Cartoline da TriesteNext-4. OGM, filiere e gastronomia molecolare
Pubblicato: 2012/10/18 Archiviato in: Educazione e informazione alimentare Lascia un commentoSi è fatto attendere, ne valeva la pena. A voi il quarto report di Paolo Cocco da Triestenext Le precedenti puntate:
Cartoline da Triestenext. Dagli sprechi alimentari alle tagliatelle con farina-dinsetti/
cartoline da TriesteNext.Venerdi, digestione e accoglienza: primi incontri/
Save-the-food-cartoline-da-triestenext/
“Cara Gianna,
La città di Trieste si è svegliata un po’ più grigia e piovosa degli ultimi giorni, così appena alzato sono corso ad avvertire Italo Svevo di portarsi dietro il cappello.
Un obiettivo di oggi, conferenze a parte, è stato – come vedrai – passare a dare un arrivederci al signor Svevo e ad altri due bronzei passeggiatori triestini.
La giornata è iniziata con una delle conferenze più “calde” del ciclo:
“OGM: Un mito da smantellare?”
Il principale relatore dell’incontro era Roger Beachy, virologo molecolare statunitense, creatore della prima verdura transgenica, e soprattutto l’esperto voluto dal presidente Barack Obama alla direzione del National Institute of Food and Agricolture, l’organismo del dipartimento di agricoltura degli Stati Uniti che si occupa di finanziare la ricerca nell’agronomia. Quel che si dice un pezzo grosso, insomma… E gli altri ospiti non erano da meno: Michele Morgante, Gilberto Corbellini, Mauro Giacca, tutti medici o biologi molecolari.
L’obiettivo principale dell’incontro è stato mostrare dati in supporto dei vantaggi dell’ingegneria genetica in agricoltura. I relatori hanno contribuito a spiegare in che modo il passaggio a prodotti modificati geneticamente possa migliorare la resa dei raccolti, un fattore cruciale in un pianeta in continua espansione demografica, e ridurre l’utilizzo di pesticidi, antibiotici e fertilizzanti nocivi per l’uomo e per l’ambiente. Gli ospiti hanno inoltre spiegato che tutti gli studi sull’effetto degli OGM sulla salute, e gli oltre duemila miliardi di pasti contenenti OGM consumati dal 1996 a oggi, hanno mostrato che non ci sono motivi di pensare che possano avere effetti dannosi per la salute.
Molti giornalisti hanno accusato l’incontro di essere sbilanciato a favore degli OGM e di non avere contraddittorio. Personalmente, non credo che tutte le discussioni abbiano bisogno di un contraddittorio – dopotutto, se l’argomento fosse stato l’evoluzione, non avrei sentito la necessità di un creazionista sul palco. Tuttavia, la discussione sugli OGM non riguarda esclusivamente la salute umana e l’ambiente, ma anche l’impatto economico della diffusione di colture brevettate, il divario tra i paesi produttori, e così via. L’argomento trattato era solamente una faccia del tema “ingegneria genetica”, e forse sarebbe stato interessante avere almeno una seconda sessione da dedicare specificamente ad altri aspetti ugualmente interessanti per una conferenza come questa.
Dopo pranzo (e dopo un gelato), sono passato a salutare il secondo amico immobile, Umberto Saba, dall’aria profondamente malinconica da quando ha scoperto di essere nel mezzo di una via commerciale.
Alle tre del pomeriggio, è iniziato il secondo dibattito:
“Filiera ecosostenibile o km 0?”
(Lo scontro!)
Questa è stata una conversazione davvero istruttiva. Ti confesso che non avevo mai pensato al “km zero” come a una politica che non necessariamente aiuta l’ambiente, né ai limiti della filiera ecosostenibile. Gli ospiti erano tanti, ma come succede nei film e in politica, due di loro hanno dominato la scena: Roberto Brazzale, della famiglia di produttori caseari che produce tra gli altri il noto formaggio “Gran Moravia”; e Andrea Rigoni, uno dei fratelli dietro il marchio Rigoni di Asiago.
