Dal mais Bt alla melanzana BT: quid noctis?

Si è riacceso il dibattito sulle biotecnologie applicate all’agricoltura. Qualche giorno fa in occasione di FieraGricola si è parlato di un menu’ offerto da Confagricoltura: a base di polenta preparata con mais Bt.

Si anticipano prossime semine a Nord-Est. Insomma mais Bt sui media e di grande attualità in questi ultimi giorni. A livello internazionale invece è un ortaggio OGM quello di cui si parla di piu’ ultimamente ed è la melanzana.

L’India è uno degli stati in cui si coltiva da numerosi anni una varietà di cotone OGM: il cotone BT. Il cotone raccolto serve all’industria tessile ma non solo, non tutti sanno che dalla lavorazione della pianta, si ricava anche l’olio di cotone che trova impiego nell’industria alimentare e nella mangimistica.

Mi sono chiesta: Come mai in uno stato in cui è già accettata la coltivazione di una pianta OGM, proteste e critiche sono state sollevate alla introduzione della coltivazione di un ortaggio transgenico:la melanzana BT?. Doveva essere, nelle intenzioni dei ricercatori che l’hanno messa a punto, il primo ortaggio coltivato in Asia. In fondo l’approccio è lo stesso usato per il cotone BT, cioè rendere una pianta in grado di produrre sostanza tossiche contro alcuni parassiti. Probabilmente il cotone Bt è visto solo come materia prima per l’industria tessile mentre crea diffidenza l’ortaggio destinato all’alimentazione umana? La storia si ripete come accaduto con la patata Bt?

Buona occasione per fare ordine nell’argomento, capire cosa significa Bt e descrivere le finalità di questa modificazione genetica. Le applicazioni biotecnologiche all’agricoltura sono così numerose che non si può generalizzare.Meglio procedere caso per caso.

BT deriva dal nome di un batterio del suolo il Bacillus Thuringiensis che produce delle proteine tossiche per alcuni insetti tra cui alcuni parassiti vegetali. Le proteine sono di due tipi: le citolisine (Cyt) e le delta-endotossine (Cry). Le proteine Cyt sono tossiche verso gli insetti appartenenti ai Coleotteri e ai Ditteri. Le proteine Cry hanno come bersaglio i lepidotteri. La biotecnologia messa a punto per inserire la modificazione nel patrimonio genetico delle piante e che chiamiamo modificazione BT permette quindi alle piante transgeniche di produrre delle proteine tossiche che fungono da insetticidi. Ecco una immagine che ci spiega cosa accade.

Fino ad oggi è permessa la coltivazione del solo mais BT in Europa. Ma altre coltivazioni o sperimentazioni sono state studiate,tra le piante BT di varie specie ci sono il cotone Bt, la soia, la patata Bt, il riso Bt. Tutte le piante geneticamente modificate contengono un gene del batterio che permette quindi di produrre una tossina attiva verso i parassiti in tutti i tessuti della pianta.

Una pianta Bt è resistente a tutti i potenziali parassiti che lo possono colpire? No, ad esempio esistono tipi di mais Bt che sono resi resistenti alla piralide, altri alla diabrotica. Insomma il tema è piu’ complesso di quanto si pensi. Non credo sarebbe un problema inserire nel patrimonio genetico del mais piu’ geni, anzi da qualche parte di certo qualcuno lo ha già fatto. Nel caso specifico della melanzana Bt di cui si parla in questi giorni, è stata modificata per resistere al “fruit and shoot borer pest”.

Le tossine rendono le piante resistenti ad alcuni parassiti e pertanto questa modificazione non è vantaggiosa per l’ambiente? Alcuni studi sostengono che le coltivazioni di piante Bt permettono di ridurre i trattamenti programmati contro i parassiti. Si è stimato, per esempio, che le melanzane Bt potrebbero ridurre significativamente (fino al 40%) le perdite di raccolto dovute a infestazioni parassitarie.

