L’equazione dello snack perfetto

Dorito-Formula

Cosa c’è dietro uno snack dolce o salato di successo? una lunga serie di studi finalizzati a rendere appetibili e irresistibili alcuni prodotti trasformati.Dal Lunchables della Kraft alle bibite distribuite dalla Coca-Cola, ai prodotti Kellogg, Nestlé, Oreos, Cargill, e Capri Sun. Nel lunghissimo ma illuminante articolo “The Extraordinary Science of Addictive Junk food” ci svela alcune strategie Michael Moss, reporter del The New York Times. Moss, vincitore di un premio Pulitzer è anche autore del libro Salt Sugar Fat.How the Food Giants Hooked US


Trashfood su Il Salvagente

L’ultimo numero della rivista Il salvagente contiene un articolo su alcuni piatti pronti e si confronta l’etichettatura di diversi marchi. Grazie alla giornalista Marta Strinati per aver citato Trashfood a proposito di carne separata meccanicamente di cui ho scritto in diverse occasioni. Ecco qualche immagine dell’articolo “COTOLETTE, bocconcini & Co.Dove è volata la carne?”.


Questa settimana su Trashfood

-E’ un ingrediente del Cornetto Wellness. L’ingrediente principale, quello su cui si è basata la comunicazione del prodotto. Qualcosa nella descrizione non mi convince.

– Rosi Braga, insegnante attentissima alle iniziative di educazione alimentare ci accompagna alla mostra “Buon appetito!” al Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia Leonardo da Vinci di Milano

-Primo avvistamento della dicitura “può influire negativamente sull’attività e l’attenzione dei bambini” come prevede l’allegato V del regolamento europeo 1333/2008 sui coloranti azoici tra cui ci sono l’E102 (tartrazina) e l’E110 (sunset yellow).L’ho trovato in questo Surrogato della crema

– Un mio articolo sugli imitation cheese è pubblicato sulla rivista della Slow food (settembre 2011).

-Il progetto “La frutta nelle scuole” coordinato dal Ministero delle Politiche Agricole e Forestali anche quest’anno verrà riproposto. Come può essere migliorato?


Gli imitation cheese su Slow Food

Rivista Slow Food

Ho ricevuto in omaggio dalla casa editrice, una copia della rivista della Slow Food (settembre 2011). Grazie! Dentro ci trovate un mio articolo “Dai processed cheese agli imitation cheese”. Ricordate? ne avevo scritto tempo fa, per l’occasione ho ampliato il tema, tra le fonti bibliografiche “Cheese substitutes. an alternative to natural cheese (2007)” e Cheese analogues:a review (2001). Buona lettura!


La foto del giorno. Alla faccia del colesterolo

Folcloristico Claim salutistico avvistato tra le bancarelle di prodotti enogastronomici presenti alla Fiera di San Ciriaco, patrono della mia città. I claims contagiano anche gli artigiani?

Ma qual è il livello di colesterolo (mg/100g p.e.) nel latte di capra? La risposta ci arriva dalle Tabelle di composizione degli alimenti:

Latte vaccino in polvere, intero 109 mg/100g

Latte di pecora 11 mg/100g

Latte vaccino pastorizzato, intero 11 mg/100g

Latte di capra 10 mg/100g

Latte di vacca parzialmente scremato 7 mg/100g

Quindi non ci sono differenze rilevanti tra i vari tipi di latte.

Buona occasione comunque per trattare gli approcci per ridurre i livelli di colesterolo dagli alimenti che lo contengono.

Il colesterolo svolge ruoli fisiologici importanti (è un componente delle membrane cellulari e della mielina, è il precursore degli acidi biliari e degli ormoni sessuali femminili e maschili e degli ormoni che regolano il metabolismo dei sali minerali e dei glucidi), tuttavia un aumento dei suoi livelli nel sangue è considerato un fattore di rischio per l’insorgenza delle patologie cardiovascolari. Questo ha contribuito ad una sua demonizzazione partita parecchi decenni fa in seguito alla formulazione dalla “Lipid hyphotesis” . Nonostante le nostre conosenze sui meccanismi molecolari alla base dell’aterosclerosi e delle patologie cardiovascolari si siano ampliate includendo anche altri protagonisti ( radicali liberi, antiossidanti, omocisteina, LDL-colsterol, HDL-colesterolo ecc…) e nuovi markers biochimici siano stati introdotti, tra cui alcuni legati all’instaurasi di eventi infiammatori, il ruolo negativo attribuito al colesterolo alimentare non è mai calato. Al contrario sono aumentati i prodotti che contengono ingredienti funzionali -come i fitosteroli e fitostanoli con l’obiettivo di ridurre la colesterolemia. Ai drink con fitosteroli aggiungiamo l’ingresso dei beta-gucani.

