La crisi dell’oro rosso

pecore e pomodori

E’ un prodotto considerato uno dei simboli dell’alimentazione mediterranea e del Made in Italy: il pomodoro ed i suoi derivati, salse, pelati, sughi pronti. Se in passato l’Italia e in particolare le regioni del sud erano tra i principali produttori, negli ultimi anni si è avuta una massiccia importazione di pomodoro semilavorato dalla Cina.
E dove finiva? chi importava e inscatolava a volte non si faceva problemi a etichettare il prodotto come Made in Italy? Dal 15 giugno 2006 la “passata di pomodoro” è tutelata per legge. I numeri dicono che le importazioni di semilavorato dalla Cina sono in calo, ma la coltivazione del pomodoro, l'”oro rosso”, è attraversata da una grave crisi e da un calo delle produzioni. Parliamone con Francesco Travaglini, un produttore molisano di olio extravergine, di formaggi, e non solo. Sì proprio lui, l’inventore dell’abbonamento all’orto di Parco dei Buoi e blogger della Simplicissimus Blog Farm. Prima qualche numero, attingendo da notizie in rete, per capire la dimensione del problema.

Pomodori freschi e concentrati: Diamo i numeri

-In Italia il pomodoro è l’ortaggio più consumato. Secondo il panel ISMEA-Ac Nielsen Homescan del 2004 le famiglie ne hanno comprato quasi 32 kg all’anno. Una quantità pari al 16% del totale di acquisti di verdura che nel nostro Paese tocca in media i 200 kg annui per famiglia

-Circa 60mila ettari coltivati, 7mila imprenditori agricoli che producono un quantitativo di 44 milioni di quintali. La prima regione per produzione di pomodori resta la Puglia, quella che trasforma il maggiore quantitativo è la Campania dove lavorano 125 aziende, delle 200 operative in Italia. Complessivamente in Campania viene trasformato il 65% del prodotto italiano ed il 30% di quello europeo.

– L’import di concentrati cinesi verso l’talia è cresciuto a ritmi sostenuti negli ultimi anni. Il vero balzo in avanti c’è stato tra il 1999 e il 2000, quando le importazioni in volume sono più che raddoppiate nel giro di un solo anno. Il 2001 ha fatto segnare un più 70%.

-Per gli acquisti di concentrati cinesi l’Italia ha speso, nel 2004, 71 milioni di euro (+13% sul 2003), contro meno di 16 milioni rilevati alla fine degli anni Novanta.

-Dalla Cina nel 2004 sono arrivate 150 mila tonnellate di pomodoro concentrato, per un valore di 62 milioni di euro entrati nelle casse del Paese asiatico. Erano meno di 22mila di fine anni Novanta.

-Inversione di tendenza nel 2006. L’importazione di pomodoro conservato dalla Cina è diminuito ed è passato dai 98 milioni di chilogrammi del 2005 ai 58,5 milioni.

-Le stime 2006 sul pomodoro da industria hanno indicato un raccolto pari a quattro milioni di tonnellate inferiore del 26% rispetto alla produzione di 5,4 milioni di tonnellate ottenuta nell’anno 2005.

-Le nazioni ai primi posti per i volumi di pomodoro italiano acquistati sono la Germania ( con un quota del 21%), il Regno Unito ( 17%), la Francia ( 9%), gli Usa ( 6%) ed il Giappone ( 4%).

-Dal 15 giugno 2006 la passata di pomodoro è tutelata per legge. I pelati, invece, da tempo potevano essere preparati solamente rispettando alcune regole e solo da pomodori freschi e maturi. La rintracciabilità del prodotto “passata di pomodoro” deve garantirne la composizione e la provenienza delle materie prime, obbligatoriamente in etichetta deve essere indicata la zona di coltivazione del pomodoro fresco utilizzato nella preparazione della passata che, in base al D.M. 23.09.05, dovrà essere prodotta esclusivamente con questo ingrediente e non con concentrato diluito con acqua.

