Merendineitaliane.it
Pubblicato: 2008/05/20 Archiviato in: Additivi, Aromi, Coloranti, Conservanti 14 commentiPoco tempo per scrivere in questi ultimi giorni, eppure ce ne sarebbero di cose da segnalare, per esempio il nuovo sito sulle Merendine italiane difese dall’associazione di categoria che raggruppa le industrie dolciarie italiane, l’AIDI. Leggiamo infatti: Gli ingredienti usati dall’industria per preparare le merendine sono gli stessi di un dolce fatto in casa o dal fornaio: farina, zucchero, uova, lievito, burro o margarina vegetale (rigorosamente non idrogenata), marmellata, cacao, latte ecc. a seconda della ricetta. L’unica differenza è che mentre il dolce artigianale o casalingo ha una riuscita variabile, quello industriale possiede caratteristiche organolettiche e nutrizionali costanti che il consumatore deve poter ritrovare ogni volta che lo acquista.
I contenuti del sito internet sono in gran parte tratti da una pubblicazione di due anni fa, il “Dossier merendine: oltre il pregiudizio”, curato dalla FOSAN in collaborazione appunto con l’AIDI, ne avevo parlato qui. Attorno vi troviamo cenni storici sulle merendine, giochini e indicazioni su come leggere le etichette.
Sul sito dell’AIDI tra le news leggiamo che le merendine italiane non contengono coloranti e conservanti. E’ vero, nella maggior parte non se ne trovano, ma basta cercare, c’è sempre qualche eccezione.
Se vi interessa ecco il “Dossier merendine: oltre il pregiudizio”,
chiedi all’oste se il vino e’ buono.
Questa frase mi inquieta molto:
L’unica differenza è che mentre il dolce artigianale o casalingo ha una riuscita variabile, quello industriale possiede caratteristiche organolettiche e nutrizionali costanti che il consumatore deve poter ritrovare ogni volta che lo acquista.
La stessa motivazione la sbandieravano dei pasticceri francesi intenti a versare degli aromi (costruiti nel laboratorio) nell’impasto. A dicembre la marmellata di ciliegie non viene come a giugno e allora loro corregevano con aroma di ciliegia. L’hanno fatto vedere a report su un servizio sugli aromi che mangiamo senza farci tanto caso.
I croissant Bauli con farcitura alla ciliegia oltre agli aromi contengono il colorante E163. Aggiungo che non hanno superato il food-crash test in famiglia.:-)
Aggiungo questa perla:
Le merendine saziano con meno calorie rispetto ad altre merende: Vero!
Le merendine sono in grado di controllare il livello energetico del pasto successivo, meglio delle merende tradizionali (pane, burro e marmellata e focaccia) con cui sono state confrontate. E’ quanto emerge da una ricerca realizzata al DISTAM (Dipartimento di Scienze e Tecnologie Alimentari e Microbiologiche) Università degli Studi di Milano, che dimostra inoltre che le calorie assunte per raggiungere la sazietà nel caso delle merendine industriali sono inferiori a quelle assunte con le merende tradizionali.
Voglio proprio vedere se, a paritá di calorie, saziano piú le merendine o le mie torte fatte in casa… mi mette tristezza veder citata la mia facoltá in mezzo a queste affermazioni. Ma puó darsi che la ricerca non dica esattamente questo oppure chissá… lascio a voi immaginare altre possibilitá 😉
a me oltre alle giuste osservazioni fatte da gunnar e Grissino quello che trovo irritante e’ il costante uso della parola ‘naturale’ – coloranti ‘naturali’, ingredienti ‘naturali’ etc…. che ultimamente sembra essere la parola giusta da usare. E allora: e’ giusto chiamare ‘naturale’ un colorante derivato dalla cocciniglia? il fatto che sia derivato dalle ali (o cosa?) dell’insetto lo rende ‘naturale’ (questo tipo di rosso e’ usato spesso per le merendine colorate) ? Per non parlare poi dell’ irritante ‘Grazie al sistema di controllo preventivo obbligatorio HACCP (Hazard Analysis Critical Control Point: Analisi Rischi Punti Critici di Controllo) le merendine sono sempre più sicure.’… eppure dovrebbero saperlo anche i muri che le intossicazioni / adulterazioni etc possono avvenire indipendentemente dall’HACCP… suvvia…. 😉
@stefania
In effetti trovo odioso utilizzare il termine “naturale” in modo ingannevole. Naturale non vuol dire sano e che non fa male (il curaro ad esempio e naturale ma per quanto riguarda il resto….)
ma sai ho notato che in tutto il mondo il termine naturale viene usato per indurre in errore il consumatore.
Un esempio che ho trovato qualche tempo fa in un grande magazzino e un limoncello costituito da : acqua, alcool e aromi naturali !! secondo voi ha mai visto un limone se non stampato sull’etichetta.
@Giorgio – si, infatti. Il termine ‘naturale’ o (qui in UK e in US) ‘organic’, ovvero biologico, usato come strumento di marketing. Eppure si dovrebbe avere il coraggio di definire questi termini un po’ meglio. E’ giusto parlare di biologico importato dal SudAmerica o … dalla Cina,e quindi prodotto e distribuito secondo le fasi tipiche dell’agricoltura intensiva?