In che percentuale il colesterolo esogeno (apportato con gli alimenti) contribuisce al colesterolo circolante? la maggior parte di quello che possediamo in circolo, deriva dalla sintesi del fegato e non da quello che introduciamo con l’alimentazione – questo andrebbe spiegato ai consumatori. Inoltre è’ importante sottolineare differenze individuali, in media possiamo affermare che la maggior parte del colesterolo circolante (circa il 75%-80%) viene sintetizzata dal fegato e solo il restante 20-25% deriva dall’alimentazione.

E’ possibile rimuovere il colesterolo dagli alimenti che lo contengono?Eccoci alla innovazione in campo alimentare. Nonostante si riconoscano ruoli fisiologici importanti al colesterolo e -come detto in precedenza- si sappia che il livello di colesterolo nel sangue è modulato solo in piccola parte dall’apporto con l’alimentazione, nel corso degli ultimi anni, diversi metodi sono stati sviluppati per ridurre il colesterolo nei cibi comunemente consumati con l’obiettivo di ridurre l’apporto del colesterolo alimentare.

Gli approcci sono di vari tipi: biologici, (microrganismi, enzimi), chimici (estrazione solido-liquido, estrazione con solventi organici, uso di ciclodestrine) o fisici (distillazione, cristallizzazione, Estrazione con fluidi supercritici).

Mentre l’applicazione di tali procedure per alimenti di origine animale, in particolare per i prodotti lattiero-caseari, è tecnicamente realizzabile, il contributo relativamente piccolo di colesterolo alimentare per il colesterolo plasmatico sollevato non sembra tuttavia giustificare i costi o essere del tutto scientificamente motivate.

Fonte:

Tabelle INRAN

Heart Disease: Understand the Difference between Truth and Myth, Part I

Le ciclodestrine

– Cholesterol Removal From Animal Food—Can It Be Justified? R. Sieber Lebensmittel-Wissenschaft und-Technologie Volume 26, Issue 5, October 1993, Pages 375-387


Avena e betaglucani. I pareri discordi dell’EFSA e dell’Antitrust

Cosa hanno in comune OatWell, e Pasta Riso Scotti ai betaglucani? la presenza di avena come fonte di betaglucani appunto.

L’Autorità Antitrust a cui sono state segnalate le presunte proprietà della pasta Scotti di “ridurre” il colesterolo” ha giudicato non corretto il messaggio dell’azienda. Nella sentenza N. 21851 del 01/12/2010, troviamo scritto che «all’alimento reclamizzato non possono essere attribuite le caratteristiche salutistiche vantate».
L’Antitrust ha motivato la condanna riportando un parere tecnico dell’Efsa secondo cui il regolare consumo di betaglucani, contribuirebbe a «mantenere le normali concentrazioni di colesterolo nel sangue», non a ridurlo.

La Pastariso Scotti contiene farina di riso, fibra di orzo con betaglucani (7%), gemma di riso 2%, mono e digliceridi degli acidi grassi. La quantità di betaglucani forniti dalla PastaRiso è inferiore a quella stabilita dalla comunità scientifica in relazione al controllo del colesterolo ( per la precisione 3g). Per questi motivi, la campagna stampa dell’azienda, è stata considerata come “pratica commerciale scorretta“.

Al contrario, credo proprio che si festeggi da alcuni giorni alla Creanutrition, azienda associata alla Swedish Oat Fiber (SOF) perchè sulla base della letteratura scientifica allegata alla pratica sottoposta al giudizio degli esperti EFSA, il claim salutistico di OatWell® “riduce il colesterolo,” “oat beta-glucan can actively lower/reduce blood LDL and total cholesterol” è stato considerato corretto dall”EFSA (EFSA Journal 2010, 8,12). OatWell® viene proposto in due versioni contenenti rispettivamente il 22% o 28% di betaglucani.

