettagliata: “Non indicato per persone sensibili a sostanze stimolanti, bambini, donne in gravidanza e allattamento.


Le proprietà della stella alpina

Sono abbonata alla newsletter della Beneo, una delle aziende europee che produce inulina. Nell’ultimo numero, tra i nuovi prodotti, si parla della svizzera Balanceline, una nuova bevanda in cui oltre all’inulina, si trovano estratti di stella alpina. E’ da ieri che mi interrogo su quali composti estratti dal piccolo fiore possiedono proprietà antinfiammatorie ed antiossidanti come descritto nella pubblicità.

Edit. Ho trovato un articolo su Planta Medica in cui si parla di alcuni componenti che potrebbero avere un ruolo anti-infiammatorio, cumarine e derivati dei terpeni.

La ricerca continua.

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Meatwater™:per il carnivoro della porta accanto.

L’ultimo gusto formulato è “Escargots Chantecleer”.

Prima sono arrivati il Texas BBQ, Wiener Schnitzel, Basic Breakfast, English Breakfast, Brunch Omelette. Beef Stroganof, Cheese Burger, Chicken Teriyaki,Fried Oysters, Grilled Clams, Mountain Oyster e altri.

C’è anche il flacone “Italian Sausage” e “Pizza Prosciutto“, quest’ultimo è descritto così This one’s full of Tuscan prosciutto, San Marzano tomatoes, stinky Gorgonzola, champignons, and a hint of basil

Si definiscono “High Efficiency Survival Beverage”, sono le Meatwater, però guardandole, non riesco a non pensare a dei flaconi di farmaci da iniettare, o soluzioni di nutrizione enterale, piu’ farmaci che cibo.

Meatwater

Fonte immagine:

Edit: Guardate queste confezioni.Come suggerito dall’articolo da cui ho tratto l’immagine, le meat flavoured water per ora esistono, ma sono rivolte agli animali domestici. Si trovano in vendita negli USA e probabilmente anche altrove.


Ah! Alixir

Da quando ho scoperto la passione per le foto, giro quasi sempre con la macchina fotografica. Oggi tra gli scaffali del supermercato dove vado abitualmente, sono comparsi i prodotti Alixir.

Nessun espositore-totem dedicato, come quelli che ne hanno accompagnato il lancio diversi mesi fa, li avevano ribattezzati molto simpaticamente Darth Vader.

Molto piu’ sommessamente, i prodotti sono collocati tra tisane e integratori vari.

Alixir Food Lounge,Next Food Experience e temporary shop sembrano così lontani.

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L'acerola e i polifenoli del tè verde

Iso tè

Le nuove bevande isotoniche nate con il marchio Coop sono 3:Gusto limone, Gusto arancia e Gusto Arancia rossa. Gli ingredienti però sono gli stessi: Acqua, Fruttosio, succo di limone, succo di acerola, Sali minerali (sodio citrato, sodio cloruro, monopotassio fosfato, magnesio carbonato,aromi naturali,estratto di tè verde ricco in polifenoli (0,17%)

Evidentemente ci sono rapporti diversi tra gli ingredienti come gli aromi naturali e il succo di acerola. L’acerola è un frutto commestibile, la chiamano anche ciliegia delle Antille. Ha interessanti proprietà nutrizionali, è ricchissimo in vitamina C e in carotenoidi (beta-carotene, beta-criptoxantina, luteina, e violaxantina) come denota il colore arancio-rosso del suo succo. Coltivata in Brasile e in altri stati dell’America del SUD, viene venduta e importata in Europa in forma di concentrati o in polvere per essere impiegata nella produzione di succhi a cui si desidera impartire particolari caratteristiche organolettiche.

Iso tè si rivolge agli sportivi e viene messa in risalto l’azione antiossidante svolta dai polifenoli del tè verde. Alcuni studi dimostrano infatti che l’esercizio fisico è associato ad un aumento della produzione di radicali liberi,queste molecole se in eccesso e se non neutralizzate da difese antiossidanti, possono causare danni alle principali macromelcole biologiche. Quindi si suggerisce di incrementare l’apporto di molecole in tutte quelle condizioni fisiologiche in cui si ha un incremento della loro produzione. La frutta e la verdura sono particolarmente ricchi di antiossidanti che includono la vitamina C, vitamina E, carotenoidi, polifenoli ecc..

Sull’etichetta leggo: Iso Tè ha un ORAC > 2000.

E’ la prima volta che vedo il valore dell’ORAC in un prodotto. Cosa significa questo termine? L’ORAC indica l’Oxygen Radical Absorbance Capacity, una misura della capacità antiossidante di un campione che può essere un alimento o un campione biologico come plasma, siero ecc…

Valutare in un campione i livelli di singole molecole antiossidanti, richiede tempi lunghi e costi elevati, mentre con la metodica ORAC si ha un singolo valore che viene interpretato come una misura che riflette il patrimonio in antiossidanti. Sono passati circa quindici anni da quanto è stata messa a punto la metodica per valutare l’ORAC e sono stati eseguiti numerosi dosaggi per stilare una specie di classifica tra vari alimenti vegetali, succhi e integratori.

Del tè verde e di altri tipi di tè, dei polifenoli che contengono, tra cui le catechine che sono ingredienti su cui si concentrano molti studi, parlerò prossimamente. Per ora diciamo che sul business del tè verde, si concentrano circa 15 aziende. Tra le principali ci sono la Indena, la DSM, la Cognis e la Naturex.

