Una invasione di nome Pangasio
Pubblicato: 2008/11/18 Archiviato in: Te lo do io l'alert 29 commentiIl pangasio è un pesce della famiglia del pesce gatto. Allevato in Vietnam, soprattutto lungo il fiume Mekong,arriva nelle mense aziendali e in quelle scolastiche. In questo post tra i commenti se n’è già parlato, un articolo su La Stampa ci svela altri dettagli sul pesce “cannibale”
Fonte: Stampa.it
Tag: Pangasio Mense scolastiche Ristorazione collettiva Acquacoltura Vietnam Impatto ambientale
Non si capisce però molto di questa storia. Il pangasio è un pesce eticamente ed ecologicamente molesto (tipo l’infestante persico del nilo, il tonno rosso in via di estinzione)? Oppure è un pesce dannoso per la salute (e come facevano a venderlo)? Poco nutriente? Perché esiste una classifica nei ristoranti e nei negozi che ti dice: questo costa di più, perché è più equilibrato, più ricco di nutrienti… Non so: ma ‘sto pangasio non lo capisco proprio. Forse rompeva le scatole a qualcuno. E i cinesi non ci sono simpatici. Il surimi giapponese, che ha l’aria di essere un assemblaggio assai sospetto, non ha mai suscitato tanta cattiva stampa. E il pangasio come è in padella? L’ho mangiato da mia madre una volta, l’aveva comprato in un discount: non l’ho trovato particolarmente buono, ma mia madre non sa cucinare. Sospendo il giudizio…
no, al contrario, di questa storia si capisce molto – e’ un prodotto esclusivamente industriale, nel senso che viene allevato per i mercati esteri, sopratutto EU e US. E’ povero anzi poverissimo di qualita’ nutritive e allevato in acque poco sicure (fra l’altro il maggiore produttore e’ il Vietnam), il che induce a pensare ‘ma allora, perche’ lo si mangia… solo perche’ e’ economico ‘? non sarebbe meglio mangaire sardine o alici, visto che sono 1) economiche 2) di mari locali (e non d’allevamento). Il problema sorge sopratutto fra chi e’ preposto a regolamentare etc (e.g.: pubbliche istituzioni) e a dare linee guida a mense pubbliche, ospedali, carceri, case per anziani, proprio perche’ c’e’ di mezzo la salvaguardia di questi gruppi di popolazione (studenti e scolari, ammalati, anziani) da parte del settore pubblico. Fin tanto che un cittadino, ad es. tua madre, va al discount e compra pangasio, pur essendo informata sulle povere qualita’ e origini di questa specie, beh, sono un po’ fatti suoi (e tuoi che lo mangi), ma quando invece si permette che questo prodotto arrivi su mense pubbliche, ovviamente qualche dubbio fra gli operatori pubblici dovrebbe sorgere.
Per capire come va questa fetta del mercato ittico – insieme al tilapia, ci sono abbondanti dati qui:
http://www.eurofish.dk/indexSub.php?id=3158&easysitestatid=1880033909
[…] Sulla rete sta riscuotendo attenzione un pesce nuovo, mai sentito nominare… il Pangasio. E’ apparso nei menù di mense aziendali, mense scolastiche e tra i surgelati in vendita nei discount e nei supermercati, tanto che il blog Trashfood di Gianna Ferretti ha intitolato un post “Una invasione di nome Pangasio”… […]
Sì, va bene: ma cosa intendi con “acque poco sicure”? Vuoi dire che, se non ben controllato, può scapparci una partita di pesce nocivo alla salute? Non capisco ancora…
In alcune zone dell’Asia, particolarmente quelle interessate dal boom industriale, tutto quanto (scarti dell’industria e rifiuti di ogni genere) viene buttato in acqua – il Financial Times ne parla ogni tanto di questo problema. I paesi in via di sviluppo in genere non hanno ancora una visione precisa e regolamentata per quanto riguarda il discorso degli scarti industriali e inquinamento – in poche parole, allo sviluppo tecnologico introdotto non ha ancora fatto seguito una politica locale che regoli questo sviluppo in maniera sostenibile (leggi: ognuno fa un po’ quello che vuole, ergo, pure buttare rifiuti che non dovrebbe nelle acque o usare sostanze chimiche in eccesso per evitare che il proprio vivaio muoia; molte sostanze usate nei vivai sono proibite in altri paesi ma in Asia sono ancora relativamente facili da reperire e usare). La Cina, ad es., ha fatto passi avanti, ma ne deve fare ancora di piu’ per ‘riaggiustare’ l’impatto, d’altronde lo si e’ visto e commentato proprio in occasione dei giochi olimpici (aria irrespirabile). Dobbiamo poi tenere presente anche che un qualsiasi impatto ambientale non puo’ essere arginato geograficamente, prima o poi arriva a coinvolgere altre zone e ad avere conseguenze di vario genere (sociali, economiche etc). Nello specifico, se vai poi a curiosare in rete, scoprirai che la salute del fiume Mekong (dove questa specie e’ allevata) e’ minacciata proprio dalla pratica dell’acquacoltura intensiva, che in altre aree (Tailandia, Bangladesh etc) e’ stata seriamente compromessa.
