Latte crudo: storie dell'altro mondo
Pubblicato: 2008/12/11 Archiviato in: Filiere, Not Only Food 11 commentiCercando notizie sulla legislazione sanitaria sul latte crudo in altri stati, ho trovato l’incredibile storia di Michael Schmidt, fuorilegge in pratica da quasi venti anni, vende raw milk in Canada. Arresti e processi, infatti in questo stato la vendita di latte crudo non è permessa.
ho letto una presentazione interessante sul latte crudo/pastorizzato. Passo alcune notiziole che chiariscono diversi punti, sopratutto il perche’ delle diverse posizioni istituzionali:
– la pastorizzazione e’ incorporata nelle regolamentazioni alimentari di UK, alcuni paesi europei, Canada e US; fa parte di un movimento che gia’ da anni promuove la salute pubblica e lo stato assistenziale di tipo liberale
– gli US hanno vietato la vendita di latte crudo e prodotti derivati dal 1940 mentre nel 1986 ne ha vietato il trasporto fra stato e stato
– secondo la FDA e la CDC (Center for Disease Control) il problema del rischio di infezioni e’ relativo nel senso che non vale la pena affrontarlo perche’ e’ piu’ facile vendere latte pastorizzato
– in Francia la vendita di latte crudo e’ autorizzata ma regolmentata dal Ministero dell’Agricoltura (1985), che fornisce una serie di restrizioni; il latte crudo fa parte di una categoria di cibi che ‘non sono stati sottoposti a trattamento di decontaminazione e che sono suscettibili a ricontaminazione dopo il trattamento’
– le ragioni che sostengono la vendita di latte pastorizzato le conosciamo, quelle che sostengono la vendita di latte crudo sono esposte da Dr BMPickard, Univesita’ di Leeds: ‘non c’e’ dubbio che la pastorizzazione danneggi la qualita’ del latte. L’evidenza mostra che il latte non trattato ha un piu’ alto valore nutrizionale e che fornisce vitamine e minerali che il pastorizzato non ha; contiene agenti anti-infettivi che limitano la crescita di batteri nocivi e quindi forniscono una protezione al consumatore; ha un gusto migliore che nessun latte pastorizzato ha”.
– l’impatto sociale ed economico: l’industrializzazione del latte ha portato alla chiusura di piccole realta’ locali, come quella di cui parla Gianna qui sopra
– La fondazione Weston Price si occupa di questo argomento; asserisce che i batteri del latte crudo sono migliori di quelli del latte pastorizzato; riflessione personale: come ci disse durante un incontro qui a Londra uno dei direttori della Food Standard Agency, e’ impossibile vendere un prodotto animale che NON abbia batteri’;
– la regione dell’Ontario (visto che Gianna accenna al caso canadese) -ha permesso ai titolari delle aziende di bere il proprio latte crudo pero’ non si sente di estendere il permesso all’intera popolazione e quindi mettere in minima discussione gli obiettivi della salute pubblica; il governo di Ontario ha vietato anche il programma di ‘affitto’ della vacca, in cui il consumatore poteva contribuire al mangime destinato all’animale, in cambio del latte crudo e prodotti derivati
la domanda che gli ambienti istituzionali-politici si pongono e’ quindi la seguente: vale la pena continuare a fornire latte che costa meno ma e’ pastorizzato ora come ora, (ricordiamoci che un tempo questo alimento non era accessibile all’intera popolazione) e sopratutto, possiamo davvero controllare ed eliminare TUTTE le infezioni legate alla catena alimetare? Oppure e’ eticamente piu’ accettabile l’idea della liberta’ individuale – rispettando la scelta di chi preferisce bere il latte crudo, a prescindere dal fatto che ci siano forti argomenti scientifici sia pro che contro?
per questa ragione la risposta politica e’ differente e alle volte un po’ ‘goffa’ – qui in UK ad es. in Scozia la vendita del latte crudo e’ completamente vietata, mentre in Inghilterra no ma ci sono condizioni particolari, come spiegavo nell’altro post
L’attuale campagna pro-latte crudo riafferma tutti i punti riassunti sopra, accettando il fatto che ci possano essere agenti patogeni, ma che tali infezioni sono minime, e che il latte crudo ha ‘buoni’ agenti anti-microbici; che contiene un alto livello di vitamine e di enzimi che rafforzano il sistema immunitario e riducono l’allergenicita’; pone inoltre la questione della salute associata al latte pastorizzato (che causerebbe altri problemi, come la sindrome dell’intestino irritabile). Quindi pone un’ottima riflessione sul caso EU – il bando sulla produzione di latte crudo andrebbe contro i principi della legge europea, e che nell’evento questo andasse avanti, l’importazione di latte da altri paesi aumenterebbe, aumentando quindi in maniera esponenziale i casi di infezioni. Quindi semmai avrebbe piu’ senso porre una corretta etichettatura, che esponga i pro e contro di entrambe le tipologie di latte.