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Il pieno di caffeina …reloaded

caffeina in a mug

Torno a parlare della 1,3,7 – trimetilxantina, di cosa si tratta? Dell’alcaloide caffeina. Suoi parenti sono la teofillina del thè, la teobromina del cacao e la guaranina contenuta nel guaranà. Forse è la più popolare tra le sostanze che hanno attività stimolante sul sistema nervoso centrale. Gli è stato dedicato anche un libro: “Caffeina” in cui viaggiando dall’Asia e dall’America all’Africa e all’Europa, se ne ricostruisce la storia culturale e scientifica.

Ne è passato di tempo da quando il chimico tedesco Ferdinand Runge la isolò per la prima volta nel 1820.

La caffeina viene isolata da diverse materie prime come chicchi di caffè, foglie di tè ecc…Una volta isolata si presenta come una polvere bianca. Si usano diversi processi e tecnologie che presentano differenze considerevoli in termini di rese, costi e sostenibilità ambientale. L’estrazione può essere ottenuta con anidride carbonica, acqua o solventi organici come il diclorometano o acetato di etile (1, 2).

Ci sono moltissimi articoli scientifici che parlano della caffeina, conosciamo il suo assorbimento e metabolismo, ci sono dati sugli effetti di quantità elevate sul sistema nervoso centrale, non mancano i dati contrastanti.

E cosa c’è di nuovo? Uno snack prodotto mediante infusione nella caffeina, è stato presentato all’ultimo All Candy Expo 2008 di Chicago. Si chiama Engobi. Ma non è l’unico, ci sono anche le “Phoenix Fury” chips in cui la caffeina è associata a taurina, e Vitamine del gruppoB.

engobichips and caffeine

E i semi di girasole, come questi.

Ma la caffeina trova anche numerosi altri impieghi, per esempio nelle gomme da masticare. Nell’acqua, si chiamano caffeinated waters.

Nel settore cosmetico ho scoperto saponi alla caffeina e lucida labbra, e ricordate le calze?

Quanta caffeina pensate di introdurre ogni giorno? Nel sito Decoffea si trovano i livelli di caffeina in diversi prodotti, dagli Energy drinks alle cole.

E per sdrammatizzare, in quale zona della Caffeine Curve vi trovate?.

caffeine curve

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Arrivederci penne?

Arrivederci, Penne? Food Inflation Takes Its Toll on the Italian Diet è il titolo scelto dal Wall Street Journal per parlare dei cambiamenti dei consumi e delle abitudini alimentari degli italiani “I rincari degli alimenti penalizzano la dieta degli italiani”. Secondo il quotidiano americano, infatti, “i continui rincari dei generi alimentari costringono anche gli inventori della dieta mediterranea a ridurla drasticamente a favore di cibi-spazzatura ricchi di grassi, zuccheri e sale. Ormai, i più poveri tra gli italiani si alimentano sempre di più come gli americani poveri”.

Alcune considerazioni, le avevo già scritte qui. Non ho cambiato le mie riflessioni sulle cause del cambiamento degli stili alimentari degli italiani, sono modelli che si evolvono e non possono essere solo i prezzi la causa principale.

Leggere l’intervista è sconfortante, è sbagliato generalizzare, ma si penalizzano i cibi con carboidrati complessi che tra l’altro danno un maggiore senzo di sazietà e si favoriscono i cibi grassi e bibite dolci?

Un po’ di tempo fa avevo cercato dei dati sulla relazione tra composizione dei cibi in nutrienti (zuccheri, grassi, proteine..), potere saziante ed effetti sui livelli di ormoni (insulina) e neurotrasmettitori (grelina, leptina, colecistochinina ecc..) che regolano la fame e la sazietà a livello dell’ipotalamo. E’ un argomento complesso, i cui meccanismi molecolari non sono compresi con precisione, provo a sintetizzare qualche informazione.

Il potere saziante dei cibi è una variabile fondamentale per controllare lo stimolo della fame. L’azione maggiore è esercitata dalle proteine, seguono poi i carboidrati e all’ultimo posto i grassi.

-Se consideriamo cibi complessi, dobbiamo considerare che i prodotti e i piatti preparati o elaborati risultano molto meno sazianti degli alimenti semplici.

-I cibi ricchi di proteine ma poveri di grassi, come la maggior parte della carne e del pesce (esclusi carni e pesci grassi), hanno indici piuttosto alti di sazietà.

-L’indice è correlato alla quantità di fibre di un alimento poiché questi composti nell’intestino rallentano la digestione degli alimenti e quindi prolungano il senso di sazietà. Questo spiegherebbe perché frutta, ortaggi e in particolare i legumi hanno elevati poteri sazianti.

-Interessante l’impatto dei grassi alimentari sui processi che mediano il meccanismo che contribuisce alla sazietà. Il senso di pienezza generato dai grassi alimentari, è associato ad un consumo in eccesso di alimenti ad elevato contenuto di grassi, cio’ è da mettere in relazione all’effetto edonistico del cibo. Introduciamo una notevole quantità di grassi prima che i segnali di sazietà possano intervenire ed influenzare il comportamento alimentare.

-La sazietà è influenzata anche dalla cottura dei cibi. Alcuni studi recenti hanno dimostrato che le french fries hanno un basso potere saziante rispetto a patate semplicemente bollite.

L’argomento è vasto e ancora molto è da comprendere. I modelli e i pasti sperimentali usati fino ad oggi negli studi, non riescono a riassumere la complessità dei meccanismi coinvolti nell’insorgenza della fame e della sazietà, i tanti fattori che entrano in gioco.

Un giro in rete e qualcosa mi dice che la sazietà e i fattori che la innescano, stanno stimolando la creazione di prodotti integratori e alimenti innovativi, guardate questi satiety smoothies.