Cocktails dimagranti e grassi che (non) fanno miracoli
Pubblicato: 2006/07/30 Archiviato in: Integratori 15 commentiI titoli apparsi recentemente, hanno richiamato la mia attenzione: Arriva cocktail dimagrante, Nuovo cocktail dimagrante. Immagini di soggetti in sovrappeso piazzati in home page, e non è finita, vengono definiti "ciccioni" e si continua affermando "Il sogno di tutti i ciccioni e’ diventato realta’". La Gazzetta del Mezzogiorno si spinge oltre e definisce il cocktail la "panacea dei problemi di sovrappeso o di obesità che affliggono buona parte della popolazione occidentale."Leggiamo meglio i vari articoli pubblicati e realizziamo che si è ancora allo studio della bevanda e aumentano i condizionali, "potrebbe" "dovrebbe". Fat burners time. E’ il momento dell’Acido linoleico coniugato (CLA): uno degli ingredienti del cocktail allo studio nei laboratori dell’Università di Lecce.
Provate a digitare il termine CLA, l’acido linoleico coniugato sulla stringa di Google e scoprirete quanti sono i siti in cui sono in vendita integratori che lo contenengono. Nei numerosi siti commerciali è presentato come una sostanza che contribuirebbe ad aumentare la massa magra e a ridurre la massa grassa,viene perfino definito grasso miracoloso. Non solo, le vengono attribuite anche proprietà antineoplastiche e antinfiammatorie. Facciamo un pò di chiarezza? Il CLA è’ decisamente una delle molecole che movimenta di piu’ il mercato dei fitness foods degli ultimi anni. Le ricerche prevalentemente su modelli animali, hanno alimentato il mercato agroalimentare e la diet industry alla continua ricerca di prodotti innovativi e di molecole su cui puntare per proporre effetti salutari e/o dimagranti da pubblicizzare.
Per quanto riguarda le proprietà decantate sul metabolismo energetico, esse si basano su studi condotti su animali, non confermati sull’uomo in ricerche successive. Da sottolineare inoltre che la sigla CLA include una miscela eterogenea di isomeri strutturali di acidi grassi poliinsaturi a diciotto atomi di carbonio (C18:2) tra cui alcuni che presentano il doppio legame in configurazione trans, una configurazione non fisiologica. Sorprende quindi che nonostante si raccomandi una riduzione del contenuto in acidi grassi trans nei prodotti alimentari, per i ben definiti effetti negativi sul metabolismo lipidico, si propongano alcune molecole di acidi grassi trans tra cui il CLA come dei "toccasana" o "olio sciogligrasso".
Attualmente il CLA che troviamo nei supplementi, è ottenuto con biotecnologie dall’acido linoleico di cui abbonda l’olio di semi di girasole.
E’ fuorviante che si leggano affermazioni come queste riferite all’acido linoleico coniugato: "Effetti positivi, sempre in studi preliminari, sono stati riscontrati anche nei confronti delle malattie cardiovascolari e per il diabete in quanto gli acidi linoleici coniugati hanno la capacità di normalizzare il metabolismo del glucosio" o queste: "Il nuovo cocktail dovrebbe ridurre la massa adiposa senza provocare alcun effetto collaterale. In particolare senza specifiche restrizioni del regime alimentare e senza l’inevitabile attività fisica generalmente associata alle diete alimentari. Praticamente il sogno di tutte le persone soprappeso."
Da un esame recente della letteratura scientifica degli ultimi anni emergono dati in contrasto con quelli ottenuti nei modelli animali, ponendo ulteriori e plausibili interrogativi sul suo uso come supplemento nell’ alimentazione umana e come prodotto per una riduzione del peso corporeo.
C’è poco da fare: per dimagrire bisogna mangiare meno e meglio.
Concordo con Grissino!!! 😀
Tutto il resto è ….”noia!?” …cantava un nostro connazionale conosciuto!!! ;)))
il cla e’ 1 integratore da studiare meglio,secondo me ci sono prodotti migliori per facilitare il dimagrimento,pero’ e’ ovvio che alla base deve esserci 1 dieta ipocalorica e attivita’ fisica
[…] Un anno fa su Trashfood. Cocktails dimagranti e grassi che (non) fanno dimagrire html […]
consiglio di leggere questo articolo ufficiale emanato dall’EFSA; in particolare dalla riga 129 alla 150.
http://www.efsa.europa.eu/cs/BlobServer/DocumentSet/nda_op_drv_fat_draft_en_released%20for%20consultation,0.pdf?ssbinary=true
grazie! vedo che l’EFSA è daccordo con me 🙂
Interessantissima lettura.