Concordo sul principio liberale (guarda caso pero’ quando questi liberali stile Petrini o Coldiretti vogliono impedire a ME di mangiare mais ogm, ad esempio, nessuno dice nulla 😉 e il principio di precauzione, sospeso per il latte crudo, torna in auge )
Pero’ vorrei ancora una volta sottolineare che ho seri dubbi che sia “ovvio” che la pastorizzazione danneggi la qualita’ del latte. Ho letto i documenti della Weston foundation e quelli della FDA e quando ho tempo mi andro’ a vedere da solo tutti gli articoli per capire chi mente, pero’ l’impressione mia personale e’ che la Weston tenda un po’ a, come dire, “confondere le acque”.
Ad esempio, e’ vero che la vitamina C si riduce nella pastorizzazione, ma da quando in qua il latte e’ una fonte di vitamina C ? Altri claim (tipo quelli sulla protezione dalle allergie e asma) sono stati messi in dubbio in letteratura, oppure se si va a leggere gli articoli si vede che il latte crudo e’ solo una delle ipotesi che gli scienziati buttano li’ per spiegare un fenomeno, e cioe’ che apparentemente i bambini cresciuti nelle fattorie rurali soffrono meno di asma e allergie e nessuno sa perche’. Ci possono essere decine di spiegazioni (e sinora di certo non c’e’ nulla) e dire automaticamente come fanno quelli della Weston che la causa e’ il latte crudo e’ un filino stiracchiare i fatti 🙂
A mio modesto parere e’ inutile pararsi dietro presunti vantaggi nutrizionali (molto dubbi), ma semplicemente dire “compratelo perche’ e’ piu’ buono e costa meno!”
L’approccio intero che molti ambienti politici stanno ora considerando va OLTRE quel modo di pensare. Nel caso degli OGM, visto che vengono proposti come esempio, il pensiero dietro e’ che possano in un certo senso sostituire le colture intensive riproponendo gli stessi problemi tipici del paradigma produttivistico, sulla cui efficacia diversi organismi internazionali iniziano a dubitare . Perche’ quindi il paradigma produzionistico non e’ piu’ in voga? perche’ e’ evidente come abbia esternalizzato i costi di salute – es. quelli associati alla dieta sono in continua crescita; le spese allocate per la salute pubblica sono enormi, senza poi considerare il caso delle malattie causate da fame, malattie degenerative, malnutrizione o eccessiva o insufficiente nutrizione. Inoltre si mette in dubbio l’enfasi produttivistica sulla quantita’ rispetto alla qualita’ del prodotto finale; i principi che hanno animato il paradigma produzionistico ora sembrano fuori luogo, e la volonta’ e’ di andare avanti e trovare altre idee.
Per quanto riguarda il discorso delle allergie, si parla di allergie e/o intolleranze legate agli alimenti.
Paolo Berizzi ha colpito ancora… leggete l’articolo di Repubblica di oggi…
http://www.repubblica.it/2008/12/sezioni/cronaca/pesce-scaduto/pesce-scaduto/pesce-scaduto.html
E poi vi meravigliate se la gente cerca di scavalcare i supermercati e i tradizionali canali di distribuzione alimentari per comprare direttamente dagli agricoltori, dagli allevatori e dai pescatori locali!
La gente non si fida più di nessuno e purtroppo ha ragione!
