It’s made from sugar. But it’s not sugar. Il sucralosio

Inizio a leggere il nome sucralosio in etichetta, lo ha scelto la Danone per alcuni yogurth light, la Fabbri per il suoi sciroppi Zero.
Lo troviamo nel The verde San Benedetto, in Proactiv, il drink contenente i fitosteroli.
Di cosa si tratta? Di un edulcorante, o dolcificante se preferite.

La storia del sucralosio inizia piu’ di 30 anni fa e negli ultimi anni si è guadagnato spazio tra gli edulcoranti intensivi introdotti dall’industria alimentare. Casualmente fu scoperto nel 1976 da uno studente mentre stava lavorando nel laboratorio di chimica per una compagnia britannica, la Tate & Lyle. Sostituendo i tre gruppi idrossilici della molecola di saccarosio con tre atomi di cloro, si ottenne una sostanza chimica nuova che fu chiamata appunto sucralosio.

-sucralose

Qualche cenno sugli aspetti economici e quali aziende sono coinvolte nella produzione e distribuzione del sucralosio. Quattro anni dopo la scoperta, la Tate & Lyle vendette i diritti di produzione del sucralosio alla Johnson & Johnson, che sappiamo tutti essere una delle più grandi multinazionali non solo nel settore alimentare. La Johnson & Johnson creò una nuova società, la McNeil Nutritionals LLC dedicata esclusivamente al marketing e alla produzione di Splenda®, il nome commerciale del sucralosio.
Nel 2004 la McNeil Nutritionals e Tate & Lyle ristabilirono l’alleanza così che la McNeil è ora responsabile per il marketing di Splenda, mentre Tate & Lyle è responsabile per la produzione di sucralosio. Pensate che l’intero processo produttivo è coperto da un “multilayered matrix of patents,” con circa 28 brevetti.

Il sucralosio è stato autorizzato in molti paesi. In Australia nel 1991, Nuova Zelanda nel 1996, Canada, negli USA nel 1998 e in Europa dal 2003. Si stima che sia in vendita in piu’ di 80 paesi e che entri nella formulazione di circa 4.500 prodotti. Sebbene in Italia non sia ancora autorizzata la vendita in bustine, il sucralosio si trova già in diversi prodotti alimentari. In etichetta viene indicato con il suo nome o in alternativa con la sigla E955.
Nel giro di pochi anni, tra il 2000 e il 2004, il consumo di Splenda delle famiglie americane è aumentato dal 3 al 20%. Parte del suo successo è dovuto al fatto che rispetto ad altri dolcificanti artificiali, il sucralosio non lascia un retrogusto amaro e un altro aspetto è che è stabile alle alte temperature. Inoltre molte industrie hanno abbandonato l’utilizzo dell’aspartame a causa dei dati controversi sulla sua sicurezza. Questo ha contribuito ad una guerra commerciale tra la Sugar Corporation che accorpa i produttori di zucchero e laMcNeil Nutritionals. Diatriba culminata con la pronuncia di pubblicità ingannevole per lo spot del sucralosio che recitava: “Made like sugar, so it tastes like sugar”.
Il processo con cui si sintetizza il sucralosio prevede infatti l’utilizzo di saccarosio, ma di quest’ultimo non c’è traccia nella bustina di Splenda che si compra nei supermercati USA. Lo spot venne così modificato in: “It’s made from sugar. It tastes like sugar. But it’s not sugar”.

Il sucralosio è circa 600 volte piu’ dolce del saccarosio. Le bustine di Splenda contengono, oltre al sucralosio, altre molecole associate tra cui le maltodestrine allo scopo di avere un volume finale simile ad altri dolcificanti. Inoltre la combinazione con altre molecole, lo rendono piu’ stabile.

Cosa accade al sucralosio che introduciamo con gli alimenti o bevande?
Mentre il saccarosio (lo zucchero che usiamo per dolcificare) è scisso dall’enzima saccarasi durante la digestione e si formano glucosio e fruttosio, la sostituzione dei tre gruppi ossidrilici con atomi di cloro fa sì che il sucralosio non venga digerito -si legge nei siti in cui si parla del dolcificante- e quindi non è utilizzato per scopi energetici dall’organismo. In breve si legge nei vari documenti che il sucralosio viene eliminato dal nostro organismo senza essere modificato. Arguisco che le modificazioni strutturali sono tali che l’enzima saccarasi non riconosce la molecola come suo substrato e la lascia indisturbata? Per la verità cercando meglio trovo che una certa percentuale del sucralosio (11-27%) viene assorbito nel sangue e viene metabolizzato dai reni.