Brazzale sembra avere un approccio molto moderno all’ambiente: il loro stabilimento in Moravia (Repubblica Ceca) è certificato ecosostenibile, e oltre a questo, l’azienda ha anche introdotto sui propri prodotti una “Etichetta multimediale di origine” che, se fotografata con uno smartphone, collega a una pagina web contenente tutti i dettagli sulla produzione di quello specifico prodotto inclusa l’immagine satellitare del sito di produzione (!) e soprattutto la water footprint o impronta idrica, che indica quanta acqua quel prodotto è costato all’ambiente.
Dall’altra parte, lo stabilimento del Gran Moravia è in Repubblica Ceca… il che aggiunge costi ambientali di trasporto rispetto a un prodotto interamente italiano. È qui che invece si distingue la Rigoni di Asiago, azienda impegnata nella produzione a filiera corta (cortissima, si potrebbe dire, specialmente per un’azienda tanto grande!) quando possibile, e meno corta, ma certificata biologica, quando motivi ambientali renderebbero impossibile o più impattante la produzione di un particolare ingrediente in Italia.
Non credo che ci sia un “vincitore”; ma ho ammirato l’impegno che entrambe le marche sembrano avere per la trasparenza e la tracciabilità del prodotto. Siamo un popolo di scettici e scoraggiati, e qualunque iniziativa che non si limiti a sfoggiare un certificato, ma inviti il cliente a vedere con i propri occhi, merita rispetto.
È arrivato il momento di una confessione, cara Gianna. Ho passato tre giorni a seguire professori, partecipare a conferenze, prendere appunti; ma la parte migliore del fine-settimana è stata quando sono riuscito a imbucarmi a un evento tutto esaurito di gastronomia molecolare domenica pomeriggio.
Sono sicuro che tu e i tuoi lettori conosciate meglio di me la gastronomia molecolare, la branca culinaria che usa la conoscenza dei processi di trasformazione chimica e fisica delle sostanze per inventare nuovi modi di preparare gli alimenti.
Era la prima volta che effettivamente assistevo alla preparazione di piatti molecolari, e mi sono sentito come un bambino di sei anni davanti a un illusionista. Sardone “cotto” a freddo nel sale; uova in camicia cucinate a sessanta gradi; lingua bovina tenera come filetto; un finto uovo che era in realtà una gelatina di frutta; e l’immancabile gelato estemporaneo preparato con l’azoto liquido. Che meraviglia!
La gastronomia molecolare ci costringe a pensare al vero significato di termini quasi banali come cucinare, friggere, crosta, caramello…
Ma ecco cosa ha reso l’evento realmente memorabile: poiché ho passato l’intero incontro pubblicando su Twitter, prendendo appunti e scattando fotografie con la mia macchina reflex, sono stato scambiato per l’inviato di una redazione giornalistica, e ho ricevuto – unico tra il pubblico – un assaggio di ogni piatto. Esilarante, gratuito, e delizioso.
Qui di seguito, una selezione di fotografie del laboratorio.
Penso che sia giunto il momento di chiudere il mio reportage, Gianna. È stato un weekend intenso e interessante, ricco di incontri ed esperienze tanto per persone di scienza quanto per il pubblico generale. Sarebbe potuto forse essere più organizzato sotto alcuni aspetti, ma il giudizio finale è molto positivo. E spero di essere riuscito a trasmettere parte dell’atmosfera anche a te e ai tuoi lettori.
Alla prossima missione, e un saluto da James Joyce e da me!
Paolo
Paolo Cocco è un trentaqualcosenne sardo, naturalista ed etologo per formazione. Ha vissuto e lavorato a Sassari, Torino e New York, ma preferisce definirsi “apolide d’adozione”. Si occupa di divulgazione ed educazione scientifica e sogna di lavorare per riviste e musei di storia naturale.
Cartoline da TriesteNEXT -3. Dagli sprechi alimentari all’entomofagia
Pubblicato: 2012/10/08 Archiviato in: Educazione e informazione alimentare, Filiere, Not Only Food 9 commentiNon perdetevi il terzo report di Paolo Cocco da TriesteNEXT
29 settembre 2012
Cara Gianna,
Spero di cuore che i baristi triestini siano pagati molto, molto bene, perché rischiano la follia.