La questione del latte crudo mi sembra proprio un caso di quelli “facciamoci del male a tutti i costi”. Fra le innumerevoli,ormai, manipolazioni delle sostanze alimentari quella del latte mi pare una delle più sane, una di quelle in cui il rapporto vantaggi/svantaggi sembrerebbe inconfutabile; va bene che si perde qualche vitamina, va bene che il sapore non è lo stesso del crudo (qualcuno delle generazioni successive agli anni 50 lo ha mai conosciuto?), ma il rischio di qualsiasi tipo di patologia trasmessa dal latte pastorizzato credo sia zero, e comunque di gran lunga inferiore a quello di una quantità di altre manipolazioni di cui queste pagine si occupano continuamente. Ha senso cercare qualcosa di “ancora migliore” nel latte crudo rispetto alla qualità già ottima del pastorizzato? Sarà una banalità, ma che il meglio sia nemico del bene è una cosa che chi lavora in ambiente sanitario dovrebbe tenere presente.
@Sandro – dipende dalla prospettiva con cui affronti il dibattito – se la scelta riguarda la tua persona, la tua famiglia, e credi nel pastorizzato o nel crudo, farai la scelta piu’ appropriata mentre fai la tua spesa personale. Ma nell’ambito degli ambienti politico-istituzionali, per questo, cosi’ come per altre grandi questioni alimentari, rimane un dilemma. Come dicevo su ci si chiede se vale la pena continuare a fornire latte che costa meno ed e’ pastorizzato ora come ora (visto che un tempo questo alimento non era accessibile all’intera popolazione)? ora probabilmente c’e’ chi e’ disposto a pagare un po’ di piu’ per un latte di diversa qualita’ o gusto … e sopratutto, possiamo davvero controllare ed eliminare TUTTE le infezioni legate alla catena alimetare in questione? Oppure e’ eticamente piu’ accettabile l’idea della liberta’ individuale – rispettando la scelta di chi preferisce bere il latte crudo, a prescindere dal fatto che ci siano forti argomenti scientifici sia pro che contro? e la liberta’ individuale dove sta, se ci sono i fans del pastorizzato, cosi’ come quelli del crudo? Non e’ facile…. d’altronde, il principio della libera scelta viene applicato senza indugio per quanto riguarda la gamma di prodotti alimentari offerti dalla grande distribuzione e dall’industria…
accludo parte di un articolo sui danni causati dalla pastorizzazione del latte :
Malattie provocate dalla pastorizzazione:
La perdita delle vitamine lipo-solubili come la A e la E può aumentare di oltre due terzi. La perdita della vitamina B e C
può andare dal 38 all’80 per cento. Il 20% dello iodio si perde volatilizzato. Il consumo di proteine da latte cotto è
dimostrato correlarsi con l’alta incidenza della trombosi. E gli animali da laboratorio degenerano più rapidamente
quando sono nutriti con tale latte.
Latte, osteoporosi e acidificazione del terreno
Quindi la pastorizzazione permette ai grossi produttori nazionali una peggiore qualità del prodotto e dei bassi standard
di igiene complessivi (alla fine del processo industriale, si fa bollire il latte, e chi s’è visto s’è visto).
Tale bollitura però distrugge la “fosfatasi alcalina” (ALP) che è un enzima presente nel latte crudo molto sensibile al
calore. Questo enzima serve all’assimilazione del calcio nelle ossa. La sua mancanza impedisce di fatto alle ossa di
integrare il calcio disponibile.
Quest’ultimo infine, per essere assimilato deve disporre di un certo quantitativo di magnesio che nel latte (come in una
dieta tradizionale) è molto scarso!
Questo è il motivo per cui una dieta a base di latte pastorizzato invece di apportare calcio alla struttura ossea – come
invece dicono i medici – lo sottrae alla stessa!
Ma non è tutto, perché il magnesio (che partecipa a circa 800 reazioni biochimiche) serve anche a contrastare con la
vitamina B6 l’acidosi metabolica indotta dai sali di calcio e dalle proteine animali.
Se il nostro terreno biologico è prevalentemente acido, a causa di un eccesso di proteine animali (latte, formaggi, carni,
ecc.) i nostri meccanismi di tamponamento naturale per neutralizzare questo eccesso di acidità ricorrono alle riserve
minerali che abbiamo principalmente nelle ossa e muscoli!
Sapete cosa significa questo? Significa che vengono sottratte da ossa e muscoli i minerali tampone che servono per
riequilibrare l’acidosi e portare all’equilibrio.
Questo meccanismo a circuito chiuso spiega perché l’osteoporosi non è una mancanza di calcio ma una perdita di calcio
a seguito delle nostre abitudini alimentari scorrette, tra cui appunto bere latte pastorizzato (carni, formaggi e proteine
animali).
