Il burro tra tradizione e innovazione
Pubblicato: 2008/12/30 Archiviato in: Educazione e informazione alimentare, La borsa della spesa, Senza categoria, Sfide 24 commentiPrima qualche aspetto legislativo: “Dal punto di vista compositivo il burro deve contenere almeno l’82% di materia grassa, non più del 16% di acqua e un massimo del 2% di altri costituenti, definiti genericamente residuo secco magro e comprendenti lattosio, proteine e sali minerali.”
Oggi ho guardato i vari tipo di burro in vendita al supermercato. Marchi diversi, in accordo con la legislazione, dichiarano in etichetta una percentuale di materia grassa tra 82%-83%. In media nel burro classico ci sono: 48g di acidi grassi saturi, 23g di monoinsaturi, 2,75g di polinsaturi e 1,18g di acido linolenico (C18:3). Il prezzo di un panetto di 250g va da circa 1,37 a 1,5 euro.
Nel burro è contenuto anche il colesterolo, circa 250mg su 100g. Ed è la presenza di grassi saturi e di colesterolo che ha contribuito a creare in passato una vera fobia per questo alimento, dimenticando per esempio che tra i grassi ci sono anche vitamine liposolubili. In media la vitamina A è circa 930 ug/100g e la Vitamina E raggiunge i 2,4 mg/100g. I livelli ovviamente sono in relazione alla composizione del latte impiegato.
Molti dimenticano che i livelli di colesterolo presente nel sangue non dipendono solo dall’apporto in colesterolo con la dieta, infatti questa molecola viene sintetizzata nel fegato e ha importanti ruoli fisiologici.
Tornando al burro, da quanto tempo non vedete una pubblicità come quella che ho trovato in una rivista di cucina di quindici anni fa? o come questa?

Al contrario negli ultimi tempi ci vengono proposti dei derivati del burro ottenuti con diversi trattamenti tecnologici. E’ possibile trovare sul mercato diverse tipologie. Vediamone alcuni:
-Burro con un ridotto contenuto di colesterolo come il burro Nuovo Prealpi che ha 57 mg di colesterolo e 55.6 g di grassi saturi, costa 2,83 euro.
–Metà-Metà Prealpi. Che idea! mescolare metà grassi animali e metà grassi vegetali, quindi si ottiene un prodotto con un minore contenuto in colesterolo (120mg di colesterolo) che come è noto è uno sterolo sintetizzato nei tessuti animali. La comunicazione in etichetta però stranamente punta sui livelli di omega 3, come se in altri tipi di burro non ce ne fossero. Su 100g di questo prodotto ci sono 89g di grassi totali, 46,5g di grassi saturi, 7g di polinsaturi e 0,45g di acidi grassi omega 3. Quindi un quantitativo inferiore ad un burro normale. Un panetto costa 1,55 euro.
-Si trova anche un tipo di Burro con un quantitativo inferiore di grasso (-25%). Il Burro alleggerito Granarolo ha i seguenti ingredienti: burro, acqua, sorbato di potassio. Un panetto da 250g costa 2,12 euro.
Conclusione? il prezzo dei vari prodotti è inversamente proporzionale al contenuto in grassi o in colesterolo. Questo si può spiegare con i trattamenti a cui è sottoposto il burro per ridurne i livelli di grassi o colesterolo.
Diverse tecniche sono state usate per rimuovere il colesterolo, tra queste vi è l’impiego di molecole costose chiamate ciclodestrine. Le ciclodestrine sono ampiamente usate dall’industria alimentare, si tratta di strutture cicliche ottenute dall’amido. Le ciclodestrine presentano una struttura cava a tronco di cono e possono ospitare molecole liposolubili proprio come il colesterolo, separandolo dalla materia grassa. Successivamente il complesso colesterolo/ciclodestrina viene allontanato dalla matrice lipidica del burro mediante centrifugazione.
