SOS Olio extravergine Cuetara
Pubblicato: 2008/08/13 Archiviato in: Not Only Food 14 commentiUn anno fa l’ articolo del New York Times sulle frodi che riguardavano l’olio extravergine Made in Italy. Dobbiamo aggiornare la situazione sulle proprietà. Infatti è di qualche settimana fa il passaggio del marchio Bertolli da Unilever al gruppo spagnolo SOS Cuetara che continua a soddisfare le sue mire espansionistiche. Anche Olio Carapelli, Dante e Sasso sono divenuti negli ultimi anni di proprietà della SOS Cuetara. Nell’ultima operazione sono incluse anche le cessioni dell’aceto Bertolli e i prodotti a marchio Maya.
L’immagine è una pubblicità dell’olio d’oliva Bertolli di piu’ di cinquant’anni fa. L’ho trovata in una raccolta di Cucina Italiana del 1956 che custodisco gelosamente. Qui potete vedere l’immagine iingrandita..
Tags: Olio extravergine Bertolli Carapelli Dante SAsso SOS Cuetara frodi
[…] Continua […]
Praticamente qualsiasi olio “di marca” che compri é di questi SOS Cuetara!
urka! un vero e proprio oliopolio!
ma dimmi un po’, perche’ hai messo nei tags “frodi”? Sulla fiducia? 😉
Ciao Andrea,nessun pregiudizio: 😀
il tag, si ricollegava all’articolo di un anno fa che ho citato. In effetti però stavo anche cercando notizie di frodi e di “Fake oil made in Spain”, ho scoperto che anche da loro capita di trovare dei creativi laboratori in cui si aggiungono coloranti agli oli di semi.
in Spagna non c’e’ mica la cultura dell’olio di oliva ev genuino come da noi – mi spiace ma questa e’ la realta’. Certo, di olive ce n’e’ in gran quantita’, tant’e’ che molte vengono acquistate dai produttori in Italia perche’ quelle nostrane non bastano (cosi’ mi e’ stato detto). Pero’ la stragrande maggioranza dell’olio commercializzato, da quello che ho potuto notare di persona, e’ olio di oliva (quindi non estratto a freddo) e oltretutto venduto nelle bottiglie di plastica trasparente. Non dimentichiamoci poi che la Spagna e’ in pieno boom economico-industriale, e sta facendo passi da gigante con le acquisizioni e le espansioni. Non stupiamoci se dovesse entrare anche in segmenti del mercato alimentare tipicamente italiano. La spinta all’industrializzazione e’ particolarmente evidente nella Spagna continentale, mentre le Baleari, sopratutto Minorca, resistono fortemente a questo tipo di stimoli. A Minorca si trovano ancora formaggi prodotti dalle aziende minuscole (uno dei loro formaggi e’ un DOP che viene venduto qui da Harrods a cifre da gioielleria. O che dire della sobresada. Ma altri prodotti, come ad es. il chorizo (bleah) o il famoso jamon serrano, sono oramai prodotti di larga scala, interamente industriali. Se vuoi mangiare un jamon buono devi prendere l’iberico, che costa davvero una fortuna.
Penso che non si dovrebbe generalizzare dicendo “in Italia, in Spagna, in… le cose sono così”. Sono sessantenne, e casa mia –a Barcellona– si era sempre usato olio di uliva finchè negli anni 60 i medici –prendendo il modelo americano che non conosceva l’olio di uliva– hanno detto che per la salute era migliore quello di girasole. Nelle città si è cominciato allora a usare molto di più l’olio di girasole. Finchè la medicina americana ha scoperto la cosidetta “dieta mediterranea” e si è accorta che l’olio di uliva non era cattivo per la salute, anzi era consigliabile per prevenire malaltie del cuore.
Per anni, le olive chiamate “arbequines” (è un uliva piccolissima), che si coltivano nella zona di Lleida e danno il migliore olio che io abbia mai assaggiato, erano vendute in Italia. Dopo, qui la gente ha cominciato a apprezzare di nuovo l’olio, e allora si è cominciato a vedere l’olio d’oliva arbequina nei negozi.
Le giovani generazioni mi sembra che abbiano una nuova cultura gastronomica, non solo dell’olio, ma anche dell’aceto e altri condimenti. Forse vi ha contribuito il boom a cui accenna Stefania (anche se ora sembra che siamo entrati di nuovo in periodo di crisi economica). Per esempio, io conosco da anni l’aceto balsamico di Modena, ma perchè l’avevo visto in Italia. Ora invece si puo comprare in molti supermarket. E si può trovare anche una buona scelta di aceti spagnoli, di grande qualità. Ma cinquanta anni fa la maggior parte della popolazione non aveva dei soldi per pagare un aceto di jerez o preferiva spendere meno in quello che consideravano dei lussi da gastronomi e risparmiare per altre cose (TV per esempio).