Uno dei problemi che può insorgere è che nelle colture Bt, può aumentare la resistenza genetica tra gli insetti nocivi. E’ per questo motivo che quando si coltivano piante transgeniche Bt, vengono create zone di rifugio per gli insetti parassiti: approccio chiamato dagli studiosi: refuge-strategy. Credo che le simulazioni per studiare la diffusione della resistenza in popolazioni di insetto nocivi siano tuttavia problematiche.

E gli insetti utili? Alcuni autori hanno suggerito in passato che la tossicità esercitata da alcune piante modificate non fosse selettiva verso gli insetti dannosi e avrebbe potuto provocare la scomparsa anche di altre specie di insetti. A questo proposito alcuni studi hanno dimostrato che la mortalità delle larve di alcuni insetti predatori del parassita della piralide del mais, è aumentata nelle larve nutrite con mais Bt rispetto a quelle nutrite con mais non transgenico. Altri studi condotti su altre piante transgeniche hanno dimostrato che le coccinelle che si nutrivano di afidi allevati su piante transgeniche deponevano meno uova rispetto a quelle nutrite con afidi allevati su piante non transgeniche. Rassicuranti sono comunque molti altri lavori pubblicati in seguito sulle ricadute sull’ambiente e di cui allego qualche riferimento. In particolare è interessante una meta-analisi che tranquillizza sull’assenza di un effetto negativo sulle api. Gli stessi autori comunque auspicano studi ulteriori in campo per comprendere gli effetti a lungo termine.

E ora qualche considerazione,limitandomi agli effetti sull’ambiente. In laboratorio sono stati selezionati diversi ceppi del Bacillus che esprimono proteine tossiche che agiscono specificatamente contro alcuni insetti parassiti. Fino ad oggi piu’ di 200 diversi geni cry sono stati isolati. Piu’ di un centinaio di endotossine sono state studiate e caratterizzate. Questo costituisce un arsenale vastissimo che potrebbe essere usato in futuro per diverse applicazioni.

Le spore del batterio Bacillus Thuringiensis si usano nella lotta integrata già da molti anni. Perchè la modificazione Bt genera diffidenza? Buona domanda che spesso sento sollevare dai sostenitori degli OGM.

E’ vero, le spore si usano in agricoltura e anche nei parchi urbani per combattere parassiti di piante che costituiscono l’arredo urbano. Ho letto di applicazioni anche contro la fastidiosa zanzara tigre. Il Bacillus Thuringiensis però da quello che ho letto non sopravvive a lungo nell’ambiente,ci sono dati su questo. Alcuni autori affermano che le proteine Cry sintetizzate nelle piante Bt si degradano velocemente nel suolo, altri affermano che le tossine non sarebbero degradate così facilmente nel terreno.

Non sono una microbiologa, nè una entomologa, chiedo quindi a qualcuno piu’ esperto di me che ha già riflettutto sul tema.

-La modificazione Bt che permette alle piante transgeniche di produrre le proteine tossiche in tutte le parti della pianta e per tutto il ciclo vitale, è paragonabile per gli effetti sull’ambiente e sull’ecologia del suolo, all’intervento con le spore di Bt che fungono da insetticidi? mi riferisco ovviamente a piante coltivate su larga scala.
Intanto in India,paese da cui siamo partiti, è stata rimandata la decisione di iniziare la coltivazione della melanzana Bt.

Se avete voglia potete leggere il lunghissimo botta e risposta tra il ricercatore Seralini e il comitato a favore della melanzana Bt in India lo trovate qui:

Una immagine della mobilitazione in India contro la melanzana Bt.

https://i0.wp.com/www.hindu.com/2010/01/17/images/2010011756250802.jpg

Bibliografia:

-Insecticidal activity of Bacillus thuringiensis crystal proteins. J Invertebr Pathol. 101(1):1-16, (2009) .

– Insect resistance to Bt crops: evidence versus theory. Nat Biotechnol. 26(2):199-202 (2008).