In questa città esistono decine di tipi diversi di caffè.
Superato un lungo momento di smarrimento, ho ceduto alla tentazione di provare qualcosa di tipicamente triestino, così invece che un “nero” (il nome locale per l’espresso in tazzina senza aggiunte), ho ordinato un “gocciato”: un espresso con una spruzzatina quasi simbolica di schiuma di latte. Talmente piccola che l’ho potuto bere nonostante la mia (parziale) intolleranza al lattosio.
Il primo incontro per così dire non calorico della giornata s’intitolava “Benvenuti nell’era della scarsità e dello spreco alimentare” e vedeva protagonisti Andrea Segrè e Massimo Cirri.
Andrea Segrè è un professore di politica agraria a Bologna, ma anche tante altre belle cose. Il tema principale di questo incontro era il suo progetto Last Minute Market, una campagna di sensibilizzazione che si accompagna a un’iniziativa molto concreta per ridurre gli sprechi dal supermercato al frigorifero di casa. Da una parte, i supermercati coinvolti s’impegnano a ridurre al minimo la quantità di prodotto che va al macero, attraverso offerte speciali specifiche per prodotti in via di scadenza e attraverso la donazione dei beni invenduti ma non ancora scaduti a organizzazioni caritative; dall’altra, i cittadini imparano attraverso il portale internet e le campagne informative ad acquistare meno, usare fino in fondo, sprecare il minimo possibile. Ho imparato con sconcerto che solo il 12-16% del budget domestico degli italiani è destinato al cibo, ed è persino in calo, nonostante la crisi economica possa portare ad aspettarsi una riduzione dei beni di lusso e non della spesa in alimenti. Per di più, dal momento che i carrelli restano pieni e lo spreco non accenna a ridursi, questo si accompagna (necessariamente?) a un crollo della qualità dei prodotti acquistati.
Si possono seguire gli aggiornamenti di Last Minute Market sul sito ufficiale e sul loro blog; io lo farò senz’altro.
E visto che si parla di spreco… La tappa successiva è stata una piccola mostra dal titolo Insostenibili! Sedici cose di cui il mondo potrebbe fare a meno. Attraverso immagini, dati, e campioni o riproduzioni, gli organizzatori ci hanno invitato a riflettere sull’impatto ambientale di alcuni beni di lusso (diamanti, campi da golf, persino cocaina!), abitudini (gomma da masticare, computer perennemente collegati a internet), alimenti (come la carne bovina), tutte risorse che potremmo amministrare più attentamente o eliminare del tutto.
L’ultimo appuntamento di questo sabato che vorrei raccontarti è il curioso laboratorio. A tavola con gli insetti, organizzato in collaborazione col ristorante EXPO Mittelschool di Trieste. Un incontro davvero interessante… a parte forse per la signora che è fuggita disgustata a metà incontro. Ahem.
L’entomologo padovano Maurizio Guido Paoletti ha aperto il laboratorio affrontando il tema dell’alimentazione con insetti, o entomofagia, da un punto di vista scientifico. Abbiamo scoperto che oltre 1400 specie di invertebrati sono commestibili e usate come cibo in qualche parte del mondo – incluso le larve di mosca che noi sardi mangiamo nel delizioso ‘formaggio coi vermi’ o casu marzu. Ho scoperto così che in alcune culture nativo-americane gli invertebrati arrivano a rappresentare il 70% della dieta. In particolare, le donne della comunità Ye’Kuana mangiano nelle settimane dopo il parto solo lombrichi; gli studi hanno rivelato che sono ricchi in acido arachidonico e altre sostanze fondamentali per la madre e il neonato.
Gli esperti presenti in sala hanno evidenziato il grande potenziale dell’entomofagia per un’alimentazione più sostenibile: molti invertebrati sono più proteici, più ecologici, più efficienti nella conversione di mangime in massa corporea.
