Flabel. Lo studio sull'atteggiamento dei consumatori europei e sulla etichettatura alimentare e nutrizionale

Che atteggiamento hanno i consumatori europei davanti ad una etichetta alimentare?

Quale attenzione riservano alla lettura degli ingredienti?

Le informazioni nutrizionali sul packaging influenzano le scelte alimentari?

Quanto l’informazione nutrizionale è effettivamente accessibile sulle confezioni alimentari in Europa?

Alcune risposte a queste domande ci arriveranno da FLABEL (Labelling to Advance Better Education for Life), un progetto di ricerca finanziato dall’UE con 2.8 milioni di euro. Visto che da queste parti si parla spesso di etichette alimentari, si seguirà attentamente l’evolvere del progetto.

La prima fase ha riguardato la valutazione di quanto i consumatori sono esposti alle etichette nutrizionali in tutti i 27 Stati Membri dell’UE e la Turchia. Dati precedenti mostravano differenze notevoli tra i paesi sia nel tipo che nell’estensione delle informazioni. In ognuno dei 28 paesi, il FLABEL è stato condotto su tre tipologie di rivenditori per coprire un’ampia gamma di produttori. Per l’Italia l’indagine è stata condotta a Roma, presso il Carrefour, Ipercoop, Dico.

Sono state prese in considerazione cinque categorie di prodotti: 1) biscotti dolci, 2) cereali da colazione, 3) piatti pronti congelati pre-confezionati, 4) bevande analcoliche frizzanti, e 5) yoghurt.

Avete mai pensato che la posizione delle informazioni sia rilevante? sembra di sì. Tra gli obiettivi del progetto registrare:

– le posizioni delle informazioni nutrizionali presenti sulla confezione (fronte della confezione, FOP, front-of-pack ) rispetto a retro della confezione (BOP, back-of-pack ),

-raccogliere informazioni sul formato con cui vengono presentati i dati nutrizionali (ad es. tabella ), quali dati vengono indicati (nutrienti, calorie) e se sono presenti loghi con riferimenti alla salute o affermazioni sulla nutrizione.

Dopo sei mesi di ricerca e più di 37.000 prodotti valutati in un totale di 84 rivenditori, i primi risultati.

-Le informazioni nutrizionali sono ampiamente presenti nelle cinque categorie di prodotti. In media l’85% dei prodotti valutati contiene le informazioni nutrizionali sul retro della confezione, variando dal 70% della Slovenia a più del 95% in Irlanda, UK e Olanda. Il formato BOP più diffuso è la tabella o la lista del valore nutrizionale e della composizione dei nutrienti per l’84%, sottolineando sia i “Big4” (calorie, proteine, carboidrati, grassi; 34%) sia i “Big8” (“Big4” più zuccheri, grassi saturi, fibre e sodio; 49%).

-Le affermazioni sulla nutrizione e le GDA (Guideline Daily Amount) costituiscono le forme prevalenti di informazioni nutrizionali FOP (fronte della confezione), le affermazioni sulla nutrizione variano dal 12% in Estonia al 37% in Irlanda e Portogallo,

-La Svezia e l’Olanda sono gli unici paesi dove sono presenti dei loghi con messaggi salutistici come Swedish keyhole, Choices logo, Healty choice clover.

E ora qualche dato su cui riflettere:

Meno di un terzo dei consumatori rivela di aver cercato le informazioni nutrizionali sulla confezione (dal 9% in Francia al 27% in Inghilterra).

Più del 60% degli interpellati guarda il fronte della confezione, mentre meno del 15% guarda altre parti. Ne deriva che poichè le informazioni nutrizionali sono in prevalenza sul retro delle confezioni, passano inosservate alla maggior parte dei consumatori.

-In media, i consumatori europei spendono circa 35 secondi maneggiando i singoli prodotti.

etichette alimentari europee

Fonti:

Flabel

-Penetration of nutrition information on food labels across the EU-27 plus Turkey in European Journal of Clinical Nutrition (2010) (pdf)

Nutrition labels everywhere in Europe

FEi-on line

Food-and-Nutrition/Keyhole-symbol

Food labels – Who reads them? Do they understand them?


