Chicken-boom

Non è facile parlare di elaborati avicoli dopo aver letto i posts del Broiler day. Il titolo è ispirato da un articolo del sito di Unavicoltura dove si legge che: i piatti pronti sono tra i prodotti ideali per i single ma gli elaborati e trasformati possono essere l’ideale anche per le famiglie con bambini le cui madri lavorano. E, in generale, per coloro che vedono nella sicurezza garantita dal severo controllo di filiera, nell’elevato contenuto di servizio, nell’alto livello d’innovazione e nella forte diversificazione dell’offerta, una risposta esauriente alle proprie esigenze.

Sono sicura che se molti single o genitori leggessero le etichette e facessero due conti, si fermerebbero e lascerebbero Giravolte, crocKette, Patapolli, chicken nuggets, Familysauri nel banco frigo. Perchè certi prodotti panati -e mi fermo a quelli che contengono carne avicola-non sono affatto economici. Oggi ne ho trovati alcuni con un prezzo tra i 13 e i 16 euro al kg.

Ehi tu affezionata agli elaborati panati, pensi forse di nutrire tuo figlio? Hai mai letto in che proporzione è contenuta la carne di pollo o tacchino? Mai fatto caso? Giocare sì mentre si mangia, ma se diamo ai bambini la carne a forma di dinosauri, se continuano a vedere i dessert che spuntano dagli alberi e le mucche viola, mi sa che crescono con una bella confusione, no?

Poco tempo in cucina? spazio alla creatività e di cose che si preparano in poco tempo e gustose ce ne sono! Partiamo guardando le etichette che ho trovato su alcuni siti internet. Qualche esempio, in ordine di percentuale di carne dal maggiore al minore.

pollo panato-prodotti

Birbe Amadori
Filetti di pollo (min.47%),pangrattato, acqua,farina di frumento e di mais,olio vegetale,amido di frumento,sale,proteine del latte, albume d’uovo in polvere,proteine vegetali.Agenti lievitanti:difosfati di sodio,bicarbonato di sodio. Addensanti: farina di semi di guar.

Bastoncini di pollo Amadori Classici
Carne di pollo ( min 40%),pangrattato,acqua,formaggio,olio vegetale,farina di frumento e di mais,fiocchi di frumento,amido di frumento,margarina,latte scremato in polvere,sale,albume d’uovo in polvere,proteine vegetali,aromi. Agenti lievitanti: difosfati di sodio e bicarbonato di sodio Addensanti: farina di semi di guar

Patapollo Fileni
Carne di pollo 39%, pangrattato 22% (fiocchi di patata, farina di grano tenero tipo “0”, lievito di birra), farina di frumento, acqua, olio di arachidi, olio di girasole, patate 3%, amido di frumento, latte in polvere, sale, aromi, spezie. Tracce di uova.

Croccopollo Arena
Carne 38% (pollo e tacchino), pangrattato, olio vegetale, acqua, spinaci surgelati (16%), mozzarella (8%),farina di frumento,formaggio,amido modificato di frumento,proteine vegetali di frumento,proteine di soia concentrate ristrutturate,sale, siero di latte in polvere reidratato, aromi.antiossidante:Acido ascorbico e ascorbato di sodio

Giravolte Kraft -Tacchinelli
Tacchino cotto 32% (carne di tacchino 75%, acqua, albume d’uovo, amido di patate, sale, destrosio, correttore di acidità: lattato di sodio, antiossidante: E262, conservante: nitrito di sodio, aromi naturali (contiene sedano), esaltatore di sapidità: glutammato monosodico, antiossidante: ascorbato di sodio), formaggio fuso 27% (formaggio 62%, acqua, burro, proteine del latte, sali di fusione: citrati di sodio, amido modificato, sale, acidificante: acido lattico, conservanti: E202-E234), acqua, olio di semi di girasole, farina di grano tenero, amido di frumento, farina di segale, proteine di frumento, sale, destrosio da frumento, agenti lievitanti: E450-E500, correttori di acidità: acido lattico-acido acetico, spezie, conservante: sorbato di potassio, lievito, emulsionante: E472c, colorante: estratto di paprica.

