Nero come il carbone vegetale

Ammetto che la prima volta che l’ho visto, mi ha spiazzato. Lo stracchino black è preparato con: latte vaccino pastorizzato,fermenti lattici, sale, caglio,carbone vegetale in superficie, senza conservanti aggiunti.

Pensavo che il carbone vegetale venisse usato solo per impartire il colore nero ad alcuni alimenti come avevo scritto tempo fa. Cercando notizie ho trovato invece che il carbone vegetale che si ottiene per distillazione secca dal legno di alcune piante (Betula alba, Salix, Populus e Tilia), trova impiego come agente consigliato per combattere tutta una serie di disturbi intestinali, dal meteorismo all’aerofagia e ho capito finalmente il messaggio riportato sulla confezione del formaggio e il riferimento al benessere intestinale.
Mi sono chiesta se ci fossero altri impieghi nel settore caseario, ebbene sì. Nella produzione di alcuni formaggi stagionati si usa il carbone vegetale come deterrente contro gli insetti che possono contaminare la parte esterna.

Continuo comunque a interrogarmi sulla scelta aziendale.

Tra le notizie curiose sul carbone vetale (charcoal) ho letto che nel 1831 di fronte ai suoi studenti e colleghi della French Academy of Medicine, un certo Professor Touery bevve una dose letale di stricnina combinata con carbone vegetale attivo (carchoal) (!). Infatti in campo medico sembra che il carbone venga usato come rimedio per detossificare l’organismo dopo ingestione di sostanze tossiche.

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11 commenti on “Nero come il carbone vegetale”

  1. bacillus ha detto:

    Non voglio mettermi a dare lezioni sull’argomento… non ho né i titoli, né tanto meno le competenze. Mi limito a qualche osservazione.
    Il “carbone vegetale” mi ha sempre affascinato. Io l’ho usato e lo uso in enologia per correggere eccessi di polifenoli oppure in casi estremi per recuperare qualche vino che ha accidentalmente preso odori strani. Si presenta come una polvere nerissima, finissima, mobilissima, difficile da maneggiare perché come la muovi si diffonde dappertutto. E’ una sorta di “fuliggine”, ma molto leggera, quasi evanescente. Ogni singola particella presenta una superficie irregolare, porosa che espone verso l’esterno una grande superficie. L’insieme delle particelle che si vanno a mettere a contatto con un mezzo, quindi, sviluppa una superficie di adsorbimento enorme che tende a legare a sé (non chiedetemi come, eh?) molecole di natura diversa, ma diciamo, generalmente, quelle ad alto peso molecolare, polari. Sapevo delle pastiglie di carbone per attenuare certe irruente manifestazioni intestinali, ma come non ricordare le solette in latice impregnate della straordinaria polvere per rendere meno imbarazzante l’utilizzo di certe calzature. E poi la serie infinita di utilizzi professionali ed industriali: per la depurazione dell’acqua (puoi rendere potabili acque inquinatissime), per la depurazione dell’aria, nei filtri delle maschere di protezione da esalazioni venefiche, nell’industria alimentare (in enologia, nella produzione di mosti d’uva concentrati rettificati)…
    Davvero un materiale affascinante. Non tanto, però da rendere più appetibile quello stracchino… che a dire il vero resta una cag… pazzesca! (scusate il linguaggio 🙂 , ma ci voleva)

  2. Stefania ha detto:

    I filtri a carbone si trovano anche nelle cappe da cucina (uso domestico) di recente generazione.

  3. Meristemi ha detto:

    Concettualmente, è un nanomateriale! Buffo, no? Nanoparticelle in un alimento… ;-P

  4. gianna ferretti ha detto:

    @Meristemi. Sai che non avevo considerato questo aspetto?

    Dicesi nanomateriale un materiale creato dalla manipolazione su scala nanometrica dei propri componenti: molecole, atomi. Nel campo dei nanomateriali a seconda delle dimensioni spaziali d’ordine nanometrico avremo: film, lamelle (una dimensione nanometrica), nanotubi, nanofili (due dimensioni nanometriche), nanoparticelle con tre dimensioni nanometriche. I materiali nanocristallini essendo composti da grani cristallini di ordine nanometrico entrano a far parte di quest’ultima categoria.

    Quanti altri nanomateriali circolano già nel settore alimentare? a me viene in mente il biossido di titanio usato come colorante. O sbaglio?

  5. Meristemi ha detto:

    Mi è venuto in mente perchè la scorsa settimana a Moebius su Radio 24 hanno discusso di materiali nanoporosi con un ricercatore di Salerno (www.moebiusonline.eu/fuorionda/festival_genova_2009.shtml#nano). Parlava di filtri molecolari usati per catturare sostanze nocive di vario tipo ed erano basati su un concetto assai simile a quello del carbone attivo. Una delle applicazioni che suggeriva era nel settore del packaging: creare contenitori per aumentare la shelf-life della frutta assorbendo l’etilene emesso dai frutti, che accelera la maturazione.

  6. Stefania ha detto:

    Si, si, anche io avevo pensato al discorso nanomateriale. Fra l’altro se non erro sono gia’ in giro proprio per aumentare la shelf-life dei prodotti caseari, applicati all’interno del cartone del latte ad es.

  7. Giorgio ha detto:

    Formaggio e carbone un binomio che esiste da tempo in Francia.
    Io sono amante dei formaggi francesi di capra, ma non ricordo mai i nomi, li guardo e li compro.
    Tra i miei preferiti ne esistono due tipo abbastanza diffusi ricoperti di carbone sulla parte esterna.
    In Italia non avevo mai visto nulla di simile.

  8. Stefania ha detto:

    mi e’ venuto un dubbio e mi sono documentata un po’ – ho visto di recente dei caprini come quelli descritti da Giorgio e in effetti posso confermare che sono presenti anche qui. Il caprino con il carbone ovvero con ‘cenere’. Vi passo la descrizione sull’etichetta

    Clean, fresh goat’s milk flavour with notes of lemon and a mousse texture that melts in the mouth
    Soft cheese made from pasteurised goat’s milk and coated in edible ash

    e poi

    Ingredients
    Added ingredients: Edible rind contains vegetable carbon 😉

  9. eraldo ha detto:

    Non so quanto possa contribuire all’argomento ma ricordo che esiste un formaggio francese che contiene carbone anche all’interno. Pare che un tempo remoto in talune (e misteriose) regioni della Francia si usasse coprire la prima cagliata al mattino con il carbone, in modo che non si rovinasse fino alla sera, quando fatto il formaggio con la seconda mungitura si andava a ricoprire il carbone. Ne viene fuori un formaggio dall’anima nera che sono di sicuro di avere assaggiato ma non ricordo in quale vita…

  10. gianna ferretti ha detto:

    Forse state parlando dei formaggi conservati nella cenere?

  11. eraldo ha detto:

    No no, proprio carbone “dentro”. Si chiama Morbier (credo sia una regione della Francia anche”

    http://fr.wikipedia.org/wiki/Morbier_(fromage)


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