E chorizo, jamón, sobrassada, salchichón (il nostro salame) e formaggi ce ne sono di molte qualità: quelli di produzione industriale e quelli di piccole aziende. E non sempre c’è bisogno di andare nei paesetti per comprarli, delle volte anche in città grandi se ne possono trovare.
Riguardo al jamón ibérico, ce ne sono categorie diverse: “de recebo”, “de cebo” e “de bellota”. quello migliore –e che si paga di più– é il jamón de bellota (i porchi si sono alimentati di ghiande negli ultimi mesi della sua vita).
Per me, Cuétara era sempre stato sinonimo di biscotti; e SOS, sinonimo di riso. Ora invece vedo che il gruppo SOS possiede l’olio Carbonell, che è molto popolare e si trova dappertutto.
(Scusate la lunghezza di questo commento; potrei parlare anche dei formaggi e altrei prodotti artigiani, ma sarebbe troppo lungo.)
Grazie Mercè per la tua testimonianza, e attendiamo altri tuoi commenti su altri prodotti artigianali e industriali spagnoli. Grazie!
@ Mercè – quello che intendevo sottolineare e’ che mi ha colpito molto come si usi la plastica per la conservazione e distribuzione di un olio che – come sappiamo – irrancidisce facilmente se esposto alla luce e conservato in contenitori di plastica. Certo, i supermercati ovunque nel mondo vendono in maniera ‘aggressiva’, offerte e controfferte, molta varieta’ dell’olio meno pregiato piuttosto che quello di primissima qualita’ etc etc. Poi che ci sia la spinta alla produzione di olii molto piu’ pregiati etc etc quello e’ indubbio ma l’offerta non e’ variegata come puo’ essere quella italiana – ovviamente le grandi citta’ 9sia in Spagna che in Italia) hanno i loro delicatessen dove questi prodotti vengono venduti, ma la differenza che in Italia c’e’ pure una legge che obbliga il gestore di un supermercato a commercializzare un tot di prodotti completamente artigianali, del ‘contadino’ , per intenderci. Non so se questo sia pure il caso della realta’ spagnola.
Per quanto riguarda il delirio della comunita’ scientifica a cui tu accenni, sono d’accordo – ma e’ successo anche in Italia con l’olio di arachide , consigliato perche’ ha un punto di fumo alto quanto quello dell’olio ex.v. e quindi ‘sano’ nelle fritture… e riguardo al balsamico, anche io lo conosco da molti anni grazie ad un ramo della famiglia che viene da quelle parti, ma… vuoi mettere il vero balsamico con quello in vendita nei supermercati? 😉
Non conosco le regolazioni del mercato, ma mi sembra che in Spagna, purtroppo, non ci sia questo obbligo da parte dei gestori di supermercati. Quindi, ci sono dei supermercati dove si possono acquistare anche dei prodotti artigianali e altri –la maggior parte– dove cercano di attirare i clienti con dei prezzi bassi, senza tenere cura della qualità. Purtroppo, spesso, qualità e prezzi bassi non vanno insieme.
Quanto all’aceto balsamico, mi sembra che succeda come con il “jamón”, che ce n’è di qualità molto diverse. In supermercati speciali dove c’è l’angolo delle delicatessen, si può acquistare balsamico che non so se sia vero, ma per il prezzo potrebbe esserlo. Io lo compro in un negozio vicino a casa che si chiama “Los Italianos”. Dev’essere la terza generazione –e probabilmente siano più spagnoli che italiani– fin dalla fondazione della ditta negli anni 1920 per una coppia italiana. Ora hanno almeno tre negozi in differenti quartieri della città. Vendono anche della pastasciutta fresca –fatta da loro– e secca, formaggi italiani, ecc.
Ma avevo parlato dell’aceto piuttosto come un esempio dell’interesse e curiosità per la gastronomia che c’è, soprattutto fra i giovani. Forse anche perchè ora si viaggia di più. O forse quest’abbondanza di prodotti italiani che ora abbiamo sia perchè negli ultimi dieci anni il numero di cittadini italiani residenti a Barcellona è molto aumentato. Ho letto poco fa che gli italiani residenti a Barcellona sono circa 27.000 (ventisettemila!), e questa cifra non include gli studenti universitari del programma Erasmus europeo. L’italia è il paese dell’Unione Europea con più residenti nella città.