A seguire, una “strana coppia” costituita da una fisica teorica e un ingegnere elettronico ha presentato il proprio brevetto per GoingBugs, la prima pasta (proprio nel senso di tagliatelle!) a base di farina di insetti. Purtroppo non ci sono stati concessi assaggi, ma il progetto è appena all’inizio e i ricercatori ci hanno invitato a seguirli su Facebook e assicurato che è veramente gustosa. (Ed è qui che la povera signora dallo stomaco delicato è corsa via dalla sala…)
Infine, il momento tanto atteso: degustazione di larve di tarme della farina e grilli.
Li ho provati entrambi; non li ho trovati particolarmente “strani” nel sapore, simili (nelle ricette proposte) a salatini ripieni con un misto di spezie e un retrogusto di noce moscata. Proverei volentieri le tagliatelle, ma ancora una volta, difficilmente dico no a un cibo che non ho mai assaggiato prima.
Sono arrivato alla fine della serata; a domani con gli aggiornamenti sull’ultima, intensa, molecolare giornata di TriesteNEXT!
Paolo
Paolo Cocco è un trentaqualcosenne sardo, naturalista ed etologo per formazione. Ha vissuto e lavorato a Sassari, Torino e New York, ma preferisce definirsi “apolide d’adozione”. Si occupa di divulgazione ed educazione scientifica e sogna di lavorare per riviste e musei di storia naturale.
Fonte immagini
Cartoline da TriesteNEXT -2. Venerdì: digestione, accoglienza, primi incontri
Pubblicato: 2012/10/05 Archiviato in: Educazione e informazione alimentare, Not Only Food 7 commentiSeconda puntata di Cartoline da TriesteNext. Paolo Cocco a te!
28 settembre 2012
Cara Gianna,
Conosci il frico morbido? Che meraviglia! È una specie di pancake, per così dire, a base di formaggio, patate, altro formaggio, burro, e ancora formaggio. L’ho mangiato ieri sera a Udine a casa di una cara amica che conosce la mia golosità e curiosità di provare ogni prodotto tipico. La fame ha vinto sullo spirito di cronista per cui non ho una fotografia, ma eccoti un’infografica:
Arrivato a Trieste a metà mattina, ho depositato il mio bagaglio e firmato il registro insieme a cento, centocinquanta altri studenti. Tutti abbiamo ricevuto una bella maglietta bianca dell’evento, un badge sponsorizzato da Radio 24, e ahimè!, un elenco di eventi obbligatori a cui partecipare… il che ha significato nessun evento alimentare e troppi eventi politico-universitari. Ho iniziato a pianificare la mia via di fuga.
Nel pomeriggio TriesteNEXT è iniziato ufficialmente. Dopo la necessaria presentazione da parte degli organizzatori e principali sponsor, si è entrati nel vivo della discussione con un incontro sulla ricerca in Europa, in particolare a proposito della relazione tra ricerca di base e applicata. Ho scoperto tra le altre cose l’esistenza di un fondo di ricerca europeo destinato specificamente a collaborazioni tra ricercatori di diverse università.
Scappato nel breve intervallo tra l’incontro sulla ricerca e il successivo su Open Access, ho partecipato a una lezione chiamata “Dal chicco alla tazzina”, parte degli incontri organizzati dalla Università del Caffè Illy. L’insegnante, nonostante una chiara tendenza a parlare di ciò che rende unica la miscela dei suoi datori di lavoro, è riuscito a raccontare in modo interessante la sfida di riuscire a mantenere una miscela costante nel sapore nonostante la variabilità della produzione anno dopo anno, e ha mostrato immagini di un apparecchio chiamato Sortex, che preseleziona i chicchi di caffè “buoni” da quelli “cattivi” prima ancora della tostatura. Il suo aspetto ricorda una grossa stampante di vent’anni fa, ma non lasciarti ingannare – un singolo Sortex è in grado di esaminare 5 tonnellate di caffè ogni ora!