E quando credevo di aver visto tutto, ecco la chicca….i popcorn Speedy pops 😉

popcorn di pollo


26 commenti on “Chicken-boom”

  1. Stefania ha detto:

    questi prodotti (che in ogni paese sono commercializzati per mezzo di marche appartenenti agli stessi gruppi) sono fatti con i ritagli dei polli. Pelle, cartilagini morbide e le parti varie che vengono buttate via quando il pollo viene disossato per farne i vassoietti con petti etc. Leggetevi F.Lawrence…

  2. Gianna Ferretti ha detto:

    ciao stefania, il libro l’ho preso e suggerirei che sarebbe uno dei libri da far leggere agli studenti a scuola.

    Hai visto lo chef James Olivier su channel 4?

  3. Grissino ha detto:

    Sì, ma non puoi finire il discorso cosí, non é corretto (faccio l’avvocato del diavolo eh eh eh). Perché non guardi gli ingredienti delle cotolette di pollo impanate? Mi sembra avessere molto piú pollo… ma é tantissimo che non le prendo piú e puó anche darsi che abbiano cambiato “ricetta”. Io prendevo solo quelle perché tutti gli altri prodotti erano molto piú pasticciati.

    Ad ogni modo sono rimasto stupito l’ultima volta che ho preso due fettine di tacchino (che qui sono costosissime come tutte le carni bianche, piú di quelle rosse). L’ho cosparse di spezie, passate in uovo-pangrattato-uovo-pangrattato e messe a cuocere nella padella antiaderente con una noce piccola di burro e… che delizia! Sembravano quasi fritte! Poi con le spezie yum yum!
    🙂

  4. paolo ha detto:

    Ma volete mettere il piacere di scendere in Langa dall’allevatore/macellaio, farci due chiacchiere mentre ti piuma un bel cappone di Morozzo da 5kg, scambiarsi le ricette del ripieno (con le castagne o con i funghi?) e poi fare un giro nella stalla per vedere i vitellini che mangiano il fieno dalle tue mani? Ed alla fine una sincera stretta di mano, un sorriso ed un “Mi raccomando torni a trovarci neh?” Che belle cose!

  5. Stefania ha detto:

    @Paolo: …. slurp! 😉

  6. Corsaro ha detto:

    Tanto per aggiungere benzina al post, lancerei un’altro quesito: ma stà carne di pollo contenuta nei prodotti citati siamo sicuri che ALMENO sia di polli da ingrasso, e non sia di gallinacce fine carriera il cui commercio “a busto” è impossibile perchè vecchie e rinsecchite?
    E aggiungo: gallinacce macellate e congelate poi disgelate e spolpate e ricongelate per poi essere in un’ altra fase “assemblate” con altre forme commestibili(spero),un pò di chimica, un bella scatola e “vai con il liscio…”
    L’industria, golosa di business, è famosa per queste trovate che chiaramente non posso dimostrare e allora non leggete questo commento, non esiste! Buona domenica.

  7. Grissino ha detto:

    Paolo, se uno abita in cittá non é cosí semplice. Tanto per dirtene una, io come potrei che sono senza macchina? Mi ci accmpagni tu qui? 😛
    Ció non toglie che magari, in un futuro io non lo faccia se ne ho le possibilitá. E comunque ricordiamoci che non sempre le cose del contadino “nostrano” sono affidabili al 100% e comprare una cosa in macelleria secondo me ha anche i suoi vantaggi. La carne dovrebbe essere controllata… si spera.

  8. Corsaro ha detto:

    Il contadino “nostrano” non può vendere al dettaglio carne ne tantomeno macellare animali se non autorizzato dalla ASSL. Se in regola è affidabile come il macellaio. Quelli che macellano in nero sono da evitare, e rappresentano un danno per chi si è messo a posto con la legge spendendo un mucchio di sghei. Legge che in Francia è più umana, permette ai paisan di fare i loro prodotti (igenicamente) e venderli con una etichetta esclusiva: prodotto paisan.(contadino)

  9. paolo ha detto:

    Infatti io ho parlato di allevatore/macellaio, ovvero di azienda agricola con annessa macelleria per la vendita diretta, naturalmente controllata dalla nostra efficiente rete di veterinari sabaudi. Comunque, da cittadino torinese, ho piacere di poter fare ogni tanto certi giretti in Langa per carne, trifola e nebiolo e nel Roero per l’Arneis e la frutta, ma nel nostro mercato principale, quello di p.ta Palazzo, 3 allevatori seri del cuneese si sono organizzati con un punto vendita fisso e, vi assicuro, la loro carne é richiestissima e bisogna prenotarla.E’ anche vero che il Piemonte ha ancora delle grandi risorse agricole, ma nemmeno queste sono eterne.
    Voglio dire che chi ha voglia di fare si organizza, mentre dalle altre parti si chiacchiera e basta. A Bolzano, per esempio, un gruppo di casari altoatesini consegna a domicilio latte fresco, yogurt, formaggio delle loro malghe. Dopo un anno hanno aggiunto anche uova, verdura e frutti di bosco. Io penso che un prodotto buono e fatto con criterio sia sempre il più richiesto, anche se costa un pò di più.
    Certo che se si arriva a pagare 1 euro per un uovo allora il meccanismo si rompe!

