Oggi ho imparato un termine nuovo: leanwashing

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Conoscevo già il termine Greenwashing. Oggi ho imparato un termine nuovo: Leanwashing, è stato coniato da EnviroMedia una società di pubbliche relazioni / marketing che concentra le sue attività in particolare su campagne per la salute pubblica negli USA. Proposto nel 2012, ha l’obiettivo puntare l’attenzione sui messaggi salutistici fuorvianti e ingannevoli che appaiono sulle confezioni o pubblicità alimentari.

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Ne sono nati un sito e un tool interattivo per postare, votare e commentare su queste affermazioni. Chiunque può contribuire con le proprie segnalazioni, creare un account e caricare video pubblicitari di prodotti la cui confezione o pubblicità è da lui giudicata ingannevole. Saranno poi gli altri utenti a confermare l’ingannevolezza con i loro commenti e rispondendo ad alcune domande selezionate da un team di esperti scelto da Enviromedia.

Sulla base dei dati raccolti fino ad oggi ecco alcuni termini piu’ citati come fuorvianti: Naturale, Realizzato con cereali integrali, leggero.

Diversi esempi di spot ritenuti ingannevoli (bibite, prodotti dimagranti) sono stati già caricati nel sito,

Il Fatto alimentare si è piu’ volte interessato negli ultimi mesi di pubblicità fuorvianti con riferimenti alla salute. Mentre penso ad altri esempi, vi segnalo questa pubblicità sulla Dieta Tisanoreica, la famiglia riunita a tavola e si lascia intendere che i prodotti con questo marchio siano adatti a tutta la famiglia, compresi i bambini.

R-tisanoreica

Insidioso lo slogan che dice “Non sono a dieta, sono in Tisanoreica”, facendo passare quest’ultima come qualcosa assai diverso da un regime alimentare basato sulla riduzione delle calorie.
Definire l’insieme dei prodotti come “il cibo migliore per il bene nostro e dei nostri figli” non lascia perplessi anche voi?.

Fonte immagini


Professione gastro-photoreporter. Zucchero di canna. A qualcuno piace grezzo

Granulare o in zollette? cristallino, raffinato, grezzo, integrale, panela e mascavo. Demerara, golden caster e raw cane, sono diversi i termini per descrivere lo zucchero di canna che in molti preferiscono allo zucchero di barbabietola attribuendogli proprietà nutrizionali particolari.Ma alzi la mano chi sapeva che certi produttori usano il colorante caramello per accentuare il colore bruno-dorato dello zucchero di canna grezzo o integrale?. Ecco l’etichetta.

Grazie a Michele per la foto.

In quali altri prodotti di cui ho scritto in precedenza, ho incontrato il caramello?


Dov’è il succo di melograno? POM Wonderful vs Coca Cola Minute Maid

Guardate nel video cosa ha messo in piedi la POM, azienda USA produttrice di succo di melograno (100%) per far comprendere la differenza in composizione del proprio prodotto rispetto al succo della Coca Cola Minute Maid.

Stupore e meraviglia dei clienti davanti allo scaffale con bottiglie vuote dei succhi. Ad essere precisi il prodotto Minute Maid sotto osservazione è un blend di vari succhi tuttavia nella confezione l’immagine del melograno campeggia in evidenza accanto agli altri frutti.

Leggo che la POM negli ultimi anni ha intrapreso varie azioni legali contro aziende concorrenti. Oltre alla Coca-Cola Minute Maid, anche PepsiCo Tropicana e Ocean Spray sono state accusate di messaggi fuorvianti riportate su confezioni di prodotti in cui il succo di melograno è tra gli ingredienti.

E’ curioso che la POM stessa comunque in seguito sia stata oggetto di attenzione da parte della Federal Trade Commission’s (FTC) per messaggi salutistici considerati fuorvianti. Tutto ciò nonostante i 25 milioni di dollari di ricerche sponsorizzate dall’azienda. Questi i claims comparsi su banner e pubblicità:

– Studi clinici provano che il succo POM previene, riduce il rischio e tratta patologie cardiache, riduce la palacca aterosclerotica, abbassa la pressione arteriosa.