9 commenti on “Flabel. Lo studio sull'atteggiamento dei consumatori europei e sulla etichettatura alimentare e nutrizionale”

  1. Grissino ha detto:

    Per me funziona cosí: quando compro un prodotto nuovo (o devo sceglierlo), leggo tutti gli ingredienti e le informazioni. Stabilito che puó essere messo nella lista degli “approvati”, non guardo piú la confezione.
    Magari ogni tanto ricontrollo, casomai abbiano cambiato gli ingredienti!

  2. Marco ha detto:

    Anch’io più o meno mi comporto come Grissino anche se devo dire che non mi interessa molto la tabella nutrizionale, preferisco leggere dettagliatamente la lista degli ingredienti… Per esempio, più che sapere QUANTI grassi ci sono in un prodotto mi interessa sapere QUALI grassi sono presenti: meglio un biscotto con un po’ di burro piuttosto che un altro, magari con meno grassi ma di palma o idrogenati…

  3. davide ha detto:

    secondo me spendere 2,8 milioni di euro per avere come risultato che la popolazione si è stufata di leggere le etichette incomprensibili è una spesa inutile.
    per il vino ad esempio avevano proposto di inserire dei loghi che identificassero la presenza / assenza di glutine (una spiga barrata oppure non barrata) e altri prodotti allergenici.
    è stata rifiutata la richiesta e quindi dovrà essere scritto per intero la presenza di allergeni.
    secondo alcuni esponenti del settore legislativo il problema è che in nord europa percepiscono il cibo come un medicinale, e come tale devono essere indicati gli effetti collaterali, mentre noi sudeuropei (francia, italy, spagna, portogallo, grecia) abbiamo una visione del cibo più sana…
    gli ideogrammi e i loghi sono perfetti per supplire alla richiesta di informazioni di coloro che sono sensibili/allergici/eticamente predisposti ad acquistare cibo (bio, dolphin safe, no ogm) però è indispensabile che il consumatore principalmente non si interessi (non è obbligato a dover imparare la chimica degli alimenti) del contenuto dei cibi, ma sappia che se è sul bancone del supermercato c’è stata una serie di controlli da parte degli enti predisposti tali per cui il cibo che si acquista non uccide mangiandolo.

    ecco, semplicemente, le etichette pulite devono essere sinonimo di un sistema per la sicurezza alimentare che funzioni. Compro un giocattolo col marchio CE perchè so che è omologato.
    compro un cibo con un marchio (che ne so, OK? CE?) e so che c’è stata una serie di controlli di cui io posso ignorare l’esistenza che mi hanno salvaguardato.
    poi se sono disposto a spendere di più per comprare un prodotto bio, non voglio leggere tutta la tiritera, mi basta guardare un logo e mi dispongo per l’acquisto.

    sulle informazioni nutrizionali, facoltative, si potrebbe rafforzare il servizio clienti (imponendolo alle aziende) con un numero verde, un recapito posta, un sito internet in cui tutte le informazioni dettagliate possano essere liberamente consultate dal consumatore.

    insomma, è cibo. che il vino contiene solfiti, mi genera solo panico giacchè è dall’inizio della storia del vino che se ne mette. e la persona ignorante (nel senso che ignora cosa siano i solfiti) ha un comportamento durante l’acquisto che è influenzato da tali diciture. addirittura ogni tanto penso che tali diciture (positive e negative) siano discriminatorie per interi settori.

    non lo so, sto riassumendo delle percezioni e delle idee che sono due anni che mi girano in testa. però sicuramente l’idea che mi son fatto è che il sistema di etichettatura degli alimenti attuale
    – non migliora l’informazione del consumatore finale
    – non migliora la chiarezza delle informazioni contenute
    – non migliora l’asimmetria informativa (punto chiave della stesura del reg. CE 178/02 da cui è scaturita tutta la legislazione alimentare dell’ultimo decennio)
    – non favorisce l’acquisto dei prodotti sani e dei prodotti meno sani e fa confusione tra prodotto con molti ingredienti (ma non per questo più o meno sano per definizione)e prodotti con meno ingredienti (e ad errore considerati più sani)

    mi piacerebbe sentire le vostre considerazioni ed idee, presupponendo che quanto esposto sopra non sia necessariamente e completamente il mio punto di vista, ma una serie di considerazioni a supporto dell’idea che il sistema di etichettatura attuale non supporta lo scopo per cui è stato creato o pensato