Sul sito della Creanutrition, sono mostrate anche altre approvazioni del claim salutistico. Prima dell’EFSA si sono espressi a favore del claim anche la FDA nel 1997, la Swedish Code of Practice nel 2001 e la francese AFSSA nel 2008. Una porzione di 50g di cereali contenenti OatWell apporta da 0.75 g a 1.50 g di ß-glucani.

Il sito internet offre una vasta bibliografia da consultare, tutta sugli effetti dell’oat Bran sui livelli plasmatici di colesterolo e colesterolo-LDL. Illustrati con utili grafici e immagini i meccanismi molecolari coinvolti. Non mancano dati sulle proprietà fisiche di OatWell e sulle sue numerose applicazioni alimentari. Il sito internet di CreaNutrition offre un buon esempio di come dovrebbero proporre le proprietà salutistiche le aziende che si candidano a vedere approvati dall’EFSA i claims che riguardano la salute.
Se vogliamo fare un confronto, questo pdf è l’unico documento allegato al sito di Riso Scotti per trattare gli effetti fisiologici dei beta-glucani.

Fonti:
– Scientific Opinion on the substantiation of a health claim related to oat beta-glucan and lowering blood cholesterol and reduced risk of (coronary) heart disease pursuant to Article 14 of Regulation (EC) No 1924/2006
(pdf)


Dove sarò il 12 settembre?

Libri Sovversivi del gusto

Il prossimo è l’ultimo week end prima della ripresa dell’anno scolastico e per la sottoscritta questo significa ultimo fine settimana per muoversi senza preoccuparsi troppo della organizzazione familiare in mia assenza. E così ho deciso di partecipare al raduno di fine estate dei Sovversivi del gusto con annesso Foodcamp. Il raduno inizierà alle 11,30 e si svolgerà all’Agriturismo Orto del Pian Bosco.
Buona occasione per rivedere amici e conoscenti ed esplorare un angolo di Piemonte mai esplorato prima. Degustazioni, dibattiti, e presentazioni dei volumi dedicati ai Sovversivi curati dagli amici Michele Marziani e Marco Salzotto. I produttori presenti sono numerosi, se passate da quelle parti, ci si vede. E se volete partecipare al FoodCamp, ecco il link per iscrivervi.


Mense scolastiche revolution?

Ricorderemo il luglio 2010 per la divulgazione delle LINEE DI INDIRIZZO NAZIONALE PER LA RISTORAZIONE SCOLASTICA del Ministero della Salute. Poi vedremo come saranno accolte a livello locale e cosa accadrà con l’apertura del nuovo anno scolastico. Le linee ministeriali arrivano comunque in ritardo e non mi sembra dicano cose nuove. Diverse regioni italiane hanno già pubblicato in passato dei documenti dettagliati sulla ristorazione scolastica. Eccone alcune:

Regione Emilia Romagna con uno sportello Mense Bio.

Regione Piemonte con aggiornamenti quotidiani sui menu anche su Twitter

Regione Sicilia con allegate delle indicazioni merceologiche.

Regione Lombardia

Tornando alle Linee guida del Ministero della Salute, nelle 21 pagine curate da un gruppo di esperti sono toccati vari punti, si ribadisce “l’ importanza di elevare il livello qualitativo dei pasti, come qualità nutrizionale e sensoriale, mantenendo saldi i principi di sicurezza alimentare e rispettando le indicazioni dei Livelli di Assunzione giornalieri Raccomandati di Nutrienti per la popolazione italiana (LARN).”

– Prevedo corsi di formazione, a chi saranno affidati? ci sono risorse economiche? infatti si legge che saranno coinvolti i “Docenti e addetti al servizio, adeguatamente formati (sui principi dell’alimentazione, sulla importanza dei sensi nella scelta alimentare, sulle metodologie di comunicazione idonee a condurre i bambini ad un consumo variato di alimenti, sull’importanza della corretta preparazione e porzionatura dei pasti),

-Tra i punti delle Linee guida, “l’elaborazione di menù secondo i principi di una alimentazione equilibrata dal punto di vista nutrizionale ma anche considerando la varietà e la stagionalità dei cibi, utilizzando anche proposte di alimenti tipici della regione di residenza, per insegnare ai bambini il mantenimento delle tradizioni. Allegate alle linee guida delle tabelle con gli apporti raccomandati di energia, nutrienti e fibra riferiti al pranzo nelle diverse fasce di età scolastiche (scuola dell’infanzia, scuola elementare, scuola media).

