Grassi saturi,meta-analisi e patologie cardiovascolari
Pubblicato: 2010/01/24 Archiviato in: Grassi idrogenati, L'angolo chimico, La borsa della spesa 19 commentiNon mi è sfuggita la inspiegabile crociata anti-burro degli ultimi giorni. Crociata partita dall’affermazione del chirurgo inglese Shyam Kolvekar e propagata in diversi siti di quotidiani e blogs.
L’Unilever ha colto l’occasione per ribadire che le sue margarine sono una valida alternativa al burro sul piano nutrizionale e contribuiscono a prevenire le patologie cardiovascolari. E’ stato anche inaugurato un sito Sat Fat Nav per promuoverne la superiorità, nonostante la reputazione non positiva che la margarina ha avuto soprattutto in passato per la presenza di grassi idrogenati nella sua composizione. E’ giusto ricordare che alcune aziende hanno modificato la composizione dei grassi vegetali usati nelle emulsioni che entrano a far parte delle margarine sugli scaffali ma certe affermazioni presenti nel sito sono fuorvianti e piuttosto confuse. Vorrei tornarci con calma.
Coincidenza vuole che proprio negli stessi giorni è stata pubblicata sulla rivista scientifica American Journal of Clinical Nutrition la meta-analisi che dimostra che i grassi saturi non favoriscono le patologie cardiovascolari.
“A meta-analysis of prospective epidemiologic studies showed that there is no significant evidence for concluding that dietary saturated fat is associated with an increased risk of CHD or CVD”.
L’autore della meta-analisi è Ronald Krauss, un ricercatore che si occupa di lipidi e di studi epidemiologici da numerosi anni. Assisteremo alla riabilitazione nutrizionale degli alimenti che come il burro contengono acidi grassi saturi (acido palmitico,acido laurico, acido stearico,acido miristico)?
Le abitudini e i consumi alimentari sono cambiati profondamente negli ultimi decenni. Come sarebbero accolte le pubblicità vintage a favore dell’uso del lardo nell’alimentazione umana che ho trovato oggi? pensate risalgono agli anni cinquanta e furono proposte dal British lard marketing board
Continua la battaglia tra produttori e lobby che difendono rispettivamente grassi idrogenati da una parte e settore caseario dall’altro.
Fonti:
– I can’t believe it’s not … healthy!
Secondo me é giusto usare il grasso giusto, nel posto giusto, senza esagerare. Anche le verdure che navigano in un dito di olio di oliva non sono granché sane considerando il nostro stile di vita sedentario.
Il lardo mi piace ma raramente, il burro lo uso tantissimo (sempre nei dolci) e l’olio di oliva, anche lui, ha un posto in primo piano per esempio nelle insalate…
Fantastica la pubblicita’ :
sono giovani … sono in amore …. mangiano lardo !
Vallo a dire ora ! 🙂
@Grissino, hai ragione, gusto, qualità ma anche occhio alla quantità in considerazione dello stile di vita.
@Biola, ma che vino avranno bevuto insieme al lardo ? 🙂
Grazie per questa notizia – bei spot dagli inglesi (di cui sono uno!) – quasi quasi me li ricordo. I consigli cambiano così spesso, non è una sorpresa che c’è tanta confusione. Però di tutte le diete “fad” quello che persiste è quello dei bassi carboidrati raffinati e zuccheri (specialmente fructose corn syrup – non con grassi alti però. Forse perche per la maggiore parte del esistenza degli umani la dieta fu quello del cacciatore/raccoglitore, almeno fino a 10,000 anni fa. C’è un articolo interessante da un gruppo Italiano: Nutrigenetics in the light of human evolution (http://bit.ly/8IUtHr – in Inglese, il traduttore di Microsoft non è male: http://bit.ly/53C6S8).
Comunque, la sfida continuerà – come dici “Continua la battaglia tra produttori e lobby che difendono rispettivamente grassi idrogenati da una parte e settore caseario dall’altro.” Lo studio di Krauss fu sponsorizzato dal Dairy Council!
Champagne o, perché no, lambrusco…
[…] VIA | trashfood.com […]
Un vero e proprio nonsense questa proposta di ostracizzare il burro. Poi vengono fuori le “splendide” margarine (ok, magari frazionate, magari un po’ meglio dei prodotti di alcuni anni fa..ma sempre grassi molto lavorati).
Io sono contrario ai “ban”, ma sono favorevole alla promozione di prodotti meno elaborati come il burro e l’olio. Anche il lardo di per sé non è un cattivo alimento, tutto sommato.
La risposta di Grissino è a mio parere la più sensata. Il problema è quantitativo in primis, nella lotta all’obesità. L’olio d’altronde fa sempre 900Kcal/100g (contro le 700 del burro), e spesso di dosa “ad occhio”, indi sforare è un attimo.
Ciao Gianna. Post interessato.
Alla luce di questa meta-analisi, il famoso health claim sull’olio di oliva approvato un po’ di anni fa dalla FDA americana è ancora valido?
te lo riporto:
Limited and not conclusive scientific evidence suggests that eating about 2 tablespoons (23 grams) of olive oil daily may reduce the risk of coronary heart disease due to the monounsaturated fat in olive oil. To achieve this possible benefit, olive oil is to replace a similar amount of saturated fat and not increase the total number of calories you eat in a day. One serving of this product [Name of food] contains [x] grams of olive oil.
