La tassa sui grassi saturi della Danimarca

La Danimarca è lo stato europeo che per primo nel 2005, ha introdotto una legislazione sui grassi idrogenati e sugli acidi grassi trans obbligando le aziende a riportare i livelli nelle etichette alimentari. E dal primo ottobre, è diventato il primo stato europeo in cui è entrata in vigore una tassa sui grassi presenti negli alimenti, precisiamo sui livelli di grassi saturi. L’imposta sarà applicata agli alimenti con oltre il 2,3% di grassi saturi.

Per comprendere come si sia arrivato a questo provvedimento, occorre riflettere sugli studi in cui si è dimostrato che un apporto eccessivo in grassi saturi esercita un effetto ipercolesterolemizzante. Studi piu’ recenti hanno dimostrato che un apporto eccessivo in grassi saturi ha un effetto pro-aterogenico e pro-infiammatorio se confrontato con apporti simili di grassi monoinsaturi. Tuttavia esistono anche dati contrastanti e abbiamo già parlato del dibattito scaturito dopo la pubblicazione della meta-analisi che assolveva i grassi saturi non ritenendoli gli unici responsabili della insorgenza delle patologie cardiovascolari. Gli studi ci dicono anche che non dovremmo generalizzare, infatti è stata stabilita una relazione tra struttura degli acidi grassi saturi e loro effetti sul metabolismo. Tra gli acidi grassi saturi possiamo citare il butirrico (4:0), il laurico (C12:0, il miristico (C 14:0) e il palmitico (C16:0), lo stearico (C18:0). Quindi sarebbe utile conoscere meglio la composizione in acidi grassi saturi e non generalizzare come si sta facendo da anni.

Guardate infatti come vengono demonizzati i formaggi in questa locandina della World Heart Federation

Il burro

E i croissant? vogliamo mettere sullo stesso piano quelli in cui si è usato il burro con quelli ottenuti con grassi idrogenati o interesterificati?

Ecco come sono presentati i grassi saturi dall’American Herth association, i Bad Fat Brothers, saturi e trans insieme.

Comunque facciamo qualche calcolo. Qual è l’apporto in grassi saturi suggerito?

L’entità dell’apporto lipidico ritenuta adatta per la popolazione italiana adulta è del 25% dell’apporto calorico nell’età adulta.

La quota di acidi grassi saturi non dovrebbe superare il 10% dell’apporto calorico. Una pubblicazione datata ha riportato che in Italia la quota è del 12%, che corrisponde a circa 36 g/die di acidi grassi saturi (Pizzoferrato & Nicoli, 1994).

Il prezzo di una confezione di burro salirà di circa 50 centesimi, un sacchetto di patatine di circa 12 centesimi, calcolando una tassa di 2,50 euro per chilogrammo di grassi saturi. Sono solo alcuni esempi. Altri alimenti che saranno tassati gli alimenti di origine animale dove prevalgono i garssi saturi come formaggi, la carne e derivati, oltre a snacks vari.

Servirà la nuova tassa a modificare abitudini e consumi alimentari dei danesi? Che sono comunque tra i piu’ virtuosi in Europa come dimostra questa immagine con i livelli di soggetti in sovrappeso o obesi nella popolazione.

Fonti:

I grassi saturi:meta-analisi e patologie cardiovascolari

denmark-introduces-worlds-first-tax-on-fatty-foods/


6 commenti on “La tassa sui grassi saturi della Danimarca”

  1. Mauro Ronci ha detto:

    Ho seguito anche io con molto interesse la questione (la news l’ho intercettata su Fooducate). Anzi..Fooducate si domandava se, per abbattere l’obesità, non era necessario intervenire dapprima sugli zuccheri cosa che tra l’altro condivido anch’io. Ti rigiro la domanda, quindi :D.
    Un saluto.

  2. Gianna Ferretti ha detto:

    @Mauro, credo che anche sugli zuccheri si sia intervenuti in passato

  3. Marco Tosi ha detto:

    Credo anche io che il problema dell’obesità siano gli zuccheri e non i grassi. Gli USA ci provarono a sconfiggere l’obesità con la demonizzazione dei grassi, senza quelli poi ci si butta sugli zuccheri. Le popolazioni del nord europa grandi consumatrici di grassi non mi pare abbiano problemi di obesità. A voi vanno giù con più facilità 250 gr di burro o 250 gr di biscotti o simili impregnati di zucchero?