– Studi clinici provano che il succo POM previene e riduce il rischio del cancro alla prostata.

– Studi clinici provano che il succo POM previene e riduce il rischio delle disfunzioni erettili.

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Una class action contro la POM è stata avviata anche da una associazione di consumatori in Florida. Il motivo è sempre lo stesso, l’azienda è accusata di diciture salutistiche fuorvianti.

La POM comunque va avanti per la sua strada e ci riprova con le sue POM pills,

Come sono finita a leggere di POM Wonderful e delle sue vicende legali? partendo dal nuovo docu-film di Morgan Spurlock, sì quello di Supersize me.

Murgon si diverte in questo nuovo lavoro iper-sponsorizzato che punta l’attenzione sul fenomeno delle sponsorizzazioni più o meno occulte. E chi è tra i main sponsor? POM wonderful! Il prodotto si chiama infatti: Pom Wonderful presents: The greatest movie ever sold.

Fonti:

Foodpolitics.

La settimana del melograno: i claims salutistici/

POM Wonderful not so wonderful after all says the FTC


Come imitare i mirtilli neri e rossi

Da alcuni giorni sui media oltreoceano sono arrivati i fake blueberries, anche chiamati artificial flavoured and coloured blueberries.

Fake blueberries? già, si tratta di mirtilli finti fabbricati con zucchero, olio vegetale, aromi e perfino coloranti (red #40 and blue #2). Vengono usati come ingredienti in muffin e cereali al posto dei mirtilli autentici. I fake blueberries sono stati individuati in prodotti della Kellogs e General Mills. Ricostruendo le notizie e andando indietro negli anni, si scopre che in passato altri casi erano stati già segnalati come i waffles surgelati Aunt Jemima che ho ripreso nell’immagine.

Recentemente anche imitation cranberries, cioè mirtilli rossi finti sono apparsi sul mercato. La campagna del 2010 contro i fake cranberry e l’etichetta fuorviante con cui erano stati proposti, era rivolta all’azienda artefice della loro produzione, la Ocean spray. Ocean spray? Già, l’azienda che si è vista rifiutare dall’EFSA il messagio salutistico sui suoi Cranberry Products® e protezione da infezioni delle vie urinarie.

Tutto ciò mi ha incuriosito e mi sono messa a cercare in quali prodotti sono presenti frutti rossi o mirtilli e in che percentuali li troviamo tra gli ingredienti di barrette e snacks in vendita in Italia. I risultati nel prossimo post.

Fonti:

The blueberries in your food could be fake.

Fake dried cranberries and other social media fails

– Ocean Spray Cranberry Products® and urinary tract infection in women – Scientific substantiation of a health claim related to Ocean Spray Cranberry Products® and urinary tract infection in women pursuant to Article 14 of Regulation (EC) No 1924/2006


Avena e betaglucani. I pareri discordi dell’EFSA e dell’Antitrust

Cosa hanno in comune OatWell, e Pasta Riso Scotti ai betaglucani? la presenza di avena come fonte di betaglucani appunto.

L’Autorità Antitrust a cui sono state segnalate le presunte proprietà della pasta Scotti di “ridurre” il colesterolo” ha giudicato non corretto il messaggio dell’azienda. Nella sentenza N. 21851 del 01/12/2010, troviamo scritto che «all’alimento reclamizzato non possono essere attribuite le caratteristiche salutistiche vantate».
L’Antitrust ha motivato la condanna riportando un parere tecnico dell’Efsa secondo cui il regolare consumo di betaglucani, contribuirebbe a «mantenere le normali concentrazioni di colesterolo nel sangue», non a ridurlo.