– Bacillus thuringiensis (Bt) transgenic crop: an environment friendly insect-pest management strategy. J Environ Biol. Sep;29(5):641-53 (2008)

– Interactions between plant resistance genes pest aphid population and beneficial aphid predators in Scottisch crop research Institute annual report (1997)

– Initial frequency of alleles for resistance to bacillus thuringiensis toxins in field population
of heliotis virescens, Proceedings of the National academy of Sciences 94,3519-23 (1997)

-How Bacillus thuringiensis has evolved specific toxins to colonize the insect world, Trends in Genetics. 17:193-199, (2007)

– Engineering Modified Bt Toxins to Counter Insect Resistance. Science. 318: 1640-1642,2007

India divided over plans for GM aubergine

Pest-resistant Bt brinjal developed developed

The Development and Regulation of Bt Brinjal in India

A Meta-Analysis of Effects of Bt Crops on Honey Bees (Hymenoptera: Apidae)

Fonte immagine


33 commenti on “Dal mais Bt alla melanzana BT: quid noctis?”

  1. meristemi ha detto:

    Sulla questione della resistenza è prevedibile che prima o poi si sviluppino fenomeni. Nel caso del roundup-ready alcune piante infestanti si sono già adeguate, ne ho parlato ieri l’altro. Gli insetti hanno un ciclo più rapido e possono sviluppare resistenza in tempi più brevi. In questo senso una copertura totale come quella garantita dal bt-ogm potrebbe ridurre i rischi rispetto ad un trattamento convenzionale con spore, che inevitabilmente lascia aperte delle finestre ed assomiglia ad un trattamento antibiotico parziale, per intenderci.

    Altro aspetto da tenere in considerazione: effettuare i trattamenti ha un costo e nell’economia trainata dal prezzo che ci sorbiamo attualmente questo è un driver potente. E qui forse viene fuori un punto che secondo me non viene mai sfangato abbastanza: l’avversione per gli OGM è reale, ovvero motivata da ragioni intrinseche ad una diffidenza profonda per le biotecnologie in sè o vengono avversati in quanto paradigma di un certo modello di sviluppo? Nel secondo caso le questioni tecnico-scientifiche assumono un peso diverso, a mio avviso.

  2. Gianna Ferretti ha detto:

    Il caso dell’India è emblematico, coltivano già il cotone Bt, quindi è stato già accettato come modello di sviluppo.

  3. Beh, Seralini contro la melanzana Bt? Non è una novità, soprattutto per uno che continua a pubblicare articoli tutti con i medesimi errori statistici solo perchè questi gli permettono di dire che gli OGM fanno male (ne abbiamo recentemente parlato da noi).

    Non sapevo che ci fosse la soia Bt.

    Per l’espressione del Bt dipende invece dall’evento. Ad esempio nel mon810 il transgene si esprime ubiquitariamente, in altri, come il BT176 solo nei tessuti verdi e nel polline.

    Ci sono poi degli studi (almeno delle tesi le ho viste) che dicono che la proteina nel suolo si attacca all’argilla e perde di attività.

    Ci sono poi colture con più eventi ad esempio mon810xmon863xnk603 (piralidexdiabroticaxglifosato) già in commercio.

    In India la cosa non è nuova, per anni si è andato dietro al cotone bt con proteste ecc, poi si sono accorti che lo coltivavano illegalmente e quando si è liberato il mercato gli agricoltori ci si sono fiondati sopra perchè la tecnologia funzionava.

    Credo che con il Bt Brinjal accadrà la stessa cosa, a meno che in massa gli attivisti riescano ad impaurire i consumatori o le catene di distribuzione come nell’infausto caso della patata (che grida vendetta per l’ambiente).

    BBB!

  4. Stefania ha detto:

    @Meristemi – penso per entrambe le ragioni. La prima che menzioni e’ la cattiva percezione che (ad es. in Europa) la societa’ civile in genere ha: questo e’ riflesso nella decisione della grande distribuzione in UK di non distribuire questi prodotti. L’altro che indichi, ovvero che questi tipi di colture ripropongano un paradigma produttivistico simile a quello delle colture intensive classiche, e’ il dubbio che hanno i ricercatori che studiano i problemi della catena alimentare considerando anche gli impatti sociali e della sostenibilita’ in genere.