Il Mê Kông è il fiume più lungo e importante dell’Indocina e uno dei maggiori dell’Asia, è l’undicesimo fiume più lungo del mondo […] Il fiume Mekong presenta gravi problemi di inquinamento dovuto agli scarichi di oltre 210 siti industriali, in particolare si rileva la presenza di metalli pesanti e di arsenico. E’ inserito nella lista dei dieci fiumi più inquinati al mondo. In Vietnam il problema dovuto all’arsenico interessa anche le acque di pozzo destinati all’uso potabile. Contrariamente a quanto spesso si afferma, la pesca abbondante e l’attività di acquacultura svolta nel delta del Mekong non sono indici di salubrità delle sue acque.
Tratto da wikipedia: http://it.wikipedia.org/wiki/Mekong
Mi piacerebbe che passasse di qui chi alleva questa specie ittica in altre aree, in Europa per esempio.
Dal poco che ho trovato sulla stampa e su internet non mi sembra che ci siano allevamenti di Pangasio in Europa…
no, infatti – e’ un prodotto di importazione, come dicevo prima i maggiori mercati sono l’Europa e gli US. Stesso dicasi per un’altra specie in arrivo dallo Zimbabwe, il tilapia (che pero’ forse in Italia ancora non si e’ visto, qui invece ora lo trovi ovunque)
Il problema che sta dietro al Pangasio è che siamo in una crisi economica nerissima e perciò temo che ci sarà un’invasione di questi prodotti “economici” e di “scarsa qualità”…
Concordo con Stefania che delle Sardine o delle Alici sono più economiche, sane e nutrienti del Pangasio…
Hai colto il punto, Marco – e non riguarda solo le specie ittiche. La recessione globale sta spingendo i consumatori proprio verso la spesa ‘economica’ , quella da offerte speciali applicate pero’ SOLO su prodotti di scarsa qualita’ – un esempio: le bibite gasate svendute in pacchi multipli. O gli snacks. Insomma, i prodotti alimentari che forniscoo calorie ‘vuote’. Si parla qui di come molti continueranno a fare un certo tipo di spesa ‘premium’ ma limitandosi a certi prodotti di qualita’, e andranno a fare la spesa piu’ grossa in posti tipo Asda (che e’ la WalMart in UK) o Tesco, chi ne soffrira’ saranno insomma i retailer fra queste due fasce. Devo dire pero’ che la situazione dell’UK e’ sempre particolare , non essendo il paese in una situazione di sicurezza alimentare (leggi: in grado di produrre localmente per l’intera popolazione). E che i pochi farmers markets stanno faticosamente lavorando sodo, e sono riusciti a contenere questi aumenti; essendo produttori nell’arco di 30 miglia, non spendono molto per partecipare ai mercati (che sono in mezzo all’aperto, quindi non c’e’ spesa per la struttura) e allo stesso tempo riescono a vendere al prezzo giusto per loro. Ancora da loro riesco a comprare una dozzina di uova per £2.40, mentre se vado al supermercato le uova mi costano il doppio e sono piu’ vecchie in quanto provenienti da aziende piu’ lontane e in quanto nel passaggio di mano in mano ne fa aumentare il prezzo. Questo anche per dire che NON e’ vero che tutto costi meno nei supermercati, anzi.
Ho avuto recentemente la fortuna di mangiare tale suddetta prelibatezza vietnamita nella mensa aziendale di niente popò di meno che Poste Italiane. Mentre masticavo trasognante per il piacere degustativo e incredula dell’energia acquisita all’istante, mi chiedevo: Ma, per dindirindina, se costa tre euro al kg e se è vero che è super nutriente e che fa benissimo (?????), me ne procuro un quintale e ce lo ficco sotto l’albero di Natale di mia suocera… Saluti!!!e arrivederci al delta del Me Kòng!!!