-Per i distributori automatici di alimenti nelle scuole, si limita l’istallazione alle sole scuole superiori, condizionando tale inserimento al soddisfacimento di specifici requisiti definiti anche attraverso un apposito capitolato. La scelta va indirizzata verso prodotti salutari quali, ad esempio alimenti e bevande a bassa densità energetica come frutta, yogurt, succhi di frutta senza zucchero aggiunto.

– Entrano nelle linee guida “gli alimenti a filiera corta, cioè l’impiego di prodotti che abbiano viaggiato poco e abbiano subito pochi passaggi commerciali prima di arrivare alla cucina o alla tavola.

Viaggiato poco?

Si continua dicendo: “Per favorire l’utilizzo di tali alimenti, possono essere attribuiti punteggi diversi per le diverse provenienze premiando i prodotti locali. Con riferimento agli alimenti a filiera corta, è utile che le Regioni e PP.AA. elaborino un documento nel quale vengano elencati alcuni principi che aiutino le Amministrazioni pubbliche a definire capitolati d’appalto capaci di rispettare le norme di libera circolazione delle merci in ambito comunitario, tutelando contestualmente la freschezza, il chilometro zero/filiera corta, i prodotti locali (non necessariamente ancora classificati tra i tipici o tradizionali).

I componenti del gruppo che hanno lavorato al documento sono: Savino Anelli, Silvia Boni, Marcello Caputo, Margherita Caroli, Anna Amina Ciampella, Roberto Copparoni, Valeria Del Balzo, Roberto D’Elia, Emanuela Di Martino, Maria Antonietta Di Vincenzo, Daniela Galeone, Riccardo Galesso, Andrea Ghiselli, Lucia Guidarelli, Maria Teresa Menzano, Maria Grazia Silvestri, Piero Vio.


Il fatto alimentare

I lettori che cercano notizie e informazioni su temi legati all’alimentazione nei suoi molteplici aspetti, sicurezza alimentare, prezzi, pubblicità fuorviante, confronti tra prodotti, da qualche giorno hanno una nuova risorsa, si chiama Il fatto alimentare e ci troverete anche me. Ho accettato l’invito di Roberto La Pira a contribuire a questo nuovo progetto editoriale. Al sito contribuiranno vari autori che conoscerete meglio nei prossimi giorni. Lo staff è composto da Roberto La Pira (direttore responsabile), Silvio Garattini direttore istituto Mario Negri, Valeria Torazza (ricerche di mercato), l’avvocato Dario Dongo e la giornalista Mariateresa Truncellito. Il nuovo spazio dedicato al mondo dei consumi, -ha anticipato Roberto -vuole bilanciare il crescente disinteresse dei media verso certe tematiche a favore di argomenti come il benessere e la salute capaci di raccogliere l’interesse degli inserzionisti pubblicitari. Il sito prevede quattro aree. Nella prima si tratta di sicurezza alimentare, prodotti ritirati dal mercato, trattamenti illeciti negli allevamenti, contaminanti chimici, additivi. L’area supermercato proporrà inchieste sui prezzi e analisi di prodotti. Lo spazio dedicato alle etichette esaminerà le diciture scorrette e metterà a confronto le indicazioni sulle confezioni. Un’attenzione particolare sarà rivolta alla nutrizione e alle campagne istituzionali firmate dall’Iss, dall’Inran.
Anche le decisioni dell’Autorità per la sicurezza alimentare di Parma (Efsa) e di altre agenzie come l’Afssa francese e la Fsa inglese verranno riprese e affiancate ai risultati di test comparativi italiani e stranieri. Le norme legislative verranno illustrate e commentate da esperti con un linguaggio comprensibile.
Il sito è in rodaggio, ci sono ancora cose da sistemare, comunque buona lettura!