Bibliografia:
–Cholesterol Removal from Homogenized Milk with beta-cyclodextrin. Journal of Dairy Science, v. 82, p. 2327-2330. 1999
-Tabelle di composizione degli alimenti,INRAN (1997)
Tag: Burro colesterolo Prealpi grassi ciclodestrine
Acquacoltura: la filiera del gambero (4) – Conclusioni
Pubblicato: 2008/12/04 Archiviato in: Acquacoltura, Educazione alimentare, Educazione e informazione alimentare, Filiere, Senza categoria Lascia un commentoGli strumenti definiti dalla Doha Agenda del 2001 comprendono un migliore accesso al mercato ma anche accordi ambientali. Non e’ chiaro, comunque, come gli obiettivi del libero commercio definiti dal WTO possano conciliarsi con quelli dello sviluppo sostenibile. Nella sua relazione ‘Sustainable Shrimp Culture Development‘ la FAO riconosce come questo tipo di acquacoltura abbia messo in dubbio gli obiettivi di crescita sostenibile, per via del suo impatto all’ambiente e alle comunità locali che deve salvaguardare. Inoltre riconosce che alcune realtà e sistemi di acquacoltura nel mondo funzionano senza causare tali disagi e riconosce come sia necessario proprio identificare tali pratiche e promuoverle come possibile contributo allo sviluppo sostenibile delle aree costiere.
Stefania Puxeddu
Alcune iniziative locali riguardano l’introduzione di standard di certificazione biologica: EJF ci riferisce che una serie di prodotti derivati da minerali e piante medicinali sono stati prodotti da compagnie specializzate e che un numero di aziende con certificazione sono sorte già dal 1993 in diversi paesi latino-americani e in Asia (EJF: 2004). Altri tentativi sono stati fatti localmente per ridurre l’impatto dell’acquacoltura , con diversi risultati: ad es. in India, nonostante l’introduzione di una regolamentazione costiera nel 1996, il successivo Aquaculture Bill ha permesso alle aziende esistenti di continuare ad operare allo stesso modo ma all’interno di una licenza. In Venezuela, Margarita Island, la pesca locale sembra aver migliorato in seguito all’implementazione di una nuova legge che punisce la pesca a strascico illegale entro le 6 miglia nautiche dalla costa (EJF: 2003).
Quali le soluzioni? Certamente l’impatto di entrambe (pesca a strascico e acquacoltura) dovrebbe essere monitorato in modo tale che
– la produzione e il by catch vengano ridotti o mitigati
– una infrastruttura ambientale venga creata
– venga promossa la responsabilità delle ditte che operano lungo l’intera filiera (corporate responsibility)
– venga promossa la conoscenza di queste problematiche fra i consumatori – ad es. la differenza nel contenuto nutrizionale fra il prodotto di pesca e quello di allevamento
– la preferenza venga sempre data alle economie locali, promuovendo quindi un commercio sostenibile che tenga conto anche dei punti deboli delle comunita’ coinvolte
Concludo con un grafico che mostra l’andamento del commercio di questa specie sui mercati internazionali: si puo’ notare l’ultimo prezzo, 1764 Yen per 5X 108Kg per blocco. Questo rappresenta il prezzo di un mercato secondario di circa 200 Yen per Kg (ovvero, per fare un confronto con la sterlina, £1 per Kg – venduto poi a circa £20 nei supermercati). Due considerazioni: il mercato dei gamberi congelati mostra un un livello basso nel 2003 (le date sono piccole lungo la linea orizzontale), probabilmente questo riflette la disputa commerciale del 2003: in seguito ad una petizione dell’associazione produttori del Sud US contro la competizione ‘ingiusta’ dei gamberi asiatici (all’epoca si parlo’ di usare le regolamentazioni relative all’antidumping). In un contesto simile ma piu’ recente (2007), la WTO ha dato ragione alla causa dell’Ecuador contro gli US.
bloomberg.pdf
La scorsa settimana su Trashfood
Pubblicato: 2008/09/22 Archiviato in: Not Only Food, Prodotti ortofrutticoli, Senza categoria, Slot food, Te lo do io l'alert Lascia un commento–Scandalo melamina. Si torna a parlare di contaminazioni da melamina. Dopo i mangimi che dalla Cina sono stati esportati in altri stati, latte in polvere e altri prodotti del settore caseario -si parla di yogurt-sono risultati contaminati. La melamina veniva aggiunta a latte in polvere o altri prodotti alimentari al fine di aumentare fraudolentemente -alle analisi di controllo- il livello di sostanze azotate.