Riguardo alla plastica per l’olio, è peccato vedere delle volte oli di grande qualità in queste bottiglie.
(È stato un piacere trovare per caso questo bloc; mi interessa la gastronomia, ma mi interessa anche la scienza in cucina.)
E su altri prodotti artigianali, delle volte nei paesi si possono acquistare nei negozi normali. Una mia figla abita in un paese a 50 km da Barcellona (nella direzione della Francia) e li i prodotti del porco sono buonissimi, ma comprati semplicemente nella macelleria normale (nella macelleria di porco, non so come si dica in italiano) non in una delicatessen.
I mei più pregiati souvenir di viaggio sono dei prodotti da mangiare artigianli di qualità. Sono stata recentemente a Oviedo, in Asturias, e ho portato alcuni formaggi buonissimi (Cabralesd e La Peral) e anche delle “fabes” (sono dei fagioli tipici asturiani).
Magari il Balsamico in vendita nel negozio segnalato è quello prodotto da Andrea Bezzecchi che passa ogni tanto da queste parti? Parlo del Balsamico Tradizionale di Reggio Emilia.
Ci vorrebbe qui un intervento del blogger esperto di aceto balsamico 😉 Andrea, ci sei?
io per il momento posso aggiungere un paio di cose che ti spiegano il perche’ certi alimenti – ritenuti tradizionali o particolarmente ricercati come il balsamico, o i prodotti a base di tartufo – siano diventati cosi’ diffusi. In parte questo e’ dovuto al fatto che ora si viaggia di piu’, come dici tu, Mercè. In effetti ora viviamo in un grande villaggio globale, non lo si puo’ negare. Ed e’ vero che i produttori di oggi sono maggiori (in numero, in volume di attivita’) rispetto a tanti anni fa. Anche perche’ in Italia sino al dopoguerra si moriva di fame! anche il ‘fenomeno’ della pasta, ad esempio, e’ legato agli anni 50-60, il forte business creatosi dietro alla produzione di pasta secca e pomidoro pelati e’ arrivato… dagli USA, dove tantissimi italiani avevano emigrato per fame, si erano stabiliti bene, arrivando ad essere perfino piu’ benestanti dei loro parenti in Italia. Sono stati loro a trainare il mercato di pasta e pomidoro (molti di loro erano meridionali come ben sappiamo), ed e’ per questo che la pasta e’ diventata cosi’ famosa nel mondo.
E’ chiaro che l’industria quando vede un’opportunita’ si getta a capofitto nell’affare, e la pasta e’ diventata una vera e propria commodity, venduta in ogni forma, congelata, in barattolo (bleah), secca, fresca in pacchetto etc. La vera distinzione e’ la catena alimentare – una pasta fatta con semola di grano duro e acqua o uova e’ una cosa, quella comprata ‘fresca’ nel pacchetto (che non diventa mai scura, chissa’ che c’e’ dentro), e’ ben altra. Lo stesso dicasi per il balsamico. Tante sono le varieta’ (tante sono le acetaie in Italia) ma generalmente il vero balsamico lo trovi in negozi specializzati – qui in UK dove vivo, lo trovi solo dai distributori di un certo livello o in alcune enoteche, i prezzi sono, per darti un’idea : una bottiglietta da 10 cl, invecchiato 24 anni qua mi puo’ costare intorno alle 80 sterline, ovvero E 100 – ma ce n’e’ di piu’ costosi ! Non puoi confrontarlo con altri, perche’ e’ un prodotto diverso, che non viene prodotto a volumi come quello che qui in UK viene venduto nei supermercati (anche ha un’etichetta ‘riserva di Modena’) : . L’industria crea dei sostituti dei prodotti veri, e li propone al consumatore medio che spesso (sopratutto in paesi come gli USA o l’UK) non sa mica molto del prodotto di per se.
occhio, il marchio Dante sta per tornare dinuovo in italia. Infatti il gruppo Sos ha deciso di cederlo e sembra che un gruppo campano sia in poleposition per la sua acquisizione!
tutte stronzate il grupo sos e il leader negli oli senza frodi tutto lecito parola di un dipendente che ci lavora
tony le stonzate le dici tu,i tuoi capi della qualità dicono che sono bravi a gestire la merda!di che si parla! un dipendente