    grazie
    Davide

  4. rosi ha detto:

    io credo che siano le etichette nutrizionali siano importantissime e che sia debbano scrivere sulla confezione tutte le informazioni possibili, studiando il modo di renderle più semplici e comprensibili. non vorrei, come consumatore, assumermi l’onere di dover telefonare per sapere quello che posso leggere da solo.
    è vero che se dalle informazioni nutrizionali riferite a 100 ml o 100 g di prodotto si deve risalire al contenuto in carboidrati, grassi o proteine della confezione, troveremo una bella percentuale di consumatori che non è in grado di fare il calcolo: ma il legislatore deve garantire l’informazione, e un’istruzione migliore dovrebbe ampliare il numero di chi sa calcolare una semplice proporzione. del resto anche quando assumiamo un farmaco e dobbiamo determinare il dosaggio, dobbiamo fare la stessa cosa.

  5. Marco ha detto:

    Sono d’accordo con Rosi: voi mettetele le informazioni sulle confezioni, possibilmente tutte e senza nascondere niente… poi starà alla sensibilità/istruzione/etica del singolo consumatore fare le proprie scelte.

    A me, come sostiene Davide, un sistema della sicurezza alimentare che funzioni non basta e meno male che Davide scrive “per cui il cibo che si acquista non uccide mangiandolo”, ci mancherebbe altro!

    Comunque, anche fra i prodotti sicuri e perfettamente “legali”, io vorrei una serie di informazioni che mi consentano di scegliere consapevolmente.

    Prendiamo ad esempio un sacchetto di biscotti. Vorrei conoscere tutti gli ingredienti: se c’è scritto grassi vegetali vorrei sapere se si tratta di palma, girasole, oliva e magari anche da dove arrivano (ad esempio vorrei che questi grassi non siano causa delle deforestazioni nel Borneo)… se ci sono le nocciole o altra frutta secca vorrei sapere se sono nocciole del Piemonte o della Turchia o dell’Iran… Se c’è il lievito vorrei sapere se è cremor tartaro o un lievito con i polifosfati… Se c’è il cacao preferirei il cacao equo e solidale che consente una vita dignitosa a chi lo produce e ai loro figli, piuttosto che il cacao macchiato di sangue delle guerre e del lavoro minorile in odor di schiavismo della Costa d’Avorio. In più se c’è la tabella nutrizionale leggo e analizzo anche quella. Chiedo troppo?

    Al termine, dopo aver letto le etichette, col mio acquisto premio il prodotto che ritengo più sano, con gli ingredienti più naturali possibili, meno dannoso per l’ambiente, possibilmente anche più equo e solidale… Sarà un caso, ma spesso dopo aver scelto mi ritrovo in mano anche il prodotto più buono!

    Vi ricordo che si vota più con la spesa di ogni giorno che con la scheda elettorale!

  6. la gaia celiaca ha detto:

    Ciao!
    Scusa tantissimo l’effetto “spam”, ma siamo in poche e abbiamo pochissimo tempo per avvisare tutti di un’importante iniziativa food-blogger contro l’omofobia!
    Trovi tutte le info qui e
    qui!