Cito testualmente dalle righe 136-137:
The available evidence indicates that TFA from ruminant sources have adverse effects on blood lipids and lipoproteins similar to those from industrial sources
Considerato che, a quanto leggo, la percentuale di acidi grassi trans nella parte lipidica dei latticini sarebbe del 4% circa (bollettino FIL-IDF n.377 del 2002 nel quale vengono riportate le medie percentuali dei TFA nel latte riferite a 6 nazioni europee la cui media totale risulta essere pari a circa il 4%) – in pratica, da 1 Lt di latte parzialmente scremato, indi all’1,6% di grassi, ottengo 0,64g di acidi grassi trans (di cui almeno l’80% è il trans vaccenico – insieme ad altri – che è il precursore del CLA), sempre partendo da questi valori medi. Decisamente pochino, se non ho clamorosamente sbagliato i conti.
C’è anche da dire che questo “4%” di TFA pare sia una media un po’ ballerina, si riportano valori molto variabili, dal 2 al 6%, in base anche alla razza della vacca, età, foraggio tulizzato, periodo dell’anno…
Il responsabile principale della bioidrogenazione,a quanto leggo, è il batterio anaerobio Butyrivibrio Fibrisolvens (l’infame!).
Interessante, visto che secondo l’EFSA i trans naturali sono nocivi al pari di quelli industriali…brutte notizie per il burro?
Cazzarola, devo ricominciare a fare lo yogurt col latte scremato ….. visto che ne consumo a kg.
Domanda agli addetti ai lavori, com’è che l’EFSA dice che i trans “naturali” hanno effetti nocivi come i trans “artificiali”, mentre qui:
http://www.sciencedaily.com/releases/2008/04/080402152140.htm
Si afferma in pratica, l’esatto contrario?
Chi ha ragione?
@Wyk72. Come sarebbe possibile che un acido grasso trans ha effetti diversi se prodotto per idrogenazione o sintetizzato nel rumine e quindi presente negli alimenti (latte,carne ecc..).
Piuttosto credo sia importante fare ordine nella famiglia degli acidi grassi trans e non generalizzare. Il termine CLA (acido linoleico coniugato) ad esempio include diversi isomeri dell’acido linoleico.
In zootecnia non sono pochi i progetti avviati per arricchire di CLA sia latte che formaggi, si alimentano così gli animali di mangimi specifici.
Ho proposto ad alcuni miei studenti di lavorare su questo tema e hanno prodotto articoli che hanno cercato di fare il punto su questo tema, non è stato facile. Gli studi in vivo per esempio sull’uomo sono stati condotti spesso con isomeri diversi, per tempi e per quantità assunte non confrontabili. Con calma ritrovo tutto e ne parliamo.
Interessante. Usano forse lecitina di soia e/o mangimi ricchi in PUFA? Leggo inoltre che la stabulazione libera aumenta il livello dei CLA del 14%, in uno studio su vitelloni di razza marchigiana.
Leggo inoltre che :
Si potrebbe aumentare la vitalità di tali ceppi batterici nel rumine tramite supplementazione apposita (una sorta di “probiotico” per ruminanti – un bolo contenente apposite colture batteriche che si scioglie, appunto, nel rumine; oppure coltura batterica direttamente nei magimi)?
– premesso che nel rumine bovino c’è una vastissima ed eterogenea flora batterica (e fauna, protozoi), non so se sia il caso o se addirittura sia possibile sbilanciarla senza conseguenze.
I mangimi usati in zootecnia per incrementare il contenuto di acido linoleico coniugato contengono oli vegetali con elevati livelli di acido linoleico (come olio di semi di girasole e di soia)o estrusi a base di semi di lino.
Qui trovi una esperienza in Sardegna: http://www.sardegnaagricoltura.it/documenti/14_43_20081010095119.pdf
Interessante esperienza sul caprino/ovino.
Sulla questione sto leggendomi un interessantissimo PDF:
Fai clic per accedere a 4_1692042640.pdf
In sostanza, da quel che ci ho capito, i CLA da vegetali (estrazione a freddo dal cartamomo), sono piuttosto differenti dai CLA da ruminanti, proprio per la presenza dell’acido Vaccenico(C 18:1 trans 11) e dell’acido Rumenico (C 18:2 cis 9 trans 11), prodotti dai batteriucoli di cui sopra: i CLA isomerizzati nel rumine avrebbero proprietà molto importanti (anticancerogene).
Si potrebbero fare delle “colture” di tali batteri extra-rumine per lo stesso scopo?
Ancora, un articolo (a mio parere molto equilibrato) che parla dei CLA:
http://www.webnutrition.it/Articolo.asp?ID=10
@Wyk72
L’articolo di Webnutrition non lo definirei equilibrato 🙂
colture di batteri della flora dei ruminanti? credo proprio di si. Credo che grazie alle biotecnologie questo sia già possibile.
L’articolo di Webnutrition non lo definirei equilibrato 🙂
Boh, a me la parte sulle “stime” non mi pareva tanto male, molto meglio dei venditori:
Perlomeno non è “buttato là” come ‘o miracolo…