Da dove arriva(va) il pomodoro cinese? La produzione cinese di concentrati di pomodoro è localizzata nei bacini di Junggar e Tarim – nella regione di Xinjiang – a nord-ovest del Paese nei pressi del confine con il Kazakistan. Due grandi gruppi controllano la trasformazione: Tunhe, che opera dal 1993 e possiede 12 impianti, e Chalkis. E il futuro ripresenta particolarmente preoccupante perché dopo l’arrivo di pomodoro già lavorato, è probabile lo sbarco in Europa dei pomodori pelati Made in China. Sono stati presentati per la prima volta circa un paio di anni fa al Salone dell’Alimentazione di Parigi dalla multinazionale cinese Chalkis Tomato, filiale della Xinjiang Production fondata dall’esercito cinese.

E ora la parola a Francesco Travaglini che ringrazio anche per le foto.

-Francesco tu sei un produttore di olio extravergine e di formaggi ma parte della tua azienda è dedicata anche alla coltivazione di frutta e ortaggi, tra cui pomodori. Come’ è la situazione negli ultimi anni in Molise?
La produzione di pomodori, alcuni lo chiamano “oro rosso” si è ridotta di due terzi nella mia zona rispetto a quella degli scorsi anni. L’anno scorso c’erano montagne di pomodoro da distruggere, raccolte portate alla pesa e poi scaricate di nuovo in campo. Per prendere i contributi pubblici. La stragrande maggioranza dei produttori medio piccoli non ce l’hanno fatta a reggere il secondo o terzo anno di disfatta come ho raccontato qualche giorno fa.

-Alcune aziende conservierie, dai loro siti affermano che il pomodoro utilizzato è italiano e che i pomodori maturano tutti al caldo sole del nostro bel paese
Il basso Molise è uno dei serbatoi di approvvigionamento dei pomodori di aziende locali di piccole o grandi dimensioni.. Il caldo sole ci sarebbe ma i metodi di coltivazione e raccolta sono “industriali”. E già questa non è una bella definizione per un prodotto di qualità. La coltivazione del pomodoro “da industria” comporta la massimizzazione delle rese per ettaro e poi .. c’è la raccolta meccanica.

-E la “lotta integrata” di cui si parla in alcuni siti?
Lasciamo perdere! magari potremmo parlare anche di impiego di maturanti ammessi in alcune aree per coltivare il pomodoro da industria

-Come avviene la raccolta dei pomodori?
I macchinari per la raccolta meccanica sono dotati di fotocellule che scartano i pomodori acerbi e marci con l’aiuto di qualche operatore al seguito che controlla ma dopo il passaggio della raccoglitrice vedo pochi pomodori a terra acerbi e pochissimi marci. Effettivamente quelli acerbi sono scarsissimi ed è quantomeno strano visto che il pomodoro è una pianta che fiorisce sempre quindi sulla stessa pianta “dovrebbero” esserci pomodori a diversi stadi di maturazione. Quelli marci probabilmente finiscono ugualmente nei cassoni.

-Cosa può dirci delle linee produttive in cui i pomodori sono usati nel settore conserviero? l
La percentuale di pomodori scartati alla consegna (15-20%) nello stabilimento in cui si attua la conservazione, è calcolata, quando non si procede “a occhio”, su un campione piccolissimo. Alcune operaie manualmente attuano lo scarto sul nastro trasportatore che porta i pomodori verso la linea delle conserve o dei pomodori pelati.

-I pomodori scartati vengono buttati?
Ma no! Sono utilizzati per produrre i concentrati di pomodoro confezionati in bidoni da 2 quintali ed inviati chissà dove. Penso che diventino poi quei disgustosi (alla vista figuriamoci al palato) tubetti metallici pieni di favoloso concentrato di pomodoro Proprio l’altro giorno ho visto al supermercato il “doppio concentrato”! Il danno oltre alla beffa: la materia prima, cioè il pomodoro marcio, è gratis!