La Pastariso Scotti contiene farina di riso, fibra di orzo con betaglucani (7%), gemma di riso 2%, mono e digliceridi degli acidi grassi. La quantità di betaglucani forniti dalla PastaRiso è inferiore a quella stabilita dalla comunità scientifica in relazione al controllo del colesterolo ( per la precisione 3g). Per questi motivi, la campagna stampa dell’azienda, è stata considerata come “pratica commerciale scorretta“.

Al contrario, credo proprio che si festeggi da alcuni giorni alla Creanutrition, azienda associata alla Swedish Oat Fiber (SOF) perchè sulla base della letteratura scientifica allegata alla pratica sottoposta al giudizio degli esperti EFSA, il claim salutistico di OatWell® “riduce il colesterolo,” “oat beta-glucan can actively lower/reduce blood LDL and total cholesterol” è stato considerato corretto dall”EFSA (EFSA Journal 2010, 8,12). OatWell® viene proposto in due versioni contenenti rispettivamente il 22% o 28% di betaglucani.

Sul sito della Creanutrition, sono mostrate anche altre approvazioni del claim salutistico. Prima dell’EFSA si sono espressi a favore del claim anche la FDA nel 1997, la Swedish Code of Practice nel 2001 e la francese AFSSA nel 2008. Una porzione di 50g di cereali contenenti OatWell apporta da 0.75 g a 1.50 g di ß-glucani.

Il sito internet offre una vasta bibliografia da consultare, tutta sugli effetti dell’oat Bran sui livelli plasmatici di colesterolo e colesterolo-LDL. Illustrati con utili grafici e immagini i meccanismi molecolari coinvolti. Non mancano dati sulle proprietà fisiche di OatWell e sulle sue numerose applicazioni alimentari. Il sito internet di CreaNutrition offre un buon esempio di come dovrebbero proporre le proprietà salutistiche le aziende che si candidano a vedere approvati dall’EFSA i claims che riguardano la salute.
Se vogliamo fare un confronto, questo pdf è l’unico documento allegato al sito di Riso Scotti per trattare gli effetti fisiologici dei beta-glucani.

Fonti:
– Scientific Opinion on the substantiation of a health claim related to oat beta-glucan and lowering blood cholesterol and reduced risk of (coronary) heart disease pursuant to Article 14 of Regulation (EC) No 1924/2006
(pdf)


10 cose che gli italiani non vorrebbero trovare sulle etichette dei prodotti alimentari quando le leggono

Ispirata da Il fatto alimentare, rilancio l’elenco delle cose che gli italiani non vorrebbero trovare sulle etichette dei prodotti alimentari:

1- La lista degli ingredienti tradotta in 11 lingue e scritta con caratteri tipografici microscopici

2- Cifre incomprensibili sulla superficie di lattine e scatolame vario. Alzi la mano chi sa decifrare questa appena letta su una scatola di biscotti: L05020 082000

3- Il termine “aromi” che non informa affatto sulla provenienza dei composti usati come aromatizzanti.

4- La scritta “olio vegetale” o “grasso vegetale“, senza indicare il tipo di olio o la miscela di oli impiegati.

5- La scritta in evidenza “solo grassi vegetali” per scoprire poi che tra gli ingredienti ci sono i “grassi idrogenati.

6 – Foto enormi dei prodotti che occupano la maggior parte dello spazio frontale relegando le scritte piu’ utili sui bordi laterali, in corrispondenza delle pieghe o addirittura in basso.

7 -Il numero 80 indicativo dello stato italiano nel codice a barre in un prodotto fabbricato in Spagna.

8- Le tabelle nutrizionali dei cereali per la prima colazione, con un elenco di 16 componenti affiancati da 38 valori numerici e 14 percentuali

9 – Gli snack salati a forma di patatine che anziché 3 ingredienti (patate, olio e sale) ne contengono un numero variabile da 19 a 30.

10 – Pubblicità ed etichette fuorvianti, come queste o queste.

E adesso tocca a voi…cosa aggiungiamo?


