PRIMAVERA SILENZIOSA
Pubblicato: 2010/05/07 Archiviato in: Not Only Food, Te lo do io l'alert 10 commentiAlcuni giorni fa ho ricevuta una mail con un appello firmato da Fabio Taffetani, Docente di Botanica dell’Università Politecnica delle Marche. Ve ne riporto alcune righe, il resto lo trovate qui. La pratica a cui accenna il Prof.Taffetani è diffusa anche altrove, si parla di uso ingiustificato di diserbanti da parte di amministrazioni pubbliche.
UNA PRATICA ASSURDA
Sono profondamente indignato, e così tutte le persone con le quali ho avuto occasione di parlarne, per l’assurdità, l’arroganza e la superficialità dimostrate dalla Provincia di Ancona nel perseguire l’insensato progetto di trattare tutti i bordi stradali con diserbante. Sembra proprio che, 50 anni dopo la pubblicazione di Primavera silenziosa, la maledizione della pazzia autodistruttiva che Rachel Carson presagiva, già all’inizio degli anni sessanta, osservando i primi effetti dell’abuso irrazionale della chimica nelle campagne americane (Silent Spring, 1962), stia giungendo alle sue fasi più preoccupanti anche nella nostra regione, un territorio che dovrebbe avere cultura, tradizioni, prodotti della terra, paesaggio e ambiente tra le risorse più preziose e condivise. Ci sono sempre più agricoltori che utilizzano il diserbo anche al di fuori delle aree coltivate, ma anche semplici cittadini che irrorano le fasce erbose sotto casa con erbicidi per evitare lo sviluppo delle erbe infestanti. La pratica del diserbo nata per il controllo delle commensali in agricoltura,erroneamente considerata come alternativa allo sfalcio, viene ora proposta dall’Amministrazione Provinciale di Ancona, sostenuta dalle industrie chimiche che producono il diserbante più aggressivo e meno selettivo oggi sul mercato (il glyphosate), per il “decoro” delle strade pubbliche e con la scusa di combattere le allergie da polline (in realtà, anziché ridurre le fonti di produzione di polline, se ne determina un aumento significativo con la proliferazione delle graminacee, oltre alla
nebulizzazione nell’aria di principi chimici tossici anche in aree urbanizzate e ad alta intensità di traffico), ben sapendo che, una volta effettuato il primo trattamento, si dovrà continuare anche negli anni successivi per evitare la proliferazione delle erbe più aggressive, libere di espandersi, in seguito alla scomparsa della vegetazione che presidiava il terreno.
Se il nome glyfosate non vi dice nulla, forse non è la prima volta che sentite parlare di Round Up.
Sulla resistenza al glyphosate, tema di attualità degli ultimi giorni, guardate il grafico della situazione negli USA.
Mi associo all’appello di Taffetani , anche qui, Via Aurelia dal km 24 verso Roma , e’ in uso da quest’anno questa pratica di diserbo sui bordi strada e mi sono sempre chiesto come e’ possibile che l’ Anas abbia avuto autorizzazioni a fare questo senza una informazione preventiva ai cittadini e su una via di alto scorrimento come l’ Aurelia .
Da una lettera anas in risposta ad un quesito sull’argomento a http://www.comitatinrete.it/wordpress/diserbante-sulle-strade-una-pasqua-al-glyphosate.html
Questi prodotti, comunemente impiegati anche dagli altri Enti gestori di strade, devono inoltre: essere registrati per impieghi nel settore civile; non essere riconosciuti a possibile rischio di effetti cancerogeni dalla Commissione Consultiva Tossicologica Nazionale (CCTN), dal Centro Studi del Ministero della Sanità nonché dall’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (AIRC) dell’Organizzazione Mondiale della Sanità; non riportare in etichetta frasi di rischio per la fauna terrestre ed acquatica nonché per la microfauna e la microflora; essere distribuiti nel rispetto delle norme stabilite nell’articolo 6 del Dpr 2361/88 (Zona di rispetto con estensione non inferiore a 200 metri di raggio dal punto di cooptazione delle acque destinate al consumo umano).
Prima dell’inizio dei lavori l’impresa specializzata comunica regolarmente alla Asl competente per territorio l’elenco dei prodotti e il calendario delle applicazioni programmate ottenendo, laddove previsto dalla normativa regionale, il nulla osta dell’autorità sanitaria.
Chiedero’ alla Asl di competenza ….