–Espresso in lattina. Successo o insuccesso?
–Bone Bone. Si chiama così la merendina ideata da un gruppo di studenti dell’Università Federico II di Napoli.Sarà “Bone Bone” a rappresentare l’Italia a “TROPHELIA EUROPE 2008” il prossimo 20 ottobre a Parigi, in occasione del SIAL (Salone Internazionale dell’Alimentazione).
– Nitrati-nitriti-e-barbabietole-anti-ipertensione Tutto quello che sapevate sui nitrati e nitriti è sbagliato?
–Alert weekly. Si riparte con la lettura del report settimanale RAPID ALERT SYSTEM FOR FOOD AND FEED (RASF) per seguire e ragionare sugli alert che colpiscono le merci piu’ varie in transito nel villaggio globale.
Tra un mese la BlogFest
Pubblicato: 2008/08/17 Archiviato in: Not Only Food, Senza categoria 1 CommentoTra circa un mese a Riva del Garda in occasione della prima BlogFest, ci saranno diversi Barcamp tematici tra i quali uno dedicato all’arte, uno alla letteratura e ci sarà anche un FoodCamp ospitato in Piazza delle Erbe, mai location fu piu’ indovinata 🙂
Il wi-fi coprirà tutto il centro della città. Si preannunciano eventi a sorpresa, guardate il programma, c’è qualcosa che vi interessa di certo.
Questa settimana su Trashfood
Pubblicato: 2008/08/02 Archiviato in: Aromi, Coloranti, Multimedia, Senza categoria, Sfide Lascia un commentoDicono che siamo nel cucumber time, qui su Trashfood di cosa abbiamo parlato?
–Food design sotto zero: Come nascono le ice cream beads che vanno di moda negli ultimi tempi.
– Dopo il parigino, il greco e altre coniugazioni nazionali, arriva il parmigiano-burger.
–Organic farming better for you. Una nuova campagna della comunità europea è stata avviata per promuovere una maggiore conoscenza dei prodotti biologici nella popolazione degli stati membri. Testi e materiale divulgativo fruibili in 22 lingue. Vi piace? Pensavate di trovarci dentro altre informazioni? cosa avreste voluto leggere?
Due contributi di Stefania:
– Crisi alimentare e G8 Il rincaro dei prezzi dei generi alimentari e le sue conseguenze a livello globale. Risorse e links per saperne di piu’.
-OGM e agricoltura tradizionale, una convivenza possibile? un documentario Franco-Canadese, prodotto dalla TV canadese, ci parla del colosso agroalimentare Monsanto. The world according to Monsanto.
L’alimentazione del futuro ?
Pubblicato: 2008/08/01 Archiviato in: Generale, Multimedia, Prodotti ortofrutticoli, Senza categoria, Sfide 3 commentiVolevo segnalare a chi non ne avesse conoscenza, l’uscita di un documentario Franco-Canadese, prodotto dalla TV canadese, su Monsanto, colosso agroalimentare. Il documentario, diretto e scritto da Marie-Monique Robin, ha destato molto interesse perche’ mostra i vari problemi legati all’uso della chimica in agricoltura ma allo stesso tempo tempo solleva dubbi di natura ‘morale’: e’ giusto che una societa’ agroalimentare possieda il brevetto per produrre certe specie vegetali, e che quindi possa in un futuro non troppo lontano, ‘possedere’ risorse agricole che dovrebbero essere – come l’acqua e l’aria – un bene di tutti? Certo, potremmo obiettare che chi non vuole usare gli OGM non li usa, e semina quello che vuole, ma avete mai pensato al fatto che e’ praticamente impossibile controllare (nel senso proprio di limitare) la crescita degli OGM nei soli terreni consentiti (ovvero quelli dove il contadino, di sua spontanea volonta’ ha coltivato previo acquisto di brevetto, i semi)? Infatti il documentario mostra come un ignaro contadino puo’ scoprire il proprio terreno invaso da queste varieta’ OGM e in piu’ pure ritrovarsi legalmente costretto a pagare una multa perche’ non ha comprato la licenza per queste colture.