Novità nelle etichette alimentari: grassi trans naturali e artificiali?

Sono stata un giorno fuori e al mio ritorno mi sono ritrovota tra le polemiche sulla Nutella-Ue con appelli e i proclami per scongiurare che diventi fuori legge. Mi sorprendo sempre, dovrei saperlo invece che uno degli sport preferiti di alcuni è alzare la voce senza sapere bene di cosa si sta parlando e senza leggere cosa effettivamente è stato proposto. E di cose interessanti ce ne sono nelle proposte del parlamento europeo in tema di etichettatura nutrizionale. Cose che però sono state taciute.
Il Parlamento Europeo si è opposto al metodo a “semaforo” che voleva indicare con simboli colorati di verde, giallo e rosso la quantità relativa di energia, di grassi e di zuccheri contenuti negli alimenti.

Al tempo stesso il Parlamento europeo ha approvato nuove regole sull’etichettatura.

-Si è proposto che diventino piu’ completi i profili nutrizionali, che vengano indicati oltre ai carboidrati totali anche gli zuccheri semplici e il contenuto in sale, fibra e proteine. Nessuna novità per questo, sono dati che leggiamo già in molte etichette.

-Si è proposto l’obbligo dell’indicazione delle quantità non solo dei grassi totali ma anche degli acidi grassi saturi. Si chiede inoltre che siano indicati i grassi trans. Mi sembra una proposta condivisibile, un bel risultato. E’ evidente che chi tra i produttori privilegia l’uso di grassi vegetali saturi come olio di palma, olio di cocco o grassi idrogenati non sarà troppo contento perchè i grassi saturi presenti saranno elevati.

-C’è dell’altro, ho letto che nel testo si propone la distinzione tra grassi trans naturali e artificiali. Credo che questa precisazione -che non so quanto sia fattibile concretamente- serva a fare chiarezza sulle fonti di grassi usati (burro, margarine, oli raffinati). Sappiamo infatti che in piccola quantità alcuni grassi trans ( acido vaccenico, acido linoleico coniugato) si possono formare durante la digestione nei ruminanti e le molecole che si formano vengono assorbite e passano nel latte e nei prodotti derivati.
Un livello maggiore di acidi grassi trans si forma durante il processo di idrogenazione e raffinazione a cui sono sottoposti gli oli vegetali. Questo è un tema che merita di essere approffondito e mi prendo l’impegno di farlo a breve. Pensate che è stato perfino finanziato uno studio per indagare se i grassi trans di origine naturale o artificiale hanno effetti diversi sul metabolismo dei lipidi nei soggetti umani.

– Tutte le informazioni nutrizionali dovranno essere indicate su 100 g o ml e, per assicurarne la leggibilità, dovranno avere caratteri di dimensione e stile precisi.

-Ci sarà anche l’obbligo di menzionare in etichetta la presenza di ingredienti prodotti con le nanotecnologie.

-Obbligatorio anche indicare la presenza di sostanze che aumentano l’appetito. Non vi viene la curiosità di sapere quali siano?

Tranquillizzatevi, nessun prodotto sarà fuorilegge, si continuerà a fare pubblicità ma le affermazioni salutistiche e i benefici promessi dovranno essere provati scientificamente.

A tutti coloro che si sono affrettati a dire che “non si può fare una selezione tra alimenti buoni e cattivi” aggiungo che si deve pur spiegare che ci sono differenze tra prodotti. Ma vogliamo cominciare a dire che le creme alla nocciola non sono tutte uguali? Che le diciture “ a base di grassi vegetali” o “solo grassi vegetali” non sono trasparenti bensì fuorvianti?

A me non sembrano così deplorevoli le proposte avanzate.

Che strano questo modo di procedere. Chiediamo piu’ trasparenza, piu’ informazioni, poi appena si propongono cose nuove e si cerca di fare chiarezza, commenti confusi e superficiali dilagano.

Fonti:

Food industry wins battle-traffic light labels

Laid bare, the lobbying campaign that won the food labelling battle

Do trans fatty acids from industrially produced sources and from natural sources have the same effect on cardiovascular disease risk factors in healthy subjects? Results of the trans Fatty Acids Collaboration (TRANSFACT) study.