La FAO tra obesità e denutrizione

Si è concluso a Roma il vertice FAO. Ho potuto seguire poco ma ho letto diversi articoli, tutti concordano che è stato un fallimento. Un vertice dai risultati inconcludenti.

La FAO, sulla carta è un organismo dell’ONU che dovrebbe combattere la fame nel mondo.

Che risultati ha ottenuto dalla sua istituzione nel 1945? la fame nel mondo è aumentata.

862 milioni di persone nel mondo sono ancora oggi malnutrite per difetto.

Percentage of population suffering from undernourishment (1).

E poi c’è l’altra faccia, la malnutrizione per eccesso e l’aumento della popolazione obesa.

Si stima che 1000 milioni di persone circa sono sovrappeso di cui 300 milioni sono obese.

E ironia, proprio la FAO stima che i paesi in via di sviluppo sono considerati quelli in cui la transizione nutrizionale porterà ad un aumento dell’obesità nei prossimi anni.

La FAO vive grazie ai contributi di 181 Paesi e gli ultimi dati disponibili spiegano che piu’ della metà delle risorse economiche sono utilizzate per gli stipendi dei funzionari e per consulenze.

Forse la risposta agli insuccessi e all’immobilismo sta anche in queste cifre?

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9 commenti on “La FAO tra obesità e denutrizione”

  1. Elena ha detto:

    In effetti questa info su stipendi e alloggi (suite in lussuosi hotel) per i vari meeting l’ho sentita anch’io qualche giorno fa (durante qualche minuto di riflessione ironica su un canale televisivo) e trovo questo “modus operandi” per lo meno stridente con l’obiettivo che si vorrebbe raggiungere…”quanto prima”…

  2. Stefania ha detto:

    Un paio di notiziole in piu’ – il vertice FAO e’ stato poco frequentato dai governi occidentali per via di un altro vertice , NATO e quindi molti hanno dovuto scegliere fra l’uno e l’altro. Gli stati sponsors dell’evento FAO erano , oltre l’Italia, la Svezia, la Norvegia e la Spagna. Questo significa che chi ha partecipato si e’ dovuto pagare in parte o completamente il viaggio e il soggiorno, e la polemica e’ nata da questo fatto: i rappresentanti di diversi stati africani nei migliori hotels mentre la loro popolazione muore di fame etc etc.

    Punto secondo: al vertice ha partecipato Mugabe, ‘principe’ dello Zimbabwe, nonostante il veto EU ! a parlare di fame quando lui per primo sta tenendo la propria popolazione affamata per motivi politici. il governo UK da tempo sta facendo campagna politica contro, proprio per questo, e non c’e’ da stupirsi quindi se molti governi occidentali non si siano recati, forse proprio per non dare importanza alla sua presenza.

    Punto terzo: che non si riesca a rispettare tutti gli impegni della agenda e’ purtroppo cosa consueta – e’ anche vero, pero’ , che spesso i paesi in via di sviluppo mandano a loro rappresentanza persone che non conoscono i problemi di cui si andra’ a discutere in queste occasioni, che hanno scarsa capacita’ di negoziazione o che hanno forti conflitti di interesse: anni fa ad una conferenza sull’ambiente delle coste, un governo latino americano mando ‘in sua rappresentanza il titolare di un’azienda produttrice di gamberi – non si capiva che interesse dovesse difendere.

  3. Stefania ha detto:

    dimenticavo: di qualcosa comunque avranno pure discusso?!

    http://www.fao.org/foodclimate/hlc-home/en/

  4. Stefania ha detto:

    la BBC parla dello ‘spreco di tempo’ – cosi’ e’ stato definito dai rappresentanti dei paesi poveri

    Food summit ‘waste of time’
    The World Food Summit in Rome has ended without achieving anything, delegates have said.
    Officials from poor countries say it was largely a waste of time anyway, as the governments of wealthy countries did not take it seriously.

    etc etc

  5. Marco ha detto:

    Salve

    su questo tema vi invito a leggere l’articolo “Popoli e cibo: quello che le carte non dicono” pubblicato a pag. 4 del Numero di Maggio 2008 del Mensile di “Mani Tese” che potete scaricare in versione pdf da questa pagina del loro sito web: http://www.manitese.it/index.php?id=69,993,0,0,1,0

    Tutto il numero di Maggio è dedicato al tema della Fame ed infatti già il titolo della copertina recita: “LA FAME DI MOLTI PER LO SPRECO DI POCHI”.

  6. Stefania ha detto:

    ma c’e’ informazione ovunque – anche in altre lingue per chi non legge l’inglese

    qui ad esempio

    http://www.fao.org/wfs/homepage.htm

    qui anche in italiano

    http://www.wfp.org/italia/

    sai cos’e’ il problema, Marco? che tantissime persone non si rendono conto che comprare abitualmente certi prodotti non fa altro che alimentare un particolare tipo di mercato x che crea una catena alimentare x che ha conseguenze su ambiente, popolazione etc etc. Si pensa insomma che comprando quel prodotto (ad es. la crema spalmabile di cui parlavamo in altro post) sia magari un po’ nocivo alla salute nostra e basta – non si vedono le externalities, ovvero quei costi nascosti (scusa il bisticcio di parole) prodotti da quel tipo di industria e che vanno a pesare altrove. Questa e’ la cosa piu’ difficile da far capire al consumatore medio che si reca a fare la spesa in un supermercato x (uno vale l’altro) e ne esce con creme spalmabili con Campanellino e bibite gasate. Non c’e’ quella comprensione del problema a 360 gradi, insomma. Uno che non legge altro che le notiziole in TV o sui titoli dei giornali pensa ancora che per debellare la fame basti fare la classica donazione un paio di volte all’anno. Pensa che la fame sia un problema lontano dalla ns societa’ – non si rende conto che anche nella propria citta’, a causa dello sviluppo urbanistico che molti centri stanno vivendo, anche molti anziani non hanno accesso a cibo genuino perche’ le botteghe locali hanno chiuso e nessuno ha fatto niente per evitare che questo succedesse. La scelta alimentare e’ una scelta politica in questo senso. 😦

  7. Marco ha detto:

    Concordo al 100% con quanto ha scritto Stefania. Solo per fare un esempio ricordo la distruzione delle foreste e dell’habitat degli Oranghi di cui è responsabile, in parte, la famosa crema spalmabile dell’altro post e la devastazione delle coste asiatiche (in particolare indiane) dovuta all’allevamento intensivo e distruttivo dei gamberetti.

  8. Stefania ha detto:

    @Marco – sui gamberi made in Asia ho scritto un paper….. ne ho lette (e scritte) di tutti i colori….
    😦 altro che dare a questi popoli opportunita’ di profitto!!!! e’ stato un disastro a cui ora si sta cercando di dare un po’ d’ordine, questo sopratutto grazie ad alcuni gruppi non governativi e fondazioni – quella che si e’ occupata di gamberi, mangrovie, cotone e pesca illegale e’ la Environmental Justice Foundation

    http://www.ejfoundation.org/page80.html

    ha dato davvero un grosso contributo positivo: si sta, ad es. insegnando ai proprietari delle aziende di gamberi, a non usare prodotti chimici e a organizzare la catena alimentare in maniera piu’ equo-solidale per tutti, e sopratutto sta cercando di portare la legalita’ visto che molti si erano appropriati con la forza di intere zone costiere proprio per farne vivaio per gamberi. La EJF ha pubblicato reports che sono scaricabili gratis, facciamo sapere di cosa si occupano…. 😉


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