  7. Davide ha detto:

    carissimo Marco
    io non sostengo che il consumatore non debba sapere queste informazioni.
    anzi.
    queste informazioni sono indispensabili nel processo di acquisto di un prodotto alimentare.
    io sostengo che tali informazioni, frutto di una ricerca da parte del consumatore sono però facoltative e qualora fossero importanti per la mia decisione di acquistare il bene sono io che attivamente vado a ricercare (presso un ufficio consumatori, un call centeri, un sito internet) le informazioni.
    mi spiego meglio: deve esserci un valido sistema di risposte,onesto, possa essere anche terza parte (così diamo lavoro anche ai laboratori terza parte accreditati che hanno anche indipendenza nei giudizi e lavorano senza pressioni aziendali).
    detto questo:
    ero sarcastico e ironico nella descrizione che il cibo non uccide, ma un problema che per me è fondamentale per te non può esserlo:
    un esempio: un tonno che viene pescato senza uccidere i delfini. a me personalmente non importa, per cui il tonno che acquisto al supermercato lo compro senza leggere l’etichetta. e compro quello con la confezione più colorata. o quello meno costoso, dipende dall’umore.
    il giorno che mi faccio intenerire da studioaperto nel vedere il delfino che poveretto muore nella rete, faccio una ricerca online sul sito di questo o quel produttore, verifico chi è colui che pesca mediante un sistema di qualità Dolphin-safe poi vado al supermercato,verifico la differenza di prezzo e…acquisto ancora il tonno normale dopo due volte perchè l’esubero di prezzo mi sembra troppo importante (ironico).
    cioè: distinguiamo etichettamenti ETICI e NUTRIZIONALI da etichattamenti FUNZIONALI.
    non siamo più nel 1910 quando doveva essere scritto tutto sulla confezione: ora ci sono le tecnologie dell’informazione, scriviamo le cose importanti sulle confezioni in modo da non abbattere inutili alberi per cartacce che nessuno legge. e chi le legge non è contento e quindi comunque va su internet o chiama il call center.
    Sulla confezione, secondo me, l’etichetta deve essere pulita:
    biscotto, ingredienti: cereali, addittivi a b c, data di scadenza e peso. ovvero quelle cose che mi servono perchè dal frigorifero posso aprire la confezione, sapere il peso e sapere quanto tempo mi scade aperta.
    le informazinoi nutrizionali, o se quel lotto è contaminato con tracce di frutta a guscio (scritta come è scritta sulle confezioni è solo un modo per NON permettere a chi è allergico alla frutta a guscio di non comprar più niente perchè tutti si tutelano dicendo un aleatorio “nello stesso stabilimento in cui si lavora)…
    …ma stiamo scherzando???

    ti faccio un altro esempio: nel mondo del vino è entrata in vigore la normativa allergeni. se uso prodotti a base di uovo devo dichiararlo.
    ci sono gruppi di produttori che hanno deciso di dichiararlo comunque, quando sarà obbligatorio, anche se quell’annata non lavorano con le albumine, per non dover dopo trovarsi l’anno in cui sono obbligati ad usarlo e non vendere le partite di vino per un antiestetico e problematico da spiegare: CONTIENE ALBUMINE.
    scriviamolo tutti, sempre, su tutte le bottiglie. così la gente si abitua e non ci fa più caso

    secondo me non è un ragionamento corretto semplicemente perchè il principio stesso della chiarezza viene meno e coloro che davvero sono allergici o sensibili di fatto non trovano più alcun prodotto che possa essere acquistato in sicurezza.

    in laboratorio, molto semplicemente, ci scarichiamo dei certificati che attestano sul lotto specifico dei prodotti chimici che acquistiamo, il grado di purezza, i contaminanti e altre sostanze estranee del batch specifico. l’informazione sul bene che sto consumando è molto più completa, puntuale, precisa e soprattutto non è fuorviante.
    sarebbe curioso se si potesse estendere tale sistema di certificazione ai lotti e alle derrate alimentari…e soprattutto che il consumatore possa usufruire di tali dati e non solo gli addetti alla filiera
    a tale proposito mi piacerebbe sapere cosa ne pensa qualcuno che attua la iso 22005 o la uni 10939…

  8. Marco ha detto:

    @Davide…

    Quando sono al supermercato e devo scegliere fra due scatole di biscotti o fra due scatolette di tonno devo essere in grado di scegliere velocemente, tenendo conto che:

    1)non ho con me il pc per andare sul sito del produttore, scaricare e studiare tutta la documentazione sul prodotto.
    2)non ho con me l’elenco del telefono e la possibilità di chiamare il numero verde, perchè a volte vado a fare la spesa senza telefonino o perchè sono in un orario in cui il call center è chiuso o eternamente occupato.
    3)non ho ne’ il tempo ne’ la voglia di fare queste cose quando sono fra le corsie del supermercato.

    L’etichetta mi serve per decidere sul momento e perciò deve avere tutte le informazioni che mi interessano per fare l’acquisto giusto… poi magari approfondisco con tutta calma a casa…

    A questo punto tu mi chiederai se, quando sono a fare la spesa, io leggo tutte le etichette: EBBENE SI! E soprattutto mi soffermo quelle dei prodotti che non ho mai provato… immaginati la contentezza di mia moglie che di solito è di fretta!


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