  5. Giovanni ha detto:

    Dal mio punto di vista di agricoltore (che fa un po’ di fatica a capire tutto quello che scrivete ma si impegna molto 🙂 )avere la disponibilità di colture ogm mi sembra una cosa meravigliosamente utile. Nulla toglie al dovere di analizzare tutti i possibili effetti e se esente da pericoli autorizzare di volta per volta (cio che si fa già) ogni nuovo brevetto.

    Una cosa però non mi sta bene. In Italia il Ministro dell’agricoltura e la più grande associazione di agricoltori si oppongono in maniera categorica all’introduzione degli ogm per motivi idealistici e non per motivi tecnici od economici. Sarebbe più facile accettarlo se lo opposizione venisse da altri ministeri o altre associazioni che tutelano altri portatori di interesse. Ma non può essere accettata quando tra i più grandi oppositori ci sono coloro che rappresentano a livello istituzionale e sindacale gli agricoltori italiani. I primi a beneficiare dell’introduzione di queste tecnologie saranno proprio i “protetti” della Coldiretti. E’ assurdo.

    Giovanni

  6. Andrea ha detto:

    Un diverso punto di vista da un altro agricoltore…che ha scelto di praticare seriamente l’agricoltura biologica e che riconosce al sistema agro-industriale la colpa di aver dimenticato i princìpi della sostenibilità ambientale delle pratiche agricole. Io coltivo ortaggi, melanzana compresa. Subisco tutti gli anni gli attacchi delle voraci larve di Leptinotarsa decemlineata, e puntualmente li risolvo monitorandone lo sviluppo e intervenendo (proprio col citato BT)al momento giusto. In genere è sufficiente un intervento di cattura degli adulti sommato ad un trattamento fogliare.
    Non capisco pertanto l’utilità di una tossina sempre disponibile nell’ambiente, mentre ne riconosco i rischi.
    Il grosso del lavoro però lo faccio in prevenzione: applico una adeguata rotazione colturale, eliminando così il rischio di un ritorno in coltura degli individui svernanti ed evito superfici troppo estese (monocolture) per ridurre il rischio di diffusione delle epidemie (piuttosto faccio più appezzamemnti separati con la stessa coltura).
    Insomma, penso che l’approccio idealistico possa e debba ancora giocare un suo ruolo nelle scelte delle istituzioni se non vogliamo finire tutti nella immensa rete standardizzatrice del mercato agroalimentare.
    Fortunatamente i consumatori si stanno schierando in difesa dell’agro-ecologia, anche se non sono sempre ben informati, e un po’ di scetticismo consente a volte di ragionare col buon senso.

  7. Gianna Ferretti ha detto:

    @Andrea, mi hai fatto ricordare una mia tesina di Zoologia prepararata in occasione di un esame universitario, parecchi anni fa 🙂

    Il tema era la lotta integrata e l’uso dei ferormoni, davvero interessante.La applichi anche tu?

  8. Biola ha detto:

    Altro punto di vista agricolo zootecnico bio non necessariamente ideologico ,

    il mais e’ considerato una risorsa di amido indispensabile in zootecnia , per anni si e’ utilizzato in monosuccessione giungendo agli attuali problemi di piralide diabrotica etc esistono alternative non cosi’ performanti come sorgo da granella o graminacee invernali che non sono oggetto di interesse ma potrebbero essere una valida alternativa.

    il trend in agricoltura e’ sempre stato di produrre per il mercato e l’industria quantita’ maggiori al minor costo possibile con qualita’ accettabili ,ecco quindi vacche da 35/40 lt gg , vita breve 2 o 3 lattazioni al massimo , in USA p.e. si usa la BST per aumentare le produzioni ,

    io , come molti altri , ho fatto un passo indietro , non semino mais , faccio rotazioni semplicissime , produco meno e possibilmente con qualita’ e sopratutto cerco di trasformare e vendere direttamente quello che produco , per cui non sento assolutamente la necessita’ del mais ogm , non devo produrre tanto , poco ma buono .