Concordo pienamente col commento di gunnar e aggiungo che sono fiero che i miei dolci casalinghi abbiano delle riuscite “variabili”…
…comunque stasera o domani farò dei “Cantuccini di Prato” a riuscita variabile… per la merenda mia e della mia famiglia!
ciao a tutti,mi presento sono alba studentessa di farmacia di palermo alle prese con due esami:chimica degli alimenti e scienze dell’alimentazione.Potete dunque capire come mai mi sono imbattuta in questo sito a dir poco geniale.L’ho già messo tra i miei preferiti!!
P.s. Alle elementari i miei maestri un pò freak hanno VIETATO l’uso delle merendine,si poteva portare per merenda pane e formaggio,pane e marmellata,latte o frutta!sembrerà anti-democratico,ma io in 23 anni avrò mangiato si e no una decina di merendina!il gioco ha valso la candela!
ciao Bee, benvenuta!
Hai visto da chi è composto il comitato editoriale?
Grazie gianna!!…Gunther ma la domanda sul comitato editoriale era rivolta a me?non ho capito,scusami!Comunque no,non l’ho visto!
Era rivolta a Gianna, scusami e buon lavoro
Ciao a tutti, concordo con tutte le vostre opinioni sulle merendine italiane. E vi dirò di più. La comunicazione della maggior parte delle associazioni di categoria alimentare è curata da agenzie di pubbliche relazioni e non solo da quelle pubblicitarie. Anche AIDI è cliente di una di queste, solo che se ne guarda bene da far inserire questa piccola informazione nei cosidetti credits ( voce assente). Questo significa che paga fior di quattrini queste agenzie le quali hanno il compito di spingere i giornalisti a scrivere articoli positivi sulle merendine italiane. In gergo si dice: creare relazioni positive con gli opinion leaders (o persone autorevoli del settore), con la differenza che molte di queste “persone autorevoli del settore” sono remunerate e di solito sono le stesse che compaiono in televisione. Provate a farvi un giro sui siti di unione nazionale avicoltura o Igi ( gelato italiano) sono sempre le solite persone autorevoli , le quali a quanto pare sono tutte in sintonia sul fatto che i nostri figli dovrebbero mangiare gelati industriali (senza conoscere come vengono prodotti effettivamente) , polli ( italiani, e poi a chi importa cosa quest’ultimi mangiano o come vengono allevati) ed altro..Ma la cosa che più mi stupisce è come sia possibile che la presidentessa del MOIGE, che rappresenta i genitori, possa associare la sua immagine ad una operazione di comunicazione di parte?! Scusate la mia domanda provocatoria: poichè è all’interno del comitato editoriale scriverà mai qualcosa sulle merendine che non sia di parte? La stessa domanda vale per tutti quelli che guarda caso compaiono anche nei comitati editoriali e nelle interviste di altre associazioni di categoria. questo è l’eterno dilemma tra informazione e comunicazione, solo che i consumatori non conoscono la differenza e il confine che li separa. é lecito creare dei siti che parlino delle merendine italiane o dei polli o dei gelati e semilavorati industriali, ma bisogna farlo con una comunicazione che non prenda in giro i conumatori. Tu azienda puoi comunicare suoi tuoi prodotti ed informarci, ma fallo nel modo giusto. Spetta a noi genitori decidere cosa far mangiare nostri figli Un saluto a tutti.
ciao futuramamma – sono d’accordo. Ma d’altronde il problema della comunicazione come lo descrivi lo si ritrova anche in altri settori in Italia (oltre l’alimentare, intendo) – perche’ a differenza di altri paesi (parlo dell’UK dove vivo) i responsabili della comunicazione sentono che sia loro ‘dovere ‘ professionale avere un’opinione e di esprimerla, piuttosto che fornire un’informazione trasparente . Basta leggere anche solo i fatti di cronaca per notare (a differenza della stampa straniera) come sia ricca di aggettivi (che denotano e connotano la notizia) spesso usati direttamente nei confronti di persone.
Da una parte e’ giusto, giustissimo che l’imprenditore metta il sito elencando le fasi della produzione etc – quello che a mio avviso manca e’ la capacita’ critica del consumatore. Ovvero quello che spinge il consumatore X a capire che quello che sta leggendo e’ una gran cavolata. Altrimenti non ti spiegheresti come mai ci siano tanti bambini che bevono coca-cola e succhi di frutta anziche’ mangiare la frutta a merenda. E la cosa che mi colpisce e’ come – in un’era in cui grazie ad Internet e’ possibile avere tanta piu’ informazione rispetto al passato – tuttavia tante persone continuino a fare le stesse scelte alimentari sbagliate. Perche’ il problema non sta solo nel NON essere informati ma anche nel NON sapere come usare quell’informazione.
Ci sono tanti, ad esempio, che ancora che credono che nutrire polli e pesce con le farine alimentari sia la cosa piu’ sicura di questo mondo e quindi continuano a comprare polli e pesce da allevamento intensivo (magari proveniente dall’Africa o l’Asia- quest’ultimo paese sta inondando il mercato globale, insieme al Brasile, di polli). In Italia, ad es. , si crede ancora che il problema della BSE sia solo inglese, mentre invece la malattia continua ad essere presente in tutto il mondo: e’ notizia di qualche mese fa di 2 casi (se non erro morti) in Spagna. Qui in UK – per farti un altro esempio – il salmone brilla arancione (vedi post di Gianna sull’astaxantina)… ebbene e’ una cosa che va avanti da anni, eppure tanti continuano (anche in Italia, mi risulta) a comprarlo!