Quando i grassi non bruciano
Pubblicato: 2008/03/19 Archiviato in: Messaggi fuorvianti 11 commentiVi ricordate di Fisique? Il drink che prometteva di farvi bruciare i grassi grazie ad una combinazione di diverse vitamine, sali minerali (calcio), estratto di tè verde altamente concentrato e un peptide bioattivo? ovviamente tutto combinato a una dieta nutriente, varia e bilanciata oltre a qualche attività fisica.
Ecco cosa ho trovato oggi nel sito della Exquisa.
Trovato la differenza? esatto! è scomparsa la frase Fisique aiuta a bruciare i grassi, infatti il messaggio è stato ritenuto ingannevole. Tutta la documentazione che ha portato alla sentenza definitiva la potete leggere qui
Ogni tanto qualche pubblicità ingannevole la “reprimono”, però leggendo bene la sentenza ho notato che il prodotto ha potuto restare sul mercato per ben 8 mesi, il tempo per poter “illudere” un pò di persone.
Ovviamente se i tempi di reazione sono questi allora posso pensare di mettere tranquillamente sul mercato un prodotto con una pubblicità ingannevole avendo a disposizione una finestra “garantita” di 8 mesi !
Tutto dipende se in quel periodo riesco a vendere abbastanza per coprire anche una eventuale multa e farmi una clientela sicura.
Credo di averlo visto qualche giorno fa al supermercato, verificherò.
Avrete sicuramente notato che qualsiasi pubblicità che sottolinea contenuti salutistici del prodotto o qualità eccelse di una sua componente contiene un messaggio ingannevole per il consumatore. Quindi il garante dovrebbe semmai dare delle linee da non oltrepassare e farle rispettare, non intervenire a posteriori.
Se io dico che un autoveicolo consuma meno delle concorrenti della sua categoria, é verificabile ed ho fatto un confronto, ma se io dico che gli spaghetti xyz sono fatti con i migliori grani duri non vuol dire niente, millanto una qualità eccelsa non quantificabile, quindi inganno e magari anche doppiamente perché li faccio pagare di più rispetto agli spaghetti standard.
Dobbiamo attendere ancora qualche anno per il nuovo regolamento sull’etichettatura.
https://trashfood.com/2007/07/etichette-alimentari-il-nuovo-regolamento-europeo.html
Paolo: è più o meno quello che succede anche con i prodotti Bio, che non possono vantare di essere “meglio” degli altri prodotti, e quindi usano varie strategie pubblicitarie per far si che il compratore creda di comperare un prodotto intrinsecamente migliore
@Dario, l’altro Campanaro, ogni tanto riemerge…:)
@Gianna: vero 🙂
Ciao e Buona Pasqua 🙂
Quello del settore biologico é una scandalo che tarda ad esplodere. Nel settore del vino, del quale ho maggiore conoscenza, le aziende certificatrici rilasciano il bollino bio solo se si usano i loro prodotti in vigneto, ma in cantina non ci sono restrizioni all’uso di prodotti chimici, come i solfiti per esempio. Questo si chiama ingannare il consumatore. Molti produttori hanno abbandonato bollini e diciture e si autocertificano raccontando come lavorano, con il risultato che dal ceppo del biologico sono nati 3 ramificazioni con rispettive manifestazioni di settore quali il biodinamico, i vini veri e la triple A (artigiani, agricoltori, artisti).
le aziende certificatrici vendono prodotti? non conoscevo le manifestazioni sui Vini veri e con la tripla A.
Sì é così, ma non faccio nomi qui. Alcune sono legate alla produzione vivaistica, altre alla chimica (lieviti e solfiti). Il mondo europeo del vino biologico si é spaccato in due alcuni anni fa: i biologici e quelli dei vini veri o meglio dei vini secondo natura. Questi ultimi sono viticoltori che hanno abbandonato la certificazione e seguono una propria strada strettamente legata al terroir ed ai vitigni autoctoni. Nella realtà sarebbero quasi biodinamici, secondo quel metodo di coltura totalmente naturale, ma i biodinamici, capitanati dal francese Nicolas Joly, sono più ortodossi: bando totale ai diserbanti, ai concimi ed ai trattamenti chimici nel vigneto, favoriscono la sola selezione massale delle piante oltre a proibire aggiunte di solfiti, filtrazioni e chiarifiche del vino. La dicitura Triple a é stata creata dall’importatore italiano che distribuisce in esclusiva i prodotti di alcune aziende biodinamiche, circa un centinaio e per la metà francesi. Io seguo da anni questi filoni e posso dire che alcuni di questi vini sono strepitosi. Nella maggior parte dei casi i produttori sono dei veri e propri personaggi, stravaganti come potevano esserlo Picasso o Moore e fare un giro nelle loro aziende é come viaggiare con la macchina del tempo, ecco spiegate le parole artigiano ed artista. Purtroppo, a parità di vitigno, le bottiglie costano il doppio o il triplo, ma la qualità, si sa, ha un prezzo e bere quei vini é un’esperienza unica.
Per chi volesse approfondire:
http://www.viniveri.net/Home.aspx
http://www.vinnatur.it/
vediamo se riesco a tirare fuori un paio di idee. Sopratutto in risposta a Paolo quando parla del delirio delle autocertificazioni. Vorrei citare il lavoro di Hildyard che trovate qui
http://www.thecornerhouse.org.uk/item.shtml?x=52022#index-02-00-00-00
e che fa un punto molto importante: le politiche neoliberali vedono l’etichettatura imposta come un metodo ‘statista’ e pertanto negativo. Quindi l’introduzione dell’autocertificazione, in particolare di quella di tipo ‘ecologico’ e’ fiorita come approccio volontario che l’industria usa per entrare nel mercato, e da cui puo’ sempre ritirarsi quando vuole, vanificando il processo (ricordiamoci che lo stato ha bisogno dell’industria per assettare certi standard o raggiungere certi obiettivi e senza l’industria non puo’ fare molto) . QUesto meccanismo fornisce al produttore un discreto potere di contrattazione e purtroppo ha distorto l’azione positiva dei vari standards.
Aggiungo che in generale le regole del libero mercato hanno portato l’industria a chiudersi in standards e certificazioni per rendere il proprio prodotto piu’ attraente rispetto ad altri. Il che, se ci pensiamo un attimo, stravolge completamente i principi base della conoscenza e della scoperta scientifica – ovvero, mentre un tempo il brevetto veniva applicato e l’invenzione veniva resa accessibile a tutti (pensiamo ad un’invenzione … banale, l’ascensore) , ora invece l’industria ponendo la propria marca e il proprio standard lo ‘protegge’ da imitazioni e dalla competizione. Questa e’ la grossa ragione che sta dietro a certi dibattiti alimentari, come ad esempio quello degli OGM. Alla faccia del libero mercato.