In Germania qualcuno ha pensato fosse interessante studiare i livelli di dolcificanti nelle acque reflue. Se vi interessa ecco l’articolo.

Chi si oppone all’uso del sucralosio afferma “È come mangiare una piccola quantità di pesticidi clorurati”, e ci vengono in mente i composti organici del cloro. Comunque ci sono studi che hanno evidenziato che diversamente dagli organoclorurati tossici, il sucralosio è insolubile nei grassi, me li devo leggere per bene!

La McNeil Nutritionals afferma al contrario e cioè che il cloro che si trova nel sucralosio è simile all’atomo di cloro che si trova nel sale da cucina (NaCl). E hanno ragione gli esperti della McNeil Nutritionals, ma dovrebbero ripassare un po’ di chmica inorganica e organica e sapere che sebbene l’atomo del cloro sia lo stesso, i legami con altri atomi modulano le proprietà in soluzione e il destino metabolico delle molecole in cui il cloro è presente. Per dire: acido cloridrico e acido ipocloroso contengono entrambi cloro ma gli acidi hanno proprietà diverse.

Nel panorama globale si è inserita negli ultimi anni la produzione di sucralosio in Cina, questo ha interrotto il monopolio detenuto per anni dalla Tate & Lyle e ha provocato una diminuzione dei prezzi. Ovviamente non sono mancate cause legali da parte della Tate & Lyle che ha accusato la compagnia cinese concorrente di aver violato il brevetto britannico. Dopo qualche anno è arrivata l’aprile scorso la sentenza definitiva. La compagnia cinese non è stata considerata colpevole e potrà continuare a produrre sucralosio. Non solo, potrà continuare a esportarlo negli USA e in altri stati.

Rassicurante comunque l’ultimo lavoro apparso sul sucralosio su Pubmed. E chi trovo tra gli autori? proprio un ricercatore della McNeil Nutritionals.

Sul sucralosio si trovano molte fonti sul web, ho letto che un numero esagerato di loro è curato e sostenuto dalla Johnson & Johnson. Verificherò 🙂

Per chi segue i social media e il loro ruolo nelmarketing, segnalo cosa è accaduto su Facebook. 16.000 campioni di un nuovo formato di Splenda, non ancora presente sul mercato, sono stati distribuiti ai fan del prodotto. Un formato di Splenda Spray?

Fonti:

Science_of_cooking/sucralose

FDA Approves Johnson & Johnson’s Artificial Sweetener Sucralose.

An overview of the safety of sucralose. Grotz VL, Munro IC. Regul Toxicol Pharmacol. 2009 Oct;55(1):1-5

-Michael A. Friedman, Lead Deputy Commissioner for the FDA, Food Additives Permitted for Direct Addition to Food for Human Consumption; Sucralose Federal Register: 21 CFR Part 172, Docket No. 87F-0086, April 3, 1998

Analysis and occurrence of seven artificial sweeteners in German waste water and surface water and in soil aquifer treatment (SAT).Scheurer M, Brauch HJ, Lange FT. Anal Bioanal Chem. 2009 Jul;394(6):1585-94.

-Daniel JW, Renwick AG, Roberts A, Sims J. The metabolic fate of sucralose in rats. Food Chem Tox. 2000;38(S2): S115-S121.