    Non demonizzo l’ ogm ma mi inquieta la possibile contaminazione delle colture non ogm che sicuramente e’ un fattore limitante della mia liberta’ di produrre non ogm
    tralascio il pdp , la possibilita’ di una escalation biotecnologica sulle colture causate da una ipotetica resistenza genetica tra gli insetti nocivi , la monsanto e via di seguito …

    Il dibattito , e’ vero , si sta infuocando , da una parte la fragola pesce e dall’altra la soluzione della fame nel mondo , possibile che non esista un interlocutore , un super partes a cui fare riferimento per informarsi ?

  9. Giovanni ha detto:

    @ Andrea e Biola. Rispetto il vostro punto di vista anche se non lo condivido. Personalmente anche io faccio della sostenibilità ambientale un mio cavallo di battaglia. Pensate che insacchetto una per una i miei frutti con un sacchetto quando ancora sono sull’albero ed evito di spruzzare, anche prodotti bio. Ma non per questo chiudo a priori alle biotecnologie. Se la biotecnologia tira fuori qualcosa di buono, ben venga. Per quanto riguarda l’informazione, è vero i consumatori non sono ben informati. Sul Corriere della Sera ed altri giornali si continua a parlare di fragola pesce (che non esiste) senza menzionare che le nostre più importanti produzioni zootecniche (prosciutto, formaggi DOP, ecc) utilizzano Soya ogm da molto tempo.

    Giovanni

  10. Dario Bressanini ha detto:

    Biola: certo che esistono, e sono le istituzioni internazionali, la FAO, l’EFSA, etc.
    Solo che quando queste danno risposte che non piacciono agli oppositori, subito questi dicono che sono “asservite alle multinazionali”.

    Il problema è il partire già con delle idee preconcette e non accettare che possano essere messe in discussione.

  11. Stefania ha detto:

    Il dibattito e’ davvero molto complicato e non ha solo a che fare con l’impatto ‘chimico’ (passatemi il termine) che queste colture potrebbero avere sulla salute o sull’ambiente. La FAO e’ stata creata all’indomani del conflitto mondiale per risolvere il problema della fame in Europa. Bisognava dare una stabilita’ politica ai paesi che erano rimasti distrutti dal conflitto, e dare da mangiare e creare le condizioni affinche’ ci fossero riserve molto alte era allora una priorita’ assoluta. La FAO e’ un organismo internazionale, ma – cosi’ come IMF – segue le direttive USA; la filiera che si e’ creata (come diceva BIola) ha rappresentato un’affare spettacolare solo per pochi. Ora la situazione e’ cambiata e il dibattito su queste colture e’ tutt’altro che terminato perche’ ha aperto discussioni di ogni tipo.

    Volevo poi rispondere a Giovanni – le questioni che riguardano l’agroalimentare sono sempre politiche. In Italia addirittura ‘partitiche’. Perche’ la Coldiretti non difende anche chi come te vuole optare per i GMO? senti come e’ descritta su una rivista che utilizzo per informazioni di marketing: The union is a powerful conservative force which, because of its control of land credit and state subsidy, has great influence in the country. Quello che voglio dire e’ che in Italia (mi pare) i GMO sono faccenda di una parte politica sola. L’altra e’ al momento ‘lieta’ di non dover prendere posizione.

  12. Dario Bressanini ha detto:

    Interessante la rivista. Che dice del ministro Zaia? :mrgreen:

  13. Stefania ha detto:

    chiedo scusa per l’orribile apostrofo su ‘un’ (affare). gasp.

  14. Wyk72 ha detto:

    Io penso che, alla fin fine, gli OGM prenderanno piede esattamente come hanno preso piede altre schifezze immonde, in Italia e ovunque.

    C’è il Dio Denaro da soddisfare, e purtroppo, quello non è mai contento.

    Indi, auguro buona pace ai signori di “biotecnologie basta bugie”. Vincerete, è solo questione di tempo, così potrete allegramente sbudellare l’ecosistema e comprarvi pure un paio di BMW X6 per andare ad ammirare le vostre splendide creazioni per i campi, rigorosamente standardizzate, nella loro plastificata perfezione.

    Che Monsanto vi benedica tutti.

    Di sicuro, sconfiggerete la fame nel mondo. Ne sono assolutamente _certo_.