-Francesco, Qualche commento sulla mobilitazione Coldiretti-Slow Food in difesa dell’etichettatura e dicitura Made in Italy della passata?
Ben venga il puntare sul Made in Italy ma oltre all’ etichetta della passata, sarebbe più importante garantire la QUALITA’ ossia la SOSTANZA di questo tanto auspicato made in Italy di facciata. E questo per evitare che succedano cose come per l’olio extravergine e relativa classificazione merceologica indicata in etichetta….che permette che “extravergini” in etichetta, spesso anche addirittura “DOP” non potrebbero essere definiti tali: l’acidità e tutti i parametri chimico-fisici sono ovviamente a posto ma quando poi si valutano organoletticamente i nodi vengono al pettine. La legge dice infatti che un olio può essere classificato extravergine se “privo di difetti organolettici”.

Fonti: Newsfood, Parco dei Buoi, Ismea


15 commenti on “La crisi dell’oro rosso”

  1. andrea gori ha detto:

    ma c’è modo di capire dove finiscono queste quintalate di pomodori cinesi???

  2. Grissino ha detto:

    leggendo l’etichetta credo… e non pensando di comprare passata di pomodoro gratis.

    Comunque personalmente penso che è giusto che ci sia la concorrenza così chi vuole risparmiare prende il pomodoro cinese. Chi vuole un prodotto di qualità, quello italiano. E chi coltiva in Italia deve (dovrebbe) alzare gli standard di qualità.

  3. andrea gori ha detto:

    hai perfettamente ragione ma ho paura che con questi pomodori si fa la fine dell olio ovvero che in teoria compriamo tutti olio italiano poi però…

  4. gianna ha detto:

    @Andrea, non ho idea,noncredo che le aziende abbiano interesse a dichiarare che usa(va)no concentrato cinese, però ho trovato questa immagine tratta da un sito di esportatori cinesi. Non so se il logo STAR è quello che conosciamo, ma De Rica? 🙂

    Comunque sulla passata adesso è obbligatorio scrivere la provenienza…occhio alle etichette!

  5. MIRI ha detto:

    …ma qualcosa che mangiamo è sano? E soprattutto non viene dalla Cina? Mah…
    Se ti va, visita my blog: http://sonnenschein73.blogspot.com
    CIAO!
    Miri

  6. […] -Sulla passata e sul pomodoro in scatola non si finisce di imparare. La coltivazione e lavorazione del pomodoro, l’importazione di prodotto semilavorato dalla Cina e un contributo di Francesco Travaglini in la crisi dell’oro rosso. […]

  7. teto ha detto:

    ciao a tutti.
    sono alla ricerca disperata di pomodoro made in cina su cui fare delle analisi di laboratorio. contattatemi se sapete dove trovarlo! grazie mille!

    stefano

    stespalla@yahoo.it

  8. GABRIELE GROSSI ha detto:

    Sono alla ricerca di pomodoro pelato in confezzione da 400gr. per un paese europeo
    un prodotto di qualità con un prezzo contenuto
    CHIEDO SE POTETE AIUTARMI A RICERCARE DEI PRODUTTORI
    UN CORDIALE SALUTO GABRIELE GROSSI

  9. Max ha detto:

    Siamo il paese degli scoop falsi, ipocrati e fini a se stessi.
    Avete mai avuto a che fare con le fabbriche di pomodoro italiano???
    Credete ancora che siano formate da quello che la pubblicità candidamente ci fà vedere?
    Scordatevi tutto questo e riportate i piedi per terra.
    Sarebbe importante capire le ragioni di 2 fenomeni:
    1. il produttore di pomodoro da industria deve avere una produzione media per coprire le spese normali di produzione di 600 q.li/ha. andte a chiedere ai produttori che rese REALI hanno. anzi fate una cosa migliore chiedete ai loro fornitori di mezzi tecnici in che modo pagano.

    2.
    L’industriale, come è giusto che sia(??), contratta prima il prezzo e poi in base alle rese medie della stagione gli applica delle tare applicando un metodo quanto meno discutibile (un secchio di prodotto preso a casaccio su un camion completo) facendo una percentuale prezzo a sua discrezione sulla base del grado brix e dei residui non lavorabili (chiedete che percentuali applicano!!!!).
    Pagamento ai produttori: a sei mesi (se ti và bene)
    Pagamenti alla vendita: anticipati ( epoi non sai se ti cucchi la PIZZA SOUCE cinese)
    Non vi auguro mai di avere a che fare con certi industriali del pomodoro.

