Un novel food al giorno: l'astaxantina

Si chiamano novel foods quegli alimenti o ingredienti che non sono stati utilizzati nell’alimentazione umana all’interno della Comunità europea prima del 15 maggio 1997 (Regulation EC 258/97 of the European Parlament). Allo scopo di assicurare tutela della salute umana, i novel foods proposti dalle aziende, devono essere sottoposti a una verifica di sicurezza prima di essere immessi sul mercato. Solo quelli che superano questa prassi vengono autorizzati. I novel foods possono anche seguire una strada diversa e semplificata e le aziende possono richiedere una notifica del prodotto se a livello nazionale sono considerati sostanzialmente equivalenti a alimenti e ingredienti già esistenti (per quanto concerne la composizione chimica, il valore nutrizionale, metabolismo, impiego e livello di sostanze indesiderabili contenute.)

Nel periodo Maggio 1997-2004, 53 applicazioni di novel foods sono state portate all’attenzione della commissione UE, di queste 14 sono state approvate per essere immessi sul mercato (pdf). Negli ultimi mesi nuove approvazioni sono arrivate, tra queste la prima di cui vi parlo è l’astaxantina, un carotenoide sintetizzato in microalghe presenti nel fitoplancton. Attraverso la catena alimentare il carotenoide passa anche nei pesci e crostacei. La presenza del carotenoide nel muscolo di certi pesci, è responsabile della colorazione rosa che osserviamo nel salmone e nella trota. La molecola svolge diversi ruoli fisiologici.

Gli impieghi futuri della astaxantina approvata dalla UE, vanno dall’uso come antiossidante nei supplementi ai mangimi in zootecnia (acquacultura e allevamento avicolo). Per quanto riguarda l’allevamento dei salmoni, i coloranti (astaxantina e cantaxantina) si aggiungono ai mangimi allo scopo di impartire il colore rosato al muscolo che altrimenti sarebbe poco appetibile per i consumatori. Si stima che il 15-25% del costo dei mangimi sia dovuto al costo dei coloranti. La molecola si comporta come un antiossidante, quindi si usa anche per il suo ruolo protettivo contro il danno ossidativo che si può instaurare durante lo stoccaggio.

Negli ultimi vent’anni, l’uso di coloranti artificiali negli allevamenti è aumentato considerevolmente. Nel 1999, la World Health Organization sollevò questioni sulla sicurezza dell’impiego di coloranti sintetici nell’allevamento. Nel 2003, la Commissione Europea impose agli allevatori una riduzione significativa dell’impiego di cantaxantina, e la maggior parte degli stati, tra cui gli USA iniziò a richiedere l’etichettatura per identificare i salmoni allevati in cui si era fatto impiego di coloranti. Occorrerebbero piu’ controlli.

L’astaxantina di cui è stata autorizzata l’immissione sul mercato con il nome AstaPure, è prodotta dalla Algatechnologies. La fonte principale di astaxantina è la Haematococcus pluvialis, si stima che piu’ di 40 g of astaxanthin si ricavino da ogni kg di biomassa secca della microalga. Gli impianti produttivi sono localizzati nel deserto israeliano. Altre aziende che producono astaxantina sono la Cyanotech nelle Haway, la giapponese Fuji Chemical Industry Company.

algatechnologies Impianto della Algatechnologie’s.

Esiste anche una forma sintetica di astaxantina e per molti anni questo composto è stato in pratica l’unico in commercio. La Roche, una delle multinazionali produttrice dei carotenoidi, ha dotato gli allevatori del SalmoFan, una guida alle dosi da utilizzare in relazione alle sfumature di colore rosa desiderato. Servono commenti?.

SalmoFan

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10 commenti on “Un novel food al giorno: l'astaxantina”

  1. Marco ha detto:

    Gianna,

    hai letto “La Repubblica” di stamani?
    http://www.repubblica.it/2007/12/sezioni/cronaca/truffa-roma/truffa-formaggio/truffa-formaggio.html

    Altro che novel food e astaxantina! Qui si che servono commenti!