Ti risparmio i dettagli dell’incontro successivo su Open Access, per quanto fosse molto interessante. Il professor Robert Darnton, vero protagonista dell’incontro, ha manifestato un grande talento per la comunicazione, ma soprattutto un’affascinante mimica per un professorone universitario.
La serata è terminata con la partecipazione in diretta alla Notte dei Ricercatori su Radio 24… Ho imparato una lezione importante: condurre un programma radiofonico significa avere ben poche possibilità di sentire gli interventi degli ospiti e del pubblico da casa. Il bravo Federico Taddia è riuscito a districarsi con maestria tra le mille cose da gestire allo stesso tempo, ma più di una volta ho sudato freddo per lui.
Arrivata l’ora di andare a dormire ho desiderato di svegliarmi il mattino successivo per provare di persona l’avventura di ordinare “un nero” a Trieste.
Paolo
Continua…
Paolo Cocco è un trentaqualcosenne sardo, naturalista ed etologo per formazione. Ha vissuto e lavorato a Sassari, Torino e New York, ma preferisce definirsi “apolide d’adozione”. Si occupa di divulgazione ed educazione scientifica e sogna di lavorare per riviste e musei di storia naturale.
SAVE the Food: cartoline da TriesteNEXT
Pubblicato: 2012/10/04 Archiviato in: Educazione e informazione alimentare, Not Only Food 1 CommentoNei giorni scorsi si è svolta a Trieste la manifestazione TriesteNEXT, una serie di incontri sull’innovazione, la ricerca, e lo sviluppo. Il salone, alla sua prima edizione, si propone di raccontare ogni anno una diversa sfida per la scienza e la società da molteplici punti di vista, con particolare
attenzione al rapporto tra le due. Ho il piacere di ospitare dei report di Paolo Cocco che ha partecipato all’evento. A lui la parola e GRAZIE!
“Il tema del 2012 è stato “SAVE the food”, ovvero “Salviamo il cibo” ma a quanto mi hanno detto al banco informazioni in piazza della Borsa, anche l’abbreviazione di Sostenibilità, Autenticità, Varietà, Esperienza. Insomma, è chiaro che gli organizzatori hanno intenzione di parlare tanto di nuovi e vecchi prodotti, quanto di politiche alimentari, salute, impatto sull’ambiente.
Alcuni incontri hanno avuto l’obiettivo di informare su pratiche più o meno salutari nella produzione degli alimenti; altri hanno voluto aprire i nostri occhi su dilemmi difficili da risolvere; per altri ancora si prevedono appetitose scoperte. Nel corso delle prossime “cartoline” cercherò, con una serie di brevi articoli e per immagini, di raccontarvi tutto questo.
Paolo
Chi è Paolo Cocco? è un trentaqualcosenne sardo, naturalista ed etologo per formazione. Ha vissuto e lavorato a Sassari, Torino e New York, ma preferisce definirsi “apolide d’adozione”. Si occupa di divulgazione ed educazione scientifica e sogna di lavorare per riviste e musei di storia
naturale.
Specialità alimentari ittiche al rosso carminio
Pubblicato: 2012/09/29 Archiviato in: Additivi, Aromi, Coloranti, Educazione e informazione alimentare, La borsa della spesa 5 commenti
Cosa fanno il 43 % di polpa di pesce (quale? ) di cui solo l’8% salmone affumicato dell’Atlantico insieme ad addensanti, stabilizzanti, esaltatore di sapidità e coloranti? fanno questo preparato avvistato ieri nel banco frigo. Leggo che il prodotto di cui ho immortalato l’etichetta è tra gli eletti come Sapore del’Anno 2012, iniziativa che ha l’obiettivo di “certificare la qualità gustativa dei prodotti alimentari mediante un test”.
Qualcuno dei partecipanti al test si sarà chiesto a cosa era dovuto il colore del preparato? avrebbero scoperto che oltre alla paprika c’è il rosso carminio, forse piu’ conosciuto come rosso cocciniglia e di cui ho scritto abbondantemente in passato.
