Un progetto triennale per un Mcdonald’s a basso impatto ambientale?

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Solo a me sembra una trovata per far parlare di sè l’annuncio della Mcdonald’s di monitorare le emissioni di gas metano delle mucche allevate nel Regno Unito? È stato stimato che i bovini producono il 4% delle emissioni nocive del Regno Unito. Il progetto triennale sarà supportato da un punto di vista scientifico da Eco2Project.

Ovviamente la dieta degli animali può avere un ruolo importante e modula la formazione di gas da parte dei batteri che compongono la flora batterica ospite nel rumine degli animali. Il tema è stato già affrontato in passato.Tra le modificazioni della dieta proposte fino ad oggi ve ne sono alcune curiose, l’uso dei fish oils o di alghe marine.
Altri hanno proposto l’aggiunta di grassi derivati da olio di cocco, semi di lino, semi di girasole, estratti di tannini e saponine, composti già in commercio in polvere e quindi facilmente miscelabili ai mangimi. E perfino l’aggiunta di l’aggiunta di aglio ai mangimi.

Nella foto il dispositivo messo a punto da un gruppo di ricercatori argentini per studiare appunto le emissioni di gas dai ruminanti. Ma veramente c’è chi ha pensato ad una cow ? tax?

Altri posts e commenti utili sul tema:
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8 commenti on “Un progetto triennale per un Mcdonald’s a basso impatto ambientale?”

  1. mammafelice ha detto:

    Fa veramente ridere, ma che dico: piangere! Credono di mettersi la coscienza a posto?

  2. Wyk72 ha detto:

    Propongo un sistema di recupero del metano muccaprodotto da utilizzarsi per l’autotrazione, o al limite, per la caldaia di casa. Io per la flatulenza uso semi di finocchio…chissà se funziona pure per il quadrupede ? Per evitare le eruttazioni, propongo un corso di galateo per bovini.

  3. […] trashfood.com « frank gehry: city of wine complex marques de […]

  4. Marco ha detto:

    Faccio due considerazioni…

    1) La notizia viene dagli UK… se penso che la mucca pazza è partita da lì mi preoccupano tutte queste aggiunte di alghe, grassi vari, tannini, saponine etc… alla dieta dei bovini.

    2) Non è che poi dando alle mucche le alghe o l’aglio o altre diavolerie poi ci faranno l’hamburger che combatte la pressione arteriosa o il colesterolo oppure il latte agli omega3 (ah già… questo l’hanno già fatto). Però con le saponine potrebbero fare il latte che una volta bevuto, lascia il bicchiere lindo come appena rigovernato!

    Suvvia è solamente pubblicità: una trovata del marketing e per giunta anche abbastanza ridicola…

  5. luca lombroso ha detto:

    mmm… avevo sentito e sa molto di greenwashing…. certo che è vero che una corretta alimentazione riduce le emissioni di metano, che è 21 volte più potente della CO2 come gas serra.
    Una mucca secondo le stime che avevo ne emette circa 55 kg all’anno, corrispondenti a circa 1 t di CO2, perciò anche se il confronto non mi piace e non è così corretto, una mucca in un anno emette tanti gas serra quanti 5000 km con un’auto di media cilindrata. Ma tenendo conto del ciclo di vita intero, l’impatto di un’auto è ovviamente molto molto superiore.

    Il recupero, scherzi a parte,

    è possibile non tanto dalla mucca quanto dalle deiezioni e liquami, attraverso il biogas, che consente di produrre poi energia con impianti di cogenerazione.

    Sulla tassa, mi sembraa che l’avevano messa in nuova zelanda, credo anche sulle pecore. il problema comunque come sempre è nella dieta equilibrata: demonizzare carne e derivati come fanno talune associazioni rischia di ottenere l’effetto contrario e creare una contrapposizione controproducente.

  6. mammafelice ha detto:

    Luca, sì, ma la risposta dovrebbe essere mangiare meno carne. E anche mangiare meno prodotti confezionati e imballati e che viaggiano qui e là nella catena di produzione, quindi: no McDonald. E’ ridicolo che voglia provare a salvarsi la “faccia” modificando i peti delle povere mucche.
    Se ne mangiassimo meno e lasciassimo loro pascolare l’erba anzicchè ingozzarle di mais per l’ingrasso veloce, forse andrebbe meglio per tutti…

  7. luca lombroso ha detto:

    Perfettamente d’accordo, forse mi sono spiegato male.

  8. Stefania ha detto:

    Queste campagne sono la normale risposta di un’azienda di un certo peso alle pressioni che da tempo arrivano da piu’ parti. Chiamiamoli interrogativi, ecco. Diciamo che l’iniziativa e’ solo un monitoraggio di 3 anni, e solo dietro pressioni del ministro in questione che ha chiesto all’industria di fare qualcosa per ridurre l’impatto ambientale causato dalla catena alimentare. Quindi l’industria ora deve capire come potrebbe intervenire (sempre che lo studio sia serio…). Nel frattempo, pero’, ci guadagna in buona immagine. Il recupero del ‘waste’ si sta collaudando con buoni risultati in Germania… qualcuno ha seguito un po’ che succede da quelle parti?


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