  15. Gianna Ferretti ha detto:

    Ho ripreso a leggere “La guerra al vivente” curato da Jean Pierre Berlain, dell’INRA di Montpellier. Riporto qualche riga che dedico a tutti coloro che non si fermano ai proclami, ma cercano di capire,di riflettere su certi modelli e pensano, se esistono, ad approcci alternativi:

    Esiste un mezzo migliore per assicurare il trionfo delle soluzioni transgeniche? nel nome delle promesse stravaganti di un riduzionismo da laboratorio,si trascura il sapere dell’agronomo, che,basato sul contadino,sa giocare sulla complessità dell’ambiente fisico,sociale e tecnico,sulla natura del suolo e sull’ecologia per costruire sistemi di produzione solidi e capaci diautoregolazione.
    La propaganda transgenica porta all’abbandono dei lavori di biologia,di agronomia e di ecologia che permetterebbero di perfezionare i metodi agronomici efficaci e durevoli già disponibili.”

    Berlain è un genetista e nel suo libro parla anche dei tagli alla ricerca sui progetti che si occupano di geni convenzionali.
    Scrive sempre Berlain: L’agricoltura e l’agronomia moderne illustrano in modo caricaturale il processo di mercificazione della società:
    “Gli agricoltori hanno bisogno di un pesticida per eliminare un insetto diventato nocivo perchè le “cattive erbe” sulle quali viveva sono state eliminate dagli erbicidi, i quali sono stati introdotti per sopprimere la sarchiatura meccanica, resa impossibile dall’aumento della densità di piantagione,la quale è stata accresciuta perchè le piante sono state selezionate per la loro produttività ad alta densità,la quale permette loro di trarre partito dall’utilizzazione massiccia di concimi a basso prezzo,il quale rende le piantw ancora piu’ appetibili per gli insetti nocivi e così via”
    (JP Berlain & R Lewontin in Technology,research and the penetration of capital:the case of US agriculture, Monthly review, Science, Technology and Capitalism,1986)

  16. Gianna Ferretti ha detto:

    @BBB, ho letto il post dedicato a Seralini e le discussioni sui suoi dati e sulla rivista scientifica, definita “poco credibile”.

    Purtroppo non ci sono nolti dati su questo tema.

    Conoscete questi pubblicati su “Histochem Cell Biol. 2008 Nov;130(5):967-77
    A long-term study on female mice fed on a genetically modified soybean: effects on liver ageing. by Malatesta M, & Boraldi F, Annovi G, Baldelli B, Battistelli S, Biggiogera M, Quaglino D.

  17. Dario Bressanini ha detto:

    Wyk, come al solito fai ricorso alle emozioni, alle immagini evocative invece che alla razionalità. Questo è un morbo che affligge la società moderna, dove le immagini sono più importanti della sostanza.

  18. Andrea ha detto:

    Solo una puntualizzazione: non ho detto di rifiutare le biotecnologie, tantè che le uso in campagna… ad esempio uso i ferormoni. Non rifiuto neppure meccanizzazione o tecnologia. Rifiuto soltanto il modello che ci viene proposto da quella sfera di illustri scienziati (e li ritengo davvero tali, senza alcun sarcasmo) troppo manipolati dall’agroindustria. Ho fatto delle scelte importanti e costose e non mi sento di dire che chi rema in senso opposto stia facendo della buona agricoltura. Sta certamente facendo business, forse più di me, sta “utilizzando al meglio i fattori della produzione” come ci insegnano nei corsi di economia agraria, peccato che non ci si preoccupi mai di valutare anche l’impatto ambientale e sociale delle attività, che hanno un costo che va inserito nel bilancio. Io credo di fare bene la mia parte, senza affatto ritenermi perfetto, ma credo che sarebbe più sostenibile cercare di ritornare un po’ verso gli equilibri naturali della campagna, piuttosto che inventare nuovi modi per forzarli…

  19. Dario Bressanini ha detto:

    Andrea, l'”equilibrio naturale della campagna” è solamente quello PRIVO di agricoltura, di qualsiasi tipo, bio compresa.

