L’olio extravergine di colza
Pubblicato: 2009/12/06 Archiviato in: Grassi idrogenati, La borsa della spesa 13 commentiL’ultima volta che ho sentito citare l’ olio di colza è stato alcuni anni fa. Ricorderete di certo quel periodo in cui si parlava moltissimo del suo impiego come carburante. Ieri ho trovato l’olio di colza tra gli ingredienti di uno snack e mi sono messa a cercare dati sulla sua composizione in acidi grassi e altre peculiarità rispetto agli altri oli di semi vegetali.
La colza ( Brassica sp) è stata coltivata a lungo per ricavare un olio da usare nell’illuminazione. Guardate questa pubblicità del 1893.
Successivamente si iniziò a impiegare anche nell’industria chimica e alimentare. Il suo uso nell’alimentazione umana subì un brusco ridimensionamento quando alcuni studi condotti su modelli animali evidenziarono che un apporto elevato di uno dei suoi acidi grassi principali,l’acido erucico provocava alterazioni cardiache. Eravamo alla fine degli anni settanta. Ne venne vietato l’utilizzo, indicandone un limite massimo, il 5%, accettato nei grassi alimentari (legge comunitaria in vigore dal 1º luglio 1979, Direttiva 76/621/CEE, del 20 luglio 1976). La varietà di colza messa in discussione conteneva fino al 50% di acido erucico ( 22:1n-9), un acido grasso monoinsaturo come l’acido oleico, ma a catena piu’ lunga.
Da uno sguardo su articoli scientifici archiviati in PubMed,emerge che non sono stati fatti ulteriori studi negli anni successivi. Si iniziò comunque a lavorare in campo agronomico per ottenere delle varietà a basso contenuto di acido erucico. Attualmente sul mercato ne esistono diverse tra cui una in cui l’acido erucico è praticamente assente. In Canada nel 1978 si arrivò alla nuova varietà: la canola “Canadian oil, low acid” di cui ci sarebbe tanto da raccontare visto che l’olio che se ne ricava e di cui esistono diversi tipi, ha un ad alto contenuto in oleico ed è adatto per la ristorazione collettiva poichè è resistente alle alte temperature. Tra le varietà di olio di colza sul mercato, vi è quello noto con l’acronimo HORO (high oleic rapeseed oil), anch’esso piu’ stabile di altri oli vegetali alla frittura, è scelto da alcune catene di fast food per cucinare le french fries.
L’olio di colza può essere sottoposto a idrogenazione? Affermativo,alcune aziende producono Hydrogenated Rapeseed Oil II (HR).
La colza è coltivata attualmente in Canada, Stati Uniti, Regno Unito, Germania, Francia, Polonia,Repubblica Ceca, Olanda e Austria come alimento per animali, fonte di olio vegetale alimentare e come combustibile nel biodiesel. La colza è uno dei raccolti principali in India, è coltivata anche in Australia.
Da un esame delle filiere produttive, emergono dati interessanti. Sia nel Regno Unito che in Germania, ci sono produttori che non fanno uso di solventi chimici per ricavare l’olio dai semi della colza. L’olio che si ottiene (Cold-pressed rapeseed oil) viene quindi chiamato olio extra vergine di colza. La composizione in acidi grassi evidenzia un elevato contenuto in acidi grassi monoinsaturi e un rapporto omega 3/omega 6 decisamente interessante. Guardate un confronto con l’olio d’oliva.
Tuttavia la stabilità dell’olio extravergine alle alte temperature è maggiore come dimostrato in alcuni studi tra cui questo: Oxidative stability and minor constituents of virgin olive oil and cold-pressed rapeseed oil .La differenza sembra essere dovuta da un maggior contenuto in sostanze polifenoliche presenti nell’olio extravergine d’oliva rispetto all’olio (extravergine) di colza .
Anche qui in Austria é usatissimoe coltivato, si vedono un sacco di campi giallissimi!
@Grissino.Grazie, inserito. E magari c’è anche qualche produttore di olio (extravergine) di colza?
Sempre molto interessanti i tuoi interventi. Difficile rimuovere i pregiudizi che ho verso oli diversi dall’olio di oliva extravergine…ma questo extravergine di colza in Omega 3 e 6 pare scalzare nettamente l’olio d’oliva…
ciao Mauro,credo che se confrontassimo gli oli estratti mediante pressione da semi e frutti vari (zucca,lino, sesamo, noci, avremmo molte sorprese sulla composizione nutrizionale.
questo olio e’ stata la risposta ‘politica’ d’oltreoceano all’olio di oliva. Che non puo’ essere prodotto in Canada (causa clima) e la cui importazione sarebbe poco economica per la grande distribuzione. Questo olio e’ commercializzato anche in Australia, d’altronde sia il Canada che l’Australia sono due paesi che vivono di commodities come la colza. Gianna, hai mai letto qualcosa dell’olio d’avocado che arriva da Australia e Nuova Zelanda? e’ uno degli ultime sorprese commerciali – e’ in giro gia’ da qualche anno pero’, con prezzi da gioielleria… 😀
Ciao Stefania, l’olio di avocado? l’ho visto nel settore dei cosmetici, è usato anche per condire?
certamente, reparto olii per insalata 😉 – come ti dicevo prima, commercializzato come olio ‘buono’ per la dieta, tanto quanto l’olio di oliva. Se non erro lo sta facendo anche il Cile. Leggi qui la descrizione
http://www.avocado-oil.co.nz/about-us/nutritional-info.html
Il problema allora è la commercializzazione di questi prodotti? Ovvero non riescono ad arrivare a scaffale? Oppure è una questione di proprietà organolettiche (intendo: il sapore dell’extravergine di oliva è più delicato di altri oli e quindi più adatto per il condimento o per fare dolci, ad esempio)?