15 commenti on “It’s made from sugar. But it’s not sugar. Il sucralosio”

  1. Grissino ha detto:

    Piú “invecchio” e piú penso che in fondo la gente che mangia decentemente é poca e che ci sono un sacco di schifezze sul mercato. Mi chiedo io, che bisogno c’é di assumere uno zucchero sintetico a meno di avere problemi medici/dietetici (super obesitá)? Nessuno. Piuttosto mangiamoci una fetta di torta e evitimo la lattina con dentro 30 grammi di zucchero. Sigh. Io nelle mie torte da almeno 10 pezzi, di zucchero ne metto max 200 g. Poi la gente si stupisce che mangio una fetta o due di torta al giorno. Ti fai due bevande energetiche che van tanto di moda (almeno qui) e ha preso piú zucchero di me. Poi ti mangi un hamburger con le patatine fritte da McDonalds e anche coi grassi ciao… insomma, ma é terribile vedere come mangia la gente senza vedere cosa e quanto.

  2. tfrab ha detto:

    che la molecola non sia molto solubile nei grassi è probabile, a guardare la formula di struttura (decisamente molto idrofila).

    quali sono però i metaboliti che si formano? quelli potrebbero essere solubili?

    per quanto riguarda l’aspartame (immagino sia la diatriba ramazzini-FDA) ci sono stati sviluppi recenti?

  3. Giorgio ha detto:

    Ho letto con attenzione ed un minimo di inquietudine il nuovo nato in fatto di dolcificanti.

    Cercando altre notizie sono capitato in questo sito apparentemente “italiano”

    http://www.sucralose.it/default.asp

  4. gianna ferretti ha detto:

    @giorgio, guarda in fondo e leggi da chi è curato il sito…
    Poi continua a navigare e troverai che il tutto è gestito da” The Calorie Control Council, established in 1966, an international association representing the low-calorie and reduced-fat food and beverage industry. Today it represents 30 manufacturers and suppliers of low-calorie, low-fat and light foods and beverages, including the manufacturers and suppliers of more than two dozen different dietary sweeteners, fat replacers, fibers and other low-calorie ingredients.”

  5. bacillus ha detto:

    Il fluoro è pericolossimo, assai reattivo, dannoso per la salute (al di sopra delle “normali” piccole dosi, naturalmente). Eppure quando entra nella molecola del teflon diventa un agnellino… Il teflon infatti ha un’ottima inerzia chimica ed una buona resistenza al calore.
    Quindi, cosa vuol dire? se quei tre atomi di cloro, in quelle posizioni, fanno sì che quella molecola acquisti quelle proprietà dolcificanti senza essere dannoso per l’uomo, che problema c’è? Il fatto che in parte venga assorbito a livello intestinale ed escreto dai reni non vuol dire che venga metabolizzato (dando luogo a chissà quali pericolosi metaboliti).

    Mi pare, Gianna, che queste “invenzioni” ti lascino perplessa. Sbaglio? Se è così, si tratta di dubbi dal punto di vista salutistico oppure della logica diffidenza che deriva da una sorta di “etica dell’alimentazione”?

    Ciao!

  6. Giorgio ha detto:

    @Gianna
    Non avevo letto …
    ma ho cercato a chi è registrato il sito:
    il sito ufficiale italiano ha sede in Lussemburgo
    mentre la gestione viene fatta da Atlanta…. !

  7. davide ha detto:

    gianna, complimenti per l’articolo interessantissimo, sono molto colpito, e interessato a questa molecola per cui mi hai proprio invogliato a fare ricerche!

    chissà se esisterà la molecola per diabetici…
    che abbia anche qualche effetto negativo, ma se è 600 volte più dolce del saccarosio, beh, il dosaggio magari è smaltito normalmente dai reni.
    complimenti per gli articoli
    Davide

  8. Vittorio ha detto:

    Io uso solo dolcificanti a base di Stevia, ma per le poche cose su cui vale la pena, tipo the o bevande similari, che si sposino bene col retrogusto di liquirizia che la Stevia ha di suo. I dolcificanti chimici saranno pure innocui (c’è da vedere fino a che punto e a che concentrazioni), ma li trovo piuttosto inutili, a meno di non avere delle patologie legate al saccarosio (ovviamente il diabete è la prima cosa che mi viene in mente). Per il resto è solo questione di quantità.