Cara Gianna,
la resistenza al glyphosate è a noi nota (dico noi tecnici, e come sai io sono agronomo). La mappa che hai indicato è eloquente. Anzi la userò nei prossimi giorni nel mio blog per diffonderla fra i tecnici.
I diserbanti, in agricoltura, si usano perchè la scerbatura è diventata troppo costosa, a causa della manodopera onerosissima.
Corrado
Ma la prolirefazione di graminace non viene ad alimentare la produzione di polline ma se aumenta la crescita delle graminace a scapito dell’erba cosa ne consegue , non credo che l’erba rilasci polline , allegoria ……..addio allergie…….
[…] sempre interessantissimo blog di Gianna Ferretti, Trashfood, segnala una pratica a dir poco sconcertante: l’uso ingiustificato di diserbanti per tenere […]
Qualche anno fà è stata fatta una simile proposta anche nel comune in cui risiedo. In quel caso il glyphosato sarebbe stato regalato per alcuni anni dalla ditta produttrice. Il tutto per risparmiare negli sfalci ecc.
Questo avrebbe portato ad un impovermento della flora e della fauna locali a causa di questo inquinante. Le specie viventi più sensibili serebbero stati gli anfibi in generale e anche tutte le orchidee ormai spesso relegate ai cigli delle strade. Furono evidenziati agli amministratori locali questi problemi e in quel caso non è mai stato utilizzato.
Ritengo sia giusto salavaguardare i nostri cigli stradali dal pericolo ormai giunto del perfido Glyphosate,concordo pienamente col prof Taffetani in merito a questo. Però c’è anche da segnalare che lo sfalcio è utlie nella pulizia dei fossi e dei bordi stradali (su colture erbacee e/o arbustive) ma se usato in maniera irregolare (come nel mio comune ma non penso di essere il solo) ,cioè oltre a falciare diventa anche potatore, si riduce in modo drastico la vegetazione arborea costringendo le piante a portamenti assurgenti e anche ricurvi verso il margine della strada e nel caso in cui si tratta di specie non molto robuste questo potrebbe causare un pericolo per gli automobilisti che transitano in queste strade di campagna quando c’è vento o pioggia forte-
Non vorrei sembrare il solito becero oppositore dell’ambientalismo, privo di coscienza nei confronti della natura, cinico sostenitore di tutto ciò che serve per fare profitto.
Mi preme, però, esprimere qualche considerazione in merito all’appello firmato dal prof. Taffetani, perché credo che nella sua presa di posizione e nelle reazioni che ho potuto leggere ci sia troppa passionalità; il rischio è quello di farsi sfuggire aspetti che potrebbero risultare interessanti.
Il glyphosate
Questo erbicida, purtroppo, è diventato il simbolo della pratica agricola “industriale”, quella che non si fa scrupoli, quella che risulta più devastante per l’ambiente. Il suo nome, associato a quello di Monsanto (che lo inventò) scatena le più recondite e violente pulsioni umane.
Tutto questo ha dell’incredibile. Vediamo perché.
– Il profilo ecotossicologico del glyphosate è molto favorevole. La sua tossicità è piuttosto bassa: tanto per dire, è meno tossico dell’aspirina o del sale da cucina; sicuramente molto, ma molto meno tossico di prodotti che si usano normalmente nell’agricoltura biologica (rame, piretro, rotenone). E’ totalmente biodegradabile, ha un tempo di emivita breve (qualche settimana, dipende dalle condizioni climatiche), si usa appunto in post-emergenza e quindi non si sparge sul terreno. Personalmente, tanto per dire, non avrei problemi a degustarne un cucchiaino… 🙂 Certo ci sono dei limiti, risulta tossico per gli organismi acquatici, quindi non deve essere usato sui fossi.
– Lo si usa ormai da oltre trent’anni nelle più diverse situazioni e solo l’abuso (come in tutte le cose) ha creato qualche problema.
– Dal 2001 per Monsanto è scaduto il brevetto, quindi oggi sono diverse le industrie che lo producono e lo commercializzano.
L’utilizzo sui bordi stradali
Non c’è dubbio: l’impatto visivo (ed emotivo) di un bordo stradale diserbato con glyphosate è notevole. E’ decisamente brutto da vedere e poi diciamolo l’erba seccata in quel modo sa di “morte e devastazione” (vuoi mettere un bordo stradale bello fiorito?).