    L’esempio lampante di come si arriva a produrre spazzatura è nella richiesta di GABRIELE GROSSI
    “Sono alla ricerca di pomodoro pelato in confezzione da 400gr. per un paese europeo
    un prodotto di qualità con un prezzo contenuto
    CHIEDO SE POTETE AIUTARMI A RICERCARE DEI PRODUTTORI”
    Ognio giorno arrivano migliaia di queste richieste.
    Fai una telefonata a questa società “Tomato Miracle S.r.l.” e cerca di San Marzano.
    Solo lui ti può fornire questi prodotti.

    Per TETO:
    non ti prendere questo dispiacere a fare delle analisi ai prodotti cinesi.
    se vuoi ti mando i risultati delle analisi effettuate su diverse produzioni di fragole.
    Quelle meno “devastanti” sono risultate le spagnole. i cinesi hanno meno necessità di noi a fare trattamenti chimici. ma se vuoi analizzare i prodotti questo già lo sai.

    Ricominciamo a fare produzioni di qualità e smettiamo di fare gli industriali a tutti i costi. Non ci sono i presupposti!!!!!!!!
    Se si continua a pressare il produttore per arrivare a dei quantitativi elevati per sopravvivere non avrà altra scelta che produrre schifezza, altro che MADE IN ITALY di qualità.
    La riprova è quello che avviene nel settore vino.
    Vuoi alta qualità? paga una bottiglia non meno di 20 € e scegli un produttore sconosciuto, magari vai a comprarla direttamente in cantina.
    Ma non lamentarti se lo vuoi pagare meno di 1 € e non puoi avere anche la pretesa che sia fatto “solo” con uva.
    Idem con l’Olio d’Oliva
    Idem l’Olio di semi
    Idem i Prosciutti
    Idem i Formaggi

    Svegliamoci il futuro è nelle nostre mani

    Buon lavoro a tutti.

  10. Stefania ha detto:

    Bello questo post, me l’ero perso. Qualche spunto di riflessione – il problema non e’ solo del pomodoro ma di qualsiasi altro prodotto che poi finisce nel mercato di massa, come diceva Francesco – per produrre tot di bottiglie di olio o di passata o altro, c’e’ bisogno di TANTA materia prima, e per produrre tanta materia prima ci vuole la terra e varie risorse – cosi’ per la stessa ragione si sono scelte alcune zone dell’Asia per produrre olio di palma o tempo fa fu scelto il Brasile per l’allevamento bovino.

    Ma dal pomodoro non si ricava solo il pelato in scatola bensi’ anche la passata e tutte le varie conserve etc – per non parlare dei pomidoro secchi. Qui in UK ad es. il pelato o la passata italiana si trova facilmente, ma se vai a cercare il pomodoro secco o il sacchetto di funghi porcini o i pinoli, ecco che sorprendentemente sono made in China. Avete infatti notato come negli ultimi anni i pomidoro secchi (usati in certe regioni come sostituto di quello fresco d’inverno) siano ora proposti come antipasti, condimenti per insalate o ingrediente principale per il pesto? Insomma, come l’aceto balsamico, stanno ovunque.

    Penso tuttavia che il grosso della produzione made in China venga consumato localmente e vada poi a finire in US (gli US sono il mercato di sbocco del made in China, o almeno lo erano prima che saltassero fuori tutti i vari magagni relativi ai giocattoli, dentifrici etc etc). Potete farvi un’idea di chi importa e chi esporta con questa tabella

    Fai clic per accedere a 08-01-05%20Tomato%20article.pdf

    Penso che in EU il pomodoro cinese arrivi ma dentro i sughi e il pesto pronti, nei barattoli sott’olio (quelli farciti) delle marche piu’ o meno note. Come anni fa successe per il pesto verde, fatto con il basilico made in Vietnam e denunciato da Beppe Grillo. Di queste cose si parla nell’ottimo Delizia! di John Dickie.

  11. Max ha detto:

    @ Stefania
    Toglimi una curiosità. a che prezzi si compra una confezione di pomodoro secco in olio extra vergine ????
    Dimmi qualcosa e poi ti tolgo io la curiosità del costo dello stesso prodotto fatto in Sicilia con olio “d’avvero” extra vergine e ti spiego perchè quello che troverete nella GDO comunque sarà forever Made in China (ma secondo me gia lo hai intuito!!!).