Quindi oltre ai dubbi legati all’uso di tutte queste sostanze e colture e alla salute, di cui ancora non si sa tanto (e.g. e’ stato scoperto che una sostanza usata per la produzione di GMO e’ la stessa rinvenuta nella pelle dei pazienti colpiti dalla Morgellons, una forma di parassitosi) proviamo invece a soffermarci sulla questione morale e legale della faccenda. Mi auguro che possiate seguire in inglese questo bel documentario, presente su YouTube, o capire se la produzione lo abbia tradotto in altre lingue straniere… ne vale la pena. Su YouTube e’ stato diviso in diverse sezioni, vista la durata (108 minuti). Questa che vedete è una prima parte. Il resto potete seguirlo qui: The World According to Monsanto
Buona visione!
The World According to Monsanto
Tags: agricoltura Monsanto OGM
Organic farming:good for you!
Pubblicato: 2008/07/28 Archiviato in: Multimedia, Senza categoria 1 Commento
Una nuova campagna della comunità europea è stata avviata per promuovere una maggiore conoscenza dei prodotti biologici nella popolazione degli stati membri. A tale scopo, i testi del sito internet sono fruibili in 22 lingue. Questo è il link alle pagine in lingua italiana dove un viso sorridente di Marianne Fischer Boel ci guida alla scoperta dell’organic farming.
Hanno pensato a tutto, il sito mette a disposizione foto, slogan da usare in occasione di eventi divulgativi,materiale multimediale e opuscoli rivolti a ristoratori, gastronomi e rivenditori.
Ehi, c’è anche il gioco per allenare la vostra memoria.
Tags: organic farming, agricoltura biologica, UE, Marianne Fischer Boel
Fit o… fat?
Pubblicato: 2008/06/18 Archiviato in: Educazione e informazione alimentare, Food video game, Senza categoria 21 commentiE’ difficile determinare come e perche’ il grasso e l’essere grasso abbia assunto una connotazione cosi’ negativa nella societa’ moderna. Nel suo Fat History, Peter N. Stearns afferma che un cambio in questo senso inizio’ alla fine dell’800. Prima di allora perfino Shakespeare aveva avuto parole di rispetto :
Let me have men about me that are fat;
Sleek-headed men and such as sleep o’ nights:
Yond Cassius has a lean and hungry look;
He thinks too much: such men are dangerous.” (Julius Caesar, I, ii).
Potremmo affermare che il cambio nella percezione del grasso (come macronutriente) e dell’essere non magri sia associato ad un ritorno verso dei modelli religioso cristiani che associavano appunto la magrezza con la virtu’. E quindi l’idea che il mangiare grasso facesse ingrassare e che l’essere grasso fosse un peccato morale si diffuse velocemente.
Potremmo anche continuare dicendo che la prima ‘condanna’ pubblica dei grassi puo’ datarsi agli inizi del 1950, in seguito alla pubblicazione di un numero di ricerche che collegavano la dieta bilanciata alla buona salute e la longevita’. Su Eat Well and Stay Well, pubblicato in US nel 1959, i dottori Ancel e Margaret Keys spiegarono i beneficii dei cibi tipici dei paesi mediterranei. Tale dieta, particolarmente ricca di prodotti della terra freschi e di stagione, era ricca di carboidrati ma povera di proteine e grassi. Da allora il messaggio che ci ha accompagnato dagli anni 80 in poi e’ stato proprio quello di ridurre i grassi proprio per poter prevenire le malattie cardiovascolari e i tumori. Eppure contrariamente alle raccomandazioni, oggi la stragrande maggioranza delle popolazioni dei paesi industrializzati prende 37-42% della loro energia dal grasso anziche’ solo 30-35%.