Tuttavia, si tratta di un’immagine che tende ad “ammorbidirsi” con il tempo. Certo, dopo una settimana dal trattamento l’erba secca ancora eretta fa quell’effetto, ma poi settimana dopo settimana, quei tessuti morti si spezzano, si sfaldano e si portano sul terreno, confondendosi con esso. Contemporaneamente sono già spuntate, da seme, nuove piantine: il bordo stradale riacquista “colore”, non certo l’aspetto di una vegetazione rigogliosa (è quello che si vuole evitare), ma certamente un’immagine più “naturale”.
E’ vero che la composizione della flora si modifica. Inizialmente prendono il sopravvento specie che prima di altre riescono ad appropriarsi delle risorse, ma non dimentichiamo che si tratta di sottili striscie di terreno contigue con aree più o meno ampie in cui la vegetazione non viene toccata e che quindi può fornire nel tempo, in grandi quantità, semi delle più svariate specie.
Gli aspetti ambientali
E così, dunque, il diserbo dei bordi stradali con glyphosate non è poi così devastante. Le alternative? Solo una, appunto: lo sfalcio.
Abbiamo visto tutti come viene fatto. Un trattore piuttosto potente, un braccio idraulico, una testa di lavoro provvista generalmente di coltelli rotanti che operando ad alta velocità, trinciano tutto quanto incontrano. La macchina avanza lentissima. Dove c’è un guard-rail, un cippo, un paletto catarifrangente, un segnale, bisogna fermarsi, superare l’ostacolo e quindi procedere. In questi casi, per completare il lavoro, bisogna agire con altre attrezzature, ma diciamo che nel 90% dei casi si procede a mano, con un decespugliatore.
Domanda: quanto carburante viene usato per questo modo di operare? Siamo proprio sicuri che l’impatto sull’ambiente sia accettabile?
Per contro, la distribuzione dell’erbicida si esegue con attrezzature relativamente semplici, si procede molto velocemente (6-8 km/h), con un utilizzo di energia molto, ma molto più basso rispetto allo sfalcio.
Gli aspetti economici
Alla luce di quanto sopra non c’è dubbio. Il diserbo costa molto meno rispetto allo sfalcio. Sotto diversi punti di vista: le attrezzature sono meno costose, l’impiego di manodopera è ridotto al massimo, il consumo di carburante e limitato, il principio attivo ha costi contenuti.
Fate voi, signori. So che il concetto di contenimento della spesa pubblica non è un “sentimento” diffuso, ma coi tempi che corrono io ci farei un pensierino.
Un utilizzo corretto. Sì grazie
La questione fondamentale secondo me diventa proprio questa. E’ il cattivo utilizzo di questa pratica che deve trovare ferma opposizione. Più che una contrarietà a prescindere, si dovrebbe individuare dei protocolli di utilizzo e verificare che venga rispettato. Corrette dosi d’impiego, non superare un trattamento all’anno, non effettuare trattamenti per oltre 2-3 anni consecutivi (alternare con lo sfalcio, quindi), non distribuire il prodotto sui corsi d’acqua, rispettare le corrette condizioni ambientali.
Per concludere. Anche su temi apparentemente marginali come questo, proverei a superare gli aspetti emotivi e a valutare le cose nel loro complesso. Il percorso di modernizzazione di un paese passa anche attraverso dettagli apparentemente insignificanti.
@Corrado Vigo
Insieme alla mappa, però, non sarebbe male diffondere tra i tecnici anche qualche interpretazione tecnica di un certo livello. Magari partendo da questo:
http://biotecnologiebastabugie.blogspot.com/2010/05/ignoganza-infestans-uninfestante.html
Buon lavoro.
E comunque il glyphosato continua a non favorire la biodiversità perchè molte specie che vivono vicino ai fossi (lungo le strade) o solo esclusivamente in questi piccoli tratti perchè non ancora disturbati dai diserbanti delle zone limitrofe, spesso intensamente coltivate, si perderanno senza avere più la
possibilità di tornare o di fiorire o di fare semi per anni!! (dato che sul ciglio delle strade non ci sono soltanto graminacee) Meglio lo sfalcio!
L’ecologia non è un sistema per risparmiare soldi purtroppo!!
[…] troppi diserbanti nelle aiuole Il sempre interessantissimo blog di Gianna Ferretti, Trashfood, segnala una pratica a dir poco sconcertante: l’uso ingiustificato di diserbanti per tenere […]