Mangiare e bere al Summer Jamboree

summer Jamboree

Si è concluso due settimane fa il Summer Jamboree 2009. E dire che per dieci anni,nonostante Senigallia non sia lontana da Ancona, non ero mai stata a visitare il il Festival internazionale della musica e della cultura dell’America anni ’40 e ’50. Leggendo le impressioni e i commenti di chi ha vissuto questa manifestazione fin dai primi anni emergono alcuni problemi. Il festival, complice il successo che ha avuto negli ultimi tempi,si è trasformato ed è diventato piu’ commerciale. I proprietari di auto d’epoca quest’anno erano meno numerosi, tenuti alla larga dalla gran massa di pubblico. Gli appassionati arrivati appositamente per ballare hanno fatto fatica a trovare spazio in pista.

Quest’anno ci sono andata in due diverse occasioni. Per me era tutto nuovo anche se non ho potuto non notare che tra le bancarelle del vintage market c’erano espositori che c’entravano poco, è stato comunque divertente camminare accanto a giovani e meno giovani vestiti o addobbati con accociature impomatate a simulare quelle di 40 anni fa.

Summmer Jamboree non è solo il Festival internazionale della musica e della cultura dell’America anni ’40 e ’50, è anche l’ opportunità -secondo gli organizzatori- di viaggiare attraverso sapori e aromi dell’America multietnica del passato e di oggi.

Non potevo non soffermarmi sulle proposte gastronomiche, così sapete cosa vi aspetta nel caso decidiate in futuro di partecipare.

Ho deciso di provare la novità del Diner 2009, oltre al Pancake con sciroppo d’acero, ho ordinato il Navajo Fried Bread, un piatto che ricorda l’assedio subito dal popolo Navajo e che rappresenta una tradizione. La storia racconta che originari delle terre tra le quattro montagne sacre fra Arizona, Utah, Colorado e New Mexico, i Navajo subirono feroci aggressioni e furono imprigionati per numerosi anni. Il Governo statunitense mandò loro soltanto farina, sale, zucchero e lievito. Da questi ingredienti poveri nacque il Navajo Fried Bread. Eccolo al prezzo di 6 euro, una untuosissima frittella su cui erano adagiati fagioli e foglie di insalata.

Quest’anno, come negli anni precedenti c’era il menù del Cajun e Tex Mex Diner aperto tutti i giorni. Si potevano assaggiare i piatti del fast food e della quotidianità statunitense accanto ad altri espressione dell’America multietnica. In menu’ ho visto il Souwestern Barbecue, il Chili con carne y frijoles negros, Chicken Sticks, Onion Rings e il Kentucky Fried Chicken.

Che cos’era il misterioso Cajun Jambalaya? Jambalaya si usa per definire un miscuglio di ingredienti, zafferano,pomodori, prosciutto.

Tra le proposte anche il Chicano’s Burrito, un piatto tipico della cucina ispanica,le Blue and red corn tortilla chip, tortillas di mais blu e rosso derivate dalle pannocchie di quei colori.

Anche quest’anno si trovava il Giant Swing Burger. e il Poor Boy, un panino italo americano con polpa di granchio fritta, pomodori, lattuga, cipolla e tabasco nato il giorno in cui una signora di un chiosco impietosita da un piccolo emigrante affamato che guardava i panini disse “C’mon give a sandiwich to this poor boy!”

Per chi nonostante tutto non se la sentiva di rinunciare agli spaghetti e ai sapori mediterranei, c’era il menù “Tu vuo fà l’americano” che proponeva spaghetti cacio e pepe, spaghetti all’amatriciana, frittura di mare, fritto misto all’italiana con verdure in pastella.

Ubiquitarie le patate fritte.

Non mancava la piada con la Nutella (?)

In menu anche il kebab marchigiano con porchetta.

E non vogliamo parlare del bere e delle bibite analcoliche?. Ovunque bottiglie della linea Vintage Abbondio sponsor della manifestazione con le sue bottiglie con sorridenti e ammiccanti pin -up e di cui vale la pena dire qualcosa..(continua)..

Ecco qualche immagine per respirare l’atmosfera che si vive in quei giorni a Senigallia..cliccate per vederle ingrandite.

Alcune immagini sono tratte da VivereSenigallia.it e da Flickr (Album di Pandemia, The Andy Branca Show).



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