Yakult non protegge il tratto respiratorio e non rafforza le difese imunitarie

Anche Yakult cade sotto il giudizio dell’EFSA. La documentazione presentata dall’azienda produttrice di Yakult per difendere il claim “rafforza le difese immunitarie e protegge il tratto respiratorio dalle infezioni ” non ha convinto l’EFSA. Respinti i claims.

No proof yakult cold defence claim

Let-s-talk-Yakult-tells-EFSA-after-negative-opinion

Scientific Opinion on the substantiation of a health claim related to Lactobacillus casei strain Shirota and maintenance of the upper respiratory tract defence against pathogens by maintaining immune defences pursuant to Article 13(5) of Regulation (EC) No 1924/2006

L’80% delle diciture salutistiche proposte sulle etichette alimentari sono scorrette


E 476. A cosa serve il poliricinoleato di poliglicerolo?

Oggi in uno snack “Cereali e cacao” della Nestlè, tra gli ingredienti ho trovato il poliricinoleato di poliglicerolo come emulsionante. L’acronimo con cui è noto tra gli addetti ai lavori è PGPR.

Il nome dell’emulsionante è eloquente, almeno per chi ha già masticato un po’ di biochimica e ha già sentito parlare di grassi e di trigliceridi (esteri del glicerolo). Il nome ci dice insomma che nella composizione del poliricinoleato di poliglicerolo entra l’acido ricinoleico., un idrossiacido che è estratto dal ricino (Ricinus Communis), una pianta originaria dell’Asia tropicale appartenente alla famiglia delle Euforbiacee.

Il poliricinoleato di poliglicerolo viene ottenuto da una reazione di esterificazione a partire da poliglicerolo + acido ricinoleico. Per descrivere la storia del poliricinoleato di poliglicerolo occorre partire quindi dai due componenti.

L’acido ricinoleico è il componente principale dell’olio di ricino. Negli ultimi anni la coltivazione del ricino è aumentata e anche l’olio ha acquistato valore per i suoi numerosi utilizzi. L’olio di ricino (o castor oil) trova impiego oltre nell’industria alimentare anche nell’industria farmaceutica, tessile, cosmetica. E’ utilizzato anche come lubrificante per motori e automobili. Ecco un utile link in cui sono elencati i numerosi suoi derivati.
I paesi produttori dell’olio di ricino sono: India, Cina, Brasile, Paraguay, Etiopia, Filippine, Russia, Tailandia. La produzione Indiana copre circa il 65% del mercato, seguita dalla Cina e dal Brasile.
L’estrazione dell’olio dai semi segue diverse tappe simili a quelle impiegate per estrarre altri oli vegetali, si fa uso di solventi (esano o eptano) a cui seguono diverse tappe di raffinazione. L’olio di ricino che si ottiene si usa come tale o dopo essere stato idrogenato.

Come si ottiene l’olio di ricino (castor oil)

Per quanto riguarda il poliglicerolo ( o poliglicerina) è un polimero del glicerolo. Sappiamo che il glicerolo è contenuto in tutti i trigliceridi presenti nei grassi sia animali che vegetali. Per la sintesi del polimero, vengono fatte reagire insieme diverse molecole di glicerolo, ne deriva che il polimero finale presenta numerosi gruppi –OH che saranno i gruppi funzionali per la sintesi degli esteri come l’emulsionante da cui siamo partiti. Il poliglicerolo nella cui composizione -come schematizzato nell’immagine -possono entrare fino a 20 unità di glicerolo, ha diverse proprietà funzionali.

https://i0.wp.com/www.hyperpolymers.com/polyglyc.gif Struttura del poliglicerolo

Torniamo al poliricinoleato di poliglicerolo, che funzione ha questo liquido viscoso insolubile in acqua e solubile nei grassi e oli, nella produzione del wafer al cioccolato? E’ usato come agente modulatore della viscosità. In rete si trovano comunque altre possibili giustificazioni al’ingresso dell’emulsionante nelle filiere produttive, esso verrebbe usato per sostituire la fase grassa e ridurre la quantità di burro di cacao. Dal 2006 quindi le multinazionali tra cui Nestlè e Hershey hanno iniziato ad utilizzarlo per ridurre i costi produttivi e ne deduciamo che la sua presenza o la presenza di altri poliesteri può essere considerata un buon indicatore della qualità non eccelsa del prodotto.