Cara Stefania,
anch’io come molti italiani sono costretto a tirare la cinghia. Posso tirarla su tutto ma sul cibo no! Resto sempre convinto che noi siamo quello che mangiamo e perciò continuerò a scegliere il biologico e prodotti locali il più sani possibile… Anch’io frequento i farmer markets e anche i gas (gruppi di acquisto solidale).
Posso risparmiare sull’abbigliamento, l’elettronica, la cancelleria, sui trasporti etc… ma sul cibo no perchè ne va della salute mia e della mia famiglia…
Posso comprarmi un cellulare da 30€ anzichè da 300€ e poi con la differenza comprare cibo sano per la mia famiglia.
@Marco 😉 idem…. pensa che non ho neppure cellulare.. (e vivo ugualmente bene senza), ne’ macchina (tanto qui in centro la macchina e’ solo un problema). Alla fine e’ solo una questione di abitudini – come modificare quelle abitudini, sopratutto se consolidate negli anni (spesa al supermercato anziche’ andare altrove, andare a piedi anziche’ in macchina etc) appare pero’ per molti un problema insormontabile.
Assolutamente d’accordo con Marco e Stefania riguardo le scelte…non ho la macchina e ho un cellulare da 40 euro che fa solo il telefono e non radio,macchina fotografica,ecc…però sul cibo non bado a spese e poi in realtà andando a comprare prodotti in più negozi (no ipermercati) compro solo ciò che mi serve…spesso si acquista e si mangia molto di più di quello di cui abbiamo bisogno…
Ho una mia teoria, certo non supportata dai fatti, ma che giustifica secondo me la diffusione del Pangasio. Non entro nel merito della qualità del prodotto, da nessun punto di vista.
Piuttosto mi interessa fare una analisi a monte, legata ai meccanismi globali del mercato ittico.
Il Pangasio è:
– allevato con grandi indici di sviluppo;
– anche per questo con bassi costi di produzione;
– facilmente trasfromabile (da sfilettare e da cucinare);
– disponibile in grandissimi volumi ed essendo di fiume, senza grosse fluttuazioni nella disponibilità (cosa che succede per il pesce pescato in genere).
– soprattutto stato scelto da ALCUNE DELLE POCHE MULTINAZIONALI EUROPEE CHE COMMERCIALIZZANO PESCE FRESCO.
L’elenco che faccio non è casuale. Il prezzo del pesce non è solo l’unico fattore determinante. Il mercato ittico è talmente frammentato e condizionato dalle fluttuazioni di disponibilità del pescato, che basta poco per stravolgerlo. E le multinazionali hanno fatto leava sugli elementi che sopra cito, per “imporre” attraverso la disponibilità e il prezzo, questo prodotto (la disponibilità non è un fattore dominante per le scelte del consumatore, ma lo è per la grande distribuzione!!!).
Lo hanno già fatto (vedi il persico) e lo faranno ancora (azzardo: claresse).
L’assioma che adottano è facile: ai grossisti/distributori che dominano in europa, non interessa troppo la qualità del prodotto. Probabilmente va in giro a “cercare” qualcosa con le caratteristiche: costi bassi-alta disponibilità-di facile lavorazione e poi lo impongono sul mercato…
Dobbiamo partire dal presupposto che il mercato ittico è sempre più un mercato vincolato alle importazioni e che DEVE andare verso la produzione allevata. Il pescato è una abrerrazione, al massimo può essere una nicchia, scusate la forzatura: ve lo immaginate un mercato della carne in cui la cacciagione ha così tanta rilevanza?? Ma per allevato non possiamo accettare di mangiare di tutto….
Io lavoro in una pescheria di una nota marca di supermercati…noi abbiamo chiesto all’azienda di fare verifiche sul pangasio e ci hanno risposto che dal punto di vista igienico sanitario lo possiamo vendere anche perchè dopo il persico e l’orata è uno dei pesci più venduti.
Bye bye
Il suo consumo è in costante aumento, grande protagonista della ristorazione collettiva per il basso costo, la praticità e versatilità in cucina. E’ allevato in Vietnam, nel bacino del Mekong. L’Inran ha effettuato un ampio monitoraggio sugli aspetti chimico-nutrizionali di questo pesce. Rispetto alle specie di acquacoltura nazionale ha un valore alimentare inferiore
Il pangasio (Pangasius hypophtalmus) ha conquistato prepotentemente il mercato, soppiantando addirittura il persico africano (Lates niloticus), altra specie ittica emergente sui nostri mercati, creando competizione con le specie di acquacoltura nazionale. Russia ed Unione Europea, al 2006, costituivano i due terzi delle esportazioni vietnamite di questa specie ( Fao Globefish 2006; Fao Globefish 2005), in Italia il suo consumo è in costante aumento (Ismea 2006) ed é divenuto uno dei pesci protagonisti della ristorazione collettiva (mense scolastiche, aziendali, ..) per il suo basso costo, la sua praticità e versatilità in cucina.