  4. Mauro Ronci ha detto:

    @Marco: quelli impregnati di zucchero, senza dubbio. Il discorso è che ci vedo un po’ di propaganda in questa tassa, per tutte le ragioni che anche tu hai elencato.

    @Gianna: ma secondo te è, scientificamente, più “corretto” intervenire sui grassi saturi o sugli zuccheri per combattere l’obesità galoppante (di cui la Danimarca, per quanto ne so, non soffre).

  5. Gianna Ferretti ha detto:

    @Mauro. Tassare i cibi non la considero una strada da percorrere, la considero inoltre una scelta miope che non tiene conto di tutte le conoscenze scientifiche che possediamo. In primo luogo non possiamo generalizzare, l’alimentazione adatta a un bambino in crescita non è uguale a quella di uomo sedentario, i fabbisogni nutrizionali nella donna sono diversi in funzione della condizione fisologica, in gravidanza o durante l’allattamento. Fattori genetici potrebbero influenzare gli effetti di vari nutrienti, inoltre non possiamo non tenere conto della modalità dell’assunzione, delle combinazioni alimentari e degli altri ingredienti…
    Non trovo corretto stabilire una classifica su chi sia piu’ giusto tassare, gli zuccheri semplici o o grassi saturi? Possiamo ragionare comunque 😉

    Per gli zuccheri sappiamo che l’aumento della glicemia dopo la loro assunzione provoca la secrezione di insulina che è un ormone lipogenico, quindi l’assunzione eccessiva e ripetuta di zuccheri semplici può avere degli effetti non solo sul pancreas, ma anche in altri tessuti e favorire la sintesi di grassi nel tessuto adiposo. Ma gli effetti possono essere diversi a seconda dell’alimento, ci sono degli studi che lo hanno dimostrato. Assumere la stessa quantità di zuccheri da una bibita o da un cibo solido per esempio ha degli effetti diversi. Uno snack preparato con farina raffinata potrebbe avere un indice glicemico inferiore rispetto a quello che contiene la stessa quantità di zuccheri ma è stato ottenuto con farina raffinata e priva di fibre. Impossibile non citare anche l’effetto delle tecniche di lavorazioone che potrebbero incidere sulla disponibilità di glucosio…l’estrusione per esempio, tecnica ampiamente usata dall’industria alimentare per produrre numerosi ingredienti e alimenti, poiché espone le materie prime ad elevate temperature e pressioni notevoli, influenza la struttura dell’amido e delle fibre vegetali con ripercussioni sull’indice glicemico.
    Per i grassi ugualmente non possiamo generalizzare e come detto sopra, ci sarebbe molto da dire. Se i grassi polinsaturi, come gli omega 3, sono considerati “protettivi” perché la loro assunzione può ridurre il rischio di processi infiammatori, sono anche i pu’ sensibili ad ossidarsi durante la cottura, al contrario i grassi saturi sono piu’ stabili. Quindi sarebbe importante informarci tutti sui nostri fabbisogni in funzione dell’età,ecc.. sulle proprietà nutrizionali degli alimenti, sulle modificazioni che subiscono con la cottura.. e ricordare che oltre allo stile alimentare anche lo stile di vita svolge un ruolo importante nel mantenimento del nostro benessere fisico e psichico. E infatti adesso chiudo il PC e vado a fare la mia camminata giornaliera. Ciao! 😉

  6. Jaulleixe ha detto:

    Ciao! siamo proprio contenti di aver incrociato il tuo blog, che condivide alcune delle nostre battaglie sulla consapevolezza alimentare e, a quanto pare, anche alcuni strumenti (la trascrizione degli ingredienti dalle etichette e il loro commento)… bene! noi purtroppo per esigenze di tempo e di “rotazione” degli argomenti siamo più lenti di te, ma d’ora in poi non ce ne faremo un cruccio, anzi, ti aggiungiamo volentieri ai blog dei quali seguiamo gli aggiornamenti. Complimentoni ancora e continua così, quello che scrivi è veramente importante.


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