“Buon appetito!” al Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia Leonardo da Vinci di Milano
Pubblicato: 2011/11/03 Archiviato in: Not Only Food 4 commentiRosi Braga, insegnante molto attenta a tutto ciò che riguarda il tema dell’alimentazione, ci racconta cosa ha visto alla Mostra Buon Appetito a Milano. Grazie!
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Ho visitato la mostra “Buon appetito. L’alimentazione in tutti i sensi!” al Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia Leonardo da Vinci di Milano. La mostra nasce dalla collaborazione tra il Museo milanese, Universcience di Parigi, la finlandese Heureka e la belga Technopolis.
Il museo dà così il suo contributo alle iniziative in linea con il tema dell’Esposizione Universale di Milano 2015: “Nutrire il pianeta, energia per la vita”.
La mostra offre trenta isole tematiche, con exhibit interattivi e giochi, e cinque focus di approfondimento.
– Mi aspettavo che la mostra fosse una novità rispetto alla tradizionale impostazione dell’educazione alimentare nelle scuole, a dispetto della quale si registra un’impennata dell’obesità nei giovani ed un peggioramento degli stili alimentari: dati tanto preoccupanti da sollecitare il MIUR a una revisione delle linee guida su questo tema.
– Se da un lato il MIUR riconosce un’evoluzione dei consumi verso un’alimentazione più sana, sostenibile ed etica, dall’altro evidenzia il dissolvimento del tradizionale schema alimentare del cibo preparato in casa e dei tre pasti principali consumati in famiglia. Analizzando le scelte educative del recente passato, il MIUR ha evidenziato come di fatto si scambiasse l’educazione alimentare con l’educazione nutrizionale. Una correzione di rotta avvenne attraverso la “rivalutazione delle attività di cucina all’interno del percorso scolastico” e l’individuazione di quattro parametri essenziali come assi portanti dell’intervento educativo: sicurezza del cibo, caratteristiche, valore nutritivo, gratificazione, parametri ai quali si aggiungono oggi rispetto dell’ambiente e di fondamentali principi etici, di gratificazione nell’acquisto e nel consumo.
Alla luce di questa analisi e delle linee guida che ne emergono, la mostra sembra rispondere perfettamente alle indicazioni MIUR e può essere un buon punto di partenza per avviare un percorso di educazione alimentare. Certo, ci sono le classiche schede informative su temi diversi, dalla conoscenza del cibo, all’obesità alle tradizioni culinarie e sempre con alcuni elementi prescrittivi (forse non abbastanza esemplificati: vedi lo sport). Ma è ricca anche di elementi accattivanti. Bellissimo in particolare il modello di apparato digerente che illustra tutto il percorso del cibo.
– Il focus di approfondimento sulla multiculturalità suggerisce molte riflessioni. I filmati etnografici (degli anni ’70) mostrano come mangiare significhi anche uccidere gli animali; veder scannare una capra – la sequenza più cruenta è tagliata, ma la si intuisce perfettamente – è un’esperienza decisamente insolita per chi acquista la carne confezionata in un vassoio al super. Più godibile il filmato che racconta dello scontro fisico di due carrelli nel parcheggio di un supermercato e di quello verbale dei due acquirenti che si confrontano animatamente sulla qualità del contenuto dei loro carrelli. Il finale riserva un colpo di scena…
Molto d’impatto sono le foto di Peter Menzel che ritraggono alcune famiglie di continenti diversi con la loro dieta: non serve alcun commento per fare vedere le differenze di cui si parlerà nel video successivo!
– Interessante anche l’analisi delle scelte che si fanno quando si fa la spesa e la riflessione sui condizionamenti di cui siamo vittime. Quello che mi sembra invece carente è l’aspetto della chimica dei nutrienti e qualcosa di interattivo che permetta di capire bene perché l’eccesso di certi alimenti possa nuocere all’organismo.
– Non so come verranno organizzate le visite per le scuole, ma sarebbe opportuno dotare i giovani visitatori di una scheda nella quale registrare i risultati ottenuti nei vari test interattivi. A parte la ricetta personale che viene stampata all’exhibit “Quale ricetta sei?”, per gli altri test si devono segnare i punteggi ottenuti, sempre che si voglia fare una riflessione successiva e innescare il confronto tra come si dovrebbe mangiare e come in realtà i ragazzi mangiano.
– E’ anche opportuno, preparando la visita, far preparare ai ragazzi il diario alimentare della giornata precedente la visita per velocizzare l’inserimento dei dati all’exhibit sul computo delle calorie.
– Infine, la visita richiede tempi abbastanza lunghi. Per il bellissimo exhibit che prevede la degustazione di un misterioso snack sono necessari almeno cinque minuti. Se visito la mostra con 25 ragazzi, è importante che tutti provino: sono 75 minuti!
I video (il fondamentale cartone che spiega perché si ingrassa mangiucchiando davanti alla TV, l’animazione in cui si capisce perché un broker di Chicago decide cosa coltiva un contadino africano, il video dello scontro dei carrelli) richiedono almeno 15’ ma possono essere fruiti, tranne l’ultimo, da tutto il gruppo contemporaneamente.
– “Buon appetito!” prevede anche laboratori e aggiornamento per i docenti, ma solo per le scuole superiori. Immagino si tratti di “percorsi” attinenti alle nuove linee guida che la mostra accoglie pienamente. E’ difficile comunque essere incisivi in un contesto sociale che, come già detto, privilegia il ready to eat, lo spuntino e il pasto fuori casa. Se la scuola vuole essere un volano per il cambiamento, come MIUR auspica, deve necessariamente cambiare almeno a scuola le abitudini (e qui sarebbe utilissimo confrontare le esperienze già fatte – come sto leggendo su Trashfood – e migliorare gli interventi).
– La mostra non sarebbe stata possibile senza la main sponsorship di Nestlé, Sanpellegrino, Nestlé Cereali, Nestlé Motta, Perugina, Buitoni, Nesquik, Purina e alla sponsorhip di Electrolux e Coop.
La Nestlé è presente con uno spazio allestito come una cucina piena di prodotti, dove, tramite la lettura del codice a barre, si scopre cosa c’è dentro gli alimenti Nestlè e se ne analizzano contenuti e proprietà nutrizionali.
Rosi Braga
Fonti e immagini:
Bello! Mi sarebbe piaciuto andarci.
Il problema é perché nella scuola italiana questo tema é cosí poco discusso. Di latino se ne fa tanto, ma quello non ci aiuta nella vita. Saper scegliere cosa mangiare/cucinare sí…
“Di latino se ne fa tanto, ma quello non ci aiuta nella vita” ,
Tam caput tam sententiae .
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