Giovanni
Con questo articolo mi pare di rivivere alcuni passaggi del libro di Pollan (“In difesa del cibo”) che sto ultimando di leggere: tendenze alimentari che variano nel tempo, epoche che promuovono nutrienti differenti, la guerra tra grassi (animali vs. vegetali, saturi vs. polinsaturi) e le varie teorie che si rincorrono sulla bontà o meno di vari alimenti. E per finire l’industria alimentare che fa leva su queste teorie per promuovere i propri prodotti.
Lobby, certamente. Che spingono il proprio interesse. Io, invece, difendo il mio pensiero: le margarine che se le mangino loro. Io mi butto su quantità RAGIONEVOLI di Burro o Olio d’Oliva Extravergine. Non mi sono INDIGESTE come la margarina e hanno un buonissimo sapore. Un saluto.
Bisogna fare alcune considerazioni, visto che ci sono differenze fra UK e Italia. E’ vietato usare il termine ‘butter’ – burro – per vendere grassi fatti diversamente dal burro (quindi i classici ‘spreads’ con aggiunte di olio d’oliva o simili). La margarina, per legge, deve avere le vitamine A, D e E. Non so se questo sia lo stesso in Italia (dubito). Quindi, in sostanza, secondo SatFatNav (in alto a sinistra ‘your route to lower saturated fat’ ) e’ meglio usare con moderazione burro o margarina che non altri cibi pronti che invece hanno grassi che e’ piu’ difficile quantificare (perche’ l’etichettatura, come spesso abbiamo visto, e’ incompleta o difficile da interpretare al momento dell’acquisto). Quindi penso che l’obiettivo di questo SatFatNav sia quello di aiutare a fare chiarezza fra la miriade di prodotti disponibili nel frigo di un supermercato inglese. Ho letto un libro di Humphrys, nel panel di SatFatNav lettura piacevole, ma non si tratta proprio di giornalismo d’inchiesta, ecco. Non mi stupirei di vederlo sponsorizzare qualche prodotto di questo tipo in TV.
Ciao Stefania,comprendo che negli ultimi anni dei miglioramenti sono stati apportati alla composizione delle margarine, ma in quel sito noto un attacco al burro.
Una delle frasi fuorvianti che ho trovato:
Fat Fact: “Most margarines contain only trace amounts of trans fats (bad ones!), whereas butter typically contains 3% trans fats”.
O mi sbaglio?
Ciao Giovanni, il ruolo protettivo degli acidi grassi mono-insaturi non è mai stato messo in discussione e comunque se parliamo di olio extravergine, oltre ai lipidi ci sono molte altre molecole di interesse nutrizionale che sono assenti in altri oli vegetali.
Ciao Gianna. Devi considerare pero’ che sia il produttore di burro che quello della margarina generalmente non sono piccoli produttori specializzati (ovvero, non fanno solo quel prodotto). Il “dairy” che qui produce latticini e’ di solito una realta’ di un certo peso. Quello che intendo dire e’ che alla fine questa campagna mette in cattiva luce un prodotto piuttosto che un altro… e basta. Generalmente, il dairy che fa il burro di ‘marca’ che viene venduto al supermercato, fa pure la margarina e quindi… vince sempre, nel senso che a lui non interessa piu’ di tanto se deve diminuire la produzione del burro a vantaggio della margarina. Diciamo che questa campagna semmai puo’ colpire il piccolo produttore, quello che batte i farmers markets ma che vende solo localmente; stiamo parlando di filiere completamente diverse, generalmente non trovi i prodotti delle aziende al supermercato, devi andare o al mercatino o in alcuni negozi specializzati ma che hanno poca scelta…. il consumatore che va al supermercato non e’ generalmente lo stesso che va al farmers market. E’ uno che compra, oltre la margarina, spreads, pate’ di strana origine, anche ‘pranzi’ e ‘cene’ pronti da infilare al forno.
A proposito, ieri ho visto un programma sui ‘gamberi finti’, quelli fatti con polpa di pesce tipo pollock (neo specie attualmente sul mercato), e poi assemblati e colorati. Con questa stessa polpa di pesce alcune grandi catene di supermercati (ad es. Asda, che e’ la WalMart britannica) fanno e vendono i bastoncini di pesce di marca propria. Charming.
Adesso ho capito Stefania. Tornando alle margarine, tra gli scaffali ieri ne ho visti 3 tipi diversi prodotte dalla stessa azienda. E sempre piu’ frequente è il mescolare grassi animali e vegetali, in fondo si tratta sempre di trigliceridi 🙂
Sull’assemblaggio e colorazione di certi prodotti ittici avevo scritto tempo fa. https://trashfood.com/2009/05/dove-sono-i-gamberetti.html
Charming,hai ragione! 🙂
@Gianna – si infatti mi ricordavo il post… durante il programma il conduttore chiamava questi finti gamberi ‘surimi prawns’ . Ho guardato questo programma con curiosita’ ma non spiegava bene la filiera… prendeva in giro l’industria un po’ ma non e’ che chiarisse certe cose piu’ di tanto.
Oh, di questi prodotti ittici colorati, nel reparto surgelati di “SAM’s” in USA ce n’erano una quindicina di tipi diversi, con le forme più strane. Che fesso, all’epoca avrei dovuto fotodocumentarli. Roba che dorebbe finire direttamente nel bidoncino della frazione organica, a mio parere. Ce n’erano versioni anche per i gatti. Ai gatti USA piace il gamberetto “finto” nella loro sbobbetta, pare.
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