    Sapete quale è per me l’immagine più ridicola degli italiani all’estero?
    li vedi cercare gli spaghetti con la “pummarola” in Alaska o in Siberia e poi quando glieli portano ignorantemente dicono “EEHHH MA IN ITALIA SONO TUTTO UN’ALTRO SAPORE. CHISSA CHE SCHIFO DI POMODORO è QUESTO E CON CHE RAZZA DI FARINA FANNO QUESTA PASTA”

    Sul pomodoro glissiamo clamorosamente!!!! Sulla farina una delle migliori e più usata dai pastifici premium è quella Canadese.

    Per cortesia, a chi può, non fate queste figure in giro per il mondo.

    Ancora… buon lavoro.

  12. Stefania ha detto:

    @Max – certo che una delle ‘migliori’ farine e’ Canadese – perche’ e’ stato proprio il Canada a perfezionare e produrre un tipo di grano particolarmente ricco di glutine, ovvero la proteina vegetale che permette una ricca lievitazione. D’altronde la provincia di Manitoba e’ diventata famosa per questo (mi dicono le amiche che ora se non hai la “manitoba’ nessuno riesce a cucinare’). E io mi chiedo anche questo: ‘le ns nonne avevano bisogno di andare in Manitoba per fare del buon pane?’ ovviamente no. Quindi ancora una volta parliamo di scelte, scelte consapevoli – che siano di quelle del panettiere o del consumatore, solo scelte.

    Per quanto riguarda il pomodoro secco – qui (vivo in UK) non lo trovo quasi mai sott’olio, di solito viene venduto in bustina, come i pomidoro secchi e i porcini. Che ovviamente non compro, ma di cui mi rifornisco a modo mio.
    Quindi non ti so rispondere in materia di prezzi. E neanche posso rispondere sul fatto della pummarola. Non capisco il commento sulle ‘figure’ in giro per il mondo – anche perche’ qui, a Londra centro, si puo’ mangiare all’italiana discretamente bene, basta sapere dove andare e da chi comprare. Certo, il caffe’ non e’ lo stesso, perche’ l’acqua non e’ la stessa, ne’ le macchine, ne’ i baristi, ne’ la miscela. Ma chi si accontenta… buon lavoro anche a te.

    Saluti

  13. Giuseppe ha detto:

    Salve vorrei sapere se e stata regolamentata la provenienza dei pomodori pelati in scatola; adesso le spiego meglio sui barattoli dei pomodori che acquisto periodicamente non è indicata la provenienza dei pomodori si ligge consorsiati ecc ecc ma non la provenienza dei pomodori pelati in scatola per legge ancora non è definita la zona di produzione? la ringrazio per la sua futura risposta! R.Giuseppe

  14. […] La crisi dell’oro rosso E’ un prodotto considerato uno dei simboli dell’alimentazione mediterranea e del Made in Italy: il pomodoro ed i suoi derivati, salse, pelati, sughi pronti. Se in passato l’Italia e in particolare le regioni del sud erano tra i principali produttori, negli ultimi anni si è avuta una massiccia importazione di pomodoro semilavorato dalla Cina. E dove finiva? chi importava e inscatolava a volte non si faceva problemi a etichettare il prodotto come Made in Italy? Dal 15 giugno 2006 la “passata di pomodoro” è tutelata per legge. I numeri dicono che le importazioni di semilavorato dalla Cina sono in calo, ma la coltivazione del pomodoro, l’”oro rosso”, è attraversata da una grave crisi e da un calo delle produzioni. Parliamone con Francesco Travaglini, un produttore molisano di olio extravergine, di formaggi, e non solo. Sì proprio lui, l’inventore dell’abbonamento all’orto di Parco dei Buoi e blogger della Simplicissimus Blog Farm. Prima qualche numero, attingendo da notizie in rete, per capire la dimensione del problema. […]

  15. mario ha detto:

    ho i miei dubbi che il concentrato sia fatto con pomodori marci.


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