@Mauro – in che senso ‘problema’ ? intendi il fatto che l’olio d’oliva non venga commercializzato in Canada? ma l’olio d’oliva viene commercializzato in questi paesi, solo che e’ piu’ caro degli olii industriali di altro genere innanzitutto perche’ non viene prodotto localmente e poi perche’ l’industria legata alla filiera delle commodities e’ molto piu’ forte in questi paesi, quindi non produce mai se non conviene (non interessa loro creare un mercato, insomma, perche’ i produttori/distributori sono pochissimi… c’e’ un post sulla soya dove parlo di certi meccanismi relativi alla distribuzione). Inoltre fondamentalmente non c’e’ la cultura dell’olio d’oliva nel senso che l’olio d’oliva viene ritenuto troppo ‘forte’ di gusto.
dimenticavo di dire che l’EU ha iniziato a sostenere la produzione di questo tipo di olii (non solo colza) negli anni 80. In generale, i grani (cereali) e semi da olio vengono prodotti per 3 ragioni principali: consumo umano (41%), per gli animali (45%) e per altri usi, ovvero per l’industria. Gli impieghi sono vari.
Qui
https://trashfood.com/2009/03/ogm-e-distribuzione.html
c’e’ una descrizione dei meccanismi della distribuzione della soya con tanto di grafico, a cui mi riferivo sopra.
Quando ero negli USA, uno dei prodotti più gettonato era il NATREON della DowAgro
http://www.dowagro.com/ca/nexera/natreon.htm
Un prodotto geneticamente modificato, “hig oleic” (Omega-9), considerato un prodotto di alta qualità. Sono riusciti a piazzarlo in Giappone, che al principio non ne voleva sapere. Valle a capire certe pressioni politiche.
E’ considerato un prodotto di punta anche e soprattutto a causa della sua stablità in frittura, visto che si vuole mettere un tetto ai grassi trans (che si formano anche alle alte e prolungate temperature di frittura, come quasi tutti sapete qui) anche nelle “freedom fries”.
Io, fossi in loro, mangerei meno fritti, ma si sa, modificare le abitudini alimentari non è così semplice e poi c’è la solita questione del business da “tutelare”. Poi se fai i soldi la liposuzione in USA costa pure pochetto…e se ti piglia un colpo a 50 anni, tutto sommato, alla maggior parte degli americani non gli importa granché: “non è un paese per vecchi”, basta godersi la gioventù nel modo più esagerato possibile e carpe diem.
Io l’ho assaggiato anche il “cold pressed rapeseed” – adesso, sarà che sono italiano, sarà che l’olio di oliva me lo produco da solo, ma a livello di sapore era decisamente molto ma molto “piatto” quasi insapore e inodore. Niente a che vedere con l’olio di oliva di qualità, che è pieno di polifenoli e componenti aromatici, responsabili di quel sapore che – almeno a noi italiani, ma anche a molti altri – piace parecchio.
Il profilo lipidico, a livello strettamente salutistico, è anche interessante, ma non riesce proprio a impressionarmi più di tanto come prodotto.
Sono certo che il suo successo è legato al semplicissimo fatto che è facilmente “meccanizzabile” ed industrializzabile (sono piantine erbacee, e ci sono macchinari che producono direttamente olio nella macchina che raccoglie le piantine) su larga scala: cosa apprezzatissima dal modello di business anglosassoide. Non è di certo la “palla” di stare a raccogliere le olive dalle piante, a mano: una mega-metitrebbiona et voilà. L’anno prossimo si risemina. Niente potature, raccolte, lotte agli infestanti, ecc ecc.
Una cosa nel solito “stile” made in USA/UK (ma anche nordeuropa direi). Cibo sì, ma decisamente “barbaro dentro”.
Ah, mi piacerebbe sapere che concimi e pesticidi danno al terreno per farla crescere, la colza…visto che alcuni composti chimici vanno a concentrarsi proprio nella parti lipidiche.
No, gianna non conosco… come dice Wyk72, l’olio di colza non sa di nulla, tipo quello di Mais, quindi non lo uso 😛 potrei usarlo forse per cucinare ma allora spesso uso il burro. Per condire l’olio di oliva ovviamente. Imbattibile.
ho un bambino di sei mesi e devo scegliere un latte formulato da adottare. nelle mie ricerche ho notato che la quasi totalità dei latti contengono olio di colza (anche quelli bio che almeno rispetto alle grandi marche di prodotti per l’infanzia scrivono chiaramente la presenza di tale ingrediente, gli altri sospetto che lo nascondano dietro la voce generica “oli vegetali”).mi chiedo se sia un alimento salutare perchè l’olio di colza l’ho sempre sentito nominare a proposito di combustibili ed alimenti (snack e merendine) industriali di scarsa qualità, mi chiedo perchè non debba esserne + chiaramente specificata la presenza nella lista ingrdienti dei prodotti alimentari, se sia assolutamente necessario per la formulazione del latte e se esistono marche di latte con formulazioni più sane. se qualcuno sa…mi illumini!