Ricordiamo in conclusione che l’acidosi del terreno biologico ci predispone in una situazione precancerosa…
Scusate, ma preferisco il latte crudo.
Leggetevi anche il volantino pubblicitario di telethon, a riguardo del latte crudo.
@Emanuele,ho impiegato diversi giorni per trovare dati che mi convincessero sugli enzimi (come la lattasi) e loro ruoli fisiologici.Sulla fosfatasi alcalina a cui accenni cercherò e ne riparliamo.
La questione dei batteri nel latte crudo è interessante. Noi conviviamo con i batteri e abbiamo bisogno di essi e che siano in un certo equilibrio tra di loro (equilibrio qualitativo e quantitativo). L’idea di disinfettare tutto o peggio di sterilizzare (si vedano le pubblicità che negli ultimi anni circolano ripetutamente, soprattutto sui detersivi ma non solo) stanno producendo una mentalità fortemente fuorviante e che sta avendo ripercussioni anche gravi sulla nostra salute. In realtà la nostra evoluzione si è realizzata con i batteri e non in antagonismo assoluto. A questo proposito voglio allegare qui un brano tratto dal sito http://www.nuovamedicina.com/index.php/le-sue-scoperte/le-5-leggi-biologiche.html che propone una teoria rivoluzionaria. Io vi metto la pulce nell’orecchio, a voi approfondire l’argomento. Qual’è la funzione dei batteri e dei virus? “…..I microbi non sono, come comunemente si pensa, degli agenti patogeni, cioè non sono loro a produrre una “malattia”, ma simbiotici ad un determinato tessuto e all’area cerebrale che lo innerva. Il loro comportamento sarà quindi conseguente.
I virus (solo quelli che esistono realmente) e i batteri, sono simbiotici ai tessuti innervati dal neoencefalo e proliferano sensatamente solo in soluzione del conflitto, quando cioè anche il tessuto sta crescendo per riparare le ulcere e necrosi createsi in fase attiva. La loro presenza ottimizza le riparazioni cicatriziali.
I virus agiscono in simbiosi con l’ectoderma, quindi con l’epitelio pavimentoso (diretto dalla corteccia cerebrale).
I batteri lavorano in simbiosi con il mesoderma diretto dal midollo cerebrale. Proliferano e si attivano anch’essi sensatamente dopo la soluzione, in simbiosi col tessuto che sta riparando.
Questi batteri sono di due tipi: quelli che contribuiscono alla fase di riparazione, producendo una cicatrizzazione ancora più forte; gli altri, come ad esempio per l’osso, possono liquefare la superficie in riparazione in modo da renderla più arrotondata e omogenea.
I micobatteri e i funghi (che sono i microbi più antichi del nostro organismo)
come la TBC e la candida, agiscono in simbiosi con i tessuti innervati dal paleoencefalo, quindi dall’endoderma del tronco cerebrale e dal mesoderma del cervelletto. Coerentemente con il tessuto che produce proliferazione cellulare in conflitto attivo, proliferano anch’essi nella stessa fase, ma diventano attivi solo a partire dalla fase di soluzione, quando appunto sono necessari per ridurre tramite necrosi caseosa le cellule cresciute in più e che hanno terminato la loro utilità biologica.
Quando invece non c’è presenza di funghi o micobatteri, il tessuto cresciuto in più viene incapsulato, incistato.
Quindi se è vero che esaminando un tessuto “infiammato” possiamo trovare batteri, virus o funghi, ma non è vero che sono loro la causa della “malattia”, sono presenti e attivi dietro preciso ordine del cervello. ”
Questo testo virgolettato è parte di un discorso più ampio sulla genesi e cura dei tumori, cura nella quale avrebbero parte fondamentale i batteri e i virus che ci abitano.
Il primo distributore di latte crudo a Settimo Torinese…
Dopo il distributore di acqua della Smat, posizionato al parco Pertini, arriva a Settimo Torinese il primo distributore di latte crudo, in Piazza Vittorio Veneto, di fronte al Palazzo Comunale.
……
NON Colpevole ! 🙂
http://www.terramadre.info/pagine/leggi.lasso?id=C2744B8803142259F6KoJUC79C8D&-session=terramadre:42F941BB04ef207861Vvl21291CB