  9. bacillus ha detto:

    Insomma non si riesce a cavare un parere da parte dell’esperta. Sucralosio sì, sucralosio no… Gianna, avrai senz’altro un giudizio in merito.
    Anche perché casi del genere non sono unici e nel futuro ce ne saranno altri (vedi tutte le possibilità offerte dalle tecniche di ingegneria genetica – siamo sullo stesso piano del caso “sucralosio”).
    Un parere degli “addetti ai lavori” non è mai fuori luogo…

  10. gianna ferretti ha detto:

    @Bacillus. Sai la McNeil Nutritionals ha sottoposto un dossier alla FDA con piu’ di 100 lavori a sostegno della sicurezza d’uso del dolcificante. Io ho appena iniziato la lettura.:)

    Vedo che nessuno è rimasto colpito dalla notizia della presenza di sucralosio e di altri dolcificanti nelle acque di scarico (mi riferisco allo studio tedesco).

  11. Marco ha detto:

    @ Vittorio…

    …io ho fatto di meglio… ho messo direttamente un vaso con pianticella di Stevia in terrazza. Fatto un raccolto di foglie a Luglio, tra un po’ farò il secondo e poi proverò a fare anche qualche talea, per avere un paio di piantine nuove l’anno nuovo…

  12. bacillus ha detto:

    @gianna
    …ehm, giustamente tu le cose te le vuoi prima studiare. Ottima lezione, grazie; ogni tanto mi fa bene un “refresh” di come si fanno le cose per bene.

    Quanto allo studio relativo ai residui di dolcificanti nelle acque di scarico, la cosa mi pare sullo stesso piano di quegli studi che hanno verificato sempre nelle acque di scarico la presenza di metaboliti della cocaina, ad esempio. Non dovrebbe essere un fenomeno del tutto normale (uso della cocaina a parte)? Dove sarebbe il problema?

  13. Vittorio ha detto:

    Una considerazione sulle “Splenda”: vorrei solo dire che sono reduce da parecchi viaggi in USA, e là il sucralosio è DAPPERTUTTO, e viene normalmente messo nel caffé. Gode di ottima reputazione tra la gente, e il popolo americano si sente buffamente “al sicuro” quando utilizza un prodotto chimico di sintesi, poi fa più “trendy”,in fondo si sentono dei gran MIGLIORATORI della natura (poveretti), loro. Illusione positivista allo stato puro.

    Inoltre usa solo il “brand name” in america, indi è tutto uno “splenda di qua” “splenda di là”. Parlavo di sucralosio e nessuno sapeva cosa fosse: dici “splenda” e tutti sanno cos’è – il marchio è DAPPERTUTTO, anche nei food market più piccoli degli states – per far capire quanto sia potentemente commercializzato, ovunque.

    La mia impressione, personalissima, è quella di un popolo educato fin dalla più tenera età al martellamento pubblicitario ed a comprare un marchio “di cui si fida”. Lo Splenda, visto il numero impressionante di obesi e diabetici che c’è la (una cosa peggiore di quanto si creda), NON ha risolto alcun problema, perché non è certo sostituendo il saccarosio con un prodotto chimico che si attacca la dipendenza da zucchero. Al limite va bene come “terapia a scalare”, ma semplicemente, bisognerebbe abbassarne – in modo drastico, diciamo del 50% – la quantità nella dieta. Troppi zuccheri dappertutto, ci si assuefà al sapore e a quel picco glicemico che ci migliora l’umore – il rischio “dipendenza” è troppo. La battaglia è soprattutto personale, lo Splenda, così come gli altri dolcificanti, nel bene o nel male NON hanno risolto il problema diabete/obesità infantile, che è soprattutto di “igene alimentare”, a mio parere.

    @ Marco

    ..ohi se mi serve un po’ di Stevia, passo a chiedertela! Ordinai i semi, ma nulla spuntò. Manca il pollice verde.

  14. Marco ha detto:

    @ Vittorio.

    Le piante di Stevia, per quel che mi dicono perchè ancora non ho provato, vengono meglio per talea che per seme. Comunque a questo link trovi la ditta che vende le piante.
    http://www.conacreis.it/index.php/news–attivita/mercato-etico/225-piemonte-az-agr-piante-innovative

  15. […] le caratteristiche strutturali e proprietà funzionali del tagatosio, delle Sweet protein, del sucralosio. Torniamo a trattare l’argomento in occasione del Carnevale della Chimica dedicato al tema […]


Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...