Fonti:

Product Information Polyglycerol Polymer
Kind of Emulsifiers


Olio extravergine e messaggi fuorvianti: E’ Class action in California e in Florida

E’ una coincidenza, ma per il terzo anno mi trovo nel mese di agosto a parlare di olio d’oliva, di marchi storici del Made in Italy come Bertolli, Filippo Berio, Carapelli visti dalla parte degli importatori, e non sono notizie piacevoli. Marchi che sono esportati all’estero ma sono in vendita anche negli scaffali di supermercati e centri commerciali in Italia.

Da quando scrivo sul blog ho già parlato dell’articolo di Rose Gray sul Guardian, di Tom Mueller su The New York Times. Poi è arrivato il Dossier Olivenöl sugli oli extravergine nei supermercati tedeschi. Nel 2009 la ricerca voluta da Which? su campioni di olio “extravergine” in vendita in alcuni supermercati inglesi.

L’agosto 2010 registra invece notizia di un gruppo di ristoratori e chefs della California che hanno denunciato i messaggi ingannevoli e fuorvianti di diversi marchi. Bertolli, Filippo Berio, Carapelli, poi Star, Colavita, Mezzetta, Pompeian, Rachael Ray, Mazolla e Safeway Select sono accusati di vendere oli in pessime condizioni, rancidi e adulterati. Coinvolte anche catene di negozi e distributori, accusati di non aver verificato la qualità degli oli messi in vendita, nonostante i ripetuti articoli di denuncia apparsi sulla stampa negli anni precdenti.

Ne è derivata una azione di class action contro i produttori di olio Pompeian, Bertolli e Filippo Berio. Il Brand Bertolli copre circa il 40% del mercato USA, alla Salov va circa il 20%.

Tutto deriva da una ricerca svolta da diversi laboratori: l’Australian Oils Research Laboratory e l’ University of California, Davis Olive Center. I vari campioni (14 brands importati e 5 brands di extra virgine made in California) sono stati analizzati utilizzando parametri in accordo con le indicazioni dell’International Olive Council (IOC), del Dipartimento dell’Agricoltura USA, e altri metodi adottati in Germania e Australia.

I saggi hanno evidenziato che una certa percentuale degli oli non rispettava gli standard di qualità degli oli extravergine facendo ipotizzare: episodi di adulterazione e miscelazione con oli raffinati e meno costosi, pessime qualità organolettiche dovute a processi ossidativi e/o all’uso di olive stoccate in modo improprio o danneggiate.

Oggi ne parla anche il Salvagente con il titolo “Ma davvero è extravergine? L’olio italiano fa discutere gli Usa” sottolineando che “tra i bocciati, ci sono nomi eccellenti del made in Italy, come Carapelli, Bertolli, Colavita e Filippo Berio”.

Ma possiamo ancora considerare gli oli della Berio, Carapelli, Bertolli venduti negli USA come prodotti italiani? Carapelli e Bertolli sono di proprietà della spagnola SOS.

E dopo la California si parla di class action anche in Florida. Di nuovo coinvolti i marchi Bertolli e Filippo Berio.

Fonti:

Extravergine: Class action

Lawsuit targets olive oil brands denounced in Davis study

report: most-imported-extra-virgin-olive-oils-aren’t

Olio made in Italy: bocciati e promossi.continua

Sos olio extravergine d’oliva Made in Italy

Olio made in Italy: bocciati e promossi


Cedrata, spuma e chinotto a km zero

Hanno una etichetta vintage con pin up ammiccanti. Tema che negli ultimi anni è stato riproposto anche da varie altre aziende produttrici di bibite analcoliche come chinotto, cedrata.

