Studenti gastro-photoreporter
Pubblicato: 2007/11/30 Archiviato in: C' è posta per TRASHFOOD, La foto del giorno 10 commentiStudenti universitari fiorentini in versione gastro-photoreporter, sono alcuni di loro che mi hanno inviato questa foto, immortalata presso la loro mensa universitaria. Per tutti coloro che pensavano che di grassi e di oli raffinati se ne facesse uso solamente nelle friggitorie e nei fast food ecco la prova che non è così e di olio di palma bifrazionato si fa largo impiego. Sto cercando dati sulla sua composizione, punto di fumo e diffusione nella ristorazione non solo collettiva. Avete mai letto la composizione di certi oli che ci vengono proposti come adatti per friggere?
Io ho provato a friggere anche a casa con l’olio di palma biraffinato ed ho notato che rispetto all’olio di oliva nella friggitrice lascia gli alimenti più asciutti e senza nessun gusto. Oltretutto se nella friggitrice si utilizza olio di oliva “normale” non sai bene cosa contenga in quanto mi sembra solo una piccola percentuale deve essere “olio di oliva” ed il resto ? quale e’ il punto di fumo di quella miscela ?
Ho cercato dati sull’olio di palma biraffinato ed ho trovato che ha un punto di fumo molto alto se non ricordo male intorno ai 240 gradi.
Grazie Giorgio.quindi tu lo trovi piu’ adatto in cucina?
Scrivendo “senza nessun gusto” io interpreto di no. Ma il problema é: é dannoso per la nostra salute un olio cosí “paciugato”?
Guarda io lo trovo meglio “solo” per la friggitrice casalinga, nel senso che riutilizzando l’olio più volte ti accorgi subito del degrado in termini qualitativi.
Pregio: costa molto meno dell’olio di oliva e puoi permetterti una più frequente sostituzione.
Difetto: viene venduto soltanto all’ingrosso !
Sarebbe bello scoprire cosa c’è dietro veramente e quanta chimica è stata utilizzata per ottenerlo per poterlo valutare correttamente.
Se ti interessa ho trovato una scheda tecnica relativa all’olio di palma biraffinato.
http://www.pellegrini-italia.com/Oli%20e%20Grassi.htm
Grazie Giorgio, io ho trovato l’immagine di una raffineria di oli vegetali.Se le nostre scelte alimentari di oli e grassi, oltre al punto di fumo, tenessero in considerazione anche le filere produttive, non sarebbe male.
Giorgio guarda che si dovrebbero mangiare cose fritte massimo 1-3 volte al mese quindi non é che la spesa sia esagerata. Poi di solito non si frigge con l’olio d’oliva ma con quello d’arachide che costa fra l’altro meno. Insomma, non vedo vantaggi nell’uso di questo prodotto chimico.
Certo che a leggere i prodotti di quell’azienda (e immagino le altre che producono grassi simili) si vede come ci sia un abisso di qualitá fra la pasticeria casalinga o di alta qualitá che uso solo ed esclusivamente burro (costoso ma dal gusto impareggiabile) e le varie pasticcerie di serie B e quella industriale che usa (nel miglior caso) miscele di margarina e burro e nelle peggiori, come si legge nella scheda, SEGO BOVINO.
BLEAH. E la gente manco legge le etichette dei prodotti che compra!
@Grissino
Forse ti è sfuggito il nome dell’azienda che ha pubblicato l’articolo che ho postato, ma guarda che se non sbaglio è la più grande catena di “mense aziendali” in Italia, quindi trai le tue conclusioni.
ho visto in tv, in un programma affidabile, che per estrarlo, in borneo sono fortemente incentivati a disboscare la foresta pluviale, sostituendola con coltivazioni intensive di palme da olio.
A parte i pro e i contro alimentari ed economici diretti, bisognerebbe tenere di conto anche i costi indiretti costituiti dall’ambiente che contribuiamo a degradare aumentando sempre la domanda di detto olio, guardando solo al nostro risparmio economico.