Cercasi abbonati all’Orto di Agrycult

Questa foto l’ho scattata quattro anni fa. Insomma, sono una abbonata storica dell’orto digitale di Francesco Travaglini, agricoltore e allevatore molisano. Lo seguo da diversi anni e ho appoggiato fin dall’inizio il nuovo progetto di Agrycult.

Si tratta di un progetto imprenditoriale importante per il messaggio forte associato, cercare di mantenere le terre coltivate, quelle che i genitori e i nonni di Francesco hanno coltivato prima di lui. Nonno Verino, tra l’altro continua a farlo..

Continuare a coltivarli -racconta Francesco-è diventato economicamente impossibile: se continua così nessuno in futuro si sognerà di coltivare terre se non per per l’autoconsumo.

E allora salviamo gli orti d’Italia per evitare l’impoverimento mentale (oltre che economico) che i contadini italiani subiscono cedendo alle più diverse (e suadenti) offerte provenienti dalle sirene dell’Industria. Ad esempio le offerte dei produttori di energie rinnovabili che usando il termine Parco per una distesa di pannelli fotovoltaici o una piantagione di pale eoliche, pensano possa bastare per farci credere che in fondo, si tratta di energia pulita e che la loro è una nobile impresa.
Il nostro Parco -continua Francesco – quello vero (non a caso Parco dei Buoi è appunto il nome dell’orto da cui provengono le nostre cassette) vogliamo continuare a chiamarlo tale: un giardino di olivi, orti e pecore al pascolo.
Ed allora L’obiettivo che quest’anno vogliamo raggiungere coltivando il nostro orto è quello di dimostrare che la produzione di energia dal vento o dal sole, due delle nostre ri-sorse, non possono essere l’unica coltivazione possibile, l’unica possibilità, l’unico modo per impiegare queste Terre.

Anche per questo è importante parlarne e abbonarsi all’orto di Parco dei Buoi. Per andare avanti e sostenere il progetto, occorrono nuovi abbonati. Altri 40, per ora ce ne sono 10 quindi attiviamo il passaparola.

Aderite! e ogni settimana, la cassetta di ortaggi arriverà direttamente a casa vostra. Ecco il modulo per aderire.

E se curate un blog, una ghiotta occasione. Ai primi 15 che parleranno del progetto e dell’abbonamento, 15 casse di verdure gratis a casa.

C’è tempo fino al 9 luglio.

Dai, cosa state aspettando? PASSAPAROLA!

Agrycult: the mission is possible!


13 commenti on “Cercasi abbonati all’Orto di Agrycult”

  1. […] This post was mentioned on Twitter by tirebouchon. tirebouchon said: RT @giannaBio: @agrycult. Agrycult.The mission is possible! http://tinyurl.com/34cfmv5 […]

  2. Marco ha detto:

    Bello il progetto, molto interessante, ma scusate se faccio una domanda: possibile che per un progetto così non si trovino, in Molise o dintorni, 40 famiglie?

    Dalle mie parti (Firenze) queste operazioni sono fatte dai Gruppi d’Acquisto Solidale che sostengono i piccoli produttori biologici. Una provincia come Firenze ha la bellezza di 43 Gas (fonte http://www.gasfiorentini.it), tanto che da noi abbiamo le aziende agricole che a volte rimandano indietro le richieste dei Gas perchè non hanno abbastanza prodotti per tutti.

  3. […] approfitto di questo post per rispondere a Marco che sul blog di Gianna Ferretti, Trashfood, (grazie Gianna per il post!)  giustamente […]

  4. […] Cercasi abbonati all’Orto di Agrycult Pubblicato in AMBIENTE, FOOD, FOOD DESIGN, SOSTENIBILITA' da EBV il 4 luglio 2010 via TRASHFOOD […]

  5. Gianluca Aiello ha detto:

    I parchi solari ed eolici servono solo perchè qualcuno in più ci possa guadagnare nella produzione e distribuzione di energia. Per quel qualcuno in più, tutti gli altri ci perdono perdendo enormi ettari di terreno sottratti all’agricoltura. La produzione di energia andrebbe fatta distribuita dagli stessi consumatori.
    Ma a sottrarre terreni per l’agricoltura ci sono anche i terreni per il foraggio degli allevamenti e l’espansione incontrollata delle città.