La connotazione negativa del grasso viene costantemente reiterata dai media, dall’industria dello spettacolo e da quella della moda. Il corpo magro e talvolta pure emaciato e’ l’ideale tipo di bellezza per uomini e donne. Come dicevo nel precedente post, il recente caso della Nintendo e del suo gioco WiiFit ha riportato a galla un dilemma che fa discutere tanti: cosa intendiamo con ‘grasso’ e come si determina il sovrappeso, come facciamo a capire quando e’ il momento di fermarci e fare scelte piu’ consapevoli. Il gioco utilizza un pannello/bilancia elettronico che controlla il peso del giocatore e usa BMI (Body Mass Index) per indicare il livello di… obesita’. usando parole come ‘sottopeso’ e ‘grasso’. Quale e’ il problema, dunque? il problema e’ che il gioco ha come target i bambini, e quando un bambino di 10 anni si vede indicato come ‘grasso’ (pur non essendolo, visto che il BMI dei bambini e’ variabile), questo puo’ avere effetti tutt’altro che educativi.
Argomento pieno di spunti, dunque – che sara’ oggetto di tesi, la mia 😉
Questa settimana su Trashfood
Pubblicato: 2008/06/15 Archiviato in: Io lo leggerei, La borsa della spesa, Not Only Food, Senza categoria Lascia un commento–Arrivederci, Penne? Food Inflation Takes Its Toll on the Italian Diet Il Wall Street Journal guarda nel piatto degli italiani. “I rincari degli alimenti penalizzano la dieta degli italiani”,secondo il quotidiano americano, infatti, “i continui rincari dei generi alimentari costringono anche gli inventori della dieta mediterranea a ridurla drasticamente a favore di cibi-spazzatura ricchi di grassi, zuccheri e sale.”
-Un po’ di autoironia non guasta, nasce il Festival del refuso. Per un anno i lettori di tutti i giornali d’Italia potranno inviare al Museo della Stampa di Mondovì indicazioni sugli errori, i doppi sensi, sviste che hanno trovato più divertenti o più curiose. E ho scoperto che c’è già in rete chi annota i refusi, è il blog-osservatorio dello Strafalcione
-Chi è Matt Gross?the Frugal Traveler L’obiettivo è viaggiare per gli stati europei e non spendere piu’ di 100 euro al giorno. Aggiornamenti sulle sue tappe sul blog ospitato dal New York Times.
-Salmonella e salmonellosi,recall e contaminazioni microbiologiche, è Salmonellablog, utilissimo per seguire giorno per giorno, ora per ora, le news riguardanti questo patogeno.
–Salumi creativi. Effetto Euro 2008 sui salumi proposti a Vienna. Il Food design colpisce gli insaccati.
British Heart foundation Multimedia
Pubblicato: 2008/01/22 Archiviato in: Educazione alimentare, Multimedia, Not Only Food, Senza categoria 2 commentiLa British Heart Foundation si è sempre fatta notare per le sue provocazioni nelle campagne pianificate su temi legati all’alimentazione, stile di vita e salute.
Due anni fa proposero questi poster per far comprendere cosa finiva in alcuni prodotti dei fast food, poi è arrivata la campagna per far riflettere sul contenuto in grassi degli snacks salati e ora è stato inaugurato il nuovo sito web Food4thought per i giovani. Fateci un giro, l’idea è quella di utilizzare il web e giochi interattivi on-line per esplorare la giungla junk food e il loro contenuto. Nel tour virtuale si è accompagnati dal personaggio Sick Rick, attivata anche una serie di video su Youtube. Per le campagne precedenti e per quelle future consiglio di seguire il blog della Fondazione.
Esempi italiani?
















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