Acquacoltura: la filiera del gambero (3) – Impatto socio-economico e culturale; contesto politico

Impatto socio-economico e culturale: la pesca a strascico ha contribuito positivamente allo sviluppo della tecnologia nel settore così come a creare investimenti di capitali stranieri nei paesi in via di sviluppo, ma allo stesso tempo ha contribuito al declino delle piccole realtà artigianali e ha messo in pericolo la sicurezza alimentare. L’acquacoltura ha reso la specie ittica del gambero più accessibile ai consumatori, ma allo stesso tempo la preferenza da parte del produttore di una specie rispetto alle altre (la specie Penaeus Monodon) ha paradossalmente limitato la loro scelta.

Secondo diversi gruppi di società civile e di volontari, la coltura del gambero ha particolarmente contribuito al declino delle comunità di pescatori in molte zone nel mondo e ha influenzato negativamente la sicurezza alimentare (l’Asia e il Pacifico rappresentano il 68% delle popolazioni dei paesi poveri a livello globale e il 64% di quelli che soffrono la fame (FAO:2006). Nella maggior parte dei casi, le aree usate per i vivai vengono occupate con la forza e illegalmente, diventando quindi spesso scena di conflitti sociali. Occasionalmente, le comunità di pescatori, incapaci di competere con le aziende di gamberi, utilizzano esplosivi per migliorare il volume della loro pesca (ad es. nelle Filippine). Le condizioni di lavoro nelle aziende sono dure: bambini e donne sono spesso sfruttati. Inoltre, i conflitti sociali hanno portato allo sgretolamento dei valori sociali e culturali tradizionali di queste popolazioni, e in molti casi questo fenomeno ha portato alla crescita dei tassi di criminalità e alla trasmissione di malattie sessuali.

Contesto politico – la cornice politica che tratta il settore ittico è presente a livello nazionale e globale:

a) In base alla convenzione delle Nazioni Unite sulle regolamentazioni Law of the Sea and Living Marine Resources – ratificata da 130 nazioni – gli stati hanno l’obbligo di proteggere e preservare l’ambiente marino e conservare e gestire le risorse viventi nella loro ‘Exclusive Economic Zone’. Invece, l’azione statale si è indebolita in seguito all’introduzione del libero commercio globale, perché ha creato una situazione in cui gli attori locali (ad es. i produttori di gamberi) devono interagire con attori internazionali (ad es. i distributori internazionali) e la loro interazione tipicamente riguarda standard di sicurezza alimentare o prezzi
b) Il codice di condotta FAO (Code of Conduct for Responsible Fisheries and International Plans of Action) è stato firmato da oltre 60 nazioni attive nella pesca e fornisce una base per la gestione sostenibile dei vivai di gamberi. Attualmente è un codice volontario
c) In Europa, la comunità ha stabilito delle quote (quantità di pesce) che ogni stato membro è tenuto a seguire. Questo sistema però non riesce a tenere il passo con la competizione del mercato globale
d) Durante il World Summit sullo sviluppo sostenibile di Johannesburg del 2002, gli stati partecipanti hanno promesso di mantenere o ricostituire le ‘riserve’ marine entro il 2015.

Un’importante considerazione da fare riguarda il commercio, ovvero la forza trainante dell’industria del gambero negli ultimi decenni. Attualmente, nonostante i proclami di ‘libero commercio’, un numero di prodotti ittici a valore aggiunto viene protetto da alte tariffe; altri due tipi di barriere vengono applicate, quelle relative alla sicurezza alimentare (previste dagli accordi sulle misure sanitarie e fito-sanitarie) e quelle relative agli accordi sulle barriere tecniche al commercio (rispettivamente Agreement on Sanitary and Phyto-Sanitary Measures e Agreement on Technical Barriers to Trade). Le prime hanno un ruolo particolare in quanto sono a volte usate come strumento protezionistico. Un buon esempio è fornito dalla disputa del 2006-7 fra Cina e US: in quell’occasione, un carico di prodotti ittici d’allevamento provenienti dalla Cina e risultato positivo a diverse sostanze chimiche (il nitrofurano, il verde malachite, il violetto genziana e il fluoroquinolone – Gianna ci può spiegare meglio cosa sono), venne bloccato in quanto nessuna di queste sostanze viene utilizzata in US.

Inoltre, sebbene la maggior parte dei paesi in via di sviluppo non lavori i propri prodotti prima di esportarli, la differenza del costo della manodopera ha incoraggiato lo spostamento di questa fase altrove. Una ditta britannica ha deciso di tagliare posti di lavoro in Scozia e spedire i propri crostacei, pescati in acque scozzesi, in Tailandia per le operazioni di pulizia e impacchettamento, per poi rispedirli in UK per la vendita (The Scotsman: 2006; The Sunday Times: 2007).

Si pensa che questo tipo di outsourcing produca esternalità di 47.500 tonnellate di CO2 prodotte dai carburanti aerei che, secondo gli ambientalisti, producono un impatto all’ambiente quantificabile in circa £2-2.5 milioni all’anno. La stima delle miglia create dal commercio di generi alimentari rappresenta circa il 13% dell’impatto causato dal trasporto aereo , considerando che le esportazioni sono in crescita di circa il 10% (Garnett: 2003); il gambero, come commodity, copre circa 7300 ‘miglia’ aeree (verso l’UK) e produce 0.03 (Kg per pacco) emissioni CO2 via mare e 0.84 via aerea (Usborne, Outhwaite and Armstrong: 2007).

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