  20. Stefania ha detto:

    Andrea ha toccato un punto importantissimo – l’impatto non solo ambientale ma anche sociale. Cosa di cui in Italia non mi pare ci si preoccupi molto. Eppure l’industrializzazione di tante filiere ha prodotto conseguenze conseguenze su gruppi di popolazione che invece il vertice politico avrebbe dovuto considerare. Odio autocitarmi, Andrea, ma hai letto il post sulla filiera del gambero? ecco, stessa storia pure li’.

  21. Wyk72 ha detto:

    @Dario

    No ma c’hai ragione. E’ che mi sono lasciato un po’ andare all'”andante lacrimoso”. Cmq non ci vedo nessun risvolto veramente positivo negli OGM et similia, sia per l’ambiente, sia per la “massa” di persone che usufruirà di questi prodotti, diciamo, “profondamente elaborati” ? Possiamo chiamarli così?

    Vedo un guadagno reale solo per i profitti in borsa di grosse corporations, i cui manager, vendendo roba OGM, e potendosi permettere stipendi mensili a 5 (o più) zeri, andranno a comperare la vituperatissima e costosissima roba BIO (non nel senso del disciplinare, nel senso di roba coltivata per terra e non), o si serviranno dai supermegaristoranti “top quality”, non certo a mangiare il McItaly.

    Penso sia un modello impossibile da sconfiggere, visto l’andazzo, indi gli “avvocati difensori” tipo BBB tra poco potranno smettere di abbaiare, tutto verrà ampiamente modernizzato e le “filiere produttive” saranno precise e perfette a loro Immagine e Somiglianza. E’ solo una questione di tempo. I piccoli produttori tipo Andrea et similia sopravviveranno tranquillamente, per fornire, con le loro piccole produzioni superqualitative, i megaristoranti o i posti “biosnob” – stranamente, almeno da me, sempre pieni. Dopo se una melanzana costa 10€, pazienza, c’è chi se la può permettere e se la compra.

    Per tutti gli altri c’è il cibo “di massa”, pensato per “la massa”, a 90 centesimi a porzione. Fa un po’ schifo ed è tutto uguale, ma in fondo “si mangia”, è super-igenico, viene servito in 55 secondi, mangiato a mozzichi in 1 minuto e 30, e ti accontenti.

    Se dopo le mie previsioni sono del tutto sballate, tanto meglio, io ho 38 anni a fine Giugno, spero di campare abbastanza, a Dio piacendo,per vedere che direzione e che conseguenze avranno certe scelte GM.

  22. Andrea ha detto:

    @ Dario Bressanini: ti do la mia definizione di
    “campagna”, o “ambiente rurale”: senza agricoltura, non esistono questi agro-ecosistemi! Si parla di praterie, di steppa, di altre cose, ma non di campagna: in questo termine va considerato assolutamente il fattore antropico, l’agricoltore è parte integrante dell’agroecosistema e la campagna, anche paesaggisticamente parlando è, aimè, un ecosistema artificiale! Io ho parlato di equilibrio naturale, è vero, perchè fortunatamente la natura c’entra eccome nella campagna e riesce a equilibrare alcuni casini che combiniamo noi agricoltori!
    L’abilità di chi segue il metodo biologico sta proprio nel combinare in modo produttivo la parte naturale dell’agro-ecosistema con quello che artificialmente ci vogliamo far crescere!
    @wik72… se vuoi ti giro un listino prezzi…non confondere il valore dei prodotti biologici con il prezzo di vendita nei negozi “biosnob”…lì chi ci guadagna è il commerciante, non certo noi agricoltori…

  23. Giovanni ha detto:

    @ Stefania. In Italia non è faccenda di una parte politica sola. Il “si” ed il “no” agli ogm è un problema trasversale ai due schieramenti politici. Ti do un esempio. Nel governo Prodi avevamo da parte del No il Min. Scanio e da parte del Si (soprattutto dal punto di vista della sperimentazione) il Min. Paolo De Castro. Anche nell’attuale maggioranza abbiamo due opposti fronti. Da parte del No il ministro Zaia, da parte del Si i liberali di Della Vedova.