Zucchero e bibite zuccherate. I consumi degli italiani
Pubblicato: 2012/08/30 Archiviato in: Educazione e informazione alimentare 4 commentiPer gli appassionati di infografiche sul tema alimentazione-salute, ecco un esempio. Lo zucchero, il suo uso e abuso, in questa accattivante infografica. Il poster che contiene numerosi dati sugli impressionanti consumi negli USA, è stato curato da un gruppo di ricercatori e designers della OnlineNursingPrograms.com
Thanks to Emily Turner per avermi contattato e condiviso con me il grafico.
Enjoy!
Un tema di attualità visto che da un paio di giorni si parla di nuovo sui media della proposta di tassare i produttori di bevande analcoliche zuccherate e contenenti edulcoranti per finanziare parte dei livelli essenziali di assistenza sanitaria.
Come si collocano i consumi di zucchero e bibite edulcorate in Italia?
Qualche dato raccolto in vari siti web.
– Sul sito di Federalimentare trovo che gli italiani nel 2007 avrebbero occupato gli ultimi posti in Europa nel consumo di dolci, con 25,5 kg annui di zucchero a testa, contro i 58,5 kg della Gran Bretagna. In sintesi avremmo consumato circa il 25% di zucchero in meno rispetto alla media europea ( 32,7 kg la media europea, fonte Eurostat)
– Più della metà della zucchero appare fornito da cibi o bevande preconfezionate
-Nel 2010 il 6,4 % della spesa è stato destinato a Zucchero e prodotti dolciari
-Altre fonti riportano un consumo di zucchero maggiore, nel 2008 si sarebbe attestato sui 43,5 kg. Dati pubblicati su “L’agricoltura italiana conta” (INEA)(pdf)
– Il consumo di bevande zuccherate (soft drinks) è in aumento in quasi tutti paesi europei negli ultimi dieci anni. Il consumo è maggiore nel Nord-Europa rispetto ai Paesi mediterranei e maggiore fra gli uomini rispetto alle donne. Ecco i dati in cui Italia e altri stati europei sono a confronto salute.gov.it.
-Secondo Assobibe,sulla base di dati Eurisko, i consumi di bevande gassate in Italia si attestano sui 50 litri annui, molto al di sotto dei livelli degli altri Paesi europei (154 litri della Repubblica Ceca, 102 del Belgio, 101 della Spagna, 100 del Regno Unito, 82 litri della Germania)
-Non ho trovato dati su fasce di età diverse ma l’indagine Okkio alla salute ci offre qualche dato sui consumi di bibite zuccherate nei bambini. Negli ultimi anni è aumentata la fruizione di bevande zuccherate e/o gassate tra i bambini italiani
(Epicentro.iss.it).
– Nel 2008, l’indagine ha evidenziato che assumeva bibite zuccherate e/o gassate almeno una volta al giorno il 41% dei bambini italiani. Nel 2010 si è passati al 48%. Il consumo di bibite zuccherate e/o gassate più volte al giorno registra percentuali diverse nelle regioni italiane (15-19%) Okkio alla salute, 2010).
-In una giornata media, secondo le dichiarazioni della madre, che si riferisce ai consumi abituali fuori pasto ovvero la colazione, la merenda del mattino, la merenda del pomeriggio ed eventuale spuntino dopocena (ma non include i pasti, cioè il pranzo e la cena), il 41% dei bambini fra i 2 e i 12 anni consuma almeno una bevanda zuccherata. All’interno di queste bevande zuccherate prevale il consumo di succhi di frutta (31%) e tè (12%), mentre le bevande gassate sono in minoranza (6%).(dati Eurisko)
Prima di commentare ulteriormente la proposta, meglio attendere. Sono curiosa di sapere per esempio a quale livello di edulcoranti scatterà la tassazione e se saranno tutte le bibite analcoliche ad essere oggetto del provvedimento o esclusivamente le bibite gassate.
Cibo spazzatura? tra i Garbage boys and girls di Porto Rico
Pubblicato: 2012/05/11 Archiviato in: Educazione e informazione alimentare, Not Only Food 4 commentiCestini della spazzatura con sembianze infantili per sensibilizzare la popolazione contro lo Junk food, un tema di attualità a leggere i titoli delle ultime settimane. Succede a Porto Rico,dove si è registrato un aumento dell’obesità infantile negli ultimi anni.