  2. Stefania ha detto:

    Il fatto riportato dalla Repubblica e’ gravissimo ma e’ una truffa. Ovvero, di fronte a truffe del genere siamo – per fortuna! – protetti, e casi come questo continueranno a verificarsi sino a quando ci saranno i disonesti. La differenza invece con il discorso di questi additivi usati dall’industria di cui parla Gianna e’ che … non e’ una truffa. ovvero l’industria studia, ricerca, prova, e se i trials riescono queste sostanze finiscono della catena alimentare. E ricordo che il Codex Alimentarius e’ un organo – parte di FAO e WHO – creato proprio per la regolamentazione dell’uso delle sostanze destinate all’indusria alimentare. E che permette (ad esempio) alle panetterie industriali di produrre pane gonfio d’acqua e con il triplo del lievito che normalmente un panettiere artigianale userebbe e di utilizzare farine di ogni tipo (dalla soya al farro etc etc) a seconda della disponibilita’ sui mercati globali. E che permette che questo tipo di pane finisca sui banchi dei ns negozi.
    Marco, se vai qui

    http://www.codexalimentarius.net/web/standard_list.do?lang=en

    trovi la lista degli standards per il settore caseario. Noterai che tante cose sono permesse dalla legge, poi sta all’imprenditore fare l’onesto (e quindi vendere un prodotto che e’ comunque trasformato ma nei limiti di legge) o fare il fuorilegge e usare ingredienti di varia natura. E poi naturalmente sta al consumatore capire se rischiare oppure andare a comprare il proprio formaggio direttamente dall’azienda dietro casa o direttamente dal produttore. Quello che voglio dire e’ che e’ molto piu’ salutare ‘saltare’ l’anello dell’intermediario, perche’ e’ in mezzo che molto spesso si verificano le truffe di quel tipo.

  3. Marco ha detto:

    @Stefania

    lo so che è una truffa ed è diversa da quello che voleva dire Gianna nel suo articolo, ma io volevo soltanto far notare la notizia.

    Vi allego un nuovo link alla notizia perchè sembra che l’articolo sia stato spostato dal sito de La Repubblica a Kataweb. Nuovo link: http://canali.kataweb.it/kataweb-consumi/2008/07/04/formaggio-scaduto-nel-piatto/

    Nonostante tutto io mi fido sempre meno del cibo industriale….

  4. Giorgio ha detto:

    Visto che si parla di “Pitture”…. che cosa usano per colorare la “trota salmonata” che mi risulta essere un pesce inesistente in natura…intendo il colore naturalmente !

  5. davide camoni ha detto:

    ciao gianna, purtoppo vengo sempre più raramente causa dedizione nel lavoro e conseguente stanchezza nel perditempo-browsing

    a me risultava che fosse Pichia Farinosa il produttore. è magari la stessa specie con un nome differente?

    tu che stai facendo di bello con l’università? rispondimi via mail, così ti dico i progressi che sto facendo io, mi piacerebbe confrontarmi con una biochimica ,dato che per ora sto procedendo molto “intuitivamente” e perciò per “deduzioni e spannometria”

    buon fine settimana, buone vacanze, se ci vai

    Davide

  6. Meristemi ha detto:

    L’Haematococcus pluvialis è effettivamente il principale produttore di astaxantina e non ci sono omonimie. La cosa carina è che l’alga (il genere Pichia se non erro è fungino) -che è di origine africana- in genere è verde poi quando arriva la stagione secca ed aumenta per lei il rischio ossidativo, si mette a produrre astaxantina a go-go per difendersi dalle condizioni avverse. Per questo motivo tutte le coltivazioni sono in aree desertiche o caratterizzate da forte irraggiamento solare.

    Tra gli integratori alimentari antiossidanti è molto à la page, come versione nobile del licopene.

  7. gunther ha detto:

    Quello che sembra influenzare l’acqusito di salmone è il suo colore, sia del salmone venduto fresco che di quello affumicato, ultimamente ho visto la supermercato un salmone “selvaggio” fresco con etichetta, di un rosso porpora che sembrava dipinto ovviamnte al doppio prezzo di un salmone normale fresco, si è comunemente convinti che il salmone più è rosso più è buono ma non è cosi dipende solo dall’alimentazione del pesce e al massimo può essere rosa, ecco cosa genere la domanda di colorazione delle carni del salmone.

  8. Gianna Ferretti ha detto:

    @grazie Stefania, stavo guardando gli allegati sul “processed cheese”, sono del 1978!

  9. Stefania ha detto:

    @Gianna – si, il Codex purtroppo e’ datato – non so quali siano le ultime entries… ma e’un caposaldo dell’industria, nonostante sia stato creato da WHO e FAO. Se pensi che la regolamentazione relativa al pane e’ degli anni 60, perche’ e’ allora che fu formulato il Chorleywood Bread Process (CBP)…


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