    Giusto per informazione non ho intenzione di piantare OGM perchè ho altri programmi. Ne difendo l’adozione da parte di altri colleghi agricoltori perchè mi sembra una opportunità per la nostra agricoltura in generale. E sono anche favorevole alla agricoltura biologica. Più che al mezzo sono interessato al fine da ottenere.

    Giovanni

  24. Stefania ha detto:

    @Giovanni – si all’interno della stessa coalizione ci sono queste differenze perche’ le coalizioni sono formate da diversi schieramenti/correnti/storie (non so che termine usare). Che Scanio fosse per il no o De Castro per il si …e’ una conseguenza logica, provenendo da storie politiche completamente diverse, era questo che intendevo

  25. meristemi ha detto:

    @Dario Però, d’altro canto, l’incapacità empatica propria un certo eccesso razionale della nostra amata scienza e di chi la sostiene è in buona parte corresponsabile del morbo di cui parli… Almeno mezza umanità, per umana costituzione, vive ragionando più di pancia ed a quella pancia le cose vanno spiegate con un linguaggio diverso, che non sempre è stato trovato.

    Il caso degli OGM a mio avviso è emblematico: la tecnologia (che in sè è pura e neutra) è stata percepita in un certo modo ed osteggiata soprattutto (ed emerge da vari commenti anche solo nel piccolo di questo blog) perchè “pompata” come l’alfiere di un certo modello di sviluppo e questo non solo dai detrattori. Il resto, amici e nemici, sono in sostanza venuti da sè mentre per mille altre biotecnologie l’accettazione (come dice Andrea) è stata ben più smooth.

  26. Wyk72 ha detto:

    Come al solito si confonde il mezzo con il fine. Non c’entrano le pance, le teste o le orecchie: c’entra la filosofia sottostante a certe scelte.

  27. meristemi ha detto:

    @Wyk72. Veramente ho detto l’esatto contrario.

  28. Wyk72 ha detto:

    Allora non ci siamo capiti. pace.

  29. bacillus ha detto:

    Chissà se Andrea passerà ancora di qui… Posso chiedere qualche dettaglio in più sulla tua attività?
    Qual’è l’ampiezza delle superfici che mediamente dedichi alle singole colture?
    Puoi fare un esempio di come effettui l’alternanza delle colture stesse (sia dal punto di vista “topografico” che da quello “temporale”)?
    Come effettui la cattura degli adulti e quanto tempo necessita?
    Grazie.

  30. bacillus ha detto:

    …peccato, sono arrivato in ritardo. Io di agricoltura non ne capisco molto… Credo che le bucoliche certezze di Andrea mi avrebbero davvero chiarito le idee…
    Spero di cogliere un’altra occasione. Grazie.

  31. Gianna Ferretti ha detto:

    @Bacillus, clicca sul nome di Andrea se sei interessato a metteri in contatto con lui. Non credo che ci saranno problemi a rintracciarlo.

  32. gianna ferretti ha detto:

    Non posso leggere l’articolo intero, copio il riassunto apparso su Science Magazine

    Hardy Cotton-Munching Pests Are Latest Blow to GM Crops by Pallava Bagla
    Monsanto has revealed that a common insect pest has developed resistance to its flagship genetically modified (GM) product in India. The agricultural biotechnology leader says it “detected unusual survival” of pink bollworms that fed on cotton containing the Cry1Ac gene from the bacterium Bacillus thuringiensis, which codes for a protein that’s toxic to many insect pests. In a statement to Science, Monsanto claims that the finding from western India “is the first case of field-relevant resistance to Cry1Ac products, anywhere in the world.”

    http://www.sciencemag.org/cgi/content/summary/327/5972/1439

  33. gianna ferretti ha detto:

    Un nuovo articolo collegato al post e su cui riflettere, purtroppo si può leggere solo l’abstract

    “Mirid Bug Outbreaks in Multiple Crops Correlated with Wide-Scale Adoption of Bt Cotton in China

    http://www.sciencemag.org/cgi/content/abstract/328/5982/1151


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