Il Pangasio, pesce di acqua dolce della Famiglia dei pesci gatto, allevato in Vietnam, soprattutto nel bacino del fiume Mekong, viene commercializzato, presso i mercati ed i supermercati della Grande distribuzione, in filetti privi di spine, di peso variabile (120-250 grammi) decongelati o congelati e glassati, venduti sfusi o in buste da 1 Kg (contenenti filetti della stessa pezzatura) spesso trattati con l’aggiunta di E 451, cioè sodio o potassio tripolifosfato, dichiarato in etichetta, allo scopo di trattenere l’acqua soprattutto all’atto dello scongelamento.
Nell’ambito della sua attività di studio sulla qualità alimentare delle specie ittiche, l’Inran, ha effettuato un ampio monitoraggio sugli aspetti alimentari di filetti di Pangasio, venduti decongelati al banco del fresco o congelati, presso differenti supermercati della grande distribuzione e negozi di prodotti congelati e surgelati.
I risultati relativi alla composizione chimico-nutrizionale hanno mostrato un tenore in acqua elevato (80-85 g/100 g), un contenuto in proteine (13-15/100 g.)leggermente inferiore alla maggior parte delle specie ittiche consumate, un modesto contenuto in grassi (1.1-3.0 g/100 g) e un tenore in sodio variabile e piuttosto elevato dovuto forse al sodio tripolifosfato (E 451) aggiunto in fase di trasformazione allo scopo di aumentare la ritenzione idrica delle proteine e migliorare la qualità e consistenza. I livelli di magnesio sono risultati invece inferiori a quelli di altre specie ittiche.
La frazione lipidica è caratterizzata da una composizione in acidi grassi nella quale predominano gli acidi grassi saturi saturi (41.1-47.8% degli acidi grassi totali) che, se consumati in eccesso, sono correlati con le malattie cardiovascolari, mentre i polinsaturi della serie n-3 (o omega 3) sono contenuti in quantità minima ( 2.6-6.7% degli acidi grassi totali). Quest’ultimo aspetto è di estrema rilevanza in quanto il consumo di pesce è importante proprio per l’apporto di acidi grassi n-3. Per tale ragione infatti anche il menù delle mense scolatiche ed aziendali prevede 2 volte a settimana un piatto di pesce. Il Pangasio, rispetto alle specie di acquacoltura nazionale e alla maggior parte delle specie ittiche tradizionalmente consumate, ha un valore alimentare inferiore.
Il pangasio ha carni bianche o rosa chiaro, scarso sapore, a volte di fango a seconda della provenienza, assenza di “odore di pesce”. Alla cottura i filetti conservano una consistenza soda.
Al consumatore non esperto è difficile riconoscere i suoi filetti quando alcune volte viene spacciato al commercio come filetto di merluzzo o di gallinella.
Per quanto riguarda la sicurezza d’uso, sia livelli di mercurio che quelli di pesticidi organoclorurati e policloribifenili (PcB) riscontrati nei campioni fino ad ora esaminati erano molto bassi.
Tutte queste info le ho trovate http://www.agricolturaitalianaonline.gov.it/contenuti/pesca_e_acquacoltura/pescato/produzione/inran_il_pangasio_specie_ittica_emergente.
Ciao a tutti date una sbirciata su questo sisto http://www.pangasio.com
Dal 18 novembre 2008 si sa un poco di più sul pangasio, ma mai abbastanza. Non si capisce, però, come mai – sino ad oggi 26.01.2009 – nessuna informativa (quanto meno) è stata fornita al cittadino italiano. Possibile che quando si tratta di salute (la nostra)un
cane che è un cane non pensa di muoversi per tutelarci? Scusate se il rispetto del diritto deve essere un regalo. Non so se crederci ancora.
@Tommaso – il pangasio cosi’ come altre specie di allevamento, e’ arrivato sui nostri mercati perche’ il commercio internazionale promosso a livello globale dalle pubbliche istituzioni ha sostenuto questo tipo di situazione (tramite l’allocazione di sussidi per l’acquacoltura etc – se cerchi su questo blog sotto ‘acquacoltura’ trovi il caso della filiera del gambero).