  10. Stefania ha detto:

    non solo…. il compito degli attori in gioco (a livello statale, ovvero ministeri, autorita’ locali etc) e’ proprio quello di eliminare le barriere che si frappongono fra il consumatore e i produttori. Questo sopratutto perche’ deve garantire l’accesso agli alimenti. Qui a Londra si e’ realizzata la creazione di farmers markets (che e’ quello che De Castro sta tentando di fare in Italia) proprio per questa ragione. Qui da almeno una decina di anni sono presenti in alcune parti della citta’, e il numero sta – fortunatamente aumentando gradualmente. Date un’occhiata

    http://www.lfm.org.uk/

    questo tipo di politica e’ a mio avviso l’unica soluzione, e il ns governo lo ha capito. Dove e’ allora l”intoppo’ secondo voi? lancio una possibilita’: i sindaci e la gestione delle aree aperte (tipo piazze etc) – le associazioni dei consumatori… dove sono? tutte in piazza a protestare per l’aumento dei prezzi di pane e pasta? ma la soluzione del problema e’ da cercarsi molto piu’ alla ‘base’ della catena alimentare….

  11. Stefania ha detto:

    Il Piemonte sta in una situazione fantastica – insieme al Trentino ha il piu’ basso tasso di crescita del sovrappeso della popolazione in Italia. Evidentemente qualcosa funziona in queste due regioni, no? Paolo hai perfettamente ragione.

  12. Gianna Ferretti ha detto:

    Ragazzi, di prodotti come questi ce ne sono molti e di marchi diversi, non si può generalizzare, si può giudicare solo dai dati pubblicati.

    Ma se si vuole, quanto ci si impiega a farsi una cotoletta ogni tanto a casa?:-)

  13. Corsaro ha detto:

    @grissino non volevo essere scortese, a voltespesso mi accendo. Come anche sui farmers markets! Ottima idea, ma in Italy ne urge un’altra: blocco delle importazioni. Siamo inondati da alimentari esteri e la cosa danneggia oltre che avvelena.

  14. Antonio. ha detto:

    Un mio amico m’ha raccontato che esiste una sostanza in polvere, che a contatto con resti a brandelli della lavorazione delle carni, è in grado di ripolimerizzare le catene peptiche (con una reazione esotermica) originando un nuovo bel pezzettone di carne. Mi ha raccontato che ad esempio, è proprio da questa carne “rigenerata” che vengono prodotti i McNugget di pollo.
    E’ una cosa vera o una leggenda urbana?
    (Temo la risposta!)
    :S

    Ciao. ^_^

  15. paolo ha detto:

    Stefania, siamo sulla stessa lunghezza d’onda!

  16. gianna ha detto:

    @Antonio. Mia sa che il tuo amico ha ragione, si tratta dell’enzima transglutaminasi. La prima volta che l’ho visto in azione è stato in un TGdossier che avevo registrato. Ritrovo la cassetta e vedo se posso inserirla da qualche parte

    @Stefania. Ho guardato la mappa dei farmer’s market! bella inizitiva,da quanto tempo è portata avanti? ha successo tra i consumatori?

  17. Stefania ha detto:

    @Gianna – frequento il mercatino della zona di Notting Hill dal giorno della sua apertura: allora (una decina di anni fa) c’erano solo un produttore di polli e un paio di agricoltori e costava tanto! ma ne e’ valsa la pena, sostenere le aziende. Nel giro di qualche mese e dopo vari spostamenti logistici (evidentemente per motivi burocratici), altri produttori si sono aggiunti. Dopo qualche anno e’ stato un boom totale – non solo per il successo di pubblico (se ci vai alle 12 il meglio e’ gia’ stato venduto), ma sopratutto per l’aumento di colture proposte, tutte rigorosamente made in UK. Dall’isola di Wight, per il suo microclima, produce fantastici pomidoro e aglio. E ora d’estate, trovi praticamente di tutto. Il periodo peggiore e’ questo perche’ ovviamente la stagione ci propone solo tuberi (quindi: rape, sedano rapa, patate, turnips, topinambur), poi broccoli, cavoli etc. Ma il manzo che compro li’ e’ fra i migliori che abbia mai provato (chi l’avrebbe detto, eh, dopo il BSE) – i produttori sono stati premiati diverse volte per il miglior manzo bio. Poi trovo anche altre carni, il maiale, l’agnello, coniglio, cacciagione (c’e’ una cultura molto forte qui)… trovo perfino prodotti caseari fatti con latte di bufala! Per non parlare poi dell’aspetto ‘sociale’ : molte persone anziane, armate di carrellino, trovano l’opportunita’ di fare un po’ di spesa di qualita’ e di… parlare e interagire, problema particolarmente sentito da queste parti. E’ tutto un altro mondo…