Quando si parla di spesa e di prodotti alimentari a Km zero, a quanti Km facciamo riferimento? Diciamo che queste bibite che ho trovato in un bar a Fermo le potremmo considerare locali, 🙂 infatti si fabbricano nelle Marche.

Cosa contengono?

Cominciamo dalla Spuma nera Acqua, zucchero, aromi, anidride carbonica. Acidificante: Acido citrico, conservante: sodio benzoato, colorante:Caramello E 150d

Cambiando l’ordine degli ingredienti abbiamo il Chinotto: Acqua, zucchero, caramello 150d, aromi, anidride carbonica. Acidificante: acido citrico, conservante: sodio benzoato.

Coloranti e aromi anche nell’Aranciata Acqua, zucchero, succo d’arancia 12%, acidificante: Acido citrico, aromi, anidride carbonica, conservante: sodio benzoato, colorante: E110

Come si ottiene il colore giallo fluorescente della cedrata? Cedro? macchè. Acqua, zucchero, Acidicante: Acido citrico, Aromi, Anidride carbonica, conservante:sodio benzoato, coloranti: E102, E132

Leggo nel sito aziendale che le bibite “sono prodotte ancora con gli stessi metodi e le stesse ricette degli anni ’50”.

Sarà invece utile modificare la formula perchè la legislazione su alcuni dei coloranti inclusi tra gli ingredienti è cambiata. Tutto è iniziato nel 2007 dopo la pubblicazione di uno studio inglese, nel quale si sosteneva l’esistenza di un nesso tra i coloranti artificiali e l’iperattività dei bambini. L’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) ha in seguito avviato una nuova valutazione scientifica di tutti i coloranti artificiali. Per i coloranti artificiali giallo chinolina (E104), giallo arancio S (E110) e rosso cocciniglia A (E124) l’Efsa ha deciso la riduzione della dose giornaliera accettabile (DGA). Nessuna variazioni per la tartrazina (E102), l’azorubina/carmoisina (E122) e il riosso allura AC (E129). L’autorità però ha ricordato che se i bambini bevono in gran quantità bevande zuccherate contenenti E 122 ed E 129 potrebbero superare la dose giornaliera accettabile. Per la tartrazina (E102) il panel ha evidenziato la possibilità di intolleranze o reazioni cutanee “in una piccola parte della popolazione”.

A partire dal 20 luglio 2010 gli alimenti contenenti i coloranti E 102, E 104, E 110, E 122, E 124 ed E 129, dovranno recare, accanto alla denominazione (E), anche la scritta “può influire negativamente sull’attività e l’attenzione dei bambini” come riportato nell’allegato V del regolamento europeo 1333/2008. Gli alimenti presenti nel mercato o etichettati prima di questa data possono essere commercializzati fino alla data di scadenza.

Sono esclusi dall’obbligo gli alimenti in cui il colorante è stato utilizzato per la marcatura a fini sanitari o di altro tipo su prodotti a base di carne o per la stampigliatura o la colorazione decorativa dei gusci d’uovo.

Per riepilogare, i coloranti oggetto di questa normativa sono:
E 102: tartrazina
E 110: giallo tramonto FCF, giallo arancio S
E 104: giallo di chinolina
E 122: azorubina, carmoisina
E 129: rosso allura AC
E 124: Ponceau 4R, rosso cocciniglia A

Se avvistate una bibita o un prodotto con la dicitura “può influire negativamente sull’attività e l’attenzione dei bambini me lo fate sapere? anche se credo che si passerà ad usare altri coloranti, come sta già accadendo.

Cosa ho già scritto sui coloranti presenti nelle bibite? ecco i posts precedenti su prodotti contenenti Tartrazina, caramello e rosso allura.

Links

EFSA: faq foodcolours

EFSA e coloranti azoici