  6. bolkonskij ha detto:

    a prescindere dalla bontà e dalla lodevolezza della proposta, non sono per niente convinto dalle argomentazioni contro la sostenibilità dei km0…

    La ricerca del Green Design Institute che viene citata, poi, oltre a non parlare direttamente degli “acquisti a km0” (ma bensì – per quel che mi sembra di capire a una lettura veloce – della preferibilità dell’E-commerce rispetto alla spesa tradizionale) mi sembra molto opinabile se si considera che nella maggior parte dei casi (forse) la spesa si fa nel tragitto da e per il lavoro…
    (non ho dati a disposizione, solo l’esperienza..)

    Ai detrattori dei Km0: dimostratemi che è poco sostenibile comprare ciliegie e pesche dal contadino lungo la strada verso casa e domani smetto…

  7. Gianna Ferretti ha detto:

    Il tema del Km 0 richiede una analisi accurata, senza generalizzare. Con calma ci tornerò. Di certo il trasporto è uno dei fattori coinvolti ma non dimentichiamo che le emissioni di anidride carbonica derivate dal’agricoltura sono circa il 33% del totale delle emissioni. Non si parla mai di altri settori. Non dimentichiamolo.

  8. bolkonskij ha detto:

    @Gianna Ferretti

    Concordo*…

    Mi sembra che i km0 siano diventati un po’ un feticcio, e quindi si possano prestare a varie mistificazioni, sia da da parte di chi li avversa radicalmente sia da parte di chi se ne ammanta in maniera impropria…

    *nella mia ignoranza di “consumatore informando”

  9. gianni ha detto:

    Fammi sapere se ti interessa un po di visibilità su questo sito. Ci sono circa 300 visite giornaliere. Ciao Gianni

  10. […] è un progetto che mi affascina molto. Per due motivi: il primo è che ne parla Gianna Ferretti sul suo blog Trashfood e ne testimonia l’assoluta bontà; il secondo me lo fornisce la motivazione portata avanti […]

  11. […] è un progetto che mi affascina molto. Per due motivi: il primo è che ne parla Gianna Ferretti sul suo blog Trashfood e ne testimonia l’assoluta bontà; il secondo me lo fornisce la motivazione portata avanti […]

  12. […] è un progetto che mi affascina molto. Per due motivi: il primo è che ne parla Gianna Ferretti sul suo blog Trashfood e ne testimonia l’assoluta bontà; il secondo me lo fornisce la motivazione portata avanti […]

  13. Marco ha detto:

    Vorrei spezzare una lancia a favore del km 0, raccontando per brevi linee l’esperienza del mio G.A.S. (Gruppo d’acquisto solidale).

    Il km 0 è uno dei criteri che scegliamo per fare i nostri acquisti ma non è l’unico. Gli altri criteri (spesso richiesti nei nostri questionari)sono la certificazione biologica, il sostegno a piccoli produttori locali (che altrimenti chiuderebbero), le scelte di gestione etiche e di solidarietà, la regolarità dei contratti per i lavoratori nelle aziende agricole, il rispetto dell’ambiente, l’uso di energie alternative, il rapporto di conoscenza personale e di fiducia col produttore e così via…

    Vedere il km0 come un solo risparmio di energia e inquinamento da trasporto mi sembra alquanto riduttivo, perchè in realtà le conseguenze (indirette) dell’acquisto a km 0 sono molte di più… Acquistare da un contadino vicino a casa comporta anche:

    – Conoscenza personale del produttore e creazione (spesso) di un rapporto di amicizia e di fiducia, tanto che i gas, con alcuni produttori, scelgono insieme addirittura cosa coltivare.

    – Maggiori informazioni sui prodotti acquistati: come sono stati coltivati, in che luogo, con che tipo di concimi, con che trattamenti etc…

    – Sostegno all’economia locale, aiutando piccoli produttori che altrimenti sarebbero costretti a chiudere.

    – Tutela dell’ambiente, perchè se sostengo un coltivatore biologico della mia zona ottengo indirettamente anche un miglioramento dell’ambiente intorno a me (…la tutela della biodiversità dipende anche dal campo del mio vicino).

    Logicamente il km0 si deve armonizzare con tutti gli altri criteri e spesso possono prevalere anche altri criteri. Ad esempio lo scorso anno abbiamo rinunciato più volte ai formaggi a km0 dei nostri agricoltori per sostenere i pastori abruzzesi colpiti dal terremoto… Oppure talvolta, sempre per solidarietà, possiamo preferire i prodotti di Libera Terra o del commercio equo e solidale, piuttosto che i prodotti locali…

    Insomma, siamo un gruppo di famiglie, che scelgono insieme e consapevolmente cosa comprare facendo “consumo critico”, perchè secondo noi l’acquisto e il nutrirsi sono atti “politici” molto probabilmente più incisivi del voto… ma questo è un altro discorso e ci porterebbe fuori tema…


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