    @Corsaro: parli dei prodotti made in China? questo si che e’ un grosso problema, perche’ nonostante ci siano le leggi, chissa’ come, qualcosa nella catena alimentare si infila sempre, tipo sementi etc. Poi l’Italia ha fatto ‘patti strategici’ con la Cina, ma non ne so molto. Hai avuto qualche esperienza a riguardo? ci fai degli esempi?

  18. Stefania ha detto:

    scusat gli errori con l’italiano, peccato che non si possa editare dopo aver pubblicato….

  19. Gianna Ferretti ha detto:

    Altre etichette prese dall’archivio di TRAshfood su flickr.

    Cotolette Arena

    Pollo e carote

  20. paolo ha detto:

    Gianna, la parte migliore del pollo e carote sono le…tracce di senape!

  21. Corsaro ha detto:

    @Stefania: la tracciabilità nelle importazioni è cosa delicata. Non sempre si può essere sicuri della origine del prodotto. Non solo le “triangolazioni” tra paesi extra e intra cee sono un sistema per taroccare le origini ma, come insegnano i nostri amici industriali italiani quando hanno voluto quella legge in merito al made in Italy che non parla di prodotti fatti interamente in Italy ma anche solo assemblati, ultimati o impacchettati (griffati). La mia opposizione alle impo è per via del gioco sporco che intorno ad esse esiste che non ha nulla da vedere con un giusto interscambio di merci in una europa comune.
    Una cosa per tutte guardate il caso olio di oliva: quante olive turche (da olio lampante) finiscono nell’olio industriale made in Italy? Report ha fatto una puntata intera, che io ho registrato.
    Spero di essermi spiegato.

  22. Grissino ha detto:

    Tranquillo non ho neanche visto dove ti sei infuocato. Ma non parliamo male dei prodotti esteri. Vogliamo parlare male dei prodotti cinesi? OK. Ma non parliamo male di prodotti europei che invece MANCANO in Italia. Provare e comprare cose di altri posti é utile e migliora la nostra cultura alimentare. Comparare castagne cinesi (aiut, le ho viste qui!) é STUPIDO. Ma comprare un wurstel tedesco serio (non il solito schifo che ci propongono le aziende italiane) é un arricchimento della nostra cultura alimentare. 😉

  23. Stefania ha detto:

    esatto Grissino … che e’ poi il discorso che fa Slow Food. Preservare quelli che sono i prodotti tipici e la biodiversita’ ovunque sia nel mondo!
    E’ vero, Corsaro, la tracciabilita’ e’ roba delicata ed e’ direttamente legata al discorso dell’etichettatura. Qui si sta rivedendo tutta la regolamentazione a riguardo, ma sempre riesce a passare qualcosa che non va. Ma questi prodotti non devono essere almeno prodotti (scusa il bisticcio di parole) almeno una certa percentuale in Italia per qualificarsi come made in Italy o basta che siano assemblati solamente? Certo che potevano almeno fare distinzioni fra prodotto e prodotto…. e la Slow Food che fa intanto?

  24. Corsaro ha detto:

    La grande vittoria dell’agro industria italiana e il potere solo “lavorare” la materia prima che viene comperata all’estero e poi griffare con : Made in Italy. E tendenzioso, non esattamente corretto.

  25. Stefania ha detto:

    no, e’ addirittura diabolico. ma poi c’e’ da chiedersi, non c’e’ piu’ un po’ di … orgoglio, di voglia di fare certe cose ‘bene’… povera Italia… 😦

  26. paolo ha detto:

    Infatti c’é un noto produttore che produce in Romania , confeziona in Svizzera, ma sulla busta scrive “Solo prodotto italiano!”…..


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