La proposta è dell’agenzia Ad agency DDB Latina che ha proposto anche un camion della raccolta rifiuti che richiama al tema del cibo-spazzatura.
Con lo slogan “Aliméntalos mejor” (“Feed them better”) l’agenzia ha riscosso un notevole successo all’ultimo festival sulla comunicazione che si è svolto a Panama.
Non si può dire che non colpisca l’attenzione.
Quali additivi sono ammessi nella produzione degli alimenti biologici?
Pubblicato: 2012/04/22 Archiviato in: Additivi, Educazione alimentare, Educazione e informazione alimentare, Filiere, La borsa della spesa | Tags: additivi, alimenti biologici, conservanti, filiere 1 CommentoMartedì 24 aprile sarò a Sirolo nella sede del Parco del Conero. Ho accettato infatti di supportare da un punto di vista scientifico le attività didattiche e divulgative nell’ambito del Corso di Formazione: “Le produzioni del Conero – la qualità che tutela l’ambiente”. Il tema che mi è stato affidato nel modulo formativo sulle produzioni Biologiche è: Alimentazione biologica: quali vantaggi per la salute? Indispensabile documentarsi sulla legislazione attinente. Quali additivi tecnologici e conservanti sono ammessi nei mangimi e prodotti impiegati nell’alimentazione degli animali? Quali antiossidanti? Quali sostanze sono impiegate nella produzione di alimenti biologici trasformati? I solfiti sono ammessi come conservanti? e i nitriti? E gli addensanti carragenina e gomma di guar?
Sapete tutte le risposte? Vi va di informarvi? ecco il REGOLAMENTO (CE) N. 889/2008 DELLA COMMISSIONE del 5 settembre 2008 recante le modalità di applicazione del regolamento (CE) n. 834/2007 del Consiglio relativo alla produzione biologica e all’etichettatura dei prodotti biologici, per quanto riguarda la produzione biologica, l’etichettatura e i controlli.
Capitan Kuk. Un nuovo educational Rai – Ministero della Salute
Pubblicato: 2012/04/20 Archiviato in: Educazione alimentare, Educazione e informazione alimentare, Multimedia 1 CommentoMi sono perduta le puntate del nuovo educational nato dalla collaborazione tra Rai e Ministero della Salute. Ci eravamo lasciati con Mr.Fruitness, testimonial della campagna promozionale per promuovere il consumo di frutta nei giovani consumatori europei. Anche le puntate del nuovo cartoon hanno l’obiettivo di promuovere il consumo di frutta nei piu’piccoli.
Vi presento Capitan Kuk e le sue avventure nel mondo di Health,e i suoi piani per combattere Golosix, paladino della scorretta alimentazione
Ecco il trailer.Avete già visto qualche puntata di Capitan KUK – l’eroe della frutta e della verdura? come lo avete trovato?
Fonti:
– Capitan Kuk: dal Ministero della Salute l’eroe della frutta e della verdura contro Golosix
–Ministero della Salute
Cosa c’è dentro un Ham & Cheese Hot Pocket?
Pubblicato: 2011/12/28 Archiviato in: Additivi, Aromi, Coloranti, Conservanti, Educazione e informazione alimentare, Food design, Senza categoria 7 commentiUn modo originale ed efficace di mostrare l’elenco degli ingredienti alimentari e far riflettere sulle nostre scelte alimentari? eccola! il poster del designer Justin Perricone che illustra l’elenco degli ingredienti di un Ham & Cheese Hot Pocket. Sul sito web di Hotpocket trovate anche gli altri.
Parlavamo qualche settimana fa di prodotti ottenuti dalla sommatoria di decine di ingredienti e additivi.
Al cinquantesimo ingrediente del poster mi sono fermata. 🙂
Ecco l’Ham & Cheese Hot Pocket, l’avreste mai detto?
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