La pubblica agenda, in parole povere, da una parte deve promuovere il libero commercio, ma dall’altra deve pure promuovere la salute, una corretta dieta, e dall’altra pure sostenere la produzione alimentare domestica (e quindi l’esportazione dei propri prodotti). Trovare un equilibrio fra tutte queste ‘tensioni’ e impegni non e’ facile – per questa ragione l’emergenza alimentare da parte delle istituzioni scatta solo nei casi di avvelenamento (ad es. i recenti casi di latte alla melamina) o di minaccia alla salute pubblica. Sta dunque anche a noi, ovvero la societa’ civile, cercare di capire meglio da dove arriva e come e’ stato prodotto il cibo che arriva sui nostri piatti.
Proprio oggi io e le mie colleghe abbiamo mangiato in mensa il pangasio. Per curiosità abbiamo cervato su google notizie su questo pesce e ci si è bloccata la digestione. Come consumatori non possiamo fare nulla? Rivolgerci ad un ufficio di igiene può servire? Come è possibile che venga servito anche nelle mense scolastiche? Le dietiste a cosa servono se non a tutelare la salute dei nostri figli a tavola? Sono sconvolta. Maria Grazia
Per Mariagrazia: i menù scolastici dovrebbero essere progettati da professionisti della nutrizione quali dietisti,dietologi e biologi specialisti in Scienze dell’Alimentazione e poi tali menù dovrebbero essere validati dal Servizio Igiene Alimenti e Nutrizione dell’Azienda Sanitaria competente. Quindi sei hai consumato questo pesce in una mensa aziendale ti consiglierei di rivolgerti al responsabile qualità…nel SIAN presso cui lavoro e dove appunto valuto i menù che le scuole ci mandano per la relativa approvazione non mi è mai capitato di trovare il pangasio tra le pietanze proposte…
Quindi rivolgiti all’UlSS della tua città e nello specifico al Responsabile che si occupa della Nutrizione…
… aggiungerei forse – se il problema dovesse persistere, (la classica risposta che sento e’ … ‘ma male non fa’!) di parlarne con un gruppo di societa’ civile (associazione consumatori, meglio se locale) e denunciare la cosa.
A Viterbo viene somministrato anche all’asilo nido.
Menu per i bambini di età superiore agli otto mesi (che fra le altre cose prevede il pesto, i ravioli, la crema di carciofi…).
Io e mio marito sembra siamo gli unici genitori ad aver posto il veto al pangasio e proprio ieri ci hanno fatto storie dicendo che per avere un menu alternativo il bambino “dovrebbe essere intollerante”.
Abbiamo deciso di non cedere. Finché non verrà tolto dal menu porteremo noi il secondo, ma che schifo…
P.S. tra l’altro nel menu non dovrebbe essere indicato se un cibo è decongelato o fresco?
ciao io non mangio il pangasio ma conosco un sacco di gente che lo fa!vedrò di metterli in guardia
Ciao, sono siciliana e quindi abituata a mangiare del pesce fresco, che nei nostri mercati si trova in abbondanza.
Non ho avuto mai occasione di assaggiare il pangasio, quindi non ne posso parlare.
Ho delle Case di Riposo per anziani, nelle quali due volte a settimana (Martedì e Venerdì)viene servito del pesce, scelto rigorosamente da me o dal mio segretario, il più delle volte fresco; può capitare, soprattutto in inverno, che una volta a settimana si dia del merluzzo congelato, ma raramente.
Abbiamo difficoltà a servire il pesce azzurro piccolo, perchè non può essere sfilettato.
Facendo il paragone sul costo dell’allevamento di un chilo di proteine animali allevato a terra, soprattutto per il consumo di acqua, ed il costo di un chilo di proteine animali allevate in mare, mi sembra che non ci sia paragone da fare, a vantaggio delle seconde.
Allora mi chiedo:
l’Italia è un paese con migliaia di chilometri di coste.
Come mai, a livello politico, non si è mai data una forte spinta per incrementare le industrie di piscicoltura?
O, nel pesce di allevamento c’è qualcosa che non va (pesce di bassa qualità, proteine in quantità inferiore), tanto da sconsigliarne il consumo?
Mi piacerebbe saperne di più.
Grazie
l’ho cucinato e mangiato!!!!!
mia moglie mi ha comunque detto che giorni fa era apparso un servizio in tv sul fatto che sembrerebbe,per dove viene allevato,un pesce carico di veleni… speriamo di sopravvicvere per una volta… Vorrà dire che in futuro,al momento dell’acquisto in quel Discount italiano ,farò la massima attenzione nel scegliere il tipo di pesce da cucinare e chiederò ai titolari stessi del Discount se sono a conoscenza del tipo di prodotto che stanno commerciando!!!!